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Tag: dibattito

Debate: la valutazione

Giudicare e valutare il dibattito

GIUDICARE E VALUTARE UN DIBATTITO
“Bravi. Interessante dibattito!” Questa è l’espressione più comune con la quale si dichiara chiuso un dibattito e si invita l’uditorio ad un applauso collettivo quale segno di riconoscimento per lo sforzo compiuto. Ma dietro quelle semplici parole si nasconde un mondo molto complesso che è quello della valutazione.

La parola italiana “valutare” indica un insieme delicato di operazioni che hanno oggetti, attori e scopi diversi. Ciò vuol dire prendere in considerazione alcune questioni di fondo: cosa si valuta? Chi valuta? Con quale obiettivo?

Per rispondere a queste domande dobbiamo innanzitutto partire da una distinzione sostanziale tra Dibattito Curricolare e Dibattito competitivo poiché la valutazione si svolge su due piani paralleli e differenti: il percorso didattico e la disputa. Con il prima si valutano le abilità sviluppate dagli studenti, con il secondo la performance e porta a designare una squadra vincitrice. Ciascuna azione fa riferimento a differenti parametri di valutazione e a differenti soggetti coinvolti.

Cercheremo di chiarire questi aspetti seguendo i due diversi piani di sviluppo.

COSA SI VALUTA?

  1. Nel dibattito curricolare

A scuola si finisce per studiare solo quello che viene valutato. Per esempio, se l’insegnante nelle verifiche tiene conto solo della grammatica, gli studenti e le studentesse studieranno soltanto le regole di grammatica. Se nelle verifiche di storia si chiederanno fatti e date, gli studenti focalizzeranno l’attenzione solo su quelle. Il dibattito richiede però abilità molto complesse, che coinvolgono strutture e funzioni del linguaggio, abilità logiche, padronanza dei contenuti, abilità relazionali.

Affinché la valutazione sia efficace e formativa, si presuppongono le seguenti fasi:

1) declinazione di obiettivi cognitivi ben definiti; 2) pianificazione di attività didattiche volte al conseguimento di tali obiettivi; 3) valutazione in itinere per monitorare la progressiva acquisizione degli obiettivi programmati.

Le prove saranno, come in ogni percorso, sia diagnostiche, sia formative che sommative, ovvero iniziali, in itinere e finali. In questo contesto è possibile prevedere prove o valutazioni che siano espressamente focalizzate sui contenuti, sulle funzioni della lingua, sulla capacità di lavorare in team, sulle abilità comunicative.

Esempi di obiettivi cognitivi per studenti della scuola del primo ciclo, focalizzati sulle competenze orali, possono essere:

  1. Formulare frasi complete;
  2. Utilizzare consapevolmente connettivi logici;
  3. Disporre in sequenze logiche le idee;
  4. Formulare un’introduzione al discorso;
  5. Formulare una conclusione;
  6. Proporre idee all’interno del gruppo di lavoro.

Una chiara lista di obiettivi cognitivi aiuta il/la docente a comporre una checklist di valutazione che lo guiderà in tutte le fasi di sviluppo dei suoi studenti. Si partirà da una prima fase diagnostica per verificare i livelli di partenza della classe e si giungerà ad una valutazione sommativa al fine di accertare le competenze acquisite. Il percorso di sviluppo abbraccerà l’intero anno scolastico.

Un esempio di checklist potrebbe essere la seguente:

INDICATORI

X

1. Ha formulato frasi complete

   

2. Utilizza connettori logici

   

3. Ha formulato l’introduzione

   

4. Ha formulato la conclusione

   

5. Cita le fonti

   

6. Mantiene un contatto visivo

   

La checklist proposta potrà essere cambiata e adattata all’attività svolta in classe, all’età degli studenti e soprattutto agli obiettivi fissati in sede di programmazione.

  1. Nel dibattito competitivo

La valutazione in questo caso si concentra solo sul dibattito e questo impone un significativo cambio di prospettiva. Si tratta di stabilire quali siano le questioni importanti su cui valutare l’intero dibattito.
I parametri utilizzati nel modello World School Debate sono sostanzialmente tre: il contenuto, lo stile e la strategia[1].
In teoria il massimo punteggio che viene assegnato ad ogni intervento principale è 100, invece per la replica finale 50. Tuttavia, nella pratica anche a livello internazionale si attribuisce un massimo di 80 punti per gli interventi principali e 40 per i discorsi di replica.

Ciascun punteggio complessivo viene ripartito in una scala di valori come riportato nelle seguenti tabelle:

DISCORSO COSTRUTTIVO

Contenuto

Stile

Strategia

Totale

Eccellente

32

32

16

80

Ottimo

31

31

16

78

Superiore alla media

30

30

15

75

Nella media

28

28

14

70

Inferiore alla media

26

26

13

65

Migliorabile

23

23

12

60

DISCORSO DI REPLICA

Contenuto

Stile

Strategia

Totale

Eccellente

16

16

8

40

Buono

15

15

8

38

Nella media

14

14

7

35

Migliorabile

13

13

4

30

Esaminiamo sinteticamente il significato di ciascun parametro:

Contenuto: riguarda la qualità e la quantità delle informazioni, dei ragionamenti e delle prove presentati durante i discorsi. Secondo questi criteri si valuta sia l’argomentazione, sia la confutazione. Infine, quando si parla di qualità si fa riferimento alla rilevanza, alla ragionevolezza e all’accettabilità di fonti e informazioni.

Stile: è il modo con cui gli oratori espongono il discorso. Attiene alla postura, alla gestualità, allo sguardo e alla voce utilizzati nel corso del dibattito. Se ne valuta la funzionalità e la coerenza rispetto al contenuto. Non rientrano nei parametri di valutazione eventuali influssi dialettali.

Strategia: fa riferimento a due aree principali. La prima riguarda il rispetto delle tempistiche, del ruolo e della struttura dell’intervento. La seconda riguarda la coerenza e coesione tra i diversi interventi.

CHI VALUTA?

  1. Nel dibattito curricolare

Gli atti di cui si compone la valutazione non sono mai unidirezionali, non dipendono tutti necessariamente dall’insegnante, ma possono assumere la forma di autovalutazione o di valutazione fra pari.
Esiste quindi una valutazione formativa svolta dal docente. Una prerogativa fondamentale affinché il docente stesso possa rendersi conto dell’efficacia della propria azione didattica e al tempo stesso dei progressi fatti dagli alunni e delle alunne.
Esiste anche una valutazione formativa svolta dal singolo studente. Infatti, le stesse checklist di valutazione utilizzate dal docente possono essere compilate dagli studenti per svolgere una significativa riflessione sulle eventuali difficoltà o sullo sviluppo delle proprie abilità.
Un’accurata distinzione tra il percorso formativo e la gara di dibattito eviterà di danneggiare gli allievi più fragili e soprattutto di alimentare l’idea che il Debate sia adatto solo a studenti che hanno una predisposizione naturale all’eloquenza. Invece monitorare e valorizzare i progressi di ciascuno significa far passare l’idea che tutti possono migliorare rispetto ai propri livelli di partenza, indipendentemente dalla possibilità di vincere o perdere una gara di dibattito.

  1. Nel dibattito competitivo

Nel dibattito competitivo è la giuria che decreta la squadra vincitrice. Alla giuria possono prendere parte sia i docenti, sia gli studenti. In ogni caso, vista la delicatezza e la complessità di questo ruolo è necessario che tutti i componenti siano consapevoli dei criteri di valutazione e sappiano come applicarli. Un utile suggerimento è quello di prendere nota dello svolgimento del dibattito: trascrivere, anche in modo abbreviato, quanto vene detto in fase dibattimentale, consente al giudice di avere riferimenti precisi sui ragionamenti, prove, esempi e citazioni.

Non esiste un modo univoco per trascrivere il dibattito, questo dipende dalle capacità di sintesi e di memorizzazione di ciascun giudice. Generalmente si divide un ampio foglio formato A3 in 6 colonne e in ciascuna colonna si riportano gli interventi dei 3 oratori PRO e dei 3 oratori CONTRO. Questa modalità permette un’accurata ricostruzione della linea argomentativa della squadra e al tempo stesso un confronto immediato tra i vari interventi.

QUALE OBIETTIVO?
Rispondere a questa domanda vuol dire riconoscere all’attività di dibattito tutta la sua funzione educativa e formativa. Infatti, sia nel Debate curricolare sia nel Debate competitivo l’obiettivo principale da perseguire è la crescita e lo sviluppo dei nostri studenti. Per questo motivo al termine di ogni attività curricolare o competitiva è opportuno che il docente fornisca una “restituzione del giudizio agli studenti.

La restituzione è quindi un feedback che viene espresso a conclusione dell’attività o della gara. Dai consigli che il docente saprà dare agli studenti dipenderanno i progressi successivi. Questo mette chiaramente in luce come la garanzia di miglioramento dipende dalla qualità del messaggio trasmesso. Giudizi superficiali, generici o molto critici, potrebbero demotivare gli allievi verso un progressivo miglioramento e un crescente entusiasmo nel Debate, poiché non viene loro riconosciuto l’impegno speso nelle attività.

Alcuni utili suggerimenti, forniti da Shute[2], utili da tenere a mente in fase di restituzione, possono essere così sintetizzati:

1. Si eviti la lode o il biasimo dello studente: il giudizio deve riguardare non la persona, ma il compito da lui svolto. Si dovrà quindi spiegare il motivo per cui si ritiene valido o meno un discorso.

2. Le informazioni devono essere specifiche, comprensibili e non generiche. Utilissimi sono i riferimenti al materiale introdotto durante il dibattito, questo aiuta ad esemplificare i giudizi o a fornire suggerimenti più circostanziati.

3. Il feedback deve focalizzarsi sull’apprendimento prima che sulla prestazione. Questo vuol dire far comprendere a che punto del percorso di apprendimento sono gli studenti e come devono procedere.

4. Si eviti il confronto con gli altri oratori o con l’altra squadra. La comparazione tra gli oratori non è adatta al fine educativo che la restituzione persegue. Spesso è proprio il tipo di giudizio che demotiva gli studenti e limita possibili miglioramenti.
La grande sfida per la scuola italiana è proprio l’adozione del dibattito come vera e propria metodologia didattica per l’apprendimento cooperativo. In quest’ottica il dibattito come laboratorio potrebbe affiancare la lezione frontale per un tempo addirittura superiore al 50%.
In questo modo potranno essere promosse abilità e competenze atte a sviluppare una conoscenza critica e consapevole. La stessa valutazione svolgerà un ruolo chiave per la promozione dell’apprendimento, unitamente alla scoperta e all’ascolto di sé.

BIBLIOGRAFIA
California High School Speech Association, Speaking Across the Curriculum, IDEA Press
Snider Alfred, Many Sides Debate Across the Curriculum, IBEABTE Press
Snider Alfred, Sparking Debate, How to create a debate Program, IDEBATE Press
Manuele De Conti – Matteo Giangrande, Debate. Pratica, Teoria e Pedagogia, Editore Pearson
Christopher Sanchez, Il Debate nelle scuole, Editore Pearson

SITOGRAFIA
Better Debate Manual, http://betterdebatemanual.wixsite.com/better
The noisy classroom, http://noisyclassroom.com/
Ministero dell’istruzione e del merito, https://www.debateitalia.it 

[1] World Schools Debating Championships (WSDC). Regolamento

[2] Shute, J. V. (2008). Focus on formative Feedback. Review of Educational research, 78, 153-189.

Debate passo dopo passo

Le tre fasi per metterlo in pratica in classe

IL DEBATE PASSO PASSO: UN PROCEDIMENTO NATURALE

A dibattere s’impara solo dibattendo. Sara è un’ottima insegnante della scuola secondaria di Primo grado. Durante un corso di formazione sul Debate chiese: “Le attività sono belle e coinvolgenti, ma da dove cominciare per muovere i primi passi nel mondo del Debate? Di quante ore avrò bisogno?”

In realtà Sara conosceva perfettamente la risposta a questa domanda, ma l’aveva posta lo stesso per evidenziare un grosso problema della scuola: il tempo e la connessione delle attività con le discipline che vengono insegnate.

Per avviare le studentesse e gli studenti al Debate è fondamentale seguire un processo graduale e naturale. Soprattutto impostare un vero e proprio percorso di sviluppo. Non si può pensare di proporre il dibattito argomentativo solo una o due volte nel corso dell’anno scolastico. Dibattere deve essere una pratica costante, in grado di rivoluzionare il nostro modo di fare didattica. Partiamo da un presupposto fondamentale: tutto può essere oggetto di discussione, quindi, qualsiasi cosa accada nel corso della giornata scolastica può essere un pretesto per argomentare e dibattere. Da questo punto di vista, l’insegnante svolge un ruolo chiave fondamentale per favorire il coinvolgimento di tutti gli studenti e metterli in condizioni di comunicare e di esprimere fin dai primi momenti le loro idee.

Possiamo quindi ipotizzare un cammino che in linea di massima porterà alla realizzazione di un dibattito nell’arco di due ore:

  • FASE INIZIALE: L’ESPLORAZIONE

Si decide il topic da analizzare: generico per i più giovani, specifico per i più grandi. Il topic assume la forma di mozione e se ne parla tutti insieme. Attraverso una serie di domande, l’insegnante cerca di coinvolgere tutti nella discussione, anche i più timidi. Questa prima fase non è finalizzata alla costruzione del dibattito vero e proprio, ma ha lo scopo di analizzare il tema affrontato, strutturare l’esperienza, renderla oggettiva usando come mezzo di comunicazione privilegiato la lingua orale.

  • FASE INTERMEDIA: L’ARGOMENTAZIONE

In questo processo che va dalla presa di coscienza dell’esperienza soggettiva a oggettiva, viene introdotto un altro mezzo: la scrittura. Gli studenti e le studentesse, in piccolo gruppo, approfondiscono ed elaborano i discorsi, con l’obiettivo prevalente dell’organizzazione logica del pensiero. Gli studenti più grandi possono ampliare il loro orizzonte integrando delle letture sull’argomento.

  • FASE FINALE: IL DIBATTITO

Gli studenti, organizzati in squadre PRO o CONTRO, sostengono le proprie idee, ascoltano la controparte e confutano le idee degli altri nel pieno rispetto di regole stabilite nel protocollo. In questa terza fase, accanto alla lingua orale viene potenziato l’ascolto e il pensiero critico.

Vediamo nel dettaglio come mettere in pratica ciascuna di queste fasi.

 

FASE INIZIALE: L’ESPLORAZIONE

– Viene scritta la mozione alla lavagna (o il topic per i più piccoli) e, attraverso un brainstorming collettivo, si analizzano i termini. È fondamentale che gli studenti e le studentesse conoscano il significato delle parole e soprattutto colgano i rapporti tra gli elementi contenuti nella mozione.

– Sulla lavagna, divisa in due parti, si registrano tutte le idee a favore della mozione sul lato sinistro e tutte le idee contro la mozione sul lato destro. L’obiettivo è quello di esplorare la mozione in tutte le sue possibilità e al tempo stesso far prendere coscienza agli studenti del loro “vissuto”. È fondamentale che in questa fase gli alunni non si schierino dalla parte del PRO o dalla parte del CONTRO per evitare atteggiamenti di chiusura e quindi radicalizzazioni delle proprie idee.

– raggruppamento e schematizzazione alla lavagna delle idee emerse in fase di brainstorming: si individueranno 3 argomenti a sostegno del pro e 3 argomenti a sostegno del contro.

In questa fase la discussione, guidata dal docente, porterà gli studenti a riflettere sulle ragioni e le connessioni logiche emerse. Il mezzo di comunicazione privilegiato è l’oralità. Questa fase iniziale durerà più o meno a lungo a seconda dell’età della classe. Sarà necessario creare un clima di “confidenza ordinata” nel quale tutti parlino spontaneamente, ascoltino e cerchino di spiegare: non è richiesto nessun rigore logico nell’esposizione delle idee, ma il coinvolgimento di tutti quanti.

 

FASE INTERMEDIA: L’ARGOMENTAZIONE

A conclusione del brainstorming, la classe viene divisa in 6 gruppi (3 gruppi svilupperanno le argomentazioni PRO e 3 gruppi le argomentazioni CONTRO) e in modo casuale si assegna a ciascun gruppo l’approfondimento e lo sviluppo di un solo argomento tra quelli registrati alla lavagna.

All’interno del piccolo gruppo gli studenti hanno la possibilità di razionalizzare quanto è stato detto e verbalizzarlo in uno schema logico. Prima di procedere a questa operazione, gli studenti più grandi possono approfondire il tema con ulteriori materiali da leggere, soprattutto se si tratta di un argomento che esula dal loro vissuto personale. Queste letture extra possono essere fornite direttamente dal docente oppure cercate su Internet dagli studenti. In ogni caso questa è la fase dell’organizzazione logica del pensiero.

Ma come organizzare un discorso persuasivo? Uno degli obiettivi cruciali di questa fase è far acquisire agli alunni l’abilità di distinguere le ragioni e le evidenze (prove ed esempi) a supporto della posizione nel dibattito e presentarle alla giuria in maniera razionale e coerente.

Una procedura che consente di strutturare l’argomento è il cosiddetto metodo AREL, acronimo di Asserzione, Ragionamento, Evidenza, Link-back. È giusto dire che esistono anche altre strutture finalizzate allo stesso scopo, ma questo metodo sembra essere efficace per chi muove i primi passi nella pratica del Debate.

Il metodo AREL

ASSERZIONE: è una breve frase, viene assunta come tesi che verrà dimostrata attraverso il discorso. È una formula sintetica ed efficace che anticipa il contenuto del discorso. Nell’esperienza pratica, coincide con l’affermazione emersa in fase brainstorming, registrata sulla lavagna e che è assegnata alla squadra. Eventualmente quell’affermazione può essere migliorata per renderla più efficace.

RAGIONAMENTO: è la “spiegazione” con la quale si dimostra che l’asserzione è vera. Risponde alla domanda “perché?” Nella risposta si devono poter cogliere i passaggi logici che ne spiegano la validità. È il cuore di tutto il ragionamento: gli studenti devono comprendere che le cose non vanno solo affermate, ma è necessario spiegare il motivo per cui quell’affermazione è vera.

EVIDENZA: è indispensabile per rendere più robusto il discorso. Infatti, non è sufficiente affermare un’idea e dimostrane la validità con il ragionamento, ma servono anche degli esempi che confermano quanto detto. È chiaro che se gli studenti più piccoli potranno attingere al loro vissuto e riportare esempi di cui hanno avuto una diretta testimonianza, i più grandi potranno citare studi, ricerche scientifiche, affermazioni autorevoli di esperti nel settore d’indagine.

LINK-BACK: è la conclusione logica dell’argomentazione. Serve a ricollegare quanto detto alla strategia complessiva; serve anche a ribadire i principi ideali, i valori presentati durante il discorso argomentativo.

Per guidare gli studenti ad una elaborazione efficace del discorso potrebbe essere utile fornire uno schema, una tabella già organizzata in queste 4 sezioni (le righe) e 2 colonne: nella colonna a sinistra scriveremo l’acronimo AREL, nella colonna a destra gli studenti scriveranno il loro ragionamento. In questo modo anche gli studenti meno sicuri avranno una guida utile per sviluppare il loro discorso.

Dopo aver composto il proprio discorso, tutti i 3 gruppi di lavoro Pro si potranno incontrare e confrontare i 3 discorsi per classificarli dal più al meno convincente; la stessa cosa verrà fatta dai CONTRO. All’interno dei vari gruppi si decide chi esporrà i discorsi e ci si prepara al dibattito vero e proprio.

 

FASE FINALE: IL DIBATTITO

Il protocollo è l’insieme delle regole che si applicano in un dibattito. Va precisato che esistono diversi protocolli, ciascuno con caratteristiche proprie, adatto a soddisfare gli obiettivi formativi che il docente si prefiggere di raggiungere. Le variabili possono individuarsi in:

– numero di studenti coinvolti, che può variare da un minimo di 3 per squadra a tutta la classe contemporaneamente, attribuendo ruoli specifici;

– tempi di preparazione, che possono andare da un minimo di 1 ora fino a qualche settimana per la preparazione su temi più complessi;

– tempo concesso per ogni intervento, dai 2-4 minuti per la scuola del Primo Ciclo fino agli 8 minuti per quella del Secondo Ciclo.

– Fasi e ruoli all’interno del dibattito, che possono essere diversificati e adattati all’età e agli obiettivi.

Di seguito si propone il protocollo classico del World Schools Debate adattato alle scuole del Primo Ciclo:articolo debate 1

Chiaramente su questo modello base il docente può intervenire variando il tempo degli interventi, il numero degli oratori.

Vediamo infine il ruolo di ciascun oratore e quindi il flusso dei discorsi.
articolo debate 2

Come si evince da una rapida lettura della tabella, la confutazione è un elemento fondamentale del dibattito: se non c’è confutazione, non c’è confronto. Il rischio è che le due squadre facciano dei monologhi senza incontrarsi mai. È proprio con la confutazione che si attivano le abilità di ascolto e si sviluppano le capacità critiche.

Sarà sufficiente chiedere agli alunni e alle alunne di aprire il loro discorso con l’affermazione “Non sono d’accordo perché…”. Anche solo quest’onere indurrà gli alunni ad ascoltare con attenzione quello che viene affermato dall’altra squadra per cercare eventuali incoerenze nei loro discorsi.

Infine, un ultimo consiglio: durante le prime esperienze di dibattito si suggerisce di dare 5 minuti di tempo ad entrambe le squadre per elaborare la replica finale. Infatti, la replica richiede una capacità di sintesi e di efficacia difficili da gestire, soprattutto per i più giovani. Addirittura, nella Scuola Primaria sarebbe auspicabile che il docente stesso riassuma le posizioni prima della replica e guidi in questo modo le squadre all’elaborazione di un’arringa migliore.

Buon dibattito!

La metodologia didattica del debate

Regole ed esempi pratici per proporlo in classe

COS’È IL DEBATE

Il dibattito regolamentato, comunemente chiamato Debate, è una metodologia didattica innovativa e inclusiva che da un lato aiuta a sviluppare capacità di argomentazione e comunicazione, dall’altro sviluppa la personalità dei dibattenti.

Il dibattito è un’attività divertente e un gioco con regole precise, in cui due squadre contrapposte si alternano, esprimendosi a favore o contro un tema dato.

Con dovuti accorgimenti, è possibile dibattere ad ogni età e in ogni ordine di scuola.

ABBIAMO DAVVERO BISOGNO DI DIBATTERE?

Se consideriamo l’attività che regolarmente viene svolta nelle scuole italiane, ci troviamo di fronte ad una situazione che è, in un certo senso paradossale. Essa si concentra prevalentemente sull’acquisizione di conoscenze e contenuti, soprattutto nell’ambito matematico/scientifico e nelle tecniche di scrittura. Possiamo dire che nell’idea di scuola oggi assume una preminenza il compito di “alfabetizzazione culturale”, un’alfabetizzazione misurabile in base alle quantità di conoscenze e abilità specifiche acquisite sia al termine di tappe intermedie sia alla fine dell’anno scolastico.

In realtà oggi le insegnanti e gli insegnanti sanno bene che alla scuola spettano anche altri compiti, i quali sono invece formativi, nel senso che riguardano lo sviluppo e il consolidamento degli aspetti fondamentali della personalità di bambine e bambini e in particolare di certi atteggiamenti di base e di certe capacità generali che sono rilevanti sia sul piano dell’attività cognitiva sia su quello dei rapporti affettivi e sociali.

L’educazione, sottolinea Delors[1], deve:

– mettere in grado di capire se stessi e capire gli altri attraverso una migliore comprensione del mondo;

– favorire il superamento di tendenze egocentriche a favore di una comprensione degli altri basata sul rispetto per la diversità.

Dove attingere i parametri di riferimento, psicologici e concettuali per costruire un percorso didattico capace di perseguire questi obiettivi?

In un panorama ancora variegato e non riconducibile a una teoria o un modello unitario, quasi tutti “gli esperti” concordano su un punto: linguaggio e pensiero hanno una stretta e continua relazione.

Da questo punto di vista quindi, l’attività dibattimentale mostra tutte le sue potenzialità. Vediamone alcune:

1. Sviluppo del pensiero logico: mentre si organizzano le proprie idee e si spiegano ad altri, si guadagna inevitabilmente maggior confidenza e chiarezza di pensiero.

2. Sviluppo del pensiero critico: rispondere alle domande, valutare le risposte ricevute, aiuta ad avere una mente aperta, a riflettere sui propri pregiudizi, ad effettuare le scelte migliori.

3. Abilità nel parlare: comunicare in modo efficace utilizzando diversi canali come quello verbale e paraverbale.

4. Efficacia nella ricerca e organizzazione di informazioni: ricercare informazioni attraverso fonti cartacee o elettroniche; valutare il materiale ed organizzarlo nella maniera più ottimale.

5. Ascolto attivo: il dibattito migliora le capacità di ascolto critico, poiché per riuscire a confutare eventuali idee bisogna comprendere quello che viene detto e valutarlo attentamente.

6. Abilità nello scrivere e prendere appunti: la capacità di scrittura viene potenziata nel momento in cui, conclusa la ricerca, si tratterà di strutturare un discorso argomentativo, una scaletta che aiuti a capire o a spiegare il proprio punto di vista.

7. Lavoro di squadra: si deve necessariamente  lavorare come un gruppo se si vuole avere successo, condividendo informazioni e sviluppando strategie. Appena si sviluppano le abilità nel parlare, si sviluppano anche le competenze relazionali e quindi si è in grado di lavorare con gli altri in modo più costruttivo.

Il dibattito regolamentato quindi è in grado di fornire strumenti utili per analizzare la realtà, sviluppare un pensiero logico, esporre le proprie ragioni e valutare quelle di altri interlocutori. Soprattutto riesce a colmare quella incongruenza che caratterizza la scuola italiana la quale privilegia la competenza del “leggere, scrivere e far di conto” ma poca attenzione riserva allo sviluppo della competenza orale.

 

GIOCHI DI PERSUASIONE

Da dove cominciare quindi per sviluppare un naturale interesse verso il Debate? Soprattutto, a quale età sarebbe opportuno proporre attività di dibattito?

Anche se il bambino fino agli11-12 anni vive in uno stadio operatorio concreto[2], le sue capacità logiche progrediscono grazie all’introduzione di nuove operazioni mentali: il bambino è ancora legato ad esperienze concrete, ma è in grado di raccontarle in modo meno egocentrico e seguendo connessioni logiche corrette. Se a questo aggiungiamo la possibilità di un’interazione dinamica con l’ambiente circostante, ovvero lavorare in piccolo gruppo con i compagni di classe, è addirittura possibile accelerare il processo evolutivo del pensiero logico verso una maggior astrattezza[3].

Questo vuol dire che attività di Debate o di propedeutica possono essere svolte addirittura a partire dalla scuola primaria. Naturalmente si partirà con temi e attività legati al vissuto dei giovani alunni e poi si proporranno via via argomenti di discussione sempre più ampi e allargati al mondo circostante.

A mio avviso, per avviare alunne e alunni alla pratica del Debate, bisognerebbe porsi un problema di motivazione.

Il problema della motivazione e dell’interesse a svolgere una certa attività è sicuramente importante ad ogni età e in ogni ordine di scuola. Tale problema però assume un’importanza determinante nella scuola del Primo ciclo e nello stesso tempo solleva difficoltà maggiori di quelle che possono essere presenti ai successivi livelli.

Possiamo parlare di motivazione in quei casi in cui nello studente è presente una forza, un desiderio che lo induce a svolgere una certa attività o  ad impegnarsi in un compito. Se un insegnante risolve bene questo problema di fondo, si può ben dire che egli è a metà della sua opera.

Sicuramente il Debate, in quanto gioco tra squadre ha in sé una forte leva motivazionale: riesce a suscitare interesse e a coinvolgere studenti a tutte le età. Il rischio maggiore però è quello di pianificare attività non adatte all’età dei propri studenti, attività troppo complesse con l’inevitabile conseguenza di far crollare sia la motivazione sia l’interesse.

Un’ottima strategia è quella di proporre attività ludiche di propedeutica al debate. Queste attività sono adatte sia agli studenti di Scuola Primaria ma anche come primo approccio al debate agli studenti della Scuola Secondaria di primo grado: giochi di comunicazione persuasiva.

 

ALCUNI ESEMPI

  1. Parole significative

Durata: 10/20 minuti

Obiettivo: argomentare le proprie idee e negoziare con quelle degli altri, accettando le idee degli altri quando le loro argomentazioni sono convincenti. Abitua a esporre le proprie idee in modo convincente.

Svolgimento: si decide un argomento, ad esempio 8 parole significative sulla pace (o sulla libertà, sull’amicizia…ma anche su un autore studiato) e in un minuto tutti gli studenti devono scrivere l’elenco delle parole attinenti all’argomento prescelto che ritengono più importanti. Poi si formano delle coppie, ognuna delle quali deve trovare in due minuti un accordo sulla scelta delle 8 parole. A questo punto, unendo due coppie, si formano dei quartetti: ogni quartetto ha 3 minuti per decidere le 8 parole comuni. Si continua (aumentando il tempo al crescere dei gruppi) finché i partecipanti sono divisi in due squadre: a questo punto si deve cercare un accordo globale per ottenere le 8 parole valide per tutti.

Note: devono essere parole, non frasi.

 

  1. Punti d’interesse

Durata: variabile, fino a 40-50 minuti

Obiettivo: esprimere giudizi, giustificare le proprie scelte, ascolto reciproco e valutazione dei giudizi degli altri.

Svolgimento: si decide un argomento, ad esempio lo sport, (oppure l’amicizia, ma anche un tema sviluppato in classe: cibi geneticamente modificati, ecc…). Su questo argomento si preparano 6-7 affermazioni di giudizio, ad esempio “Le competizioni sportive sono dannose”, “Lo sport più salutare è il nuoto”, “E’ meglio guardare una gara sportiva invece di svolgerla”… Ogni affermazione viene scritta su un foglio diverso e ciascun foglio attaccato in punti tra loro distanti, nell’aula. Gli studenti, in gruppetti di 3, si posizionano vicino ad uno dei fogli appesi ed esprimono il loro giudizio sull’affermazione. Possono essere d’accordo oppure no, l’importante è spiegare il perché. Dopo 6/8 minuti di discussione si cambia postazione e quindi si cambia contenuto dei discorsi.

Note: gli studenti non devono trovarsi necessariamente d’accordo, ma è importante che ciascuno esprima i propri giudizi.

 

  1. Vendita al buio

Durata: variabile, fino a 40-50 minuti

Obiettivo: argomentare ed esporre le proprie idee con efficacia. Sviluppare abilità di public speaking

Svolgimento: si dividono gli studenti in coppie di lavoro. Ciascuna coppia sceglie un oggetto da vendere al resto della classe e organizza un discorso persuasivo per convincere la classe a comprare il proprio oggetto. Nel discorso non si deve menzionare il nome dell’oggetto, ma si deve spiegare perché è utile, i vantaggi che offre, e dare tutte le motivazioni possibili affinché venga acquistato.  Solo al termine delle trattative ogni studente scopre l’oggetto che ha comprato sulla base del discorso persuasivo.

Note: il gioco è particolarmente divertente se vengono venduti oggetti bizzarri.

 

ALCUNE REGOLE FONDAMENTALI

Non dimentichiamo che il dibattito è un’attività regolamentata, questo vuol dire che anche nello svolgimento dei giochi e delle attività ludiche dobbiamo fare in modo che siano osservate alcune regole fondamentali.

Vediamone due in particolare:

  • lo schema argomentativo (regola osservata dagli studenti)
  • la mozione “giusta” (regola osservata dal docente)
  1. Lo schema argomentativo

Fin da subito, anche con gli studenti più giovani, il docente deve aver cura di presentare lo schema argomentativo. Fatto di pochi ma chiari passaggi:

un’introduzione che spiega i termini del problema (nel caso di “Le competizioni sportive sono dannose” andrebbe spiegato cosa s’intende per competizioni sportive e cosa s’intende col termine dannose…)

la tesi da sostenere, ovvero se si condivide oppure no l’affermazione

gli argomenti che motivano la scelta servono e spiegare il perché delle proprie opinioni

la conclusione, ovvero una sintesi efficace di quello che è stato sviluppato nel discorso.

Un espediente utile, per guidare i nostri studenti a strutturare un discorso persuasivo, potrebbe essere quello di preparare una carta del discorso, una specie di tabella in cui “annotare” i concetti principali di ciascuna sezione. La carta del discorso svolgerebbe la stessa funzione di una scaletta utilizzata per la pianificazione di un testo scritto.

 

  1. La mozione “giusta”

La mozione è l’argomento di discussione. È un’affermazione nei confronti della quale il giovane oratore deve decidere se essere d’accordo oppure no. Anche se non è formulata esplicitamente con un punto di domanda, la mozione nasconde al suo interno un quesito a cui si risponde con un oppure con un no. L’obbiettivo è indurre gli studenti a spiegare “sì, perché…” oppure “no, perché…” e quindi a motivare e giustificare le proprie idee.

È bene che il docente sia in grado di formulare mozioni in modo corretto, per evitare che il dibattito sia sbilanciato o insostenibile da una delle due parti.

Generalmente le mozioni vengono classificate secondo tre generi: sui fatti, sui valori e sulle azioni[4]. In realtà la loro distinzione è solo concettuale e non vanno considerate a compartimenti stagni. Ad ogni modo, le mozioni sui fatti consentono di discutere su ciò che accade, è accaduto oppure accadrà; le mozioni sui valori inducono ad esprimere giudizi su persone, eventi, oggetti o situazioni; le mozioni sulle azioni sono relative a piani di azione adottati o proposti.

Per garantire un ulteriore chiarimento si forniscono esempi di mozioni relative al tema dello sport:

  • La bicicletta è un mezzo di trasporto diffuso dappertutto (mozione sui fatti)
  • Il ciclismo è lo sport più salutare (mozione sui valori)
  • Tutti gli studenti dovrebbero andare a scuola in bicicletta (mozione sulle azioni)

Già da queste mozioni esemplificative appare chiara l’interconnessione tra i diversi tipi di mozioni: non si può parlare di valori senza far riferimento a fatti, così come non si può parlare di azioni senza discutere dei valori che guidano le azioni o le decisioni in merito al problema analizzato.

In conclusione, saper riconoscere la tipologia di mozione o formularla correttamente è determinante per comprendere come guidare i nostri alunni alla costruzione di un discorso efficace e quindi orientare la discussione in modo costruttivo.

 

[1] J. Delors, op. cit, pp. 15-18.

[2] J. Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino, 1972

[3] L. S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio, 1934

[4] De Conti, Giangrande, Debate: pratica, teoria e pedagogia, pp. 37-43.

 

Rosa Carnevale

Docente di Storia e Filosofia, svolge regolare attività di coach e giudice in gare regionali e nazionali di Debate. Componente attivo della Società Nazionale Debate Italia, promuove la diffusione del Debate attraverso un’intensa attività di formazione nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo e secondo grado. È coautrice del Mooc Introduzione al Debate del Politecnico di Milano. Da diversi anni lavora all’applicazione del dibattito nelle attività disciplinari e curricolari scolastiche.

 

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