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Autore: Redazione Raffaello

Dedicato a tutte le mamme: il lapbook la casetta del cuore

Perchè la casa… è dove c’è la mamma.

Qual è l’origine della festa della mamma?

Bisogna tornare indietro di centinaia e centinaia di anni per arrivare fino all’origine di questa celebrazione. La Madre Terra e le prime tradizioni legate alle mamme si situano già nell’antica Grecia: Rea e Cibele sono infatti i nomi con cui i greci e i latini chiamavano rispettivamente la Madre Terra.
Nei primi giorni di primavera, tra aprile e maggio, greci e latini festeggiavano colei che rappresentava il risveglio, l’origine di ogni cosa, la protettrice della natura.

Tali festeggiamenti erano connessi alla fecondità, per cui il senso della maternità racchiudeva elementi molto terreni.

Solo molto più tardi e cioè nel 1600, in Inghilterra, comparve il Mothering Sunday, la giornata in cui era consentito ai bambini che erano fuori casa per lavorare, appartenenti al ceto più basso della società del tempo, di riabbracciare le proprie madri.
Per trovare origine della moderna festa della mamma bisogna spostarsi però in America, nel 1865, quando Ann Reeve Jervis, si adoperò per molte cause legate alla maternità e alle donne.
Dopo la sua morte, nel 1908, fu la figlia Anna, per ricordare il grande lavoro fatto dalla madre, che diede vita al primo ‘Mother’s day’ nazionale. Infine, nel 1914, il Presidente Wilson decretò che la seconda domenica del mese di maggio sarebbe diventata ufficialmente la festa della mamma.

In Italia è stata instituita una giornata nazionale solo nel 1959 e si celebra tutti gli anni, la seconda domenica di maggio.

E nelle scuole italiane?

A scuola è una giornata molto sentita; infatti, uno dei momenti più emozionanti dell’intero anno scolastico  è quello della preparazione del “lavoretto” per la mamma. E’ una tale gioia per i bambini poter costruire qualcosa con le loro mani …

Noi maestre sappiamo con quanta trepidazione aspettano il momento in cui potranno consegnare il prezioso dono!
– Quando lo portiamo a casa maestra? 
– Io domenica glielo nascondo sotto il piatto…
– Io glielo metto sul cuscino… 

Un dono artigianale, semplice, quasi sempre imperfetto, che finirà esposto tra le cose più preziose.

Ti proponiamo CASETTA DEL CUORE, un lapbook facile facile, alla portata di grandi e piccini, nel quale ognuno potrà scrivere o disegnare tutto l’amore che prova per la propria mamma.

Auguri a tutte le mamme, che andrebbero celebrate ogni giorno dell’anno!

 

 

Scarica il Lapbook La Casetta del cuore

scarica casetta del cuore

 

 

 

 

 

Se la Casetta del cuore ti è piaciuta e vuoi continuare a lavorare con i lapbook,
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Amo leggere attivamente – Livello 1 e Livello 2

Lo speciale progetto di LUDODIDATTICA per sviluppare il piacere di leggere!

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supermamiSUPERMAMI – Dai 6 anni

A ciascun bambino capita di avere incubi e ciascun adulto si ricorda di averne avuti da piccolo. 
Supermami ricorda a tutti i bambini che esiste sempre un affetto stabile e sicuro nella loro vita su cui poter fare affidamento nei momenti in cui ci si sente disperati.

Ma allo stesso tempo rammenta alle mamme, ed ai genitori in generale, che la cura dei loro bimbi continua giorno e notte. 
 

 

Un viaggio… tra quattro mura: le emozioni dei bambini

Un percorso che ha lo scopo di fornire ai bambini un’occasione per parlare delle emozioni da cui sono attraversati, di nominarle, di riconoscerle, di condividerle, di essere rassicurati.

 

Da molti giorni ormai siamo rintanati nelle nostre case. Le scuole sono chiuse dal 4 marzo, un tempo infinito.

Ormai è chiaro che di scuola se ne riparlerà a settembre e che ancora per un po’ di tempo i nostri alunni dovranno continuare con la Didattica a Distanza.

Questo è stato un periodo molto intenso e faticoso ed ha generato in ciascuno di noi una ridda di emozioni spesso contrastanti.

La paura del contagio, soprattutto per i genitori che hanno continuato a lavorare, la frustrazione del dover restare rinchiusi, l’ansia per la perdita del lavoro, la sofferenza per un caro ammalato, la gioia di poter restare di più con i bambini, la preoccupazione per l’organizzazione quotidiana della vita, ormai ridotta a visite al supermercato celati dietro una mascherina in mezzo a tante altre mascherine, ma a distanza di sicurezza.

A questo bagaglio emozionale le insegnanti hanno dovuto aggiungere preoccupazioni e tensioni legate ad un approccio quasi completamente nuovo, alla ricerca di strumenti idonei, all’ansia di doversi dimostrare all’altezza di un tipo di didattica fin qui poco praticata, alla stanchezza nel preparare lezioni efficaci e nel correggere elaborati nelle forme più disparate.

E i bambini? Come hanno vissuto questo periodo?

Dopo un iniziale momento di probabile gioia legata al fatto di non dover andare a scuola, come si saranno modificate le loro emozioni?

Che cosa è passato nel loro cuore mentre ascoltavano telegiornali sempre più apocalittici, bollettini di morti e ricoverati, fosche previsioni e discorsi preoccupati degli adulti? Che spiegazioni si saranno dati?

È probabile che molti genitori, pensando che i bambini fossero piccoli per capire o poco interessati o magari distratti dal gioco, non abbiano pensato di filtrare tutto questo.

E dunque, una situazione come questa quali tracce emotive avrà prodotto in loro? Saranno riusciti ad esternare quello che avevano in cuore, dando voce e parole a ciò che stavano provando? Avranno trovato qualcuno disposto ad ascoltarli e a rassicurarli?

Oppure avranno fatto finta di niente, per non preoccupare genitori che vedevano già provati da tanti pensieri?

Da queste considerazioni è scaturita l’idea di creare il “diario di un viaggio … tra quattro mura”.

Un percorso che ha lo scopo di fornire ai bambini un’occasione per parlare delle emozioni da cui sono stati attraversati o che ancora li attraversano, di nominarle, di riconoscerle, di condividerle, di essere rassicurati.

Stati d’animo sia negativi sia positivi, perché le EMOZIONI sono tutte importanti, belle o meno belle che siano. Tutte devono essere accolte, onorate e riconosciute, perché fanno parte di noi e ci aiutano a diventare grandi.

 

Scarica qui gratuitamente il pdf stampabile “diario di un viaggio … tra quattro mura”.

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Il dono del sangue e i giovani

Niente funziona meglio delle storie per trasmettere e far sedimentare certi valori

Il dono del sangue come visione solidale. Il dono del sangue come benessere per chi compie il gesto. Il dono del sangue come consapevolezza di vivere in una comunità. Sono solo alcune delle mille accezioni per cui è giusto donare il sangue e promuovere il dono. Ma affinché la sensibilizzazione e le forme di promozione abbiano successo nel lungo periodo e possano sedimentare in ciascuno di noi, è molto importante che i primi approcci tra il dono e i membri della comunità avvengano sin dai tempi della scuola.

Subentra un ricordo personale. Mi sembra ancora fosse ieri quando alla fine degli anni ottanta, a 12 anni, frequentando la seconda media (che oggi si chiamerebbe scuola secondaria di primo grado) con il resto della classe andai nell’ala trasfusionale dell’ospedale della mia città, Martina Franca in Puglia, per svolgere delle analisi rituali del sangue. Fu un giorno teso ma intenso, perché sulle prime subentrò la paura dell’ago, un timore presto superato dal desiderio, tra noi maschietti così giovani e già vogliosi di essere uomini veri, di mostrarci coraggiosi e impavidi verso il dolore. Un dolore, invero, davvero trascurabile. Ci vollero pochi minuti per riempire la sacca di sangue, per premere giusto qualche secondo il cotone col disinfettante sul minuscolo forellino lasciato dall’ago e addentare un cornetto alla crema sorseggiando un succo di frutta.

Fatto, battesimo del fuoco.

Un’esperienza forte allietata dall’idea che poi tutti noi avremmo ricevuto le analisi e conosciuto i nostri valori, e soprattutto allietata dal fatto che proprio quel giorno io e i miei compagni scoprimmo che il sangue si poteva anche donare.

Che cosa incredibile!

A quei tempi, mi pare, l’attenzione per i temi sociali era riservata a poche campagne pubblicitarie specifiche, e all’interesse privato dei cittadini. Non c’era la stessa vastità informativa che la tecnologia consente oggi e che a volte può rivelarsi addirittura eccessiva. In sala tuttavia c’era un volontario, non ricordo se un medico o un donatore associato, che con pazienza spiegò a noi ragazzini che il nostro sangue, se sano, poteva entrare in circolo nei corpi altrui, e portare benefici. Era una scoperta non da poco, fortificata dal fatto che lui si diceva sicuro che quel passaggio di sangue da un corpo a un altro, poteva salvare una vita.

Da allora l’immagine semplificata di un po’ del mio sangue che entrava nelle vene di un’altra persona e contribuiva a risollevarla, non è mai più uscita dalla mia mente, e il merito fu della storia.

C’era una storia. La storia chiara ed evidente con un problema da risolvere e un lieto fine.

Per sensibilizzare, far comprendere l’importanza di certi valori, permettere che tali valori sedimentino, servono le storie. I valori non vanno trasmessi come dogmi da accettare per costrizione, ma insinuati sottoforma di storie, di esperienze vissute, di contesti concreti da rivivere attraverso le parole. Soprattutto con i giovani. E questo le associazioni lo sanno.

 

 

 

dello stesso sangue

Giancarlo Liviano D’Arcangelo è autore del libro “Dello stesso Sangue”, pubblicato dal Gruppo Editoriale Raffaello e nato dalla collaborazione con Avis.

Un libro che propone storie vere e intense, raccontate in chiave letteraria, legate al dono del sangue. Un libro che punta a sensibilizzare i giovani con storie di solidarietà e di centinaia di vite che ogni giorno vengono salvate e cambiate attraverso le donazioni.

Un libro che racconta in modo evocativo ed emotivo le storie troppo poco conosciute di chi realmente, grazie al dono del sangue, ha vissuto un’esperienza di vita straordinaria.

LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE E L’ARMONIA IDEALE

Scopriamo l’anello più famoso e più incantevole della storia.

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta del grande pittore Raffaello Sanzio, per celebrare il cinquecentenario dalla sua morte e lo stretto legame con la Casa Editrice Raffello Editore.

Prendiamo in esame una della sue opere più apprezzate: “Lo sposalizio dell Vergine”.

 

 

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Lo sposalizio dell Vergine – Opera del 1504 – Olio su tavola 174 x 121cm  (Pinacoteca di Brera, Milano)

 

Raffaello dipinse lo Sposalizio della Vergine quando era ancora a Città di Castello, il centro umbro dove lavorò prima di trasferirsi in Toscana e poi a Roma. Era giovanissimo, poco più che ventenne, e realizzò l’opera certamente ispirato dal Perugino, uno dei suoi maestri, che dipinse lo stesso soggetto per una chiesa di Perugia.

(Sposalizio della Vergine è una pala d’altare che Raffaello realizzò per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello.)

 

triade raffaello

Da sinistra a destra: “Sposalizio della Vergine” (Perugino) “Consegna delle chiavi” (Perugino) “Sposalizio della Vergine” (Raffaello)

 

COSA RAFFIGURA L’OPERA

L’opera raffigura il momento in cui Maria e Giuseppe, alla presenza del Sommo Sacerdote, di cinque fanciulle e cinque pretendenti, si scambiano gli anelli nuziali.

Facendo riferimento a un racconto dei vangeli apocrifi, la giovane Maria non riusciva a scegliere uno sposo tra i pretendenti, tra i quali Giuseppe, ritratto in un gruppo di giovani abbigliati secondo la foggia del Cinquecento che tengono in mano un ramoscello.  

Così, in suo aiuto, il Sommo Sacerdote distribuì ad ogni giovane un ramo, in attesa di un segno divino. Solo il ramoscello tenuto dall’uomo prescelto da Dio sarebbe fiorito, indicando così quale sarebbe stato lo sposo della Vergine.

Nel dipinto l’unico ramoscello fiorito è quello di Giuseppe e il ragazzo in primo piano, riconosciuta la sconfitta, spezza il proprio con il ginocchio. È da notare, comunque, come questo gesto non esprima ira o irritazione, ma è compiuto con estrema grazia, secondo lo stile tipico del pittore.

 

LA SEMPLICITA’ DI MARIA  E GIUSEPPE

Maria, molto giovane, è presentata nella sua modestia, con i capelli raccolti in una semplice acconciatura, avvolta in un mantello blu,  di fronte a Giuseppe  anch’egli rappresentato nella sobrietà del vestire, scalzo per rendere evidente l’umiltà. I dettagli dell’abbigliamento dei personaggi sono molto curati, da notare il copricapo del sommo sacerdote, la cintura dorata, il verde mantello, le calzature arancioni.

 

L’ANELLO

Tra i vari dettagli, tuttavia, domina l’anello che Giuseppe offre a Maria mentre il sommo Sacerdote sorregge le mani di entrambi i promessi sposi. E’ un anello semplice, non un gioiello prezioso come quelli che   Raffaello dipinge in ritratti famosi dedicati alle donne, quali La Muta  o la Dama col liocorno.

È l’anello reso prezioso da Maria che protende la mano ad accogliere Giuseppe.

 

IL LINGUAGGIO DEGLI ANELLI

Raffaello utilizza con grande maestria il linguaggio degli anelli, li dipinge con l’attenzione che dedica ai  dettagli che mettono in rilievo l’appartenenza sociale dei personaggi, le loro caratteristiche fisiche, le loro qualità intellettuali e morali. In questo caso non ci mostra rubini o zaffiri perché questo anello vale come simbolo che rende sacra la promessa di unione, lo Sposalizio della Vergine.

Particolare anello sposalizio Vergine Raffaello

Particolare dell’anello

 

Perché Giuseppe infila l’anello all’anulare della mano destra di Maria?

Forse, come affermato da qualcuno, perché Raffaello ha utilizzato uno specchio o forse perché, al tempo,  la tradizione dell’anello non era consolidata  e in molti paesi  dell’Europa l’anulare dell’anello nuziale era quello destro.

 

IL TEMPIO

La scena si svolge nello spazio esterno, antistante il tempio che non costituisce puro elemento decorativo in quanto struttura architettonica viva di un sapiente equilibrio delle forme geometriche.

Interessante notare che sul portico del tempio, sopra l’arco centrale, è riportata la firma RAPHAEL URBINAS, Raffaello da Urbino, e poco sotto la datazione dell’opera in numeri romani: M D IIII (1504).

 

Particolare tempio sposalizio Vergine Raffaello

Particolare del tempio

 

LA LETTURA DELL’OPERA

Il dipinto può essere descritto secondo diverse chiavi di lettura a seconda che ci si soffermi sui colori, sulla luce, sull’integrazione perfetta della storia nella natura, sul significato della scena illustrata.

Lo sguardo è rivolto alla struttura armonica  dell’universo  e alla perfezione divina.  La prospettiva aperta all’infinito, l’ordine armonico delle proporzioni,  l’eleganza e la grazie dei movimenti, i colori caldi e brillanti fanno emergere tutte le caratteristiche della  pittura del grande Maestro.

E’ un’opera complessa in cui, tuttavia, accanto alla rilevanza dell’uso rigoroso del disegno e della prospettiva, sembra prevalere un equilibrio superiore, un profondo senso di quiete reso magnificamente  attraverso la limpidezza degli sguardi dei personaggi.

Questa opera di Raffaello può senz’altro essere definita la rappresentazione dell’Armonia ideale.

 

 

Conosciamo il pittore Raffaello Sanzio attraverso le sue opere: Autoritratto

In questo periodo di grande richiamo mediatico  sulla vita e sull’ opera di Raffaello Sanzio, viene da chiedersi se conosciamo davvero Raffaello, il sommo pittore.

Spesso tale conoscenza è legata agli studi scolastici o fa riferimento a Urbino, la città che gli diede i natali, oppure è legata a un quadro che ha suscitato la nostra ammirazione e di cui conserviamo il ricordo.

Il 2020, con le celebrazioni per i cinquecento anni della sua morte, una serie di eventi, soprattutto  grandi mostre, rinnovano l’interesse verso il genio del rinascimento e muovono il desiderio di approfondire la conoscenza della sua vasta produzione per riscoprirne il valore.

Possiamo scegliere di soffermarci su Raffaello architetto o di seguire la sua evoluzione artistica tra Urbino, l’Umbria, Firenze e Roma, possiamo avvicinarci ai grandi ritratti o ad opere molto note, come La Scuola di Atene, lo Sposalizio della Vergine o il Trionfo di Galatea.  

In questo articolo vogliamo avvicinarci al pittore seguendo la sua stessa rappresentazione nelle opere.

L’immagine di Raffaello più conosciuta è quella che possiamo osservare nell’Autoritratto, realizzato all’inizio del Cinquecento, esposto nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’identità di Raffaello, quale conosciamo in questo dipinto, è stata accettata grazie a controlli e studi riferiti a tutta la sua produzione.

Il volto dell’artista è rivolto verso lo spettatore, il busto è leggermente girato. I capelli sono lunghi, come in altre raffigurazioni dell’urbinate, il viso ovale, giovane, con un’espressione composta, laconica. L’abito scuro, elegante e il berretto nero sono tipici dei pittori dell’epoca i cui visse Raffaello.  

La dolcezza espressa dal volto  è parte essenziale della  creazione  del mito di Raffaello.

 

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Raffaello, Autoritratto, 1506-1508, Gallerie degli Uffizi

 

Il pittore è rappresentato in diverse opere, e l’immagine simile: è lo stesso nell’autoritratto di Raffaello presente nell’affresco della Scuola di Atene in Vaticano, nell’Autoritratto con un amico conservato al Louvre, nell’immagine dipinta nell’affresco La Cacciata di Eliodoro nella Stanza di Eliodoro in Vaticano.

 

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La Scuola di Atene nella Stanza della Segnatura in Vaticano – Raffaello si è collocato sul lato destro accanto a Sodoma, uno degli artisti che hanno collaborato con lui alla decorazione delle Stanze per il papa Giulio II.

L’Autoritratto con un amico, conservato al Louvre, è un dipinto a olio su tela (99×83 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1518-1520 circaRaffaello si ritrae insieme ad un amico, forse il maestro di scherma, mentre gli appoggia una mano sulla spalla.

 

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In questa opera si è affascinati da entrambi i volti e dagli interrogativi sull’identità del giovane sulla cui spalla Raffaello poggia la mano. La spada riporta al maestro di scherma ma c’è anche chi ha pensato a Giulio Romano, uno degli allievi prediletti di Raffaello. Così si può supporre che il Sommo maestro designi il valore del suo apprendista, appoggiando la mano sulla sua spalla. Altre ipotesi considerate  hanno riguardato un eventuale committente che si volge verso Raffaello mentre tende in avanti la mano, quasi a presentarsi ufficialmente all’osservatore.

La Cacciata di Eliodoro dal tempio è un affresco di Raffaello e aiuti, databile al 1511-1512 (500×750 cm) e situato nella Stanza di Eliodoro, una delle Stanze Vaticane. Raffaello si trova vicino al Papa, a sinistra della scena.

 

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La sala fu adibita, per volere di Giulio II, alle udienze private che il pontefice accordava alle massime autorità politiche, religiose, diplomatiche. L’affresco ha una valenza politica,  volta a illustrare la protezione accordata da Dio alla Chiesa.  Eliodoro infatti era un ministro del re di Siria, con la missione di profanare il tempio di Gerusalemme, rappresentato come la Basilica di San Pietro.

I due sediari del Papa hanno rispettivamente, quello di sinistra, i tratti di Marcantonio Raimondi, incisore e amico di Raffaello, mentre quello di destra di Raffaello

In questo lavoro si può notare il forte influsso delle tecniche michelangiolesche nello stile di Raffaello, con colori smaglianti e decisi, in un ritmo compositivo coinvolgente e vorticoso.

Ritratti di un maestro e del suo allievo genio.

L’ accostamento  tra i ritratti del PERUGINO e di RAFFAELLO è molto interessante.

 

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“Autoritratto” è un affresco autografo di Pietro Vannucci detto il Perugino, appartenente al ciclo dell’ “Ornamentazione del Cambio”, realizzato  nel 1500,  misura 40 x 30,5 cm. ed è custodito nel collegio del Cambio a Perugia.

 

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L’Autoritratto di Raffaello costituisce un esempio eccellente nella storia dell’arte, in cui il pittore usa se stesso come modello, ma non un esempio isolato basti pensare alle realizzazioni di Rembrandt, Durer, Van Gogh.

L’autoritratto è un dipinto a olio su tela (65×54 cm) realizzato nel 1889 dal pittore Vincent Van Gogh. È conservato nel Museo d’Orsay di Parigi.

 

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Nell’epoca moderna…

L’autoritratto diventerà popolare con lo sviluppo della fotografia, a partire dalla fine dell’800.

E oggi?

Oggi, nell’era digitale, l’autoritratto fotografico ha assunto una tipologia di stili tutta nuova ed è diventato fenomeno di massa, a livello globale,  con la pratica dei selfie.

Forse questo accostamento può farci sorridere, ma certamente possiamo trovare alcune analogie.

L’ “Autoritratto con un amico”, ha ad esempio tutte le caratteristiche per essere una foto scattata con il cellulare, ovvero per essere un selfie “rinascimentale”!

 

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Questo il logo grafico che abbiamo creato per celebrare la figura dell’illustre artista e il profondo legame con la nostra casa editrice.

 

 

Didattica a distanza: 10 consigli CURA EMOZIONI

Insieme alla trasmissione di materiale didattico è indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con gli alunni sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

Sono giorni difficili questi.

Giorni in cui abbiamo dovuto inventarci un mondo nuovo, un mondo piccolo piccolo, fatto di poche stanze e una finestra.

A farci sognare è rimasta solo la pubblicità: vedere volti sorridenti che passeggiano, corrono nei prati, viaggiano, fanno la spesa, ci fanno sembrare una chimera anche un semplice pic-nic, ricordandoci il valore delle azioni più semplici, che spero non dimenticheremo in fretta.

Per il resto, ansia, inquietudine, tristezza, paura.

In questo panorama doloroso e complesso, la risposta della scuola e dei suoi insegnanti è stata immediata, traducendosi in migliaia di proposte veicolate in forme diverse.

Piattaforme, schede, compiti, video-lezioni, meeting, mail, WhatsApp…

Un universo che da una parte è l’unico veicolo per connettere scuola e alunni, dall’altra ha generato anche difficoltà da gestire per le famiglie: mancanza di Pc o stampanti adeguati, assenza di connessione, competenze insufficienti, figli in classi o ordini di scuola differenti, difficoltà di gestione delle molte richieste.

Ma come vivono i bambini tutto questo? Quali emozioni provano travolti da brutte notizie e da fosche previsioni? Come metabolizzano l’ansia dei loro genitori? Come vivono la terribile esperienza dei decessi? Che cosa provano i loro genitori?

Questo interrogativo ci coinvolge totalmente, come insegnanti e come educatori, e da più parti, sui social come nelle conversazioni telefoniche rimbalza la domanda: come modulare la didattica a distanza?

È fuori discussione che la cosa più semplice sia la trasmissione dei contenuti e degli esercizi. Bastano, come abbiamo detto prima, una mail, WhatsApp, una piattaforma per assegnare letture o attività di studio (leggi pag., studia da pag., guarda il video, completa l’esercizio…).

Ma siamo sicuri che la semplice trasmissione di questi materiali impersonali si la risposta giusta?

In questa situazione dolorosa, oggi più che mai è necessario tenere conto delle emozioni che i bambini e le loro famiglie stanno vivendo. Se riteniamo questo aspetto essenziale nella didattica quotidiana, a maggior ragione dovremmo considerarlo adesso.

Pertanto, insieme alla trasmissione di materiali di per sé asettici, sarà indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con i bambini sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

A tal proposito vi elenco alcune scelte “CURA EMOZIONI” che ho messo in atto e che possono risultare utili in questo momento così doloroso:

  1. Accompagnare le richieste con lettere o commenti in cui si parla di emozioni, si chiede ai bambini quali emozioni stanno vivendo, si esplicitano le emozioni dell’insegnante, per condividerle e renderle più leggere, sempre in un’ottica di speranza e fiducia nel futuro.
  2. Scrivere ai genitori chiedendo loro se il carico di consegne risulta adeguato, invitandoli a segnalare eventuali difficoltà e rassicurandoli sul programma. Tutto si può riprendere. Cinque anni di scuola sono lunghi! Manifestare loro affetto ed empatia, racchiudendoli in un abbraccio collettivo: tutti abbiamo paura!
  3. Se possibile, mettere da parte la ritrosia e registrare audio o piccoli video in cui si salutano i bambini e si mandano messaggi positivi e rassicuranti: i bambini hanno bisogno di vederci “fisicamente”.
  4. Lasciare liberi i bambini di effettuare i compiti assegnati secondo le loro possibilità: è assurdo pretendere che lavorino ogni giorno o che svolgano tutti gli elaborati inviati in un periodo prestabilito. Nelle case ci sono problemi di ogni tipo, preoccupazioni per la salute, per gli approvvigionamenti, per i parenti lontani e forse anche per i soldi. E non sempre i bambini avranno la forza o la voglia di lavorare. Pertanto, non assilliamoli imponendo ritmi assurdi.
  5. Assegnare attività ludiche o manipolative: assegnare compiti in cui il bambino deve costruire, creare, inventare nuovi giochi oppure indicare link (dove possibile) in cui il bambino trovi balli e canti da poter riproporre nelle lunghe giornate chiusi in casa.
  6. Non procedere in ordine sparso ma coordinarsi con i colleghi in modo che l’invio dei lavori avvenga in un’unica soluzione. Immaginate che cosa succede nelle case se tutti i momenti arrivano richieste dall’insegnante di italiano e poi da quella di inglese e poi da quella di matematica e poi; moltiplicate l’effetto se si hanno figli in altre classi e altri ordini di scuola…
  7. Non preoccuparsi del famigerato PROGRAMMA, la situazione è talmente eccezionale che richiede riflessioni razionali: davvero pensiamo che cinque anni di scuola possano essere inficiati da un paio di mesi di stop?
  8. Evitare schede da stampare e utilizzare il più possibile i libri di testo: le case editrici li hanno anche resi utilizzabili liberamente on-line proprio per questo. E poi, siamo sicuri che in tutte le case ci sia una stampante? So di genitori che passano il tempo a “ricopiare” schede per i loro bambini…
  9. Non pretendere che tutti i bambini “restituiscano” i lavori, non sappiamo cosa succede nelle loro case, soprattutto nelle situazioni di bambini non italofoni o in difficoltà di vario genere.
  10. Valutare con frasi incoraggianti e positive SEMPRE. Quali altre modalità valutative si possono pensare per elaborati prodotti in simili condizioni?

    E per il benessere dei colleghi un consiglio: non facciamo la gara a chi fa di più, a chi produce più cose, a chi avvia più piattaforme, a chi registra più videolezioni.

Non è affatto necessario, non ci viene chiesto di fare gli eroi o i primi della classe. Agiamo come abbiamo sempre agito, utilizzando gli strumenti di cui siamo sicuri, senza preoccuparci del confronto con altri.

Manteniamo viva la relazione, curiamo le EMOZIONI dei nostri alunni, dei loro genitori e anche le nostre, perché pure noi siamo in trincea.

Dunque, non complichiamoci la vita, che in questo momento già è difficile così.

Vi abbraccio tutte e tutti.

Flavia

Viva il papà! Cantiamo insieme!

“La Gru” è una canzone composta da Luca Tozzi, tratta da “Il Cuoco Pressappoco”, libro musicale della collana Il Mulino a Vento.

In questo giorno speciale ci piace pensare che i bambini possano festeggiare il loro papà cantando insieme… Buona Festa del Papà!

 

 

Grazie inoltre a Luca Tozzi per averci regalato questa filastrocca inedita: la dedichiamo a tutti i papà speciali e ai loro speciali bambini.

I papà

A volte i papà sono un po’ goffi,
fuori giganti e dentro Puffi.
Provano a fare questo lavoro
che non dà paga ma vale oro:

metter la colla sui giochi rotti
e sui bambini baci e cerotti.
Calzare le scarpe, stringere i lacci,
fare la lotta, dare gli abbracci.

Sudare e sbuffare sopra i fornelli
per cucinare quattro piselli.
Però quella pappa è una bontà:
anche se sciapa, sa di papà.

Scopri Il Cuoco Pressapoco

Il Cuoco Pressapoco

Cari bambini: a casa ci si diverte!

Tante idee per utilizzare al meglio i giorni di riposo dalla scuola utilizzando un super potere, quello della fantasia!

Carissime bambine, carissimi bambini,

in molti posti d’Italia le scuole sono chiuse per risolvere il problema di un virus contagioso che provoca una malattia respiratoria. Ci sono alcune precauzioni da prendere per tutelare la propria salute, come lavarsi spesso e bene le mani. Il Ministero della Salute ha diffuso un decalogo per spiegare ai cittadini i comportamenti da tenere. Ecco il link:

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_433_allegato.pdf

State tranquilli però, in genere il virus si presenta come un’influenza da cui si guarisce. Non dovete avere nessuna paura, l’emergenza passerà presto e tutto si risolverà per il meglio. Ci sono moltissime persone al lavoro che si occupano della nostra salute.

La Casa Editrice Raffaello vi è vicina con i suoi libri e con dei consigli divertenti per passare il tempo.

Rimanere a casa è un po’ noioso?

Avete esaurito la fantasia con i vostri giocattoli?

Volete evitare di restare troppo tempo davanti alla televisione o ad altri schermi?

Oltre a scegliere e a leggere un libro interessante, ecco alcune cose che potete fare perché il tempo trascorra più in fretta e più allegramente.

CAMERETTA, ADESSO SEI PERFETTA!

 

cameretta

 

È il momento di affrontare il riordino della vostra camera. Da dove cominciare?

Scarto dei giocattoli: preparate una borsa capiente e metteteci dentro tutti i giochi e giocattoli che non utilizzate più e che non vi interessano. Quelli che non avete mai tempo di eliminare, ma che creano polvere e disordine.

Pulizia profonda: passate l’aspirapolvere sul pavimento, lo straccio sui mobili e, se potete, lavate i vetri delle finestre. 

Libri, quaderni, zaino: mettete a posto i libri sulle mensole o sugli scaffali avendo cura che siano disposti di dorso in modo che si leggano i titoli. Scartate i libri che non leggete più e metteteli da parte per donarli alla biblioteca del quartiere o a quella della scuola. Tirate fuori tutto dallo zaino e controllate il materiale scolastico. Buttate via quello deteriorato, sistemate quello in disordine, rivestite libri e quaderni con una copertina plastificata.

Vedrete che quello che all’inizio può sembrare faticoso, vi darà poi una grande soddisfazione!

Per abbellire: chi non ama disegnare?

Dopo aver messo in ordine, è arrivato il momento di preparare tanti disegni per rallegrare gli ambienti. 

 

Decorazioni e lavori manuali

decorazioni

Piccoli timbri con le patate: tagliate una patata a metà. Con la punta di una matita, tracciate sulla parte interna un disegno molto semplice, per esempio un cuore o una foglia. Scavate  con un coltellino intorno al disegno in modo che resti in rilievo. Ecco pronto il vostro timbro. Diluite un po’ di colore a tempera a piacere e, con un pennello, ricoprite il disegno del timbro. Premete i timbri su una lunga striscia di carta alternando i disegni.

Le strisce, una volta che il colore si è asciugato, sono perfette per decorare la testiera del letto oppure i bordi delle porte e delle finestre e tutto ciò che desiderate.

decorazioni 2

 

Fiori di plastica: procuratevi alcune bottiglie di plastica e dei tappi di vario colore. Con un taglierino, facendovi aiutare da un adulto, tagliate il fondo delle bottiglie. Se il fondo è trasparente, dipingetelo come vi piace con i colori a tempera. Al centro del fondo di bottiglia incollate un tappo. Ecco pronti dei bellissimi fiori per festeggiare il prossimo arrivo della primavera.

fiori di plastica

 

E il teatro? Vi piace?

Teatro casalingo: realizzare dei burattini per le dita e improvvisare un divertente teatro dentro casa è facilissimo. Sono sufficienti carta da disegno, colla, forbici, colori e fantasia. Preparate dapprima, con carta colorata a piacere e colla, dei cilindri lunghi come le vostre dita. Disegnate e colorate le facce dei personaggi della vostra rappresentazione sulla carta e ritagliateli. Incollateli sul cilindro. Infilatevi i cilindri sulle dita e cominciate a recitare. Sarà un grande spettacolo!

teatro casalingo

 

Scrittori e illustratori in erba

È da tanto che desiderate scrivere e illustrare un libro, ma è una faccenda così lunga che non avete mai trovato il tempo?

È giunto il momento di cimentarsi nel lavoro più bello del mondo. Per costruire dei libretti, basta piegare dei fogli di carta per fotocopie in due o in quattro, secondo quanto volete siano grandi. Dopo aver tagliato i bordi, basta una cucitura con ago e filo per tenere insieme le pagine. Potete quindi sbizzarrirvi con  copertine, testi, disegni, collage, secondo la vostra fantasia.

libretto

Un giardinetto sul davanzale

È tempo di coltivare. Alle soglie della primavera, potete rallegrare il davanzale della vostra camera con dei fiori colorati e profumatissimi.

Acquistate insieme ai genitori semi di pisello odoroso, di fiordaliso, di gazania e piantateli in vaso. Potete trovare anche primule, viole del pensiero, narcisi e giacinti, già fioriti o in procinto di fiorire, da trapiantare. Prendervi cura di queste piantine, oltre alla soddisfazione della fioritura, vi renderà più responsabili e la loro vista vi darà serenità e gioia.

Giardino

In cucina

La cucina è il regno del papà? E’ il regno della mamma? Volete che diventi anche il vostro regno?

E’ arrivato il momento di cimentarsi come piccoli cuochi. Ci sono semplici cibi che si possono preparare a freddo. Forza, indossate un grembiule, lavatevi bene le mani e al lavoro!

  1. 8 pizzette gnam gnam. Ingredienti: 4 panini piccoli al latte, pomodoro in cubetti, qualche fogliolina di basilico, mozzarella tagliata a fettine, altre guarnizioni a piacere (funghetti, prosciutto, tonno, anelli di cipolla, ecc.)
    Preparazione: tagliate i panini a metà, copriteli con i cubetti di pomodoro, aggiungete una fetta di mozzarella e gli altri ingredienti a piacere. Infornate a 200 gradi per circa cinque minuti. Gnam! Gnam!
  2. Insalata greca. Ingredienti: insalata di stagione, pomodoro, olive verdi denocciolate, feta greca a cubetti, olio di oliva, tre-quattro foglioline di basilico, sale.
    Preparazione: tagliate  il pomodoro a spicchi, mescolatelo con l’insalata, aggiungete le olive, la feta, il basilico. Mettete un pizzico di sale e condite con l’olio di oliva. Servite il piatto accompagnandolo con pane integrale o con focaccia calda.
  3. Macedonia al profumo di cannella: Ingredienti: una mela, una pera, una banana, un kiwi, uva passa, il succo di un’arancia, tre cucchiai d’acqua, tre cucchiaini di miele, un pizzico di cannella.
    Preparazione: allungate il succo d’arancia con l’acqua, mescolatelo con il miele e la cannella e lasciatelo da parte. Sbucciate la frutta, tagliatela a cubetti e mettetela in un recipiente. Aggiungete l’uva passa. Versateci sopra il succo d’arancia aromatizzato, mescolate delicatamente, coprite e mettete in frigo per un paio d’ore prima di consumare.

in cucina

 

Giochi in galleria

Giocare è un diritto e sviluppa l’intelligenza e la creatività.

Avete di sicuro molti giochi da tavolo come il Monopoli o le carte, ma ci sono ance giochi che si possono fare con niente, che fanno passare il tempo in un baleno. Eccone alcuni per due o più giocatori:

  1. Una memoria di ferro: Cominciate con lo scegliere tre oggetti qualsiasi che avete in casa, per esempio un libro, una forchetta e un pacchetto di fazzoletti. Uno dei giocatori nasconde gli oggetti in tre posti lasciando che l’avversario veda dove li mette. Poi nomina gli oggetti a uno a uno e l’avversario deve ritrovarli a colpo sicuro. Man mano che il gioco va avanti, il numero di oggetti nascosti aumenta. Quanti oggetti riuscirete a ritrovare?
  2. Lipogrammi: la sfida è scrivere un testo di venti o più parole su un argomento a scelta senza usare una determinata lettera dell’alfabeto. Potete cominciare escludendo prima la A, poi la B e così via. Perde chi sbaglia per primo!
  3. Indovina chi è: su venti foglietti di carta, scrivete i nomi di altrettanti personaggi. Possono essere personaggi famosi oppure protagonisti di film e di fumetti. Si mescolano i foglietti, quindi ciascun giocatore ne pesca uno e lo tiene nascosto. I giocatori devono porre dieci domande agli avversari per capire chi sia il personaggio che hanno pescato. Per esempio, possono chiedere se è maschio o femmina, se è reale o fantastico, dove vive o viveva e così via. Vince chi indovina per primo. Tutto dipende dall’abilità di porre le domande.
  4. Il gioco dell’ascolto: ciascun giocatore sceglie, da un libro qualsiasi, un brano da leggere che sia lungo circa dieci righe. Leggendolo ad alta voce, inserisce una parola che non c’entra niente con il testo letto. Gli altri giocatori devono indovinare qual è questa parola. Man mano che il gioco va avanti, il brano diventa sempre più lungo.

    giochi

Avete altre idee da proporre a tutti i bambini che stanno a casa?

Mandateci i vostri suggerimenti per mail, raccoglieremo tutte le vostre idee! [email protected]

I diritti dei bambini: il diritto alle emozioni

Perché è fondamentale costruire percorsi dedicati alle emozioni con lo scopo di avvicinare i bambini alla consapevolezza del sé

L’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, parla del diritto all’ascolto delle opinioni del minore. Se tale diritto deve essere tutelato nelle procedure giudiziarie, ancora più importante diventa la pratica quotidiana dell’ascolto in tutti gli ambiti di vita del bambino.

 

Come prende forma questo “ascolto” nella pratica didattica?

IL BAMBINO È FATTO DI EMOZIONI. Attraverso di esse manifesta il proprio sé, la propria gioia, la propria sofferenza, il proprio interesse. Sono emozioni cui spesso non sa dare un nome e che possono impaurirlo o confonderlo. Il bambino non possiede il lessico adatto a circoscrivere uno stato d’animo e non ha la capacità di identificarlo o di condividerlo, poiché si tratta di capacità che devono essere educate e di cui spesso sono carenti anche gli adulti che lo affiancano nella crescita.

Dunque, è fondamentale per noi insegnanti costruire PERCORSI DEDICATI ALLE EMOZIONI.  Tali percorsi hanno lo scopo di avvicinare i bambini alla consapevolezza del sé, portandoli contemporaneamente alla scoperta di una parte fondamentale della vita, una parte che può condizionarne il corso.

Quali sono i vantaggi di una didattica che tiene conto delle emozioni del bambino?

Di fronte ad una società che ci consegna alunni sempre più fragili e complessi dal punto di vista emotivo, la scelta di una DIDATTICA che faccia leva sulle EMOZIONI diventa vantaggiosa poiché permette al bambino di “vivere” le emozioni riconoscendole e, se necessario, controllandole. Inoltre, ci mette a disposizione informazioni preziose sia per entrare nel “suo” stato d’animo, aiutandoci a comprenderlo, sia per trovare strategie idonee a portarlo emozionalmente con noi, nel viaggio alla scoperta del sapere.

Le emozioni si riflettono sulla qualità dell’apprendimento degli alunni. L’intelligenza e l’apprendimento funzionano al meglio quando si è felici.

Chi di noi non ha mai avuto nelle proprie classi casi di bambini in cui l’ansia, la paura, la rabbia o depressione hanno interferito pesantemente con le capacità di apprendimento?

Come fa un bambino ad aprirsi alla scuola quando le emozioni negative, che non sa dominare né riconoscere, lo rinchiudono in una bolla di sofferenza?

Ciò che si apprende emozionandosi, lascia una traccia profonda. Se ciascuno di noi ripensa al proprio percorso scolastico ne avrà la conferma.

In che cosa si sostanzia dunque l’approccio didattico-emozionale proposto nel sussidiario dei linguaggi “Il cerchio dei lettori”?

È un approccio che ho sperimentato con gli alunni e con i genitori e che si basa su alcune riflessioni:

    • Le emozioni non sono positive né negative. Fanno parte della vita, bisogna riconoscerle e goderne.
    • L’emozione non e’ quasi mai controllabile e dunque non va sanzionata.
    • Esiste il “diritto” alle emozioni: si può piangere, ci si può arrabbiare, si può ridere quando non è il momento.
    • Portare le emozioni alla superficie e onorarle è il minimo che si possa fare.
    • Trasformare le emozioni in parole, tante, pertinenti o creative, tradurle in immagini, espressioni del corpo, attività giocose…
    • Accettare le emozioni per imparare a gestirle, provocazioni comprese.
    • Condividere le emozioni per solidarizzare ed empatizzare: tutte le persone che incontri stanno provando un’emozione!
    • Accenderle durante l’apprendimento: solo ciò che provoca un’emozione lascia una traccia e stimola a saperne di più, secondo l’equazione

 

Mi emoziono-IMPARO

 > l’emozione di apprendo con gioia

 

Mi emoziono-TRASMETTO

 > l’emozione di insegnare con gioia

 

Nel testo IL CERCHIO DEI LETTORI sussidiario delle letture di cui sono autrice, le emozioni hanno un posto speciale in ogni pagina.

Lo strumento che ho scelto per lavorare sulle emozioni con i bambini è l’attività in circle time denominata “IL POTERE DEL CERCHIO” da cui deriva il titolo del corso di letture. La proposta  si articola in due sezioni:

 

  1. IL CERCHIO DELLE EMOZIONI
    Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in cerchio. Il cielo è rotondo e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perchè la loro religione è la stessa della nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in circolo. La luna fa lo stesso, e tutt’e due sono rotondi. Perfino le stagioni formano un grande cerchio, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli e inoltre erano sempre disposte in cerchio, il cerchio della narrazione, un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito voleva che noi covassimo i nostri piccoli. (Alce Nero da “Il Grande Spirito parla al nostro cuore)

    Le parole di Alce Nero, vecchio stregone del popolo degli indiani Sioux, danno avvio alla sezione nella quale i bambini sperimentano i poteri speciali che l’attività in cerchio attribuisce a chi ne fa parte:

    • il valore della parola;
    • la libertà di essere se stessi;
    • la condivisione;
    • l’attesa;
    • il rispetto delle differenze;
    • l’impegno.

    È dunque, una volta fatte proprie le regole che la disciplinano, i bambini, attraverso proposte semplici e mirate, vengono guidati ad applicarne il potere per parlare di emozioni. La sofferenza, l’eccitazione, l’ansia, la paura, il sollievo, la tristezza, la gioia, la vergogna, la prepotenza, il coraggio… diventano così l’argomento intorno al quale mettersi in gioco.
    Alla fine, grazie al POTERE DEL GRUPPO, possono concorrere alla produzione di un compito autentico per rendere “spendibile”, cioè trasformare in comportamenti, le conclusioni cui sono giunti.
    E poi l’immancabile tocco di divertimento creativo, la realizzazione delle SOLUZIONI UTILI PER TUTTI: il diario della felicità, l’addetto alle lacrime, il cambia-veloce, gli occhiali buffi e molte altre proposte da costruire, da indossare, da regalare …

  2. IL CERCHIO DELLE PAROLE
    Ne IL CERCHIO DELLE PAROLE, sempre utilizzando la metodica legata al POTERE DEL CERCHIO, gli alunni vengono coinvolti in discussioni che hanno come fulcro  le emozioni e le reazioni legate ai vocaboli che  fanno parte del vocabolario di un cittadino in formazione: rispetto, gentilezza, uguaglianza, diversità, collaborazione, responsabilità, diritti e doveri …
    Alla fine, nell’attività “PER FARE GRUPPO”, trovano la proposta  di un compito autentico che li guida a  trasformare le parole nei fatti e negli atteggiamenti del “cittadino responsabile”
    Chiude la sezione l’indicazione di una festa attinente all’argomento e al percorso di riflessione effettuato.

 

E per quanto riguarda la lettura? Dove sono le EMOZIONI?

La lettura è il veicolo principe per trasmettere EMOZIONI e nel testo le troviamo:

Nelle aperture delle sezioni, dove il bambino legge “gratis”, limitandosi a godere dell’emozione che il testo gli suscita, misurandone l’intensità grazie al TERMOMETRO del LETTORE;

Nelle letture che incontra man mano, all’interno delle quali identifica emozioni che fungono da detonatore per attivare il POTERE DEL CERCHIO

Nelle letture che offrono situazioni emozionali che le attività contenute nei box “Le mie esperienze”Le mie opinioni” aiutano ad esprimere

Nella chiusura di ogni sezione, dedicata al DIVERTIMENTO. Proposte strutturate perché il lettore in formazione possa associare alla lettura l’emozione del DIVERTIMENTO, creando un link che lo spinga a continuare a scegliere la lettura come fonte di emozioni e di gioia.

Consiglio: A proposito di emozioni, consiglio la lettura del libro “Intelligenza emotiva” dello psicologo e giornalista nordamericano Daniel Goleman, attraverso il quale si può scoprire l’enorme potere che le emozioni hanno sulla nostra persona, sulla motivazione personale,  sulla capacità di entrare in connessione con gli altri, di vivere in equilibrio ed armonia.

 

“Il centro dell’intelligenza non sta nel cervello, ma in fondo al cuore”. (V. Barbaro)

 

Scopri la Didattica delle emozioni nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Lettori

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Tempo di valutazione, tempo di fatica

In questi giorni siamo alle prese con le valutazioni del primo quadrimestre. Un momento che si ripete due volte l’anno ma che per  le maestre continua a connotarsi come un tempo di fatica, di confronti continui, di dubbi, di frustrazione.

È uno stato d’animo comune, che investe tutte le latitudini. Grazie all’attività di formazione che svolgo per il gruppo Raffaello incontro centinaia di insegnanti in giro per l’Italia e per ognuna di loro la domanda è sempre la stessa:

Come si fa a comprimere un bambino dentro ad un numero?

Mai come oggi l’interrogativo si pone con grande forza. Chissà perché ci viene facile pensare che i bambini di un tempo fossero più “simili” tra di loro. Forse era effettivamente così, le realtà di vita si assomigliavano di più e, forse, anche le famiglie trasmettevano regole più simili a bambini che a scuola mantenevano atteggiamenti più “omologati”. Non con questo che valutare fosse semplice, poiché non lo è mai.

Ma oggi la situazione si presenta di una complessità enorme: bambini tutti diversi, stili educativi diversi, modalità di apprendimento diverse, progressi diversi, famiglie diverse, stimoli diversi, provenienze culturali diverse…

E quindi?

Uno degli strumenti che utilizzo da sempre nella mia didattica è l’AUTOVALUTAZIONE. Un percorso che porta grandi  vantaggi. Mediante l’autovalutazione il bambino prende consapevolezza del proprio apprendimento, fa il consuntivo dei progressi , ne diventa orgoglioso e, rafforzando l’autostima, accresce la motivazione, il motore di tutti i progressi a scuola  e non solo. Se si manifestano dei punti di debolezza, ne prende coscienza e si predispone a superarli.

È stato bello trasferire questa scelta didattica nel sussidiario dei linguaggi IL CERCHIO DEI LETTORI di cui sono autrice.

il cerchio dei lettori 4

 

Le occasioni legate all’AUTOVALUTAZIONE sono molteplici. Qui trovate alcuni esempi:

il cerchio dei lettori 4 pag 84 il cerchio dei lettori 4 pag 85 il cerchio dei lettori 4 pag 86

Presenti anche nel percorso della GRAMMATICA RAF

leggi e vai grammatica raf pag 67

Inoltre, per discutere di VALUTAZIONE E VOTI con gli alunni, può essere utile attivare il POTERE DEL CERCHIO, una metodologia che nel testo viene guidata passo passo.

TEMA DI DISCUSSIONE. Prova di lettura ad alta voce.
SITUAZIONE: D.  è stato bravo ma, rispetto alla solita lettura fluente, si è inciampato più volte e ha anche confuso qualche parola. Riceve come valutazione un 8.
S. è una bambina non italofona. Ha imparato a leggere al’inizio di terza. La sua lettura migliora ogni giorno. Riceve come valutazione un 8.
D. piange, S. ha un sorriso luminoso.

Dove sta il problema? Non hanno avuto entrambi la stessa valutazione?

CONSIDERAZIONI che si possono fare con i bambini al termine del confronto:
”Il voto è un numero che non vuol dire nulla. E’ soggettivo, infatti S. ride e D. piange. Inoltre dipende da molti fattori. Ad esempio ci sono insegnanti che non danno 10 perché ritengono che sia troppo e quindi al massimo danno 8 o 9. Per questi insegnanti un 8 o un 9 vuole dire 10. Se un bambino passa da una maestra che per un compito esatto o per un’interrogazione ottima dà 10 a un’altra ( o a un professore) che al massimo dà 8 vuol dire forse che il bambino è diventato meno bravo? O semplicemente è cambiato il punto di vista? Ci sono bambini che faticano tantissimo e quindi un piccolo progresso va tantissimo premiato. Ci sono bambini cui riesce tutto facile quindi da questi le maestre a volte pretendono di più.

Quindi…

Non bisogna dare troppa importanza al voto poiché dipende da moltissimi fattori. La cosa che conta è studiare, impegnarsi facendo del proprio meglio per migliorare se stessi e le proprie conoscenze. PER DIVENTARE PERSONE MIGLIORI. E pazienza se qualche volta i voti si abbassano! Non siamo robot , a volte siamo stanchi, a volte distratti, a volte semplicemente attraversiamo un periodo faticoso e dobbiamo perdonarci.

C’è tutto il tempo per riprendere a volare …

 

Scopri la forza dell’autovalutazione nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Lettori

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Facilitare la risoluzione dei problemi matematici, imparare a ragionare e a memorizzare concetti matematici importanti: come fare?

La didattica necessita di una continua contestualizzazione, con l’ausilio di contenuti disciplinari che devono essere facilmente compresi dai ragazzi.

La scuola, nella sua dimensione educativa, sta attraversando un momento estremamente delicato in cui la didattica necessita di una continua contestualizzazione, con l’ausilio di linguaggi e modalità operative dirette e contenuti disciplinari che devono essere facilmente compresi dai ragazzi.

Quali sono le principali difficoltà legate all’insegnamento della matematica?

La matematica e, con essa, il blocco scientifico delle discipline, rappresentano da sempre uno dei più complessi banchi di prova per i docenti che si trovano a dover affrontare, prima della risoluzione delle situazioni operative in classe, la fase della comprensione dei processi matematici e scientifici.

Quali sono le NECESSITà più impellenti per gli insegnanti?

Gli insegnanti hanno la necessità di connettere i processi logico-matematici alle situazioni concrete vicine al vissuto dei bambini, la corretta rappresentazione delle quantità, il mondo dei numeri e delle misure e tutto quanto attiene l’universo delle logiche scientifiche.

L’obiettivo sarà quello di appassionarsi al mondo dei numeri ed alle loro innumerevoli combinazioni, in cui sia il docente che il bambino sono protagonisti dell’avventura del conoscere.

La matematica, se affrontata e conosciuta con le modalità della scoperta è tutto questo:

  1. ragionare per gradi, utilizzando il livello raggiunto quale trampolino per il prossimo step di comprensione della realtà.
  2. comprendere e risolvere attività legate alla matematica e interdisciplinari, coordinando il gruppo classe in modo da farlo lavorare sempre con maggiore autonomia e gratificazione personale. Le attività devono accompagnare i bisogni degli alunni, permettendo loro di vivere l’apprendimento della matematica con estrema spontaneità, tanto da non percepirne l’onere.
  3. realizzare un percorso sui Problemi matematici sia con parti esplicative sia con esercizi gradualizzati per “testare” il grado di competenza raggiunto dagli alunni; a quest’ultimi si dà la possibilità di sperimentare quanto abbiano sviluppato le capacità di ragionamento: dal momento in cui il problema viene proposto fino alla stesura della soluzione.

Come facilitare l’approccio con i problemi matematici?

Un modo efficace è proporre il Problem solving in chiave cooperativa in classe, con il preciso scopo di facilitare, tra tutti i membri del gruppo classe, la creazione di uno spazio in cui ciascuno è incluso o chiamato a partecipare con le proprie modalità e tempi alla comprensione e poi alla risoluzione dei problemi.
Un ulteriore percorso sui problemi a sfondo storico (in situazioni e fatti fantastici o ricadenti in epoche precedenti come il riferimento storico antropologico alle civiltà passate come Cretesi, Greci e Romani) permette di operare in un ambiente diverso e perciò più accattivante.

E per imparare a ragionare e a memorizzare concetti matematici importanti?

Grazie all’enigmistica è possibile combinare logica e gioco: guardare la realtà con questa modalità interpretativa è a fondamento della costruzione del pensiero competente come viene richiesto anche dalle prove INVALSI. Formare al ragionamento logico, non trascurando l’utile esercizio della memorizzazione e del calcolo, anche per mezzo di attività ludico-espressive, favorisce anche il graduale passaggio alla didattica disciplinare della scuola secondaria.

 

Nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Saperi la matematica ha un posto speciale, con tanti esercizi e allegati specifici.

Il Cerchio dei Saperi

“Se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria è una fase molto delicata e non sempre semplice; la reazione al cambiamento è spesso molto differente da bambino a bambino.

Per affrontare i primi giorni di scuola, ma anche per accompagnare lo studio durante l’anno, una delle scelte giuste da fare è sicuramente adottare nuovi stimoli per supportare l’apprendimento.

Ad esempio, cantare insieme permette ai bambini di imparare divertendosi; grazie alla musica si accende la motivazione: gli stimoli musicali e motori stuzzicano la fantasia di ciascun bambino, suscitando curiosità e voglia di imparare cose nuove che, grazie anche alle canzoni, possono essere apprese con maggior facilità e memorizzate meglio.

Le insegnanti hanno a disposizione diversi strumenti utili a motivare un bambino, come le filastrocche per insegnare l’alfabeto e i numeri, le favole, le poesie e le immagini che, se accompagnate da musica e movimento, diventano estremamente più divertenti ed efficaci.

Quali sono quindi i benefici principali?

  • Le canzoni, le filastrocche e le storie in rima

    La musica promuove lo sviluppo di competenze trasversali e aiuta a sviluppare capacità corporee, motorie, percettive e sensoriali.
    È il linguaggio ideale per svolgere attività in comune e per realizzare forme di socializzazione; può essere veicolo di trasmissione di informazioni e messaggi e diventare strumento di tolleranza e comprensione reciproca.
    Certamente uno degli strumenti di inclusione più potenti.
    Grazie alla musica è possibile sviluppare anche competenze cognitive e potenziare la capacità di memorizzazione: attraverso semplici filastrocche musicali si aiuta i bambini a memorizzare le fasi del giorno, concetti difficili come dentro e fuori, davanti e dietro oppure ancora nozioni come le vocali, i numeri, o le figure geometriche; se questo non bastasse ricordo anche che in situazioni complesse e di stress emotivo la musica tranquillizza i bambini e ha un effetto benefico e rilassante che predispone all’apprendimento e allo svolgimento attivo delle attività scolastiche.
    Imparare filastrocche e storie in rima permette inoltre di esercitare la memoria e tenerla in allenamento, si gioca con le parole, con il ritmo e con la musicalità del linguaggio.
    Infine completare le rime facilita anche l’apprendimento di nuove parole, così da arricchire il proprio lessico sempre convinti che a scuola, così come nella vita, “chi conosce più parole, vince”.
     

  • Il ballo collettivo

    Sottovalutare l’importanza del movimento corporeo è un errore che fanno molte insegnanti. Dopo uno sguardo attento si notano però alunni sempre più impacciati nei movimenti, incapaci di correre, saltare in modo coordinato e persino di fare le capriole.
    Perché sarebbe bene invece dare più spazio nella didattica al movimento corporeo?
    Il ballo o, volendo usare un linguaggio più tecnico, le attività neuromotorie musicali, sono uno strumento molto efficace perché riescono a conciliare lo sviluppo motorio con quello espressivo e comunicativo.
    Grazie ai balli collettivi è più facile aggregare e formare il gruppo, stimolando la capacità di attenzione e di rispetto nei confronti degli altri.
    Muoversi a tempo di musica è un’attività altamente inclusiva che, oltre ad essere divertente, stimola la creatività, la memoria e permette di sviluppare l’ascolto, il senso del ritmo e di accrescere la propria autostima.

D’altronde anche Marcel Proust sosteneva che

“La musica è forse l’unico esempio di quello che avrebbe potuto essere- se non ci fosse stata l’invenzione del linguaggio, la formazione delle parole, l’analisi delle idee- la comunicazione delle anime”
 

  • Il gioco e le attività neuromotorie

    Intendiamo qui il gioco non come semplice passatempo ma come un’attività formativa.
    È risaputo che attraverso il gioco e le attività neuromotorie i bambini sono stimolati a esplorare con il corpo; la regola di “imparare facendo” era sostenuta persino da Confucio che in una famosa massima aveva sottolineato: “se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”.
    L’esperienza sonora si salda strettamente con la motricità; i movimenti semplici abbinati alle canzoni permettono di memorizzare in modo ludico i concetti espressi, che in questo modo vengono fissati più rapidamente e contribuiscono ad affinare le abilità neuromotorie.

Don Milani, Maria Montessori e Gianni Rodari insieme a molti altri esperti del passato, sostenevano che il gioco è la prima attività didattica, che “se giocando si impara, giocando bene si impara meglio”.

 

Scopri le canzoni, le filastrocche e le storie in rima di Carta Canta, il nuovo Corso per il triennio della Scuola Primaria di Raffaello Scuola

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