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Non solo Marie Curie!

| Mirella Mazzarini | , , | Tempo di lettura: 6 min.
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La scienza e il gender gap tra uomini e donne

Favorire l’uguaglianza di genere è uno degli Obiettivi Fondamentali di Sviluppo, obiettivo che si impone in modo trasversale, nella consapevolezza del vivere responsabilmente il nostro tempo, per favorire il riconoscimento del ruolo della donna nella vita sociale, culturale e politica.

In particolare, dal 2015, l’ONU ha istituito la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, da celebrarsi ogni anno l’11 febbraio. Questa giornata nasce proprio con la finalità di colmare il divario di genere e promuovere uguaglianza e parità di accesso nei settori della ricerca e negli ambiti di lavoro relativi alla scienza.

La celebrazione vuole promuovere così il programma d’azione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma sottoscritto dai 193 Paesi membri dell’ONU, impegnati a ridurre disuguaglianze sociali, culturali ed economiche che impediscono la crescita equa e organica del pianeta.

IL GENDER GAP NELLE DISCIPLINE SCIENTIFICHE

Le disparità di genere in ambito scientifico si riferisce in modo più generale anche ai campi compresi nelle cosiddette STEM, vale a dire le discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). I dati a disposizione rivelano che negli ultimi anni il numero delle donne che si dedicano e si distinguono in tali discipline è aumentato considerevolmente; tuttavia, le donne rappresentano solo il 30% dei ricercatori nel mondo, con percentuali più basse nei livelli decisionali più alti.

Si può affermare che il gender gap tra uomini e donne è circa 10 a 1, dato da leggere in chiave socio-storica per le ridotte opportunità che hanno avuto le donne nel conseguire idonei titoli di studio e poter accedere ai laboratori di ricerca e alle cattedre universitarie. Così si è radicato il pregiudizio per cui le donne sarebbero più adatte alle materie letterarie e linguistiche, piuttosto che a quelle scientifiche. Donne famose in passato, tranne casi eccezionali, pensiamo a Ipazia, sono state scrittrici, poetesse, pittrici più che scienziate.

A livello globale, il dato positivo è che le donne che decidono di studiare discipline scientifiche sono aumentate in proporzione più degli uomini (+5,1 per cento contro +3,3 per cento nell’Unione Europea), e questo non solo in ambiti in cui la presenza femminile è sempre stata relativamente elevata, come medicina e biologia, ma anche in discipline quali ingegneria e informatica, finora appannaggio quasi esclusivamente maschile. Ci sono stati anche progressi concreti nel riconoscimento del lavoro delle scienziate, sia a livello nazionale che internazionale; nel 2014, per esempio, la prestigiosa medaglia Fields per la matematica è stata assegnata per la prima volta a una donna, l’iraniana Maryam Mirzakhani (1977-2017).

Il Premio Nobel è un indicatore significativo a riguardo. Tale Premio assegnato per la prima volta nel 1901, evidenzia una fortissima sperequazione fra i generi, in particolare, nell’ambito della fisica, sono stati premiati 206 scienziati e soltanto 4 scienziate; più numerose le premiate per la chimica: 7 donne e 160 uomini; per la medicina, infine, risultano soltanto 12 premi assegnati a donne, tra le quali, nel 1986, di Rita Levi-Montalcini (1909-2012), mentre gli uomini sono stati ben 207.

 

NON SOLO MARIE CURIE!

Perché la scienza è stata declinata al maschile e il contributo delle donne non è stato valorizzato? La Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza vuole combattere pregiudizi e stereotipi e ricordare che tante sono le donne che hanno contribuito al progresso dell’umanità in campo scientifico, superando difficoltà e scetticismi.

Tra loro la matematica Elena Lucrezia Corner (1646-1684); Laura Bassi (1711-1778), prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria, si dedicò alla fisica sperimentale. Per la sua attività le vennero dedicati un asteroide e un cratere su Venere. Molta fama per Marie Curie (1867-1934), una delle prime scienziate riconosciute a livello mondiale e per la figlia Jréne Joliot-Curie (1897-1956). Le ricerche sulle radiazioni e sui materiali radioattivi valsero a Marie Curie due Premi Nobel: per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, in seguito alla scoperta del radio e del polonio. Madame Curie fu anche la prima donna ad insegnare alla celebre Università Sorbona di Parigi.

Barbara McClintock (1902-1992) studiò la struttura e il funzionamento dei cromosomi, guardata con diffidenza da parte dei suoi stessi collaboratori.

Vinse il Nobel per la Medicina nel 1983, tre anni più tardi rispetto a Rita Levi-Montalcini.

TROTULA DE RUGGERO E MARGHERITA HACK

“E dal momento che taluni malanni si manifestano nelle zone più intime, le donne non osano per riserbo e per fragilità della loro condizione, rivelare al medico i tormenti provocati dal dolore. Per questo motivo, io, mossa da tali compassionevoli circostanze, sollecitata soprattutto da una nobildonna, presi a riflettere più attentamente sulle malattie che assai spesso affliggono il sesso femminile” (De Passionibus Mulierum Curandarun, di Trotula de Ruggiero).

Il passo citato permette di conoscere una donna che è stata capace di offrire un grande contributo alla scienza: Trotula de Ruggero, vissuta intorno alla metà dell’XI secolo nella Salerno normanna. Figlia di una potente e ricca famiglia, poté studiare alla Scuola Medica per occuparsi della salute delle donne, ed affermarsi tanto da diventare una leggenda. Con lei nascono la ginecologia e l’ostetricia.

Nonostante siano scarse e incomplete le notizie sulla sua vita e sui suoi scritti, Trotula può essere ricordata come prima “medica” d’Europa, impegnata a migliorare le condizioni di salute e di vita delle donne con passione e sensibilità. Un esempio di donna che ha saputo fare della scienza un valore con radici nelle sue scelte esistenziali e con prospettive aperte al benessere di tutte le donne.

Con un balzo di secoli, va riconosciuto un grande merito a Magherita Hack, donna che ha saputo rappresentare in modo egregio la comunità scientifica italiana. La sua attività di ricerca è legata alla scienza astrofisica mondiale. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, ha approfondito la classificazione spettrale di molte categorie di stelle, riuscendo a diffondere interesse per la sua disciplina anche con una intensa attività di divulgazione.

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