“Camminare” nell’arte e nella filosofia
I super poteri del cammino
Nell’ambiente circostante, inteso in tutta la sua complessità, ci si può orientare “camminando”, per superare fattori di stress, recuperando il piacere di una passeggiata tranquilla, in modo organizzato o libero, velocemente oppure lentamente, ripiegati sui pensieri più intimi o protesi verso la natura e lo spazio con il desiderio di cogliere quanto di sorprendente offrono.
Nel camminare andiamo sempre incontro al nuovo e all’imprevisto, all’impatto con un mezzo altro da noi, rappresentato da una molteplicità di fattori e, al tempo stesso, ci misuriamo con la resistenza di quell’insieme psicobiologico che è dato dal nostro corpo, dal nostro vissuto di idee, emozioni e sensazioni. Soprattutto l’essere soli o insieme ad altri può cambiare la prospettiva del camminare e la direzione del procedere.
“Mi piacerebbe camminare con te lì per scoprire se guardiamo le cose allo stesso modo” (Vincent Van Gogh)
Van Gogh amava camminare. A Londra impiegava tre quarti d’ora per andare al lavoro. Passeggiava per esplorare la città e la campagna alla ricerca di soggetti da dipingere. Dal Belgio camminò per una settimana fino a Courrières, nel nord della Francia per cercare le tracce di Jules Breton e di altri artisti.
Ha scritto Ippocrate, medico greco considerato il padre della medicina occidentale, che “il camminare è la migliore medicina”. Aristotele insegnava camminando, tanto che i suoi allievi erano i peripatetici o colonnati dal termine greco di riferimento, poiché il Peripato era la parte del giardino del Liceo di Atene in cui Aristotele teneva solitamente le sue lezioni.
Socrate dialogava e discuteva mentre camminava e di Kant sappiamo che gli abitanti di Königsberg, la sua città, regolavano gli orologi al passaggio del professor Kant, all’andata o al ritorno dalla sua passeggiata quotidiana.
“Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”. (Friedrich Nietzsche)
Sicuramente il camminare è l’attività fisica più naturale e spontanea per ogni individuo che possa spostarsi rispondendo al bisogno primario di raggiungere uno stato di benessere fisico, mentale ed emotivo.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” (Italo Calvino)
Camminare permette di ritrovare una nuova armonia, di incontrare con leggerezza la propria interiorità, trasformando conflitti e inquietudini, ma è anche un’opportunità di abitare in modo nuovo il mondo, di stare con altri individui, insieme ai quali si è scelto di condividere il percorso.
Assumere il camminare come paradigma di resilienza significa osservare e analizzare le forme possibili del miglioramento del benessere individuale. Superare traumi, eventi stressanti, situazioni di disagio, significa intraprendere un cammino che possa rendere più forti le capacità di essere “resilienti”, per diventare consapevoli delle proprie vulnerabilità, motivati ad essere attivi e creativi nel risolverle. Ritorna l’idea del cammino come terapia e come cura, da considerare sia a livello simbolico sia a livello operativo e funzionale.
“Camminare è, ad ogni passo, un incontro con noi stessi”. (R. Tagore)
Se una definizione di resilienza prevede la capacità di non soccombere di fronte alla difficoltà che si possono incontrare durante il percorso di vita, intesa in tutte le poliedriche esperienze di studio, di lavoro, di socialità, ecco che la qualità del cammino può fare la differenza.
Un cammino di qualità è così un andare creativo, aperto alle possibilità che la strada lascia intravedere. A livello di formazione si tratta di sviluppare capacità di attingere costantemente a nuove risorse, di trovare soluzioni a nuovi problemi. Il termine resilienza indica appunto la capacità di reagire “tornare a saltare” dal latino resilio, che nel linguaggio fisico significa la resistenza che i metalli oppongono agli urti.
“Viandante, il sentiero non è altro che le orme dei tuoi passi. Viandante, non c’è sentiero, il sentiero si apre camminando”. (Antonio Machado)
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Mirella Mazzarini
Presidente dell'Unicef Marche ed ex dirigente scolastica. Da anni è impegnata nel campo del volontariato e della pedagogia.
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