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Autore: Redazione Raffaello

Attività e suggerimenti per l’accoglienza e i primi giorni di scuola

Stiliamo insieme il regolamento di classe

Inutile ripetere che quest’anno sarà complesso. Inutile ripetere che stiamo navigando a vista. Inutile farci prendere dall’ansia. Questa prova difficile ci tocca e vedremo di assolverla nel migliore dei modi, come sempre.
Ho pensato di creare un elenco di attività e suggerimenti pratici da utilizzare nei i primi giorni, che saranno sicuramente “tosti”.

1. Il sentimento dominante.
L’urgenza principale per i nostri alunni, e non solo per loro, sarà quella di parlare di emozioni.

Appena entrati in classe ci sarà un certo smarrimento.
Dopo i saluti di rito, ogni alunno sarà chiamato a narrare ( o a scrivere) le azioni che ha compiuto da quando è sveglio, affiancando ad ogni azione l’emozione provata in quel momento.
Esempi:

È suonata la sveglia e ho aperto gli occhi: AGITAZIONE

Ho mangiato colazione: STOMACO CHIUSO

Sono salita in macchina: FELICITA’

Ho visto un assembramento davanti alla scuola: PAURA

L’’insegnante raccoglierà in una tabella le emozioni provate dagli alunni, ogni emozione sarà accompagnata dalla CAUSA che l’ha generata.

Parlerà quindi delle proprie emozioni, le condividerà con loro spiegando che è normale nei momenti di difficoltà provare certe sensazioni che vanno accolte e che non devono spaventare.
Trasmettendo positività, rassicurerà gli alunni facendo percepire loro che è tutto sotto controllo.

 

2. Le regole
Conversazione:

Che cosa so del Covid?

L’INSEGNANTE registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni.
Al termine le riprenderà una per una, aiutando gli alunni a distinguere tra misconoscenze, ed informazioni reali, tra informazioni e opinioni.

Quali sono i comportamenti che devo osservare?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

FACILI DA RISPETTARE   – DIFFICILI DA RISPETTARE

Al termine gli alunni estrapoleranno le regole essenziali e creeranno.

– Quali sono le conseguenze per il mancato rispetto delle regole?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

CONSEGUENZE A SCUOLA   – CONSEGUENZE A CASA

 

Che cosa posso fare io? Che cosa possiamo fare noi?

Al termine dell’attività  verrà stilato il REGOLAMENTO DELLA CLASSE:

“Noi, alunni della …B, consapevoli della necessità di contribuire alla salvaguardia della salute di tutti, stabiliamo le seguenti regole:

…………….

……………..

……………….

E ci impegniamo a rispettarle

Il regolamento può essere tradotto in immagini. Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

7 regole per star bene a scuola

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3. I saluti

L’insegnante propone la seguente discussione:

“Visto che per il momento non possiamo salutarci come abbiamo sempre fatto, proviamo a inventare nuove modalità di saluto che siano idonee alla situazione che stiamo vivendo.

Ogni bambino immagina, propone, disegna un nuovo modo di salutarsi.
L’insegnante riassume alla lavagna o alla LIM le proposte.
Al termine viene proposto un riassunto visivo.

Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

saluti

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Un felice inizio a tutti!

Lo straordinario viaggio della Madonna Sistina e l’ebbrezza di essere sospesi in cielo

Prima di tutto, grazie di aver seguito fin qui la rubrica dedicata al cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio che tanto ci ha appassionato.

Con le scelte di lettura che finora abbiamo presentato della sua sorprendente espressione artistica, non c’è stata la pretesa di essere minimamente esaustivi, solamente la volontà di avvicinarci all’ artista della grazia e della bellezza, con il desiderio che in molti continui l’interesse per l’arte del grande urbinate.

La sua produzione permette di cogliere un artista complesso, non solo ammirevole nel dipingere “Madonne” in modo sublime, ma capace di promuoversi professionalmente e di rappresentare il perfetto “cortigiano”, secondo quanto espresso dal grande amico, l’intellettuale-umanista Baldassarre Castiglione.

Stendhal (“Passeggiate romane”) ha paragonato Raffaello a Mozart per gli aspetti di armonia e di drammaticità che le opere comunicano in una dialettica umana e al tempo stesso divina. Raffaello mito del suo tempo, mito senza tempo.

Questo ultimo articolo rappresenta ancora un incontro con il grande Raffaello; prenderemo in esame la Madonna Sistina e il suo straordinario viaggio.

madonna sistina quadro

Madonna Sistina
Dipinto a olio su tela di Raffaello, (1513-1514 circa) 265×196 cm, Gemäldegalerie di Dresda.

Picasso diceva che Raffaello “ci promette il paradiso e poi semplicemente ce lo dà”.

Tra i capolavori di Raffaello, artista universale, umanista, pittore, architetto, sperimentatore di tecniche espressive e di comunicazione, un dipinto eccezionale è la Madonna Sistina, un’opera originale, unica anche per le vicende che l’hanno vista assumere un valore ineguagliabile nell’esperienza umana e culturale del nostro tempo.

Il dipinto fu commissionato a Raffaello nel 1512 da Papa Giulio II, quale dono per la chiesa benedettina di San Sisto e Santa Barbara di Piacenza dove rimase, come pala d’altare, per oltre due secoli prima di essere venduta dai monaci (in difficoltà economiche) nel 1754 ad Augusto III di Sassonia che la portò a Dresda.

Ma le vera peregrinazione iniziò per l’opera con la Seconda Guerra mondiale.

Questa brevemente la storia: l’11 settembre 1939, scoppiata la seconda guerra mondiale, la Madonna Sistina venne nascosta provvisoriamente in uno scantinato e di seguito, dopo la ricerca di un luogo sicuro anche per i tanti preziosi dipinti della pinacoteca di Dresda,  nella Fortezza Albrecht a Mesisen. Gli specialisti di seguito ritennero di preservarla in più adeguate e sicure condizioni in una cavità sotterranea e nel maggio 1943 venne collocata in un tunnel ferroviario in disuso a  Rottewend.

Nel 1945, dopo la sconfitta della Germania hitleriana per mano delle truppe alleate e sovietiche, i Russi riuscirono a localizzare il nascondiglio e portarono la tela nel Castello di Pillnitz, lungo l’Elba insieme agli altri Trofei di Guerra. Il 30 luglio dello stesso anno il quadro partì per Mosca dove venne collocato nel Museo Puskin, negato alla vista di chiunque per ordine diretto di Stalin. La Madonna Sistina scomparve letteralmente per quasi dieci anni. Solo nella primavera del 1955 le autorità sovietiche, nel mutato clima politico, in seguito alla morte di Stalin, ammisero di possederla.

Il 3 marzo 1955 il governo sovietico sancì in modo ufficiale la restituzione delle opere d’arte appartenute alla Germania e la Madonna Sistina apparve di nuovo nelle sale del Museo Puskin per un’esposizione di tutti i quadri rinvenuti. La Mostra fu aperta dal 2 maggio al 20 agosto 1955 e l’affluenza di visitatori fu inimmaginabile. La Madonna Sistina fu l’opera che suscitò la maggiore attrazione, un’icona popolare che umili e intellettuali volevano riprodotta nelle proprie case.

Su un treno speciale, insieme alle altre opere, nell’ottobre 1955 il quadro riprese il suo viaggio per la patria tedesca (Germania orientale) e raggiunse Berlino per una nuova esposizione (novembre 1955- aprile 1956) finché il 3 giugno 1956 tornò alla Gemäldegalerie Alte Meister  a Dresda, la Firenze sull’Elba.

Preservata dalla distruzione, conservata in mezzo agli orrori della guerra, La Madonna Sistina è diventata interprete dei sentimenti e  delle sofferenze che la guerra ha rappresentato. Per Dostoevskij la Madonna di Raffaello era il simbolo della pietà, definita nel romanzo “I demoni”, “regina delle regine, ideale dell’umanità”.

Vassilij Grossman, che nel 1955 poté ammirare nel Museo Puskin la Madonna Sistina, trasse ispirazione  dal  dipinto di Raffaello per un racconto di grande intensità “la Madonna di Treblinka” immaginando la Madonna testimone delle sofferenze dell’uomo, lui che come corrispondente  sul fronte russo-tedesco aveva visto le terribili atrocità dei campi di concentramento nazisti e dei gulah sovietici della Kolyma.

La Madonna di Raffaello che Grossman poté immaginare, nel cuore di Treblinka, testimone dell’indomabilità della vita offesa.

“Guardando la Madonna Sistina noi conserviamo la fede che la vita e la libertà sono una cosa sola e non c’è niente di più alto dell’umano dell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà”

Vassilij Grossman, 1955

Soffermiamoci ad osservare il dipinto. Giorgio Vasari già nel 1500 aveva definito la Madonna Sistina un’opera rara e straordinaria, un capolavoro.

La Madonna Sistina, ha continuato nei secoli il suo dialogo intimo con gli uomini per la dimensione a un tempo divina e umana con cui Raffaello ha saputo rappresentarla.

Il grande Genio raffigura una mamma fanciulla, una figura a cui siamo invitati ad avvicinarci senza troppe elucubrazioni, disposti alla mitezza, alla semplicità, alla luce.

Nel quadro la Madonna è in piedi, tra le nuvole e i cherubini, il Bambino Gesù in braccio, quasi offerto ai fedeli. A un lato della Vergine San Sisto, con il capo rivolto alle divinità mentre dall’altro lato santa Barbara, inginocchiata, rivolta con lo sguardo verso i fedeli

La soavità e la dolcezza della raffigurazione della Madonna con in braccio il suo Bambino rendono questo dipinto tanto straordinario e ineffabile quanto umano e reale.

La Madonna e il Bambino sono centrali in una scena aperta all’infinito da semplici tende su spazi pieni di nuvole. Tonalità pacate dei colori quasi a raccontare l’espressione dolce e seria della Madonna. Risaltano i toni dorati nell’abito del Santo e l’eleganza delle vesti di Santa Barbara, che connotano il tempo storico.

Il grande Maestro pone il centro della prospettiva al di fuori del quadro, coinvolgendo lo spettatore in una visione celestiale. Anche due angioletti con i riccioli scompigliati guardano la scena, quasi sospesi tra cielo e terra. Proprio quegli angioletti utilizzati troppo spesso dal mercato come elementi decorativi nei più svariati prodotti. I due angioletti vispi e paffuti guardano altrove, in alto, ma ben appoggiati sul bordo inferiore  della scena, forti di una presenza  capace di comunicano il mistero e  di suscitare  meraviglia.

Il quadro ebbe una grande influenza sull’arte contemporanea, da Cézanne a Picasso, da Malevič a Schwitters, fino a Warhol. L’influenza e le contaminazioni di Raffaello sulla produzione artistica a lui contemporanea e successiva possono essere analizzati da vari e diversi punti di vista, orientati a definire e circoscrivere la sua ispirazione, la sua tecnica, la sua creatività innovativa.

La Madonna Sistina, rappresentò una rivelazione per Dostoevskij.

“Nel 1867 egli è a Dresda con la moglie Anna e ogni giorno è al museo, e ogni giorno è davanti alla Madonna Sistina. Quando il Principe Myskin nell’Idiota parla di una bellezza che salverà il mondo certamente pensava a questa Madonna, e certamente pensava a Raffaello”

Franco Rella, Guida per ritrovare la bellezza, Robinson, pag.8, la Repubblica, 29 febbraio 2020

you

Un film, del regista Nicola Abbatangelo, racconta lo sguardo con cui Grossman contemplò il capolavoro di Raffaello.  You – Story and Glory of a Masterpiece , un “docu-film” presentato al Cinema Massimo di Torino il 16 luglio 2020.

A spasso tra i musei – SECONDA PUNTATA

Scopri i consigli di Flavia Franco

VALLE D’AOSTA

Bard è un comune italiano di 110 abitanti della Valle d’Aosta. Ospita un museo molto particolare situato all’interno del Forte di Bard. Il museo  dedica ai bambini  un percorso interattivo che simula la scalata del Monte Bianco che si snoda attraverso  9 sale a tema grazie alle quali  i ragazzi scoprono la montagna e l’alpinismo. Muniti di vere imbragature e corde, i giovani visitatori, attraverso giochi e attività, sono coinvolti nell’organizzazione di un’escursione dalla A alla Z.

Alla fine dell’arrampicata, in base al punteggio raggiunto (segnato su apposite schede) scopriranno a quale tipo di alpinista appartengono.

Da non perdere la sezione dedicata alle prigioni.

www.fortedibard.it

bard

 

PIEMONTE

Torino è una città meravigliosa ed elegante che vale una visita anche solo per una passeggiata sotto i portici eleganti, tra piazze ariose e bellissime o in mezzo a palazzi Sabaudi che lasciano a bocca aperta.

L’offerta dei Musei è enorme e molto variegata. Per una visita con un sicuro effetto “wow” potete accompagnare i vostri bambini al Museo del Cinema.

Situato all’interno della Mole Antonelliana, questo museo affascina per le  ambientazioni dei film che diventano realtà, tra statue immense, camerini giganti, stanze in cui rivivono personaggi indimenticabili, schermi enormi, ricostruzioni mirabolanti … Tutto, nel museo, è interattivo e sono organizzate attività periodiche dedicate ai bambini.. Si può anche prendere il velocissimo ascensore panoramico per arrivare in cima all’alta Mole Antonelliana, da cui contemplare tutta la città.

https://www.museocinema.it/it

museocinema

 

LIGURIA

A Genova si trova il più grande acquario italiano realizzato dal famoso architetto Renzo Piano. Si trova nel bellissimo Porto antico, una gioia per gli occhi. L’acquario ha una superficie di quasi 10.000 mq e ospita pesci marini, delfini, squali, foche e tartarughe, anfibi, rettili, animali di foreste pluviali e pesci d’acqua dolce. Il percorso si snoda attraverso oltre 30 vasche che ricostruiscono gli ambienti naturali originari di ciascuna specie ospitata.

Un percorso di pura meraviglia che incanta sia i bambini sia gli adulti che li accompagnano!

https://www.acquariodigenova.it/

acquario

 

CAMPANIA

A Napoli troviamo il bellissimo museo di Capodimonte dove è possibile trovare opere di pittori straordinari dal Duecento al Novecento e oltre: da Tiziano, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio ad Artemisia Gentileschi fino ad arrivare ad Andy Warhol.

Ci sono anche iniziative per i più piccoli proposte dall’associazione “Archipicchia! Architettura per bambini”.

http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/

capodimonte

 

PUGLIA

Se volete fare un bellissimo viaggio nella vita della “Magna Graecia , potete fare un salto al MArTA, il museo archeologico della città di Taranto, perfetto anche per i più piccoli.

All’interno del MArTA i bambini possono  ripercorre la storia di uomini e donne dal Paleolitico fino all’alto Medio Evo attraverso  collezioni molto interessanti. Spesso vengono organizzate visite guidate e laboratori apposta per loro.

https://museotaranto.beniculturali.it/it/

museo taranto

 

Buone scoperte e… se volete sapere che cosa ha scelto di vedere la Famiglia Millemiglia, leggete l’intervista a Isabella Paglia. Lei la conosce molto bene!

 

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Isabella Paglia racconta “La famiglia Millemiglia – Tra i monumenti d’Italia”

 

All’Ermitage per ammirare Raffaello

Un viaggio che preveda la visita del Museo  Ermitage di San Pietroburgo rappresenta senz’altro un’esperienza da vivere, indimenticabile e unica.

In questo Museo, tra i più importanti del mondo, quali opere di Raffaello sono conservate?

La domanda scaturisce dall’attenzione che le celebrazioni del cinquecentenario della morte di Raffaello hanno suscitato a riguardo del divin pittore, le quali, inaspettatamente, hanno dovuto operare trasformazioni per le iniziative programmate e le date degli eventi a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Così, accanto alle mostre incentrate sugli aspetti peculiari dell’opera di Raffaello, tra cui Raffaello 1520-1483, a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, molto spazio ha avuto la possibilità di effettuare visite guidate on line, ideate per permettere l’accesso da remoto nei musei di tutto il mondo.
Restando a casa, nella dimensione virtuale abbiamo potuto viaggiare in Italia, in Francia, negli Stati Uniti d’America, solo per fare degli esempi.

La visita, in Russia, all’Ermitage, quali opere di Raffaello offre all’ammirazione del visitatore che vuole continuare a conoscere il grande artista?

 

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Scalone d’onore della Galleria Superiore, Palazzo d’Inverno – San Pietroburgo, Museo Statale dell’Ermitage

 

All’Ermitage, nella “Stanza di Raffaello” sono esposti due capolavori: la “Madonna Conestabile” (1504 circa) e la “Sacra Famiglia con San Giuseppe imberbe” (1505-1506).

 

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La Madonna Conestabile è un dipinto a olio su tavola trasportata su tela di Raffaello Sanzio, databile al 1504 circa e conservata nel Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo.

Il dipinto, uno dei più famosi di Raffaello, è un piccolo tondo, un’eccellenza dell’Ermitage, acquistato nel 1871 dallo zar Alessandro II di Russia, per farne dono alla moglie Maria Alexandrovna.
Appartenuto ai conti Conestabile di Perugia, è universalmente conosciuto come “Madonna Conestabile” anziché “Madonna con il libro” suo nome originario.
I colori degli abiti dei personaggi sacri seguono la tradizione che indica la veste rossa di Maria come colore della passione e il mantello blu come ricordo della Chiesa universale. Il libro rappresenta certamente il riferimento alle Sacre Scritture e alla vita del Bambino, Cristo Gesù.
I Conestabile avevano cercato le condizioni perché “La Madonna con il libro” restasse a Perugia o almeno in Italia ma la difficile situazione di riferimento familiare e municipale non permise di realizzare tale volontà. In Russia l’opera fu restaurata e trasferita dal supporto in tavola lignea alla tela. La fama di questo gioiello, il riconoscimento del suo valore, sono attestati dalla realizzazione di un gran numero di stampe e di incisioni tratte dal dipinto originale e conservate negli archivi di antiche famiglie umbre e italiane.

 

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La Sacra Famiglia con San Giuseppe imberbe è un dipinto a olio su tavola (74×57 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1506 circa e conservato nell’Ermitage di San Pietroburgo.

Il dipinto è un capolavoro del Rinascimento italiano del quale lo scrittore francese Honoré de Balzac ha scritto: “Ogni figura è un mondo, un ritratto il cui modello apparve in una visione sublime, intriso di luce, designato da una voce interiore, tracciato da un dito celeste” (1832). Secondo lo stile di Raffaello, presenta un perfetto equilibrio di forme, proporzioni, colori. Dipinto, poco dopo l’arrivo del grande urbinate a Firenze, si lascia ammirare per l’armonia dei gesti e degli sguardi nel gruppo familiare, per lo sfondo dominato da una struttura architettonica imponente. San Giuseppe, probabilmente è voluto imberbe per rappresentare la fisionomia del committente, mentre la Madonna è una figura assolutamente classica, rappresentata con il Bambino in grembo mentre medita il suo destino. La tavola si trova in Russia dal 1772, quando venne acquistata da Caterina II nel blocco di una celebre collezione francese, primo nucleo delle opere dell’Ermitage.

 

logge di Raffaello

Le Logge di Raffaello, Palazzo Apostolico, Città del Vaticano

Oltre i due capolavori citati, all’Ermitage non si può tralasciare di vedere Le logge di Raffaello, proprio quelle Logge del Palazzo Apostolica di Roma, una visione inaspettata e straordinaria.

decorazione a grottesche

Decorazione a Grottesche

Fu Caterina I, imperatrice di tutte le Russie, intelligente, colta, appassionata e grande protettrice delle arti, a  volere, per il suo museo,  la realizzazione a grandezza naturale delle Logge affrescate da Raffaello nel  Palazzo Apostolico, a Roma. L’opera fu commissionata nel 1778 e nel 1787 le copie furono pronte per essere trasportate a San Pietroburgo, nel Palazzo d’inverno del museo dell’Ermitage.
Le Logge di Raffaello costituiscono l’esempio massimo di decorazione a grottesche. Nel 1509, arrivato a Roma, chiamato dal papa Giulio II, Raffaello ebbe modo di scoprire la Domus Aurea (chiamata “grotta”) e insieme ai giovani artisti da cui era attorniato, si calò nella Domus Aurea per studiarla e poter riprodurre le decorazioni, le grottesche appunto, testimonianza dello splendore della Roma antica.
Secondo Antonio Paolucci, storico dell’arte e già direttore dei Musei Vaticani, «Raffaello è senza dubbio il più grande pittore del secondo millennio, e la Loggia è la sua più importante eredità».

Un libro, tanti cuori

Scopriamo il lavoro dell’illustratrice Elena Mellano.

Il progetto che ruota intorno alla nascita di un libro è un’operazione davvero complessa e vede coinvolti molti attori. Gli autori in primis, ma poi le redazioni, gli editor, i grafici.

Ultimi ma non ultimi gli illustratori, senza i quali nessun libro di narrativa o ministeriale sarebbe lo stesso.

Iniziamo con il primo articolo della rubrica “Un libro, tanti cuori”, dedicata al dietro le quinte con l’intervista all’illustratrice Elena Mellano, che ha collaborato al progetto Leggi e Vai e a molte altre produzioni del Gruppo editoriale Raffaello.

Buona lettura.

elena mellano

 

Quando hai deciso che saresti diventata illustratrice? Perché?
In realtà non ho mai proprio… “deciso”: si può dire mi sarebbe sempre piaciuto sin da quando, ancora piccolina, mi perdevo tra i disegni sui libri delle elementari… Quando molti anni dopo si è presentata l’opportunità, beh… “Ci ho provato!” tuffandomi a piene mani.
Durante le scuole superiori non ho mai sperato di farcela veramente, i miei studi (grafica pubblicitaria) viaggiavano su un binario parallelo e, finita la scuola, la mia priorità era iniziare a lavorare immediatamente per poter capire e affrontare meglio la vita reale.  A costo di cambiare settore.
Sono sempre stata fiduciosa però che presto mi si sarebbe potuta aprire una strada: “la mia”. Ed è una sensazione che porto dentro un po’ sempre e un po’ in tutte le situazioni.

Iniziai a lavorare in una tipografia: paradossalmente confezionavo i libri degli altri: …altrochè illustrarli!
Dopo circa un anno mi si presentò l’opportunità di fare un colloquio come grafica. Ci credete che in quell’azienda stessero cercando anche un illustratore? Il datore di lavoro
vide un po’ per caso dei miei disegni (li avevo lasciati appoggiati al divanetto dell’ingresso) e il giorno seguente iniziò il mio periodo di prova, in seguito l’assunzione.

È stato facile?
No, non è stato facile… non lo è. Credo che un buon illustratore debba essere sempre aggiornatissimo su quello che succede attorno, su tutti i fronti, non solo in Italia, e non solo artisticamente parlando.  E studiare, anche il passato, ricercare… se devi illustrare un racconto storico? Epico o mitologico? Insomma, spesso non è fantasticare e basta! E poi devi migliorare, migliorare, assorbire e imparare di continuo, cambiare tecniche, affinare stili, monitorare cosa “funziona di più a livello tecnico e stilistico”. Questo se vuoi viverci e lavorarci nel vero senso della parola… diverso se vuoi fare l’artista e basta.
Infatti spesso auguro a me stessa di vivere abbastanza a lungo per imparare e imparare ancora cercando di mai far svanire l’entusiasmo, e quando questo lo sento diminuire, lo alimento.

Quando l’azienda per cui lavoravo è fallita mi sono rimboccata le maniche e ho provato ad avventurarmi da sola. I famosi freelance.
Non avevo nemmeno un computer, non avevo ponti: inteso come persone che potessero indicarmi cosa fare, darmi contatti, non avevo mezzi e strade da seguire.
Non sapevo dove reperire gli indirizzi delle case editrici, non sapevo nemmeno quali fossero quelle che si occupassero di infanzia, ma ho anche trovato molte persone disposte ad aiutarmi e spronarmi. Amici, famiglia, ex colleghi, anche sconosciuti.
Ci sono voluti anni, partecipazioni a fiere, nottate ad imparare stili e tecniche, prove, prove, richieste di attenzioni e porte chiuse. Intanto dipingevo, partecipavo a mostre e realizzavo quadri e ritratti. Volevo dimostrare ai miei famigliari e a me stessa che potevo farcela. Che di disegno si può vivere! Ecco forse in quel periodo ho deciso di voler diventare illustratrice.
Come in tutti i periodi bui, quando tocchi il fondo capisci che vuoi risalire davvero. E allora non sei disposta a cedere. A cadere sì, ma gettare la spugna no!
Arrivarono le prime commissioni, i primi contatti, alcuni no e… i primi sì!

uffa femmine uffa maschi la lezione del fenicottero

 

Cosa provi quando disegni?
Che bella domanda… sono sicura che molti si aspetteranno una risposta come: “Sogno ad occhi aperti” …
Anche.
Dipende da ciò che si deve illustrare: molte volte, soprattutto nel mondo dell’editoria scolastica, devi leggere, sapere a chi ti rivolgerai, sapere cosa si aspetta la casa editrice da te, quale stile utilizzare, capire se puoi osare di fantasia o meglio essere chiara e didascalica.

Hai uno spazio da occupare e un tempo limitato e devi cercare di occuparli al meglio.
Altre volte invece posso davvero lasciarmi un po’ andare, fantasticare, inventare personaggi, scenari, dar loro vita e prenderne parte.
Vi confesso che a volte mi ritrovo a ridere di gusto per un personaggio o scene inventate, ritrovandomi un gatto o mia figlia che mi guardano straniti e ormai “rassegnati”.
Oppure ancora quando, e tutti i disegnatori possono confermare, mimi senza sosta ogni espressione che ti ritrovi a disegnare senza accorgertene, magari entra qualcuno nello studio e ti chiede:” Perché fai quella faccia?”…
Ci sono volte invece che sono sopraffatta dall’ansia… di non farcela, di non riuscire, di non esprimermi, di non accontentare… fortunatamente questa mi spinge sempre a dare il massimo.

Se c’è un sentimento di fondo però che provo costantemente, è il senso di gratitudine nei confronti del lavoro che sto facendo. Mai dimenticarsi della strada percorsa, dei sacrifici, e del sogno che si sta realizzando!

Dove prendi l’ispirazione?
L’ispirazione la prendo proprio dalla lettura che devo illustrare, mentre leggo la scena si costruisce da sola e si presenta nella mente: devo ‘solo’ riuscire a rappresentarla sul foglio.
Succede che a volte nulla prende forma: in questo caso mi appello alle immagini in internet, utilizzo soprattutto “Pinterest”; in realtà è un social, per me rappresenta una raccolta meravigliosa  ordinata e infinita di immagini, dove spesso trovo illustratori e illustrazioni a dir poco fantastiche.
E poi, noi “artisti”, se posso osare questa parola, abbiamo la fortuna di nutrire e trovare l’ispirazione davvero in ogni cosa! Mondi fantastici tra le venature del legno, di un vetro o una pietra marmorea. Le nuvole in cielo, la gente per strada, le ombre sul pavimento… Insomma in qualsiasi cosa, basta davvero saper guardare!

Le avventure di Tom Sawyer Le Fiabe dei fratelli Grimm

 

Come fai a “cogliere” il senso del testo per poterlo sintetizzare in un disegno?
Leggendo, semplicemente. A volte è immediato, altre meno. Altre ancora sono aiutata da chi collabora con me attraverso indicazioni specifiche.

Quali “strumenti” usi?
Anche qui è stata una strada in ascesa…
inizialmente comuni fogli, matite, acquerelli, pastelli…
Poi c’è stato l’avvento del digitale che per molti aspetti logistici, è molto più pratico. Uso una tavoletta grafica, un computer programmi e applicazioni mirate al disegno.

Quanto tempo impieghi a fare un disegno?

Dipende, dalla complessità del disegno da fare e dai particolari.
Anche dallo studio dello stesso o dell’argomento proposto: a volte, ad esempio, mi ritrovo a dover illustrare qualcosa di  storico quindi (viva internet) cerco nozioni, foto,  illustrazioni esistenti, testi. In altri casi ho commissioni più immediate e facili.
Insomma posso impiegare qualche ora e arrivare a più giorni per un solo disegno.

Il Corsaro Nero La ragazza che sognava la libertà

 

Grazie Elena Mellano,

arrivederci al prossimo cuore dietro al libro!

A spasso tra i musei – PRIMA PUNTATA

Sei musei italiani che appassioneranno i vostri bambini

Dopo essere stati chiusi in casa per tanto tempo, abbiamo bisogno di riappropriarci del mondo intorno a noi e di tutti gli aspetti della meraviglia che si offre a noi nel respiro della natura, nella bellezza  di cui l’Italia è culla generosa, nelle città, nei musei e persino nei piccoli borghi sparsi per tutta la Penisola.

Anche i bambini, anzi, soprattutto i bambini, hanno bisogno di tornare a guardare il mondo con gli occhi della meraviglia, di cui sono portatori sani.

Questo articolo vuole proporre una passeggiata tra i musei, che a poco a poco stanno riaprendo i loro battenti, partendo da una domanda:

La visita a un museo è sempre noiosa per un bambino?

La risposta è no, se sappiamo scegliere il museo giusto, perché l’approccio con il pubblico è molto cambiato in questi ultimi anni e molti musei hanno creato percorsi didattici, mostre, giochi, laboratori a misura di bambino, con lo scopo di avvicinare i piccoli, in modo graduale, alla bellezza e alla fruibilità dell’arte, della storia e della scienza.

Ecco allora alcuni dei musei sparsi per l’Italia dove poter portare i bambini:

MUSEO EGIZIO

museo egizio

Una visita che appassionerà i vostri bambini lasciandoli senza fiato. Il mondo degli Egizi da sempre suscita negli alunni un interesse altissimo, è la civiltà che in genere amano di più. Attraverso percorsi dedicati i piccoli visitatori possono scoprire gli usi e i costumi delle famiglie egizie, possono incantarsi tra statue giganti e meravigliosi cartigli, corredi funerari e animali sacri, per arrivare a scoprire le famose mummie, una delle attrazioni che i bambini vivono con curiosità ma anche con un briciolo di paura.

https://museoegizio.it/

 

MUSEO DELLA SCUOLA E DELL’INFANZIA

museo della scuola e dell infanzia

Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia propone un vero e proprio viaggio incantato alla scoperta di com’era la scuola e quali libri utilizzavano i bambini e i ragazzi dell’Ottocento e del primo Novecento. Attraverso laboratori che si sviluppano tra banchi di legno (compreso quello dell’asino…), predelle, pennini, calamai, lezioni di calligrafia e materiali didattici vari, ci si può inoltrare nel Percorso della mostra dedicato alla storia e all’illustrazione e della letteratura per l’infanzia, il cui nucleo più importante presenta libri pop up, preziose edizioni storiche e postazioni multimediali interattive.

https://www.fondazionetancredidibarolo.com/

 

BOLOGNA: MUSEO DI GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA

museo geologia bologna

Il più grande museo paleontologico italiano sia come dimensioni sia per importanza delle collezioni esposte.
Lo scheletro di un enorme dinosauro insieme a percorsi didattici emozionanti (come ad esempio le notti passate tra le zampe del gigantesco Diplodoco o a cercare il tesoro nella stanza delle navi ) predisposti per tutte le età, rappresentano un’emozione unica e indimenticabile per i piccoli visitatori

https://sma.unibo.it/it/visita/famiglie-e-bambini/famiglie-e-bambini

 

ROMA: TECHNOTOWN. Hub della scienza creativa

technotown

Un luogo in cui si propongono percorsi durante i quali persone di tutte le età si mettono in gioco insieme (adulti, ragazzi e bambini) per attività ludiche che ci catapultano nel mondo della scienza e della tecnologia. Attualmente solo ambiente virtuale, tornerà presto con le sue innumerevoli e straordinarie proposte dal vivo.

http://www.technotown.it/

 

CITTA’ DELLA SCIENZA- NAPOLI

citta della scienza napoli

Un museo in cui è vietato NON TOCCARE. Trascorrere una intera giornata al Science Centre di Città della Scienza è un’ottima occasione per conoscere, socializzare e divertirsi, alla scoperta del corpo umano, con Corporea, o delle stelle e dei misteri dell’universo, con il Planetario 3D. Ricchi programma di attività di animazione e laboratori per favorire il coinvolgimento, la socializzazione e per imparare divertendosi. A breve di nuovo fruibile al pubblico

http://www.cittadellascienza.it/famiglia/

 

PALERMO MUSEO DEL GIOCATTOLO D’EPOCA – BAGHERIA (PALERMO)

museo piraino

Nei cinque saloni del museo sono esposti circa 700 giocattoli che coprono l’arco temporale dal 1700 al 1900 e una parte dedicata al restauro di giocattoli, presepi, cere , statue ligneee.

Un viaggio interessante tra i giochi dei bambini di un tempo.

http://www.museodelgiocattolo.org/

 

Fatemi sapere com’è andata!

Ah, e se vi serve un consiglio su dove potete trovare cose belle da vedere, potete chiedere aiuto alla famiglia MILLEMIGLIA!

famiglia millemiglia

La Modernità di Raffaello

Dalla Lettera a Leone X alla Costituzione italiana

Tra i Principi Fondamentali della nostra Costituzione all’Articolo 9 si legge:

 “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34]. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Raffaello Sanzio, grandissimo artista, è oggi unanimemente riconosciuto precursore e pioniere nella posizione del problema della tutela del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese. La lungimiranza e la consapevolezza che seppe manifestare nei confronti di temi e problematiche più che mai attuali rendono la sua personalità profondamente moderna.

Per dare risonanza a questo aspetto dell’attività prodigiosa del nostro Genio, in occasione della grande Mostra dedicata a Raffaello presso le Scuderie del Quirinale, i visitatori riceveranno come omaggio il libretto con il saggio firmato dallo storico e intellettuale Salvatore Settis “Modernità di Raffaello. Dalla lettera a Leone X alla Costituzione italiana”.

Accanto a questa pregevole pubblicazione, altre proposte editoriali richiamano in questo momento l’interesse verso la celebre Lettera, tutte volte a sottolineare come i Beni culturali trovino radici nelle rovine di Roma.

lettera a papa leone x

Raffaello e Baldassarre Castiglione, Lettera a Papa Leone X, S.D. [1519]

Archivio di Stato di Mantova

 

Da dove nasce questo interesse in Raffaello?

Il grande Raffaello era arrivato a Roma nel 1509, per volere di Giulio II, su sollecitazione del Bramante. Negli anni successivi il pittore ebbe molti incarichi da parte del nuovo Papa Leone X che in lui seppe vedere l’immenso talento, volto a distinguersi in una molteplicità di risultati eccellenti nel campo della decorazione, della pittura, dell’architettura.

raffaello 1518

Raffaello, 1518, olio su tavola, 155,2×118,9 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze

In particolare, Raffaello, durante la sua permanenza a Roma, era stato nominato dal papa prefetto alle antichità romane con il compito di visionare e requisire tutti i marmi ed i reperti archeologici che potessero servire alla fabbrica di S. Pietro e riportare conseguentemente alla luce le vestigia dell’antica Roma. Il compito di censire e codificare il patrimonio antico, per lo più disperso, mosse Raffaello a realizzare una raccolta di disegni degli edifici esaminati che inviò al papa con una lettera scritta insieme al suo amico Baldassarre Castiglione, grande umanista.

La Lettera vuole esprimere con fermezza come le antiche memorie siano testimonianza della grandezza di coloro i quali furono capaci di realizzarle. Hanno inoltre il significato di spingere all’emulazione nel tempo presente, rappresentando un esempio per quanti hanno responsabilità verso il patrimonio culturale.

“… Quanta calce si è fatta di statue e d’altri ornamenti antichi! Che ardirei dire che tutta questa Roma nuova che ora si vede, quanto grande ch’ella si sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la scopriamo, tutta è fabbricata di calce e marmi antichi”.

Questo passaggio della Lettera è un appello amaro e appassionato, un richiamo alla cura con cui occorre guardare alla nuova grandezza di Roma.

Il testo è considerato il documento che anticipa l’idea di Tutela del patrimonio e di salvaguardia dei monumenti, con l’indicazione delle possibilità di realizzazione. Ecco un altro passaggio significativo:

“Il che in un punto mi dà grandissimo piacere, per la cognizione di cosa tanto eccellente: e grandissimo dolore, vedendo quasi il cadavero di quella nobil patria, ch’è stata regina del mondo, così miseramente lacerato.”

“Non deve adunque, Padre Santissimo, essere tra gli ultimi pensieri di vostra Santità lo aver cura, che quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della grandezza italiana”.

(“Lettera di Raffaello d’Urbino a papa Leone X”, Raffaello Sanzio, Baldassarre Castiglione, 1519).

“Il cadavero di quella nobil patria” sono appunto le antichità di cui gli era stata affidata la ricognizione e che vedeva lasciate in uno stato di incuria e di abbandono. La denuncia riguarda il disinteresse dei predecessori del papa Leone X, per cui in passi successivi della lettera scrive non nei “Goti, Vandali e d’altri tali perfidi nemici andavano dunque a ricercarsi i colpevoli, ma in quelli li quali come padri e tutori dovevano difender queste povere reliquie di Roma”.

Il risentimento e l’afflizione di Raffaello sono tanto più comprensibile se si pensa che al suo incarico come capo della Fabbrica di San Pietro e preposto alle antichità.

La lettera, oltretutto, è un documento originale anche perché Raffaello, per la stesura della stessa, ha avuto la collaborazione del grande amico Baldassarre Castiglione (1478-1529), intellettuale e umanista di grande prestigio, celebre autore de Il Cortegiano, libro fondamentale del Rinascimento italiano.

Considerare Raffaello in questo suo aspetto progettuale è di grande importanza per scoprire nella sua arte e nella sua personalità quella dimensione di modernità che lo rende contemporaneo al nostro vivere.

A distanza di cinque secoli la nostra Costituzione ha sancito quanto Raffaello aveva raccomandato di fare a papa Leone X e che solo parzialmente nei secoli successivi ha visto affermarsi nella legislazione degli stati italiani preoccupati della tutela del patrimonio archeologico, storico e artistico compreso nelle diverse realtà locali.

L’appello è alla cura e alla valorizzazione di quel poco che resta della gloria e della grandezza italiana, un appello scritto per dare vita al sogno della nuova Roma, quella Roma che tanto deve al genio di Raffaello.

raffaello baldassarre

“Ritratto di Baldassarre Castiglione”, Raffaello; olio su tela, 82×67 cm; Louvre, Parigi

Conosciamo il pittore Raffaello Sanzio attraverso le sue opere: la Fornarina

L’amore e il mistero, la storia e la leggenda, i temi e le suggestioni.

 la fornarina

 La Fornarina, 1520 circa, olio su tavola, cm 87 x 63, Palazzo Barberini, Roma

 

La grande mostra dedicata a Raffaello Sanzio (1520-1483), organizzata a Roma dalle Scuderie del Quirinale in occasione del V centenario dalla morte dell’artista, dal 2 giugno è di nuovo visitabile, aperta fino al 30 agosto 2020.

Tralasciando le visite online, pochi finora hanno potuto ammirare i capolavori del genio urbinate in un contesto di così alto valore culturale.

L’opera che per la sua celebrità e il suo valore è unanimemente ritenuta icona della mostra è “La Fornarina”, il dipinto che più di ogni altro avvicina alla dimensione intima di Raffaello, alla sfera dei suoi sentimenti, al canto dell’amore.

Chi è la donna ritratta da Raffaello?

Per molti una giovane bellissima che Raffaello notò ad una finestra, intenta a pettinarsi i capelli mentre sostava nella zona del Lungo Tevere, non lontano da Villa Farnesina dove lavorava alla realizzazione degli affreschi della villa di Agostino Chigi. L’amore fiorì proprio negli ambienti della grandiosa residenza del ricchissimo e potente banchiere, amico e committente di Raffaello, e la giovane donna divenne la musa ispiratrice e la modella delle opere dell’artista.

Le notizie biografiche rimandano, pur con delle approssimazioni, a Margherita Luti, figlia di Francesco, fornaio. Gli interrogativi possibili hanno contemplato la figlia del fornaio ma anche una cortigiana o prostituta.

Certo è che nel corso dei secoli La Fornarina è diventata l’immagine della donna amata da Raffaello di un amore incondizionato, dolce a appassionato.

“Qui abitò colei che fu amata da Raffaello Sanzio”, questa la scritta che può essere letta sulle mura di una casa in via del Governo Vecchio, a ricordo o testimonianza di un amore profondamente corrisposto che vide Margherita fedele oltre la morte dell’artista, tanto da ritirasi, per il resto dei suoi giorni, nel convento di Sant’Apollonia.

Il ritratto fu dipinto tra il 1518 e il 1519, poco prima della morte dell’artista, non ha committente e questo ha fatto considerare come vero il fatto che Raffaello l’abbia dipinto per sé.

Romanticismo e sensualità si fondono magicamente in un dipinto che esalta una bellezza reale, resa con i tratti decisi e al tempo stesso teneri, gli occhi scuri, la pelle candida, le forme morbide. Secondo modelli della statuaria classica, la donna appare come dea dell’amore, con gesti che sembrano nascondere e al tempo stesso svelare.  Pudore o impertinenza? Sicuramente fascino intrigante.

Dettaglio significativo il bracciale che avvolge il braccio sinistro sul quale può essere letta la firma dell’autore “Raphael Urbinas”, sicuramente un pegno d’amore.

Sullo sfondo del ritratto, quasi a dare risalto ai lineamenti della figura, il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno, simboli di fertilità.

Altro dettaglio carico di significato la perla che rende preziosa l’acconciatura di Margherita e che, nella lingua latina, è denominata ”margarita”. Quale omaggio più raffinato di un amante alla sua donna?

la fornarina dettaglio

A “La Fornarina” si sono ispirati artisti dei vari generi, dal teatro, alla musica, alla letteratura, che hanno proposto al pubblico, nello svolgersi dei secoli, la lettura e la rilettura di un’opera sempre da esplorare, per cercare di rendere o di cogliere l’amore e il mistero, la storia e la leggenda, i temi e le suggestioni con cui  Raffaello sa parlare agli uomini di ogni tempo.

Dopo cinquecento anni questo ritratto continua a suscitare ammirazione e noi continuiamo a lasciarci incantare dallo sguardo pieno di fascino della donna che Raffaello ha reso immortale.

Dedichiamo a Raffaello e alla sua amata Fornarina questi versi:

Ti faccio spazio dentro di me,
in questo incrocio di sguardi
che riassume milioni di attimi e di parole.
(Pablo Neruda)

 

la fornarina volto

 

la fornarina museo

 

la fornarina cornice

Agenda 2030, mai come ora attuale

La scuola deve fare la sua parte

La pandemia che ha cinto d’assedio il mondo, e ancora non molla la presa, ci ha aperto gli occhi su problemi che conoscevamo già ma che molte volte abbiamo scelto di relegare ad argomento di qualche discussione o a soggetto qualche sporadica iniziativa.

I problemi che si sono presentati con nuova forza riguardano sia il rapporto tra uomo e uomo sia tra uomo e natura.

Abbiamo toccato con mano che ci sono paesi del mondo in cui l’accesso alle cure è limitato, paesi nei quali una diffusione di infezioni può provocare stragi incontrollabili.

Abbiamo capito dalle parole degli scienziati che il virus potrebbe essere passato da animale a uomo, a causa di un uso indiscriminato dei loro habitat, costringendoli a colonizzare nuovi territori.

Abbiamo capito il peso schiacciante che ha l’inquinamento sulle nostre vite: ci siamo sorpresi di fronte ad una natura che, liberata dell’invadenza dell’uomo, riprendeva i suoi spazi.

Abbiamo compreso l’importanza di una mobilità sostenibile.

Ci siamo resi conto più di prima di quanto sia importante la solidarietà.

Alla luce di questi pensieri, quando rientreremo a scuola, sarà indispensabile riprendere in mano gli obiettivi dell’agenda 2030 poiché lì si trova la meta verso la quale tutto il mondo deve tendere.

E la scuola, naturalmente, deve fare la sua parte.

In allegato il PDF presentato durante il webinar con un lungo e dettagliato elenco di risorse da utilizzare in classe per affrontare i temi dell’agenda.

 

agenda2030 scarica pdf agenda2030 rivedi webinar

Abbiamo bisogno di quegli occhi

La scuola è fatta di sguardi che si incrociano tra noi e loro.

Sono giorni strani questi.

Giorni in cui stiamo cercando di tornare ad una normalità che ci rassicuri, che ci faccia pensare che saremo quelli di prima, che faremo le cose che facevamo prima.

In realtà sappiamo tutti bene che non sarà così, che questo tempo strano, inaspettato ha destabilizzato le nostre certezze, ha reso tangibile la nostra fragilità e generato sofferenza.

Ma, siccome esiste sempre un rovescio della medaglia, la natura ha potuto godere di un periodo in cui, liberata della presenza dell’uomo, ha potuto rigenerarsi. Delfini e balenottere si sono riappropriati di mari e coste, cerbiatti, volpi, falchi sono tornati a popolare parchi e pianure, l’aria si è ripulita e i cieli si sono ripresi il blu.

All’interno di questo panorama complesso, la scuola ha subito una vera e propria rivoluzione. Ed è così che si è palesata la famosa DaD raggiungendo la pole position degli acronimi e sorpassando senza colpo ferire i famosissimi PEI e PDP, PON, RAV, PTOF, PAI, CLIL, UDA e compagnia

Di necessità virtù, direte voi. Certo, non si poteva fare altrimenti.

E così, mancando indicazioni precise, le insegnanti, come sempre, si sono date da fare dando vita alle esperienze più diverse.

Un fiorire di videolezioni, Powtoon, Screencast o’matic e Learning app come se non ci fosse un domani. E poi piattaforme su piattaforme e classi virtuali, in un continuo passarsi la palla tra il SINCRONO e l’ASINCRONO.

Uno sforzo enorme prodigato, soprattutto nella scuola primaria, di fronte a un insieme di piccoli riquadri in cui catturare gli occhi dei bambini diventa impossibile.

Lo schermo oppone resistenza. La luce degli occhi scompare lasciando spazio a sguardi virtuali nei quali è impossibile leggere l’interesse, la gioia, il desiderio di apprendere, la tristezza o la noia.

La scuola è fatta di sguardi che si incrociano tra noi e loro, sono lo specchio nel quale ci ritorna il bambino. Sono il filo, invisibile ma forte come quello da pesca, cui abbocca l’apprendimento.

La Dad ha aperto nuovi spazi e sicuramente ci ha fornito nuove risorse e strategie di cui faremo tesoro.

Ma noi abbiamo bisogno di quel filo, abbiamo bisogno di quegli occhi.

Speriamo che settembre ce li restituisca. Noi insegnanti non vediamo l’ora.

C’era un prima del coronavirus e c’è un dopo che è diventato un “durante”

Consigli per i genitori: come affrontare la paura dei bambini

 

 

Prima lo stare insieme era un fatto naturale, tutta la gamma tattile veniva esplorata senza problemi: abbracci, baci e coccole oppure semplicemente stringersi la mano, passarsi un oggetto, respirare uno accanto all’altro. La vicinanza fisica era un modo per esprimere affetto, per sentirsi parte di un gruppo. Dopo tutto è diventato difficile, impossibile quasi.

Durante questo periodo di emergenza, scoppiato quasi all’improvviso, è cambiato il mondo delle relazioni con sé stessi e con gli altri. Bisogna proteggere il proprio corpo, lavarsi spesso le mani, non toccarsi il volto, tossire nel gomito e, in pochissimo tempo, la percezione di sé è divenuta più intensa e collegata al pericolo. Bisogna proteggere sé stessi e gli altri indossando guanti e mascherina, evitare di toccare le persone, di respirare troppo vicini, di rivedere amici e parenti. È diventato difficile spostarsi, passeggiare, condividere.

 Un adulto, in qualche modo, si abitua più facilmente di un bambino a una rivoluzione simile, se ne fa una ragione e, non vivendo nell’immediato, ma esercitando la ragione, riesce ad adattarsi e a regolare in modo diverso la propria vita.

Per i bambini è tutto molto più difficile.

Il contatto fisico è fondamentale per loro. Bastava guardarli giocare durante il “prima”: ruzzavano gli uni con gli altri, rotolavano insieme su un prato, si abbracciavano o si strattonavano, mordevano lo stesso panino o si scambiavano le merende. Cercavano il corpo altrui, era un modo per conoscersi. Durante l’emergenza, tutto questo è venuto meno. Sono rimasti solo (e non sempre e non per tutti) gli abbracci dei genitori e, per chi ne ha, dei fratelli. Quasi sempre, nonni, zii, cugini, amici stanno distanti. La scuola e i maestri sono vissuti sugli schermi gelidi dei computer.

Per i bambini è una perdita di cui non riescono a farsi una ragione. Poiché non sanno esprimere le loro emozioni, il disagio si somatizza, si tramuta in mal di pancia, mal di testa, difficoltà a prendere sonno e incubi notturni.

Una crisi però, se da un lato rappresenta un dramma, dall’altro può essere un’opportunità.

Lo stile di vita è diventato meno frenetico, le attività sono rallentate, genitori possono trascorrere più tempo con i figli e attuare quelle strategie di gioco e di apprendimento che in precedenza erano demandate ad altre persone o istituzioni. In questo momento, mamma e papà sono, molto più di prima, il fulcro vitale dei bambini. Oltre che genitori, sono diventati maestri e amici dei propri figli, coloro che li aiutano ad affrontare le paure tipiche dell’infanzia, acuite dal sopraggiungere dell’epidemia.

La paura di perdere una persona cara, la paura dell’abbandono, la paura della malattia, così come si manifestano con sintomi fisici che altro non sono se non il simbolo del disagio quasi sempre inespresso, possono essere esorcizzate e tenute sotto controllo attraverso un’attività simbolica di narrazione e di gioco. Le metafore e i simboli agiscono nel profondo, così come la sapienza insita nelle fiabe classiche, perciò è opportuno affrontare la paura dei bambini per mezzo di racconti che non esplicitino il problema, ma lo espongano per segni e figure e, nello stesso modo, lo risolvano.

Il catalogo Raffaello, nella serie de “Il Mulino a Vento”, presenta dei libri di narrativa che si prestano allo scopo in modo efficace.

Scelti per i più piccoli

Per i più piccoli proponiamo tre libri da leggere insieme e dei giochi per accompagnare la lettura.

Il primo libro, scritto da Loredana Frescura, trasforma la paura del buio e delle creature notturne in una risata liberatoria.

Aiuta quindi i genitori a mettere a letto i bambini rassicurandoli e divertendoli.

il fantasma dispettoso copertina

I fantasmi non esistono, però… in un castello bianco bianco succedono tanti fatti strani. La vita tranquilla dei signori Grissinis, della zia Cornelia, della cuoca Teresa, del gatto Ovidio, del ragno Gianni sarà messa a dura prova e il castello bianco bianco diventerà rosso rosso.

A questo libro, possono essere abbinate delle attività giocose. Un fantasma, infatti, non è altro che un lenzuolo con cui si può giocare.

Basta procurarsi un vecchio lenzuolo bianco e chiedere ai bambini come possa trasformarsi. Un materiale non strutturato come un drappo bianco si presta moltissimo a stimolare la fantasia e a esplicitare le emozioni. I bambini sapranno tirarne fuori molte idee e molte cose e probabilmente i seguenti suggerimenti saranno superflui:

  • Un lenzuolo con due buchi diventa un fantasma:

lenzuolo fantasma

  • Un lenzuolo arrotolato è un enorme serpente:

lenzuolo serpente

  • Un lenzuolo appeso diventa un teatro delle ombre:

lenzuolo teatro

  • Un lenzuolo può diventare una tenda dove rifugiarsi:

lenzuolo tenda

  • Oppure, se si stende sopra a un tavolo, si trasforma in una casetta dove stare al sicuro:

lenzuolo casetta

  • E diventa perfino un’amaca:

lenzuolo amaca

  • Si può usare anche come tela per dipingere:

lenzuolo tela

Quali altri giochi con le lenzuola inventeranno i vostri bambini?

Il secondo libro consigliato per i più piccoli è stato scritto da Roberto Morgese:

supermami

A ciascun bambino capita di avere incubi e ciascun adulto si ricorda di averne avuti da piccolo. Supermami ricorda a tutti i bambini che esiste sempre un affetto stabile e sicuro nella loro vita su cui poter fare affidamento nei momenti in cui ci si sente disperati.

La mamma protegge i bambini anche quando dormono e, nei sogni, si trasforma in una Supereroina che sconfigge qualsiasi incubo. Anche la lettura di questo libro può essere abbinata a giochi e attività divertenti, magari fatti prima di andare a letto in modo da rinsaldare i legami famigliari e da rassicurare i bambini.

Il momento di andare a letto diventa un atto comune a bambini e animaletti. Con materiale povero si possono realizzare dei burattini da infilare sulle dita per drammatizzare i tempi più significativi di una giornata:

burattini dita

Una lucina notturna aiuta a superare la paura del buio e, se realizzata manualmente con materiali a disposizione, può diventare il supereroe o la supereroina che protegge il sonno:

lucina

Una tazza di camomilla, raccolta insieme nei campi (se possibile) o preparata e bevuta prima di dormire può diventare la bevanda magica che assicura sogni felici:

camomilla

Ci sono famiglie dove ci si prepara per la notte pregando insieme e raccomandando i bambini alla protezione degli angeli custodi.  Anche scrivere, illustrare e recitare una filastrocca per scacciare le cose paurose può essere un modo per rendere il momento del sonno più tranquillo. Questa è di Bruno Tognolini, ma sarebbe ancora meglio se i bambini ne inventassero una preghiera o una filastrocca tutta loro insieme ai genitori:

Drago vago, serpe di mago,
Figlio e nipote di pesce di lago.
Dura, scura, nera paura
Brutto fantasma di brutta figura.
Cose che strisciano e strillano e stridono,
Cose che gracchiano e graffiano e gridano,
Cose che tagliano e toccano e tirano,
Cose che pungono e piangono e ridono,
Cose malvagie, cose selvagge,
Tornate indietro nelle vostre spiagge

Cose malate, cose maligne
Tornate indietro nelle vostre vigne.
Non me ne importa che paure siete
Di buio, di mostro, di morte, di male;
Non me ne importa che nomi avete
Compagni, castighi, sgridate, ospedale;
Questo scongiuro che ora sentite
Suona le rime che vi vincerà
Non me ne importa da dove venite
Tornate là!

Per affrontare le paure, non c’è niente di meglio di una fiaba classica. Ecco la più famosa in una versione facilitata che anche i lettori alle prime armi possono intraprendere in autonomia:

cappuccetto rosso

 

Scelti per i più grandi

Un libro di Marco Tomatis, consigliato per i bambini più grandi, può  diventare uno spunto per trattare il tema dell’emergenza attuale trasponendolo nella fantasia:

il mistero della pietra nera

Giova e Jasmine vincono un premio con un tema sull’archeologia: soggiorno di un mese nel deserto dell’Arizona, negli Stati Uniti, per assistere a interessanti scavi alla ricerca di preziosi reperti.
Ma l’archeologia si trasforma ben presto in una ragnatela di fatti strani e pieni di mistero.
E i due giovani si trovano a vivere avventure inaspettate al centro delle quali c’è “la Cosa”, circondata dalla maledizione e causa di una terribile malattia.

 

Per i bambini più temerari, quelli che adorano avere paura restando al sicuro, ecco una storia che fa davvero venire i brividi specialmente se letta prima di dormire:

la maestra tiramisu

 

Infine, consigliamo di non dimenticare la lettura delle fiabe classiche che si prestano a far emergere e a combattere le paure dell’infanzia fin dalla note dei tempi:

le fiabe dei fratelli grimm

Ai fratelli Grimm si devono alcune tra le fiabe più care e più note ai bambini, animate da streghe, folletti, lupi e bambini alle prese con le prime sfide per diventare “grandi”.

Raperonzolo, Pelle d’orso, I musicanti di Brema, La saggia Ghita, Hänsel e Gretel, La Regina delle Api e tante altre fiabe ci trasporteranno in un mondo di coraggio, di amore, di allegria e di saggezza con una lettura fresca e piacevole per chi legge e per chi ascolta.

La Scuola di Atene

Il confronto e il dialogo: le più alte valenze del sapere.

La Scuola di Atene

La Scuola di Atene- 1509 – Affresco, base cm 770 circa

Nell’Affresco, Capolavoro del Rinascimento, Raffaello celebra la conoscenza dell’uomo indicando nel confronto e nel dialogo le più alte valenze del sapere.

La Scuola di Atene è l’opera di Raffaello che più di altre sue realizzazioni richiede un’osservazione attenta, una disponibilità alla contemplazione ma anche all’analisi per riuscire a penetrare il significato della composizione e il valore che la rende attuale. Raffaello manifesta nell’Affresco il suo essere personalità colta, pienamente partecipe del clima culturale del suo tempo, capace di trattare, nell’elaborazione artistica, delle possibili definizioni di verità.

L’Affresco può essere ammirato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro Stanze Vaticane, poste all’interno dei Palazzi Apostolici, parte dei Musei Vaticani. Il nome della Stanza non è riconducibile a Raffaello e neppure al suo committente, è un nome attribuito all’inizio del XVII secolo che in seguito si affermerà, tramandato dagli storici dell’arte e dagli eruditi. È in un documento del 1604 che si parla di scuola dei filosofi.

La Scuola di Atene fu realizzata da Raffaello, appena giunto a Roma, per incarico di Giulio II che, eletto Papa, volle far decorare ex novo una serie di appartamenti privati nel palazzo papale per farne i suoi appartamenti, sollecitando il giovane artista a celebrare il Papato e la cultura di Roma erede della civiltà classica.  L’incarico prevedeva la decorazione delle quattro stanze che componevano l’appartamento privato al secondo piano del palazzo pontificio. La prima stanza, lo studiolo del pontefice o biblioteca privata, sarebbe divenuta in seguito tribunale pontificio, da cui il nome attuale di Stanza della Segnatura, dal latino signum cioè firma, poiché proprio in questo ambiente si apponevano le firme dei documenti ufficiali.  Intorno al 1540 vi si insediò il Tribunale Ecclesiastico della Signatura Gratiae et Iustitiae.  Raffaello realizzò quattro grandi affreschi che volevano rappresentare le quattro sfere della conoscenza: la Teologia, la Filosofia, la Poesia e la Giurisprudenza, secondo criteri di classificazione del sapere propri del tempo, riconducibili agli ambiti fondamentali della cultura umanistica.

Gli studi sulla Scuola di Atene concordano nel ritenere che l’opera rappresenti la facoltà dell’anima di conoscere il vero attraverso la scienza e la filosofia, celebrando l’uomo del Rinascimento che domina la realtà attraverso la ricerca razionale. Considerando in parallelo alla Scuola di Atene, La Disputa del Sacramento, affreschi contrapposti nella stanza della Segnatura, i valori della verità razionale oggetto della filosofia e della verità rivelata, accolta dalla fede e oggetto della teologia, sono posti a confronto e portati a sintesi  nella Stanza in cui compaiono anche l’ affresco dedicato al bene, alle virtù e  alla giustizia  e quello rivolto al tema della bellezza e della poesia,  a dimostrazione della tesi per cui  l’uomo può avvicinarsi a Dio  nella  comprensione del divino attraverso il bello, nella ricerca della verità a un tempo filosofica e teologica.

In particolare La Disputa del Sacramento si incentra su sacro e profano, verità soprannaturale, spirituale e teologica mentre la Scuola di Atene guarda alla verità terrena e razionale perseguita dai sapienti e dei filosofi antichi.

Così i personaggi raffigurati non sono ritratti concreti ma figure ideali, personaggi emblematici della ricerca della conoscenza e dell’aspirazione dell’uomo a conoscere la verità attraverso la scienza e la filosofia.

La costruzione dello spazio è invece reale, ispirata ai progetti di Bramante per il nuovo San Pietro, un vero Tempio della Sapienza, ideato con una solida prospettiva geometrica. Le statue di Apollo e Minerva, dipinte a sinistra e a destra della scena, all’interno di nicchie, rappresentano il mondo del mito. In tale spazio, aperto verso il cielo, compaiono artisti e scienziati contemporanei di Raffaello e appartenenti al mondo classico. Dominano da protagonisti, al centro della scena, Platone e Aristotele. Le diverse posture attribuiscono movimento ai personaggi tanto da costruire una vera rappresentazione teatrale, in un elegante e solenne equilibrio compositivo. La conoscenza è altresì svelata nella molteplicità delle sue manifestazioni: la parola orale, i testi scritti, gli strumenti della ricerca dei diversi sapienti.

L’affresco non comunica con l’immediatezza di un’opera per tutti perché, collocata in un in un ambiente privato, la biblioteca di Giulio II, doveva rivolgersi a persone dotte.

La Scuola di Atene rappresenta e celebra la Filosofia con la raffigurazione dei Grandi del sapere umano, assorti nella riflessione oppure intenti al confronto animato.

Al centro Aristotele e Platone indicano, ciascuno, la fonte del proprio pensiero: per Platone il mondo delle idee, per Aristotele la realtà empirica. Nella stessa scena, a sinistra, Pitagora scrive su un libro tenendo di fronte a sé una lavagna. Euclide svolge una dimostrazione con il compasso. Socrate, vestito con una tunica verde, argomenta sulla scalinata con i suoi interlocutori.

Compaiono, in pose classiche, cinquantotto personaggi.  Colpisce per la magnificenza Ipazia, filosofa neo-platonica del IV secolo, donna e scienziata, dipinta da Raffaello in abito bianco, raffigurata a simboleggiare l’eccellenza umana che coniuga bellezza e bontà, bellezza e verità.  È da tenere presente che secondo alcuni studiosi tale figura è identificabile Francesco Maria della Rovere, nipote di papa Giulio II, committente dell’affresco.

Platone è Leonardo da Vinci, con sottobraccio l’opera sulla genesi dell’universo, il Timeo, Aristotele, che d’altra parte regge l’Etica Nicomachea, ha le fattezze di Bastiano da San Gallo, architetto e pittore italiano.  Michelangelo compare a rappresentare Eraclito che sembra meditare sull’eterno fluire di ogni cosa. Così Raffaello rende omaggio all’artista che in quel periodo era intento ad affrescare la Cappella Sistina.

A destra, nel dipinto, il Principe delle Arti raffigura se stesso in un gruppo in cui compaiono Sodoma, pittore italiano del Rinascimento, Baldassarre Castiglione, intellettuale e umanista, amico dell’urbinate, tutti contemporanei ai quali Raffaello riconosce la capacità di esprimere lo slancio culturale del tempo e soprattutto la continuità tra sapere antico e moderno.

La Scuola di Atene è un’opera che cattura l’intelligenza e la sensibilità di chi vuole coglierne valenze e significati universali.  In una forma d’arte sublime Raffaello riesce a provocare il coinvolgimento dell’osservatore nella posizione dei grandi temi riguardanti la verità e la fede. I personaggi sono resi vivi attraverso l’uso sapiente dei colori che sanno rendere la dimensione reale dei personaggi unitamente al loro essere allegoria. La luce, diffusa in modo pacato, contribuisce a dare unità ed equilibrio all’insieme dei vari elementi.

Vari assi di osservazione e di delimitazione degli spazi, ad uno sguardo consapevole e attento, diventano vie di fuga o linee di unione che rendono ragione della complessità dell’opera. La Scuola di Atene si presenta ricca di suggestioni, aperta a vari livelli di lettura tutti connessi tra loro nella tensione ad un’armonia possibile rappresentata dall’incontro fra cielo e terra, nella visione ideale dell’umanità.

Raffaello è il pittore, intellettuale e filosofo pienamente partecipe del dibattito culturale e filosofico. Con La Scuola di Atena offre la testimonianza che l’arte è essa stessa una forma di conoscenza, per il pittore la più elevata, perché capace di interpretare il messaggio dei filosofi e di partecipare all’indagine speculativa propria della filosofia nel corso dei secoli.

 

Stanza della Segnatura, La Filosofia

 

la stanza della segnatura

Raffaello Sanzio, Stanza della Segnatura, Palazzi apostolici, Musei Vaticani, Città del Vaticano

Nella volta della Stanza sono dipinti i quattro ambiti della cultura: Filosofia, Teologia, Poesia, Diritto, rappresentati da figure femminili incorniciate in tondi che decorano la Stanza stessa. In corrispondenza della Scuola di Atene si può vedere l’allegoria della Filosofia personificata da una figura femminile abbigliata con una veste che presenta i quattro colori degli elementi della natura: il blu per l’aria, il rosso per il fuoco, il verde per l’acqua, il giallo per la terra.