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Tag: didattica a distanza

Agenda 2030, mai come ora attuale

La scuola deve fare la sua parte

La pandemia che ha cinto d’assedio il mondo, e ancora non molla la presa, ci ha aperto gli occhi su problemi che conoscevamo già ma che molte volte abbiamo scelto di relegare ad argomento di qualche discussione o a soggetto qualche sporadica iniziativa.

I problemi che si sono presentati con nuova forza riguardano sia il rapporto tra uomo e uomo sia tra uomo e natura.

Abbiamo toccato con mano che ci sono paesi del mondo in cui l’accesso alle cure è limitato, paesi nei quali una diffusione di infezioni può provocare stragi incontrollabili.

Abbiamo capito dalle parole degli scienziati che il virus potrebbe essere passato da animale a uomo, a causa di un uso indiscriminato dei loro habitat, costringendoli a colonizzare nuovi territori.

Abbiamo capito il peso schiacciante che ha l’inquinamento sulle nostre vite: ci siamo sorpresi di fronte ad una natura che, liberata dell’invadenza dell’uomo, riprendeva i suoi spazi.

Abbiamo compreso l’importanza di una mobilità sostenibile.

Ci siamo resi conto più di prima di quanto sia importante la solidarietà.

Alla luce di questi pensieri, quando rientreremo a scuola, sarà indispensabile riprendere in mano gli obiettivi dell’agenda 2030 poiché lì si trova la meta verso la quale tutto il mondo deve tendere.

E la scuola, naturalmente, deve fare la sua parte.

In allegato il PDF presentato durante il webinar con un lungo e dettagliato elenco di risorse da utilizzare in classe per affrontare i temi dell’agenda.

 

agenda2030 scarica pdf agenda2030 rivedi webinar

Abbiamo bisogno di quegli occhi

La scuola è fatta di sguardi che si incrociano tra noi e loro.

Sono giorni strani questi.

Giorni in cui stiamo cercando di tornare ad una normalità che ci rassicuri, che ci faccia pensare che saremo quelli di prima, che faremo le cose che facevamo prima.

In realtà sappiamo tutti bene che non sarà così, che questo tempo strano, inaspettato ha destabilizzato le nostre certezze, ha reso tangibile la nostra fragilità e generato sofferenza.

Ma, siccome esiste sempre un rovescio della medaglia, la natura ha potuto godere di un periodo in cui, liberata della presenza dell’uomo, ha potuto rigenerarsi. Delfini e balenottere si sono riappropriati di mari e coste, cerbiatti, volpi, falchi sono tornati a popolare parchi e pianure, l’aria si è ripulita e i cieli si sono ripresi il blu.

All’interno di questo panorama complesso, la scuola ha subito una vera e propria rivoluzione. Ed è così che si è palesata la famosa DaD raggiungendo la pole position degli acronimi e sorpassando senza colpo ferire i famosissimi PEI e PDP, PON, RAV, PTOF, PAI, CLIL, UDA e compagnia

Di necessità virtù, direte voi. Certo, non si poteva fare altrimenti.

E così, mancando indicazioni precise, le insegnanti, come sempre, si sono date da fare dando vita alle esperienze più diverse.

Un fiorire di videolezioni, Powtoon, Screencast o’matic e Learning app come se non ci fosse un domani. E poi piattaforme su piattaforme e classi virtuali, in un continuo passarsi la palla tra il SINCRONO e l’ASINCRONO.

Uno sforzo enorme prodigato, soprattutto nella scuola primaria, di fronte a un insieme di piccoli riquadri in cui catturare gli occhi dei bambini diventa impossibile.

Lo schermo oppone resistenza. La luce degli occhi scompare lasciando spazio a sguardi virtuali nei quali è impossibile leggere l’interesse, la gioia, il desiderio di apprendere, la tristezza o la noia.

La scuola è fatta di sguardi che si incrociano tra noi e loro, sono lo specchio nel quale ci ritorna il bambino. Sono il filo, invisibile ma forte come quello da pesca, cui abbocca l’apprendimento.

La Dad ha aperto nuovi spazi e sicuramente ci ha fornito nuove risorse e strategie di cui faremo tesoro.

Ma noi abbiamo bisogno di quel filo, abbiamo bisogno di quegli occhi.

Speriamo che settembre ce li restituisca. Noi insegnanti non vediamo l’ora.

C’era un prima del coronavirus e c’è un dopo che è diventato un “durante”

Consigli per i genitori: come affrontare la paura dei bambini

 

 

Prima lo stare insieme era un fatto naturale, tutta la gamma tattile veniva esplorata senza problemi: abbracci, baci e coccole oppure semplicemente stringersi la mano, passarsi un oggetto, respirare uno accanto all’altro. La vicinanza fisica era un modo per esprimere affetto, per sentirsi parte di un gruppo. Dopo tutto è diventato difficile, impossibile quasi.

Durante questo periodo di emergenza, scoppiato quasi all’improvviso, è cambiato il mondo delle relazioni con sé stessi e con gli altri. Bisogna proteggere il proprio corpo, lavarsi spesso le mani, non toccarsi il volto, tossire nel gomito e, in pochissimo tempo, la percezione di sé è divenuta più intensa e collegata al pericolo. Bisogna proteggere sé stessi e gli altri indossando guanti e mascherina, evitare di toccare le persone, di respirare troppo vicini, di rivedere amici e parenti. È diventato difficile spostarsi, passeggiare, condividere.

 Un adulto, in qualche modo, si abitua più facilmente di un bambino a una rivoluzione simile, se ne fa una ragione e, non vivendo nell’immediato, ma esercitando la ragione, riesce ad adattarsi e a regolare in modo diverso la propria vita.

Per i bambini è tutto molto più difficile.

Il contatto fisico è fondamentale per loro. Bastava guardarli giocare durante il “prima”: ruzzavano gli uni con gli altri, rotolavano insieme su un prato, si abbracciavano o si strattonavano, mordevano lo stesso panino o si scambiavano le merende. Cercavano il corpo altrui, era un modo per conoscersi. Durante l’emergenza, tutto questo è venuto meno. Sono rimasti solo (e non sempre e non per tutti) gli abbracci dei genitori e, per chi ne ha, dei fratelli. Quasi sempre, nonni, zii, cugini, amici stanno distanti. La scuola e i maestri sono vissuti sugli schermi gelidi dei computer.

Per i bambini è una perdita di cui non riescono a farsi una ragione. Poiché non sanno esprimere le loro emozioni, il disagio si somatizza, si tramuta in mal di pancia, mal di testa, difficoltà a prendere sonno e incubi notturni.

Una crisi però, se da un lato rappresenta un dramma, dall’altro può essere un’opportunità.

Lo stile di vita è diventato meno frenetico, le attività sono rallentate, genitori possono trascorrere più tempo con i figli e attuare quelle strategie di gioco e di apprendimento che in precedenza erano demandate ad altre persone o istituzioni. In questo momento, mamma e papà sono, molto più di prima, il fulcro vitale dei bambini. Oltre che genitori, sono diventati maestri e amici dei propri figli, coloro che li aiutano ad affrontare le paure tipiche dell’infanzia, acuite dal sopraggiungere dell’epidemia.

La paura di perdere una persona cara, la paura dell’abbandono, la paura della malattia, così come si manifestano con sintomi fisici che altro non sono se non il simbolo del disagio quasi sempre inespresso, possono essere esorcizzate e tenute sotto controllo attraverso un’attività simbolica di narrazione e di gioco. Le metafore e i simboli agiscono nel profondo, così come la sapienza insita nelle fiabe classiche, perciò è opportuno affrontare la paura dei bambini per mezzo di racconti che non esplicitino il problema, ma lo espongano per segni e figure e, nello stesso modo, lo risolvano.

Il catalogo Raffaello, nella serie de “Il Mulino a Vento”, presenta dei libri di narrativa che si prestano allo scopo in modo efficace.

Scelti per i più piccoli

Per i più piccoli proponiamo tre libri da leggere insieme e dei giochi per accompagnare la lettura.

Il primo libro, scritto da Loredana Frescura, trasforma la paura del buio e delle creature notturne in una risata liberatoria.

Aiuta quindi i genitori a mettere a letto i bambini rassicurandoli e divertendoli.

il fantasma dispettoso copertina

I fantasmi non esistono, però… in un castello bianco bianco succedono tanti fatti strani. La vita tranquilla dei signori Grissinis, della zia Cornelia, della cuoca Teresa, del gatto Ovidio, del ragno Gianni sarà messa a dura prova e il castello bianco bianco diventerà rosso rosso.

A questo libro, possono essere abbinate delle attività giocose. Un fantasma, infatti, non è altro che un lenzuolo con cui si può giocare.

Basta procurarsi un vecchio lenzuolo bianco e chiedere ai bambini come possa trasformarsi. Un materiale non strutturato come un drappo bianco si presta moltissimo a stimolare la fantasia e a esplicitare le emozioni. I bambini sapranno tirarne fuori molte idee e molte cose e probabilmente i seguenti suggerimenti saranno superflui:

  • Un lenzuolo con due buchi diventa un fantasma:

lenzuolo fantasma

  • Un lenzuolo arrotolato è un enorme serpente:

lenzuolo serpente

  • Un lenzuolo appeso diventa un teatro delle ombre:

lenzuolo teatro

  • Un lenzuolo può diventare una tenda dove rifugiarsi:

lenzuolo tenda

  • Oppure, se si stende sopra a un tavolo, si trasforma in una casetta dove stare al sicuro:

lenzuolo casetta

  • E diventa perfino un’amaca:

lenzuolo amaca

  • Si può usare anche come tela per dipingere:

lenzuolo tela

Quali altri giochi con le lenzuola inventeranno i vostri bambini?

Il secondo libro consigliato per i più piccoli è stato scritto da Roberto Morgese:

supermami

A ciascun bambino capita di avere incubi e ciascun adulto si ricorda di averne avuti da piccolo. Supermami ricorda a tutti i bambini che esiste sempre un affetto stabile e sicuro nella loro vita su cui poter fare affidamento nei momenti in cui ci si sente disperati.

La mamma protegge i bambini anche quando dormono e, nei sogni, si trasforma in una Supereroina che sconfigge qualsiasi incubo. Anche la lettura di questo libro può essere abbinata a giochi e attività divertenti, magari fatti prima di andare a letto in modo da rinsaldare i legami famigliari e da rassicurare i bambini.

Il momento di andare a letto diventa un atto comune a bambini e animaletti. Con materiale povero si possono realizzare dei burattini da infilare sulle dita per drammatizzare i tempi più significativi di una giornata:

burattini dita

Una lucina notturna aiuta a superare la paura del buio e, se realizzata manualmente con materiali a disposizione, può diventare il supereroe o la supereroina che protegge il sonno:

lucina

Una tazza di camomilla, raccolta insieme nei campi (se possibile) o preparata e bevuta prima di dormire può diventare la bevanda magica che assicura sogni felici:

camomilla

Ci sono famiglie dove ci si prepara per la notte pregando insieme e raccomandando i bambini alla protezione degli angeli custodi.  Anche scrivere, illustrare e recitare una filastrocca per scacciare le cose paurose può essere un modo per rendere il momento del sonno più tranquillo. Questa è di Bruno Tognolini, ma sarebbe ancora meglio se i bambini ne inventassero una preghiera o una filastrocca tutta loro insieme ai genitori:

Drago vago, serpe di mago,
Figlio e nipote di pesce di lago.
Dura, scura, nera paura
Brutto fantasma di brutta figura.
Cose che strisciano e strillano e stridono,
Cose che gracchiano e graffiano e gridano,
Cose che tagliano e toccano e tirano,
Cose che pungono e piangono e ridono,
Cose malvagie, cose selvagge,
Tornate indietro nelle vostre spiagge

Cose malate, cose maligne
Tornate indietro nelle vostre vigne.
Non me ne importa che paure siete
Di buio, di mostro, di morte, di male;
Non me ne importa che nomi avete
Compagni, castighi, sgridate, ospedale;
Questo scongiuro che ora sentite
Suona le rime che vi vincerà
Non me ne importa da dove venite
Tornate là!

Per affrontare le paure, non c’è niente di meglio di una fiaba classica. Ecco la più famosa in una versione facilitata che anche i lettori alle prime armi possono intraprendere in autonomia:

cappuccetto rosso

 

Scelti per i più grandi

Un libro di Marco Tomatis, consigliato per i bambini più grandi, può  diventare uno spunto per trattare il tema dell’emergenza attuale trasponendolo nella fantasia:

il mistero della pietra nera

Giova e Jasmine vincono un premio con un tema sull’archeologia: soggiorno di un mese nel deserto dell’Arizona, negli Stati Uniti, per assistere a interessanti scavi alla ricerca di preziosi reperti.
Ma l’archeologia si trasforma ben presto in una ragnatela di fatti strani e pieni di mistero.
E i due giovani si trovano a vivere avventure inaspettate al centro delle quali c’è “la Cosa”, circondata dalla maledizione e causa di una terribile malattia.

 

Per i bambini più temerari, quelli che adorano avere paura restando al sicuro, ecco una storia che fa davvero venire i brividi specialmente se letta prima di dormire:

la maestra tiramisu

 

Infine, consigliamo di non dimenticare la lettura delle fiabe classiche che si prestano a far emergere e a combattere le paure dell’infanzia fin dalla note dei tempi:

le fiabe dei fratelli grimm

Ai fratelli Grimm si devono alcune tra le fiabe più care e più note ai bambini, animate da streghe, folletti, lupi e bambini alle prese con le prime sfide per diventare “grandi”.

Raperonzolo, Pelle d’orso, I musicanti di Brema, La saggia Ghita, Hänsel e Gretel, La Regina delle Api e tante altre fiabe ci trasporteranno in un mondo di coraggio, di amore, di allegria e di saggezza con una lettura fresca e piacevole per chi legge e per chi ascolta.

Dedicato a tutte le mamme: il lapbook la casetta del cuore

Perchè la casa… è dove c’è la mamma.

Qual è l’origine della festa della mamma?

Bisogna tornare indietro di centinaia e centinaia di anni per arrivare fino all’origine di questa celebrazione. La Madre Terra e le prime tradizioni legate alle mamme si situano già nell’antica Grecia: Rea e Cibele sono infatti i nomi con cui i greci e i latini chiamavano rispettivamente la Madre Terra.
Nei primi giorni di primavera, tra aprile e maggio, greci e latini festeggiavano colei che rappresentava il risveglio, l’origine di ogni cosa, la protettrice della natura.

Tali festeggiamenti erano connessi alla fecondità, per cui il senso della maternità racchiudeva elementi molto terreni.

Solo molto più tardi e cioè nel 1600, in Inghilterra, comparve il Mothering Sunday, la giornata in cui era consentito ai bambini che erano fuori casa per lavorare, appartenenti al ceto più basso della società del tempo, di riabbracciare le proprie madri.
Per trovare origine della moderna festa della mamma bisogna spostarsi però in America, nel 1865, quando Ann Reeve Jervis, si adoperò per molte cause legate alla maternità e alle donne.
Dopo la sua morte, nel 1908, fu la figlia Anna, per ricordare il grande lavoro fatto dalla madre, che diede vita al primo ‘Mother’s day’ nazionale. Infine, nel 1914, il Presidente Wilson decretò che la seconda domenica del mese di maggio sarebbe diventata ufficialmente la festa della mamma.

In Italia è stata instituita una giornata nazionale solo nel 1959 e si celebra tutti gli anni, la seconda domenica di maggio.

E nelle scuole italiane?

A scuola è una giornata molto sentita; infatti, uno dei momenti più emozionanti dell’intero anno scolastico  è quello della preparazione del “lavoretto” per la mamma. E’ una tale gioia per i bambini poter costruire qualcosa con le loro mani …

Noi maestre sappiamo con quanta trepidazione aspettano il momento in cui potranno consegnare il prezioso dono!
– Quando lo portiamo a casa maestra? 
– Io domenica glielo nascondo sotto il piatto…
– Io glielo metto sul cuscino… 

Un dono artigianale, semplice, quasi sempre imperfetto, che finirà esposto tra le cose più preziose.

Ti proponiamo CASETTA DEL CUORE, un lapbook facile facile, alla portata di grandi e piccini, nel quale ognuno potrà scrivere o disegnare tutto l’amore che prova per la propria mamma.

Auguri a tutte le mamme, che andrebbero celebrate ogni giorno dell’anno!

 

 

Scarica il Lapbook La Casetta del cuore

scarica casetta del cuore

 

 

 

 

 

Se la Casetta del cuore ti è piaciuta e vuoi continuare a lavorare con i lapbook,
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Amo leggere attivamente – Livello 1 e Livello 2

Lo speciale progetto di LUDODIDATTICA per sviluppare il piacere di leggere!

amo leggere attivamente livello 2amo leggere attivamente livello 1amo leggere attivamente livello 2

 

 

supermamiSUPERMAMI – Dai 6 anni

A ciascun bambino capita di avere incubi e ciascun adulto si ricorda di averne avuti da piccolo. 
Supermami ricorda a tutti i bambini che esiste sempre un affetto stabile e sicuro nella loro vita su cui poter fare affidamento nei momenti in cui ci si sente disperati.

Ma allo stesso tempo rammenta alle mamme, ed ai genitori in generale, che la cura dei loro bimbi continua giorno e notte. 
 

 

Didattica a distanza: 10 consigli CURA EMOZIONI

Insieme alla trasmissione di materiale didattico è indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con gli alunni sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

Sono giorni difficili questi.

Giorni in cui abbiamo dovuto inventarci un mondo nuovo, un mondo piccolo piccolo, fatto di poche stanze e una finestra.

A farci sognare è rimasta solo la pubblicità: vedere volti sorridenti che passeggiano, corrono nei prati, viaggiano, fanno la spesa, ci fanno sembrare una chimera anche un semplice pic-nic, ricordandoci il valore delle azioni più semplici, che spero non dimenticheremo in fretta.

Per il resto, ansia, inquietudine, tristezza, paura.

In questo panorama doloroso e complesso, la risposta della scuola e dei suoi insegnanti è stata immediata, traducendosi in migliaia di proposte veicolate in forme diverse.

Piattaforme, schede, compiti, video-lezioni, meeting, mail, WhatsApp…

Un universo che da una parte è l’unico veicolo per connettere scuola e alunni, dall’altra ha generato anche difficoltà da gestire per le famiglie: mancanza di Pc o stampanti adeguati, assenza di connessione, competenze insufficienti, figli in classi o ordini di scuola differenti, difficoltà di gestione delle molte richieste.

Ma come vivono i bambini tutto questo? Quali emozioni provano travolti da brutte notizie e da fosche previsioni? Come metabolizzano l’ansia dei loro genitori? Come vivono la terribile esperienza dei decessi? Che cosa provano i loro genitori?

Questo interrogativo ci coinvolge totalmente, come insegnanti e come educatori, e da più parti, sui social come nelle conversazioni telefoniche rimbalza la domanda: come modulare la didattica a distanza?

È fuori discussione che la cosa più semplice sia la trasmissione dei contenuti e degli esercizi. Bastano, come abbiamo detto prima, una mail, WhatsApp, una piattaforma per assegnare letture o attività di studio (leggi pag., studia da pag., guarda il video, completa l’esercizio…).

Ma siamo sicuri che la semplice trasmissione di questi materiali impersonali si la risposta giusta?

In questa situazione dolorosa, oggi più che mai è necessario tenere conto delle emozioni che i bambini e le loro famiglie stanno vivendo. Se riteniamo questo aspetto essenziale nella didattica quotidiana, a maggior ragione dovremmo considerarlo adesso.

Pertanto, insieme alla trasmissione di materiali di per sé asettici, sarà indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con i bambini sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

A tal proposito vi elenco alcune scelte “CURA EMOZIONI” che ho messo in atto e che possono risultare utili in questo momento così doloroso:

  1. Accompagnare le richieste con lettere o commenti in cui si parla di emozioni, si chiede ai bambini quali emozioni stanno vivendo, si esplicitano le emozioni dell’insegnante, per condividerle e renderle più leggere, sempre in un’ottica di speranza e fiducia nel futuro.
  2. Scrivere ai genitori chiedendo loro se il carico di consegne risulta adeguato, invitandoli a segnalare eventuali difficoltà e rassicurandoli sul programma. Tutto si può riprendere. Cinque anni di scuola sono lunghi! Manifestare loro affetto ed empatia, racchiudendoli in un abbraccio collettivo: tutti abbiamo paura!
  3. Se possibile, mettere da parte la ritrosia e registrare audio o piccoli video in cui si salutano i bambini e si mandano messaggi positivi e rassicuranti: i bambini hanno bisogno di vederci “fisicamente”.
  4. Lasciare liberi i bambini di effettuare i compiti assegnati secondo le loro possibilità: è assurdo pretendere che lavorino ogni giorno o che svolgano tutti gli elaborati inviati in un periodo prestabilito. Nelle case ci sono problemi di ogni tipo, preoccupazioni per la salute, per gli approvvigionamenti, per i parenti lontani e forse anche per i soldi. E non sempre i bambini avranno la forza o la voglia di lavorare. Pertanto, non assilliamoli imponendo ritmi assurdi.
  5. Assegnare attività ludiche o manipolative: assegnare compiti in cui il bambino deve costruire, creare, inventare nuovi giochi oppure indicare link (dove possibile) in cui il bambino trovi balli e canti da poter riproporre nelle lunghe giornate chiusi in casa.
  6. Non procedere in ordine sparso ma coordinarsi con i colleghi in modo che l’invio dei lavori avvenga in un’unica soluzione. Immaginate che cosa succede nelle case se tutti i momenti arrivano richieste dall’insegnante di italiano e poi da quella di inglese e poi da quella di matematica e poi; moltiplicate l’effetto se si hanno figli in altre classi e altri ordini di scuola…
  7. Non preoccuparsi del famigerato PROGRAMMA, la situazione è talmente eccezionale che richiede riflessioni razionali: davvero pensiamo che cinque anni di scuola possano essere inficiati da un paio di mesi di stop?
  8. Evitare schede da stampare e utilizzare il più possibile i libri di testo: le case editrici li hanno anche resi utilizzabili liberamente on-line proprio per questo. E poi, siamo sicuri che in tutte le case ci sia una stampante? So di genitori che passano il tempo a “ricopiare” schede per i loro bambini…
  9. Non pretendere che tutti i bambini “restituiscano” i lavori, non sappiamo cosa succede nelle loro case, soprattutto nelle situazioni di bambini non italofoni o in difficoltà di vario genere.
  10. Valutare con frasi incoraggianti e positive SEMPRE. Quali altre modalità valutative si possono pensare per elaborati prodotti in simili condizioni?

    E per il benessere dei colleghi un consiglio: non facciamo la gara a chi fa di più, a chi produce più cose, a chi avvia più piattaforme, a chi registra più videolezioni.

Non è affatto necessario, non ci viene chiesto di fare gli eroi o i primi della classe. Agiamo come abbiamo sempre agito, utilizzando gli strumenti di cui siamo sicuri, senza preoccuparci del confronto con altri.

Manteniamo viva la relazione, curiamo le EMOZIONI dei nostri alunni, dei loro genitori e anche le nostre, perché pure noi siamo in trincea.

Dunque, non complichiamoci la vita, che in questo momento già è difficile così.

Vi abbraccio tutte e tutti.

Flavia