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Lo straordinario viaggio della Madonna Sistina e l’ebbrezza di essere sospesi in cielo

Prima di tutto, grazie di aver seguito fin qui la rubrica dedicata al cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio che tanto ci ha appassionato.

Con le scelte di lettura che finora abbiamo presentato della sua sorprendente espressione artistica, non c’è stata la pretesa di essere minimamente esaustivi, solamente la volontà di avvicinarci all’ artista della grazia e della bellezza, con il desiderio che in molti continui l’interesse per l’arte del grande urbinate.

La sua produzione permette di cogliere un artista complesso, non solo ammirevole nel dipingere “Madonne” in modo sublime, ma capace di promuoversi professionalmente e di rappresentare il perfetto “cortigiano”, secondo quanto espresso dal grande amico, l’intellettuale-umanista Baldassarre Castiglione.

Stendhal (“Passeggiate romane”) ha paragonato Raffaello a Mozart per gli aspetti di armonia e di drammaticità che le opere comunicano in una dialettica umana e al tempo stesso divina. Raffaello mito del suo tempo, mito senza tempo.

Questo ultimo articolo rappresenta ancora un incontro con il grande Raffaello; prenderemo in esame la Madonna Sistina e il suo straordinario viaggio.

madonna sistina quadro

Madonna Sistina
Dipinto a olio su tela di Raffaello, (1513-1514 circa) 265×196 cm, Gemäldegalerie di Dresda.

Picasso diceva che Raffaello “ci promette il paradiso e poi semplicemente ce lo dà”.

Tra i capolavori di Raffaello, artista universale, umanista, pittore, architetto, sperimentatore di tecniche espressive e di comunicazione, un dipinto eccezionale è la Madonna Sistina, un’opera originale, unica anche per le vicende che l’hanno vista assumere un valore ineguagliabile nell’esperienza umana e culturale del nostro tempo.

Il dipinto fu commissionato a Raffaello nel 1512 da Papa Giulio II, quale dono per la chiesa benedettina di San Sisto e Santa Barbara di Piacenza dove rimase, come pala d’altare, per oltre due secoli prima di essere venduta dai monaci (in difficoltà economiche) nel 1754 ad Augusto III di Sassonia che la portò a Dresda.

Ma le vera peregrinazione iniziò per l’opera con la Seconda Guerra mondiale.

Questa brevemente la storia: l’11 settembre 1939, scoppiata la seconda guerra mondiale, la Madonna Sistina venne nascosta provvisoriamente in uno scantinato e di seguito, dopo la ricerca di un luogo sicuro anche per i tanti preziosi dipinti della pinacoteca di Dresda,  nella Fortezza Albrecht a Mesisen. Gli specialisti di seguito ritennero di preservarla in più adeguate e sicure condizioni in una cavità sotterranea e nel maggio 1943 venne collocata in un tunnel ferroviario in disuso a  Rottewend.

Nel 1945, dopo la sconfitta della Germania hitleriana per mano delle truppe alleate e sovietiche, i Russi riuscirono a localizzare il nascondiglio e portarono la tela nel Castello di Pillnitz, lungo l’Elba insieme agli altri Trofei di Guerra. Il 30 luglio dello stesso anno il quadro partì per Mosca dove venne collocato nel Museo Puskin, negato alla vista di chiunque per ordine diretto di Stalin. La Madonna Sistina scomparve letteralmente per quasi dieci anni. Solo nella primavera del 1955 le autorità sovietiche, nel mutato clima politico, in seguito alla morte di Stalin, ammisero di possederla.

Il 3 marzo 1955 il governo sovietico sancì in modo ufficiale la restituzione delle opere d’arte appartenute alla Germania e la Madonna Sistina apparve di nuovo nelle sale del Museo Puskin per un’esposizione di tutti i quadri rinvenuti. La Mostra fu aperta dal 2 maggio al 20 agosto 1955 e l’affluenza di visitatori fu inimmaginabile. La Madonna Sistina fu l’opera che suscitò la maggiore attrazione, un’icona popolare che umili e intellettuali volevano riprodotta nelle proprie case.

Su un treno speciale, insieme alle altre opere, nell’ottobre 1955 il quadro riprese il suo viaggio per la patria tedesca (Germania orientale) e raggiunse Berlino per una nuova esposizione (novembre 1955- aprile 1956) finché il 3 giugno 1956 tornò alla Gemäldegalerie Alte Meister  a Dresda, la Firenze sull’Elba.

Preservata dalla distruzione, conservata in mezzo agli orrori della guerra, La Madonna Sistina è diventata interprete dei sentimenti e  delle sofferenze che la guerra ha rappresentato. Per Dostoevskij la Madonna di Raffaello era il simbolo della pietà, definita nel romanzo “I demoni”, “regina delle regine, ideale dell’umanità”.

Vassilij Grossman, che nel 1955 poté ammirare nel Museo Puskin la Madonna Sistina, trasse ispirazione  dal  dipinto di Raffaello per un racconto di grande intensità “la Madonna di Treblinka” immaginando la Madonna testimone delle sofferenze dell’uomo, lui che come corrispondente  sul fronte russo-tedesco aveva visto le terribili atrocità dei campi di concentramento nazisti e dei gulah sovietici della Kolyma.

La Madonna di Raffaello che Grossman poté immaginare, nel cuore di Treblinka, testimone dell’indomabilità della vita offesa.

“Guardando la Madonna Sistina noi conserviamo la fede che la vita e la libertà sono una cosa sola e non c’è niente di più alto dell’umano dell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà”

Vassilij Grossman, 1955

Soffermiamoci ad osservare il dipinto. Giorgio Vasari già nel 1500 aveva definito la Madonna Sistina un’opera rara e straordinaria, un capolavoro.

La Madonna Sistina, ha continuato nei secoli il suo dialogo intimo con gli uomini per la dimensione a un tempo divina e umana con cui Raffaello ha saputo rappresentarla.

Il grande Genio raffigura una mamma fanciulla, una figura a cui siamo invitati ad avvicinarci senza troppe elucubrazioni, disposti alla mitezza, alla semplicità, alla luce.

Nel quadro la Madonna è in piedi, tra le nuvole e i cherubini, il Bambino Gesù in braccio, quasi offerto ai fedeli. A un lato della Vergine San Sisto, con il capo rivolto alle divinità mentre dall’altro lato santa Barbara, inginocchiata, rivolta con lo sguardo verso i fedeli

La soavità e la dolcezza della raffigurazione della Madonna con in braccio il suo Bambino rendono questo dipinto tanto straordinario e ineffabile quanto umano e reale.

La Madonna e il Bambino sono centrali in una scena aperta all’infinito da semplici tende su spazi pieni di nuvole. Tonalità pacate dei colori quasi a raccontare l’espressione dolce e seria della Madonna. Risaltano i toni dorati nell’abito del Santo e l’eleganza delle vesti di Santa Barbara, che connotano il tempo storico.

Il grande Maestro pone il centro della prospettiva al di fuori del quadro, coinvolgendo lo spettatore in una visione celestiale. Anche due angioletti con i riccioli scompigliati guardano la scena, quasi sospesi tra cielo e terra. Proprio quegli angioletti utilizzati troppo spesso dal mercato come elementi decorativi nei più svariati prodotti. I due angioletti vispi e paffuti guardano altrove, in alto, ma ben appoggiati sul bordo inferiore  della scena, forti di una presenza  capace di comunicano il mistero e  di suscitare  meraviglia.

Il quadro ebbe una grande influenza sull’arte contemporanea, da Cézanne a Picasso, da Malevič a Schwitters, fino a Warhol. L’influenza e le contaminazioni di Raffaello sulla produzione artistica a lui contemporanea e successiva possono essere analizzati da vari e diversi punti di vista, orientati a definire e circoscrivere la sua ispirazione, la sua tecnica, la sua creatività innovativa.

La Madonna Sistina, rappresentò una rivelazione per Dostoevskij.

“Nel 1867 egli è a Dresda con la moglie Anna e ogni giorno è al museo, e ogni giorno è davanti alla Madonna Sistina. Quando il Principe Myskin nell’Idiota parla di una bellezza che salverà il mondo certamente pensava a questa Madonna, e certamente pensava a Raffaello”

Franco Rella, Guida per ritrovare la bellezza, Robinson, pag.8, la Repubblica, 29 febbraio 2020

you

Un film, del regista Nicola Abbatangelo, racconta lo sguardo con cui Grossman contemplò il capolavoro di Raffaello.  You – Story and Glory of a Masterpiece , un “docu-film” presentato al Cinema Massimo di Torino il 16 luglio 2020.

Un libro, tanti cuori

Scopriamo il lavoro dell’illustratrice Elena Mellano.

Il progetto che ruota intorno alla nascita di un libro è un’operazione davvero complessa e vede coinvolti molti attori. Gli autori in primis, ma poi le redazioni, gli editor, i grafici.

Ultimi ma non ultimi gli illustratori, senza i quali nessun libro di narrativa o ministeriale sarebbe lo stesso.

Iniziamo con il primo articolo della rubrica “Un libro, tanti cuori”, dedicata al dietro le quinte con l’intervista all’illustratrice Elena Mellano, che ha collaborato al progetto Leggi e Vai e a molte altre produzioni del Gruppo editoriale Raffaello.

Buona lettura.

elena mellano

 

Quando hai deciso che saresti diventata illustratrice? Perché?
In realtà non ho mai proprio… “deciso”: si può dire mi sarebbe sempre piaciuto sin da quando, ancora piccolina, mi perdevo tra i disegni sui libri delle elementari… Quando molti anni dopo si è presentata l’opportunità, beh… “Ci ho provato!” tuffandomi a piene mani.
Durante le scuole superiori non ho mai sperato di farcela veramente, i miei studi (grafica pubblicitaria) viaggiavano su un binario parallelo e, finita la scuola, la mia priorità era iniziare a lavorare immediatamente per poter capire e affrontare meglio la vita reale.  A costo di cambiare settore.
Sono sempre stata fiduciosa però che presto mi si sarebbe potuta aprire una strada: “la mia”. Ed è una sensazione che porto dentro un po’ sempre e un po’ in tutte le situazioni.

Iniziai a lavorare in una tipografia: paradossalmente confezionavo i libri degli altri: …altrochè illustrarli!
Dopo circa un anno mi si presentò l’opportunità di fare un colloquio come grafica. Ci credete che in quell’azienda stessero cercando anche un illustratore? Il datore di lavoro
vide un po’ per caso dei miei disegni (li avevo lasciati appoggiati al divanetto dell’ingresso) e il giorno seguente iniziò il mio periodo di prova, in seguito l’assunzione.

È stato facile?
No, non è stato facile… non lo è. Credo che un buon illustratore debba essere sempre aggiornatissimo su quello che succede attorno, su tutti i fronti, non solo in Italia, e non solo artisticamente parlando.  E studiare, anche il passato, ricercare… se devi illustrare un racconto storico? Epico o mitologico? Insomma, spesso non è fantasticare e basta! E poi devi migliorare, migliorare, assorbire e imparare di continuo, cambiare tecniche, affinare stili, monitorare cosa “funziona di più a livello tecnico e stilistico”. Questo se vuoi viverci e lavorarci nel vero senso della parola… diverso se vuoi fare l’artista e basta.
Infatti spesso auguro a me stessa di vivere abbastanza a lungo per imparare e imparare ancora cercando di mai far svanire l’entusiasmo, e quando questo lo sento diminuire, lo alimento.

Quando l’azienda per cui lavoravo è fallita mi sono rimboccata le maniche e ho provato ad avventurarmi da sola. I famosi freelance.
Non avevo nemmeno un computer, non avevo ponti: inteso come persone che potessero indicarmi cosa fare, darmi contatti, non avevo mezzi e strade da seguire.
Non sapevo dove reperire gli indirizzi delle case editrici, non sapevo nemmeno quali fossero quelle che si occupassero di infanzia, ma ho anche trovato molte persone disposte ad aiutarmi e spronarmi. Amici, famiglia, ex colleghi, anche sconosciuti.
Ci sono voluti anni, partecipazioni a fiere, nottate ad imparare stili e tecniche, prove, prove, richieste di attenzioni e porte chiuse. Intanto dipingevo, partecipavo a mostre e realizzavo quadri e ritratti. Volevo dimostrare ai miei famigliari e a me stessa che potevo farcela. Che di disegno si può vivere! Ecco forse in quel periodo ho deciso di voler diventare illustratrice.
Come in tutti i periodi bui, quando tocchi il fondo capisci che vuoi risalire davvero. E allora non sei disposta a cedere. A cadere sì, ma gettare la spugna no!
Arrivarono le prime commissioni, i primi contatti, alcuni no e… i primi sì!

uffa femmine uffa maschi la lezione del fenicottero

 

Cosa provi quando disegni?
Che bella domanda… sono sicura che molti si aspetteranno una risposta come: “Sogno ad occhi aperti” …
Anche.
Dipende da ciò che si deve illustrare: molte volte, soprattutto nel mondo dell’editoria scolastica, devi leggere, sapere a chi ti rivolgerai, sapere cosa si aspetta la casa editrice da te, quale stile utilizzare, capire se puoi osare di fantasia o meglio essere chiara e didascalica.

Hai uno spazio da occupare e un tempo limitato e devi cercare di occuparli al meglio.
Altre volte invece posso davvero lasciarmi un po’ andare, fantasticare, inventare personaggi, scenari, dar loro vita e prenderne parte.
Vi confesso che a volte mi ritrovo a ridere di gusto per un personaggio o scene inventate, ritrovandomi un gatto o mia figlia che mi guardano straniti e ormai “rassegnati”.
Oppure ancora quando, e tutti i disegnatori possono confermare, mimi senza sosta ogni espressione che ti ritrovi a disegnare senza accorgertene, magari entra qualcuno nello studio e ti chiede:” Perché fai quella faccia?”…
Ci sono volte invece che sono sopraffatta dall’ansia… di non farcela, di non riuscire, di non esprimermi, di non accontentare… fortunatamente questa mi spinge sempre a dare il massimo.

Se c’è un sentimento di fondo però che provo costantemente, è il senso di gratitudine nei confronti del lavoro che sto facendo. Mai dimenticarsi della strada percorsa, dei sacrifici, e del sogno che si sta realizzando!

Dove prendi l’ispirazione?
L’ispirazione la prendo proprio dalla lettura che devo illustrare, mentre leggo la scena si costruisce da sola e si presenta nella mente: devo ‘solo’ riuscire a rappresentarla sul foglio.
Succede che a volte nulla prende forma: in questo caso mi appello alle immagini in internet, utilizzo soprattutto “Pinterest”; in realtà è un social, per me rappresenta una raccolta meravigliosa  ordinata e infinita di immagini, dove spesso trovo illustratori e illustrazioni a dir poco fantastiche.
E poi, noi “artisti”, se posso osare questa parola, abbiamo la fortuna di nutrire e trovare l’ispirazione davvero in ogni cosa! Mondi fantastici tra le venature del legno, di un vetro o una pietra marmorea. Le nuvole in cielo, la gente per strada, le ombre sul pavimento… Insomma in qualsiasi cosa, basta davvero saper guardare!

Le avventure di Tom Sawyer Le Fiabe dei fratelli Grimm

 

Come fai a “cogliere” il senso del testo per poterlo sintetizzare in un disegno?
Leggendo, semplicemente. A volte è immediato, altre meno. Altre ancora sono aiutata da chi collabora con me attraverso indicazioni specifiche.

Quali “strumenti” usi?
Anche qui è stata una strada in ascesa…
inizialmente comuni fogli, matite, acquerelli, pastelli…
Poi c’è stato l’avvento del digitale che per molti aspetti logistici, è molto più pratico. Uso una tavoletta grafica, un computer programmi e applicazioni mirate al disegno.

Quanto tempo impieghi a fare un disegno?

Dipende, dalla complessità del disegno da fare e dai particolari.
Anche dallo studio dello stesso o dell’argomento proposto: a volte, ad esempio, mi ritrovo a dover illustrare qualcosa di  storico quindi (viva internet) cerco nozioni, foto,  illustrazioni esistenti, testi. In altri casi ho commissioni più immediate e facili.
Insomma posso impiegare qualche ora e arrivare a più giorni per un solo disegno.

Il Corsaro Nero La ragazza che sognava la libertà

 

Grazie Elena Mellano,

arrivederci al prossimo cuore dietro al libro!

“Se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria è una fase molto delicata e non sempre semplice; la reazione al cambiamento è spesso molto differente da bambino a bambino.

Per affrontare i primi giorni di scuola, ma anche per accompagnare lo studio durante l’anno, una delle scelte giuste da fare è sicuramente adottare nuovi stimoli per supportare l’apprendimento.

Ad esempio, cantare insieme permette ai bambini di imparare divertendosi; grazie alla musica si accende la motivazione: gli stimoli musicali e motori stuzzicano la fantasia di ciascun bambino, suscitando curiosità e voglia di imparare cose nuove che, grazie anche alle canzoni, possono essere apprese con maggior facilità e memorizzate meglio.

Le insegnanti hanno a disposizione diversi strumenti utili a motivare un bambino, come le filastrocche per insegnare l’alfabeto e i numeri, le favole, le poesie e le immagini che, se accompagnate da musica e movimento, diventano estremamente più divertenti ed efficaci.

Quali sono quindi i benefici principali?

  • Le canzoni, le filastrocche e le storie in rima

    La musica promuove lo sviluppo di competenze trasversali e aiuta a sviluppare capacità corporee, motorie, percettive e sensoriali.
    È il linguaggio ideale per svolgere attività in comune e per realizzare forme di socializzazione; può essere veicolo di trasmissione di informazioni e messaggi e diventare strumento di tolleranza e comprensione reciproca.
    Certamente uno degli strumenti di inclusione più potenti.
    Grazie alla musica è possibile sviluppare anche competenze cognitive e potenziare la capacità di memorizzazione: attraverso semplici filastrocche musicali si aiuta i bambini a memorizzare le fasi del giorno, concetti difficili come dentro e fuori, davanti e dietro oppure ancora nozioni come le vocali, i numeri, o le figure geometriche; se questo non bastasse ricordo anche che in situazioni complesse e di stress emotivo la musica tranquillizza i bambini e ha un effetto benefico e rilassante che predispone all’apprendimento e allo svolgimento attivo delle attività scolastiche.
    Imparare filastrocche e storie in rima permette inoltre di esercitare la memoria e tenerla in allenamento, si gioca con le parole, con il ritmo e con la musicalità del linguaggio.
    Infine completare le rime facilita anche l’apprendimento di nuove parole, così da arricchire il proprio lessico sempre convinti che a scuola, così come nella vita, “chi conosce più parole, vince”.
     

  • Il ballo collettivo

    Sottovalutare l’importanza del movimento corporeo è un errore che fanno molte insegnanti. Dopo uno sguardo attento si notano però alunni sempre più impacciati nei movimenti, incapaci di correre, saltare in modo coordinato e persino di fare le capriole.
    Perché sarebbe bene invece dare più spazio nella didattica al movimento corporeo?
    Il ballo o, volendo usare un linguaggio più tecnico, le attività neuromotorie musicali, sono uno strumento molto efficace perché riescono a conciliare lo sviluppo motorio con quello espressivo e comunicativo.
    Grazie ai balli collettivi è più facile aggregare e formare il gruppo, stimolando la capacità di attenzione e di rispetto nei confronti degli altri.
    Muoversi a tempo di musica è un’attività altamente inclusiva che, oltre ad essere divertente, stimola la creatività, la memoria e permette di sviluppare l’ascolto, il senso del ritmo e di accrescere la propria autostima.

D’altronde anche Marcel Proust sosteneva che

“La musica è forse l’unico esempio di quello che avrebbe potuto essere- se non ci fosse stata l’invenzione del linguaggio, la formazione delle parole, l’analisi delle idee- la comunicazione delle anime”
 

  • Il gioco e le attività neuromotorie

    Intendiamo qui il gioco non come semplice passatempo ma come un’attività formativa.
    È risaputo che attraverso il gioco e le attività neuromotorie i bambini sono stimolati a esplorare con il corpo; la regola di “imparare facendo” era sostenuta persino da Confucio che in una famosa massima aveva sottolineato: “se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”.
    L’esperienza sonora si salda strettamente con la motricità; i movimenti semplici abbinati alle canzoni permettono di memorizzare in modo ludico i concetti espressi, che in questo modo vengono fissati più rapidamente e contribuiscono ad affinare le abilità neuromotorie.

Don Milani, Maria Montessori e Gianni Rodari insieme a molti altri esperti del passato, sostenevano che il gioco è la prima attività didattica, che “se giocando si impara, giocando bene si impara meglio”.

 

Scopri le canzoni, le filastrocche e le storie in rima di Carta Canta, il nuovo Corso per il triennio della Scuola Primaria di Raffaello Scuola

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22 Aprile – Giornata mondiale della Terra

Compito autentico: il decalogo del RISPETTO!

La giornata della terra si festeggia il 22 aprile di ogni anno. È un momento di riflessione importante dedicato all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta. Un giorno in cui vengono organizzate manifestazioni in tutto il mondo, per sensibilizzare sul tema dell’ecologia e fornire informazioni sullo stato di salute del pianeta.

L’idea di dedicare un giorno alla terra nasce da un gravissimo disastro ambientale avvenuto negli Stati Uniti nel 1969: un’enorme fuoriuscita di petrolio da un pozzo petrolifero.

In conseguenza di questo disastro, il 22 aprile 1970 è nata prima Giornata della Terra, cui parteciparono milioni di cittadini statunitensi. L’anno seguente anche le Nazioni Unite formalizzarono la partecipazione all’evento.

Nel sussidiario dei linguaggi LEGGI E VAI viene dato molto risalto alla cura dell’ambiente. Nelle pagine di Cittadinanza e Costituzione dedicate al RISPETTO si trovano alcune attività imperniate sull’importanza della salvaguardia del mondo che ci circonda.

 Leggi e vai - pag. 154-155

Partendo da queste riflessioni, può nascere un compito autentico.

Dopo la discussione in circle time su quali azioni intraprender per trasformare le parole infatti, gli alunni potranno creare un DECALOGO del RISPETTO, da appendere in casa, ad uso di tutta la famiglia.

Ecco alcune riflessioni da cui può prendere avvio il decalogo:

  • Usa la bici o i mezzi pubblici, uno più uno di noi fa cento scarichi in meno…
  • Spegni le luci quando non sei nella stanza. A che serve se non ci sei?
  • Non lasciare tv e computer in stand-by consumano energia elettrica per niente.
  • Preferisci la doccia alla vasca: la doccia consuma molta meno acqua e impiega meno tempo per scaldare l’acqua
  • Usa meno plastica.
  • Usa contenitori lavabili invece di quelli usa e getta.

Successivamente, si potrà proporre ai bambini una simpatica canzoncina, tratta sempre dal LEGGI E VAI

Leggi e vai - pag. 160

Potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione anche la lettura di alcuni brani di Noi siamo il futuro, la raccolta di racconti ispirata all’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Insieme alla visione di bel video dell’European Space Agency, ESA sull’effetto serra.

 

Tutti insieme, sarà bellissimo creare uno slogan o cercare un aforisma da appendere sulla porta della classe, per ricordare a tutti che il rispetto della terra non finisce il 22 aprile…

“La terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra”.
(Proverbio dei Nativi americani)

7 Febbraio – Giornata Nazionale contro il Bullismo e Cyberbullismo

Capire, prevenire e intervenire attraverso attività, libri e film

#stopalbullismo

Bullismo e Cyberbullismo sono fenomeni dalle conseguenze dolorose che spesso lasciano tracce profonde in chi ne è vittima a scuola e fuori dalla scuola. Contro questi eventi il 7 febbraio 2019 si celebra la seconda Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, un’iniziativa nata l’anno scorso che si colloca nel Piano Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo voluta dal Miur. Bullismo e il Cyberbullismo sono tematiche fortemente legate tra di loro: se infatti, fino a qualche tempo fa, i bulli agivano solo “fisicamente” ora il bullismo può viaggiare anche sul web. Noi  insegnanti possiamo avere un ruolo  molto importante nel contrastare questo terribile fenomeno attraverso tre momenti:

  • CAPIRE
  • INTERVENIRE
  • PREVENIRE

CAPIRE: siccome alla base di comportamenti aggressivi ci sono spesso emozioni e stati d’animo negati, capire significa lavorare, attraverso metodologie come il circle time, sulla capacità di ascolto, sul riconoscimento delle emozioni positive e negative, sulla capacità di esplicitarle a parole, sul coraggio di condividerle senza paura.

INTERVENIRE: significa essere attenti osservatori delle dinamiche e delle relazioni nella classe, per essere pronti a cogliere i segnali di disagio affrontando il problema in modo rapido ed efficace.

PREVENIRE: significa guidare i ragazzi a star meglio con sé stessi per poter gestire con serenità le proprie emozioni, lavorando sul rispetto reciproco e sull’accettazione delle differenze.

Quali attività e strategie mettere in atto?

Nel Leggi e Vai di classe quarta troviamo del materiale utile alla riflessione nella sezione di Cittadinanza e Costituzione “Siamo tutti uguali?”:

SIamo tutti uguali

Leggi e vai - Pag. 59

Siamo tutti uguali - Mi vergogno!

E, proprio per rimarcare il diritto alle differenze che diventano uguaglianze, troviamo anche le pagine de “L’unione fa la forza”:

L'unione fa la forza

Nel volume di quinta invece trova spazio la riflessione sull’utilizzo consapevole di internet:

Internet sì, internet no

Per chi volesse affrontare i rischi della rete con un libro, consiglio per i più piccini:

Game Over

Game Over

e per i più grandi:

Amici Virtu@li

Amici Virtu@li

Per chi invece preferisse con la visione di un film, ecco due belle opportunità:

“Non è sufficiente che la nostra educazione non ci guasti; bisogna che ci cambi in meglio”.
[Michel de Montaigne, Saggi, Mondadori, Milano 1970, p. 183]

 #stopalbullismo