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Tag: didattica

Attività e suggerimenti per l’accoglienza e i primi giorni di scuola

Stiliamo insieme il regolamento di classe

Inutile ripetere che quest’anno sarà complesso. Inutile ripetere che stiamo navigando a vista. Inutile farci prendere dall’ansia. Questa prova difficile ci tocca e vedremo di assolverla nel migliore dei modi, come sempre.
Ho pensato di creare un elenco di attività e suggerimenti pratici da utilizzare nei i primi giorni, che saranno sicuramente “tosti”.

1. Il sentimento dominante.
L’urgenza principale per i nostri alunni, e non solo per loro, sarà quella di parlare di emozioni.

Appena entrati in classe ci sarà un certo smarrimento.
Dopo i saluti di rito, ogni alunno sarà chiamato a narrare ( o a scrivere) le azioni che ha compiuto da quando è sveglio, affiancando ad ogni azione l’emozione provata in quel momento.
Esempi:

È suonata la sveglia e ho aperto gli occhi: AGITAZIONE

Ho mangiato colazione: STOMACO CHIUSO

Sono salita in macchina: FELICITA’

Ho visto un assembramento davanti alla scuola: PAURA

L’’insegnante raccoglierà in una tabella le emozioni provate dagli alunni, ogni emozione sarà accompagnata dalla CAUSA che l’ha generata.

Parlerà quindi delle proprie emozioni, le condividerà con loro spiegando che è normale nei momenti di difficoltà provare certe sensazioni che vanno accolte e che non devono spaventare.
Trasmettendo positività, rassicurerà gli alunni facendo percepire loro che è tutto sotto controllo.

 

2. Le regole
Conversazione:

Che cosa so del Covid?

L’INSEGNANTE registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni.
Al termine le riprenderà una per una, aiutando gli alunni a distinguere tra misconoscenze, ed informazioni reali, tra informazioni e opinioni.

Quali sono i comportamenti che devo osservare?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

FACILI DA RISPETTARE   – DIFFICILI DA RISPETTARE

Al termine gli alunni estrapoleranno le regole essenziali e creeranno.

– Quali sono le conseguenze per il mancato rispetto delle regole?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

CONSEGUENZE A SCUOLA   – CONSEGUENZE A CASA

 

Che cosa posso fare io? Che cosa possiamo fare noi?

Al termine dell’attività  verrà stilato il REGOLAMENTO DELLA CLASSE:

“Noi, alunni della …B, consapevoli della necessità di contribuire alla salvaguardia della salute di tutti, stabiliamo le seguenti regole:

…………….

……………..

……………….

E ci impegniamo a rispettarle

Il regolamento può essere tradotto in immagini. Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

7 regole per star bene a scuola

Scarica

 

3. I saluti

L’insegnante propone la seguente discussione:

“Visto che per il momento non possiamo salutarci come abbiamo sempre fatto, proviamo a inventare nuove modalità di saluto che siano idonee alla situazione che stiamo vivendo.

Ogni bambino immagina, propone, disegna un nuovo modo di salutarsi.
L’insegnante riassume alla lavagna o alla LIM le proposte.
Al termine viene proposto un riassunto visivo.

Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

saluti

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Un felice inizio a tutti!

Didattica a distanza: 10 consigli CURA EMOZIONI

Insieme alla trasmissione di materiale didattico è indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con gli alunni sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

Sono giorni difficili questi.

Giorni in cui abbiamo dovuto inventarci un mondo nuovo, un mondo piccolo piccolo, fatto di poche stanze e una finestra.

A farci sognare è rimasta solo la pubblicità: vedere volti sorridenti che passeggiano, corrono nei prati, viaggiano, fanno la spesa, ci fanno sembrare una chimera anche un semplice pic-nic, ricordandoci il valore delle azioni più semplici, che spero non dimenticheremo in fretta.

Per il resto, ansia, inquietudine, tristezza, paura.

In questo panorama doloroso e complesso, la risposta della scuola e dei suoi insegnanti è stata immediata, traducendosi in migliaia di proposte veicolate in forme diverse.

Piattaforme, schede, compiti, video-lezioni, meeting, mail, WhatsApp…

Un universo che da una parte è l’unico veicolo per connettere scuola e alunni, dall’altra ha generato anche difficoltà da gestire per le famiglie: mancanza di Pc o stampanti adeguati, assenza di connessione, competenze insufficienti, figli in classi o ordini di scuola differenti, difficoltà di gestione delle molte richieste.

Ma come vivono i bambini tutto questo? Quali emozioni provano travolti da brutte notizie e da fosche previsioni? Come metabolizzano l’ansia dei loro genitori? Come vivono la terribile esperienza dei decessi? Che cosa provano i loro genitori?

Questo interrogativo ci coinvolge totalmente, come insegnanti e come educatori, e da più parti, sui social come nelle conversazioni telefoniche rimbalza la domanda: come modulare la didattica a distanza?

È fuori discussione che la cosa più semplice sia la trasmissione dei contenuti e degli esercizi. Bastano, come abbiamo detto prima, una mail, WhatsApp, una piattaforma per assegnare letture o attività di studio (leggi pag., studia da pag., guarda il video, completa l’esercizio…).

Ma siamo sicuri che la semplice trasmissione di questi materiali impersonali si la risposta giusta?

In questa situazione dolorosa, oggi più che mai è necessario tenere conto delle emozioni che i bambini e le loro famiglie stanno vivendo. Se riteniamo questo aspetto essenziale nella didattica quotidiana, a maggior ragione dovremmo considerarlo adesso.

Pertanto, insieme alla trasmissione di materiali di per sé asettici, sarà indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con i bambini sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.

A tal proposito vi elenco alcune scelte “CURA EMOZIONI” che ho messo in atto e che possono risultare utili in questo momento così doloroso:

  1. Accompagnare le richieste con lettere o commenti in cui si parla di emozioni, si chiede ai bambini quali emozioni stanno vivendo, si esplicitano le emozioni dell’insegnante, per condividerle e renderle più leggere, sempre in un’ottica di speranza e fiducia nel futuro.
  2. Scrivere ai genitori chiedendo loro se il carico di consegne risulta adeguato, invitandoli a segnalare eventuali difficoltà e rassicurandoli sul programma. Tutto si può riprendere. Cinque anni di scuola sono lunghi! Manifestare loro affetto ed empatia, racchiudendoli in un abbraccio collettivo: tutti abbiamo paura!
  3. Se possibile, mettere da parte la ritrosia e registrare audio o piccoli video in cui si salutano i bambini e si mandano messaggi positivi e rassicuranti: i bambini hanno bisogno di vederci “fisicamente”.
  4. Lasciare liberi i bambini di effettuare i compiti assegnati secondo le loro possibilità: è assurdo pretendere che lavorino ogni giorno o che svolgano tutti gli elaborati inviati in un periodo prestabilito. Nelle case ci sono problemi di ogni tipo, preoccupazioni per la salute, per gli approvvigionamenti, per i parenti lontani e forse anche per i soldi. E non sempre i bambini avranno la forza o la voglia di lavorare. Pertanto, non assilliamoli imponendo ritmi assurdi.
  5. Assegnare attività ludiche o manipolative: assegnare compiti in cui il bambino deve costruire, creare, inventare nuovi giochi oppure indicare link (dove possibile) in cui il bambino trovi balli e canti da poter riproporre nelle lunghe giornate chiusi in casa.
  6. Non procedere in ordine sparso ma coordinarsi con i colleghi in modo che l’invio dei lavori avvenga in un’unica soluzione. Immaginate che cosa succede nelle case se tutti i momenti arrivano richieste dall’insegnante di italiano e poi da quella di inglese e poi da quella di matematica e poi; moltiplicate l’effetto se si hanno figli in altre classi e altri ordini di scuola…
  7. Non preoccuparsi del famigerato PROGRAMMA, la situazione è talmente eccezionale che richiede riflessioni razionali: davvero pensiamo che cinque anni di scuola possano essere inficiati da un paio di mesi di stop?
  8. Evitare schede da stampare e utilizzare il più possibile i libri di testo: le case editrici li hanno anche resi utilizzabili liberamente on-line proprio per questo. E poi, siamo sicuri che in tutte le case ci sia una stampante? So di genitori che passano il tempo a “ricopiare” schede per i loro bambini…
  9. Non pretendere che tutti i bambini “restituiscano” i lavori, non sappiamo cosa succede nelle loro case, soprattutto nelle situazioni di bambini non italofoni o in difficoltà di vario genere.
  10. Valutare con frasi incoraggianti e positive SEMPRE. Quali altre modalità valutative si possono pensare per elaborati prodotti in simili condizioni?

    E per il benessere dei colleghi un consiglio: non facciamo la gara a chi fa di più, a chi produce più cose, a chi avvia più piattaforme, a chi registra più videolezioni.

Non è affatto necessario, non ci viene chiesto di fare gli eroi o i primi della classe. Agiamo come abbiamo sempre agito, utilizzando gli strumenti di cui siamo sicuri, senza preoccuparci del confronto con altri.

Manteniamo viva la relazione, curiamo le EMOZIONI dei nostri alunni, dei loro genitori e anche le nostre, perché pure noi siamo in trincea.

Dunque, non complichiamoci la vita, che in questo momento già è difficile così.

Vi abbraccio tutte e tutti.

Flavia

Musica, maestro! L’importanza delle canzoni nell’apprendimento della lingua inglese

Una prima autonomia linguistica in inglese può essere sviluppata tramite l’ascolto del suono, del ritmo e della musica, che costituiscono componenti essenziali e sempre presenti nella quotidianità del bambino, sin dalla nascita. I bambini, sin dai primi giorni di vita, infatti, si addormentano al suono di ninne nanne e imparano le prime parole at­traverso filastrocche.

Anche dal punto di vista dell’apprendimento linguistico in giovane età, le canzoncine e le filastrocche rivestono un ruolo importante poiché, oltre a favorire la motivazione all’apprendimento della lingua straniera, in un clima positivo e significativo, favoriscono l’apprendimento di lessico, strutture e chunks linguistici attraverso il ritmo.

L’USO DELLA CANZONE DURANTE LA LEZIONE DI INGLESE

Nell’insegnamento della lingua straniera l’utilizzo di canzoncine, filastrocche e chants si presta sia come strumento didattico finalizzato all’apprendimento di lessico e strut­ture, sia come strumento per spezzare il ritmo quando l’atmosfera in classe risulta un po’ fiacca o in seguito a un’attività in cui è richiesto un alto grado di coinvolgimento da parte degli alunni.

L’utilizzo di canzoncine, filastrocche e chants offre, inoltre, un’occasione piacevole e gra­dita per il consolidamento, attraverso il meccanismo della ripetizione, e per il ripasso di lessico e strutture note, nell’ambito delle attività di routine, warm up o al termine di una lezione.

Canzoncine, filastrocche e chants sono anche una valida opportunità per venire a contat­to con la cultura inglese e per contestualizzare l’apprendimento linguistico.

L’attività corale favorisce la socializzazione all’interno del gruppo classe e l’integrazione di tutti i soggetti. Favorisce anche il coinvolgimento e l’inclusione di quei bambini più emotivi o di chi non si sente pienamente a suo agio nel prendere parte ad attività di tipo ludico.

È quindi importante che l’insegnante non forzi i bambini a partecipare all’attività e lasci la possibilità di gestire a ciascuno le proprie emozioni.

L’attività, anche nel caso di quei bambini che non si lasciano coinvolgere subito, risulterà comunque positiva perché darà loro modo di avvicinarsi, anche se indirettamente, ai suoni e ritmi della lingua.

Quanto è importante associare movimenti alle canzoni?

La musica abbinata alla psicomotricità può risultare utile per rinforzare il processo di memorizzazione e quindi accelerare l’acquisizione di una lingua straniera.

head and shoulders

È importante che il coinvolgimento dei bambini avvenga su un piano multisensoriale, è quindi necessario associare parola e movimento: questo approccio, il TPR (Total Physical Response), agevola i transfer alla lingua parlata e facilita la costruzione graduale della memoria a lungo temine.

I suoni della parola sono veicoli di significato che la gestualità può accentuare e fissare nei processi di memorizzazione.  

È sicuramente indispensabile sfruttare questo importante canale di comunicazione che è il suono e associarlo il più possibile, nel corso dell’attività musicale, al gesto creando così anche un clima di allegra partecipazione che favorisca la motivazione e la ricettività all’apprendimento della lingua.

Che caratteristiche devono avere le canzoni nei testi di inglese?

Le action songs, per fun­zionare come veicoli di presenta­zione linguistica, “contenitori” di campi lessicali, di funzioni e di strutture da imparare, devono avere caratteristiche specifiche.

Devono, innanzitutto, essere costruite su un motivo facile da ricordare, essere orecchiabili e ritmate, con arrangiamenti musi­cali semplici e moderni e devono contenere il lessico e le strutture che si vogliono trasmettere.

Attraverso l’apprendimento del­la canzone, il testo viene fissato nella memoria di ogni bambino.

Queste canzoni si devono prestare a essere smontate, rimontate e variate a seconda delle esigenze creative dei bambini e ai fini dell’apprendimento di strutture linguistiche e di nuovi vocaboli.

Le canzoni didattiche sono uno strumento molto motivante che si estende ai livelli di acquisizione e padronanza linguistica, compresa la capacità di pronunciare e, per i bambini più grandi, di scrivere in modo corretto.

ALCUNI SUGGERIMENTI PER L’USO DELLE CHANTS E DELLE SONGS

  • In una prima fase è opportuno che i bambini non vedano o leggano il testo della canzone, ma che si concentrino sull’ascolto dei suoni e dei ritmi della lingua.
  • Accompagnate l’ascolto con gesti, immagini, oggetti o pupazzi, al fine di favorire la com­prensione del testo, senza ricorrere alla traduzione in L1.
  • Successivamente, invitate gli alunni ad ascoltare di nuovo la canzone e a imitare i gesti o indicare le immagini utilizzate.
  • Nelle esecuzioni successive smettete di fare i gesti lasciando che gli alunni si muovano da soli. Una volta avviata l’attività lasciateli cantare da soli, così da favorire la loro autonomia espressiva. È un momento importante in cui i bambini acquisiscono la canzone per loro stessi. La canzone diventa la “loro canzone”.
  • L’atto di cantare in coro, già fortemente motivante in se stesso, favorirà la corretta pro­nuncia e intonazione, mentre le parole in rima creeranno ulteriori agganci nella memoria degli alunni.
  • In caso di canzoni o filastrocche in cui compaia un testo di una certa lunghezza è possibile facilitarne la memorizzazione attraverso la ripetizione di segmenti di testo e di sequenze via via più lunghe.
  • Passate poi alla fase della contestualizzazione del lessico e delle strutture attraverso attività sul testo, come il riordino di immagini che illustrano la canzoncina, o di porzioni di testo op­portunamente mischiate, oppure abbinamenti di lessico e immagini, di frasi e immagini.

PERCORSI INTERDISCIPLINARI CON CANZONI E FILASTROCCHE

Una canzoncina o una filastrocca può anche essere utilizzata come input linguistico per l’avvio di un percorso interdisciplinare.

Per rendere l’attività funzionale alla trasmissione o al rinforzo di contenuti linguistici sce­gliete accuratamente il materiale da proporre alla classe, adattandolo anche ai gusti musi­cali dei bambini e valutate attentamente i prerequisiti necessari e il grado di difficoltà e di pertinenza di tale materiale agli obiettivi linguistici.

Filastrocche, canzoncine, chants e action songs risultano, quindi, essere strumenti insosti­tuibili nella didattica della L2: l’ascolto e la ripetizione di una canzone in lingua inglese non sono solo importanti per l’acquisizione della pronuncia e dell’intonazione, ma rappresentano anche, per il bambino, un momento importante di scoperta di una specifica cultura, che si manifesta nella particolarità del ritmo e della cadenza della frase.

A questo punto, non ci resta che schiacciare PLAY!

Buona lezione di inglese e… musica, maestro!

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I diritti dei bambini: il diritto alle emozioni

Perché è fondamentale costruire percorsi dedicati alle emozioni con lo scopo di avvicinare i bambini alla consapevolezza del sé

L’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, parla del diritto all’ascolto delle opinioni del minore. Se tale diritto deve essere tutelato nelle procedure giudiziarie, ancora più importante diventa la pratica quotidiana dell’ascolto in tutti gli ambiti di vita del bambino.

 

Come prende forma questo “ascolto” nella pratica didattica?

IL BAMBINO È FATTO DI EMOZIONI. Attraverso di esse manifesta il proprio sé, la propria gioia, la propria sofferenza, il proprio interesse. Sono emozioni cui spesso non sa dare un nome e che possono impaurirlo o confonderlo. Il bambino non possiede il lessico adatto a circoscrivere uno stato d’animo e non ha la capacità di identificarlo o di condividerlo, poiché si tratta di capacità che devono essere educate e di cui spesso sono carenti anche gli adulti che lo affiancano nella crescita.

Dunque, è fondamentale per noi insegnanti costruire PERCORSI DEDICATI ALLE EMOZIONI.  Tali percorsi hanno lo scopo di avvicinare i bambini alla consapevolezza del sé, portandoli contemporaneamente alla scoperta di una parte fondamentale della vita, una parte che può condizionarne il corso.

Quali sono i vantaggi di una didattica che tiene conto delle emozioni del bambino?

Di fronte ad una società che ci consegna alunni sempre più fragili e complessi dal punto di vista emotivo, la scelta di una DIDATTICA che faccia leva sulle EMOZIONI diventa vantaggiosa poiché permette al bambino di “vivere” le emozioni riconoscendole e, se necessario, controllandole. Inoltre, ci mette a disposizione informazioni preziose sia per entrare nel “suo” stato d’animo, aiutandoci a comprenderlo, sia per trovare strategie idonee a portarlo emozionalmente con noi, nel viaggio alla scoperta del sapere.

Le emozioni si riflettono sulla qualità dell’apprendimento degli alunni. L’intelligenza e l’apprendimento funzionano al meglio quando si è felici.

Chi di noi non ha mai avuto nelle proprie classi casi di bambini in cui l’ansia, la paura, la rabbia o depressione hanno interferito pesantemente con le capacità di apprendimento?

Come fa un bambino ad aprirsi alla scuola quando le emozioni negative, che non sa dominare né riconoscere, lo rinchiudono in una bolla di sofferenza?

Ciò che si apprende emozionandosi, lascia una traccia profonda. Se ciascuno di noi ripensa al proprio percorso scolastico ne avrà la conferma.

In che cosa si sostanzia dunque l’approccio didattico-emozionale proposto nel sussidiario dei linguaggi “Il cerchio dei lettori”?

È un approccio che ho sperimentato con gli alunni e con i genitori e che si basa su alcune riflessioni:

    • Le emozioni non sono positive né negative. Fanno parte della vita, bisogna riconoscerle e goderne.
    • L’emozione non e’ quasi mai controllabile e dunque non va sanzionata.
    • Esiste il “diritto” alle emozioni: si può piangere, ci si può arrabbiare, si può ridere quando non è il momento.
    • Portare le emozioni alla superficie e onorarle è il minimo che si possa fare.
    • Trasformare le emozioni in parole, tante, pertinenti o creative, tradurle in immagini, espressioni del corpo, attività giocose…
    • Accettare le emozioni per imparare a gestirle, provocazioni comprese.
    • Condividere le emozioni per solidarizzare ed empatizzare: tutte le persone che incontri stanno provando un’emozione!
    • Accenderle durante l’apprendimento: solo ciò che provoca un’emozione lascia una traccia e stimola a saperne di più, secondo l’equazione

 

Mi emoziono-IMPARO

 > l’emozione di apprendo con gioia

 

Mi emoziono-TRASMETTO

 > l’emozione di insegnare con gioia

 

Nel testo IL CERCHIO DEI LETTORI sussidiario delle letture di cui sono autrice, le emozioni hanno un posto speciale in ogni pagina.

Lo strumento che ho scelto per lavorare sulle emozioni con i bambini è l’attività in circle time denominata “IL POTERE DEL CERCHIO” da cui deriva il titolo del corso di letture. La proposta  si articola in due sezioni:

 

  1. IL CERCHIO DELLE EMOZIONI
    Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in cerchio. Il cielo è rotondo e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perchè la loro religione è la stessa della nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in circolo. La luna fa lo stesso, e tutt’e due sono rotondi. Perfino le stagioni formano un grande cerchio, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli e inoltre erano sempre disposte in cerchio, il cerchio della narrazione, un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito voleva che noi covassimo i nostri piccoli. (Alce Nero da “Il Grande Spirito parla al nostro cuore)

    Le parole di Alce Nero, vecchio stregone del popolo degli indiani Sioux, danno avvio alla sezione nella quale i bambini sperimentano i poteri speciali che l’attività in cerchio attribuisce a chi ne fa parte:

    • il valore della parola;
    • la libertà di essere se stessi;
    • la condivisione;
    • l’attesa;
    • il rispetto delle differenze;
    • l’impegno.

    È dunque, una volta fatte proprie le regole che la disciplinano, i bambini, attraverso proposte semplici e mirate, vengono guidati ad applicarne il potere per parlare di emozioni. La sofferenza, l’eccitazione, l’ansia, la paura, il sollievo, la tristezza, la gioia, la vergogna, la prepotenza, il coraggio… diventano così l’argomento intorno al quale mettersi in gioco.
    Alla fine, grazie al POTERE DEL GRUPPO, possono concorrere alla produzione di un compito autentico per rendere “spendibile”, cioè trasformare in comportamenti, le conclusioni cui sono giunti.
    E poi l’immancabile tocco di divertimento creativo, la realizzazione delle SOLUZIONI UTILI PER TUTTI: il diario della felicità, l’addetto alle lacrime, il cambia-veloce, gli occhiali buffi e molte altre proposte da costruire, da indossare, da regalare …

  2. IL CERCHIO DELLE PAROLE
    Ne IL CERCHIO DELLE PAROLE, sempre utilizzando la metodica legata al POTERE DEL CERCHIO, gli alunni vengono coinvolti in discussioni che hanno come fulcro  le emozioni e le reazioni legate ai vocaboli che  fanno parte del vocabolario di un cittadino in formazione: rispetto, gentilezza, uguaglianza, diversità, collaborazione, responsabilità, diritti e doveri …
    Alla fine, nell’attività “PER FARE GRUPPO”, trovano la proposta  di un compito autentico che li guida a  trasformare le parole nei fatti e negli atteggiamenti del “cittadino responsabile”
    Chiude la sezione l’indicazione di una festa attinente all’argomento e al percorso di riflessione effettuato.

 

E per quanto riguarda la lettura? Dove sono le EMOZIONI?

La lettura è il veicolo principe per trasmettere EMOZIONI e nel testo le troviamo:

Nelle aperture delle sezioni, dove il bambino legge “gratis”, limitandosi a godere dell’emozione che il testo gli suscita, misurandone l’intensità grazie al TERMOMETRO del LETTORE;

Nelle letture che incontra man mano, all’interno delle quali identifica emozioni che fungono da detonatore per attivare il POTERE DEL CERCHIO

Nelle letture che offrono situazioni emozionali che le attività contenute nei box “Le mie esperienze”Le mie opinioni” aiutano ad esprimere

Nella chiusura di ogni sezione, dedicata al DIVERTIMENTO. Proposte strutturate perché il lettore in formazione possa associare alla lettura l’emozione del DIVERTIMENTO, creando un link che lo spinga a continuare a scegliere la lettura come fonte di emozioni e di gioia.

Consiglio: A proposito di emozioni, consiglio la lettura del libro “Intelligenza emotiva” dello psicologo e giornalista nordamericano Daniel Goleman, attraverso il quale si può scoprire l’enorme potere che le emozioni hanno sulla nostra persona, sulla motivazione personale,  sulla capacità di entrare in connessione con gli altri, di vivere in equilibrio ed armonia.

 

“Il centro dell’intelligenza non sta nel cervello, ma in fondo al cuore”. (V. Barbaro)

 

Scopri la Didattica delle emozioni nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Lettori

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Tempo di valutazione, tempo di fatica

In questi giorni siamo alle prese con le valutazioni del primo quadrimestre. Un momento che si ripete due volte l’anno ma che per  le maestre continua a connotarsi come un tempo di fatica, di confronti continui, di dubbi, di frustrazione.

È uno stato d’animo comune, che investe tutte le latitudini. Grazie all’attività di formazione che svolgo per il gruppo Raffaello incontro centinaia di insegnanti in giro per l’Italia e per ognuna di loro la domanda è sempre la stessa:

Come si fa a comprimere un bambino dentro ad un numero?

Mai come oggi l’interrogativo si pone con grande forza. Chissà perché ci viene facile pensare che i bambini di un tempo fossero più “simili” tra di loro. Forse era effettivamente così, le realtà di vita si assomigliavano di più e, forse, anche le famiglie trasmettevano regole più simili a bambini che a scuola mantenevano atteggiamenti più “omologati”. Non con questo che valutare fosse semplice, poiché non lo è mai.

Ma oggi la situazione si presenta di una complessità enorme: bambini tutti diversi, stili educativi diversi, modalità di apprendimento diverse, progressi diversi, famiglie diverse, stimoli diversi, provenienze culturali diverse…

E quindi?

Uno degli strumenti che utilizzo da sempre nella mia didattica è l’AUTOVALUTAZIONE. Un percorso che porta grandi  vantaggi. Mediante l’autovalutazione il bambino prende consapevolezza del proprio apprendimento, fa il consuntivo dei progressi , ne diventa orgoglioso e, rafforzando l’autostima, accresce la motivazione, il motore di tutti i progressi a scuola  e non solo. Se si manifestano dei punti di debolezza, ne prende coscienza e si predispone a superarli.

È stato bello trasferire questa scelta didattica nel sussidiario dei linguaggi IL CERCHIO DEI LETTORI di cui sono autrice.

il cerchio dei lettori 4

 

Le occasioni legate all’AUTOVALUTAZIONE sono molteplici. Qui trovate alcuni esempi:

il cerchio dei lettori 4 pag 84 il cerchio dei lettori 4 pag 85 il cerchio dei lettori 4 pag 86

Presenti anche nel percorso della GRAMMATICA RAF

leggi e vai grammatica raf pag 67

Inoltre, per discutere di VALUTAZIONE E VOTI con gli alunni, può essere utile attivare il POTERE DEL CERCHIO, una metodologia che nel testo viene guidata passo passo.

TEMA DI DISCUSSIONE. Prova di lettura ad alta voce.
SITUAZIONE: D.  è stato bravo ma, rispetto alla solita lettura fluente, si è inciampato più volte e ha anche confuso qualche parola. Riceve come valutazione un 8.
S. è una bambina non italofona. Ha imparato a leggere al’inizio di terza. La sua lettura migliora ogni giorno. Riceve come valutazione un 8.
D. piange, S. ha un sorriso luminoso.

Dove sta il problema? Non hanno avuto entrambi la stessa valutazione?

CONSIDERAZIONI che si possono fare con i bambini al termine del confronto:
”Il voto è un numero che non vuol dire nulla. E’ soggettivo, infatti S. ride e D. piange. Inoltre dipende da molti fattori. Ad esempio ci sono insegnanti che non danno 10 perché ritengono che sia troppo e quindi al massimo danno 8 o 9. Per questi insegnanti un 8 o un 9 vuole dire 10. Se un bambino passa da una maestra che per un compito esatto o per un’interrogazione ottima dà 10 a un’altra ( o a un professore) che al massimo dà 8 vuol dire forse che il bambino è diventato meno bravo? O semplicemente è cambiato il punto di vista? Ci sono bambini che faticano tantissimo e quindi un piccolo progresso va tantissimo premiato. Ci sono bambini cui riesce tutto facile quindi da questi le maestre a volte pretendono di più.

Quindi…

Non bisogna dare troppa importanza al voto poiché dipende da moltissimi fattori. La cosa che conta è studiare, impegnarsi facendo del proprio meglio per migliorare se stessi e le proprie conoscenze. PER DIVENTARE PERSONE MIGLIORI. E pazienza se qualche volta i voti si abbassano! Non siamo robot , a volte siamo stanchi, a volte distratti, a volte semplicemente attraversiamo un periodo faticoso e dobbiamo perdonarci.

C’è tutto il tempo per riprendere a volare …

 

Scopri la forza dell’autovalutazione nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Lettori

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Facilitare la risoluzione dei problemi matematici, imparare a ragionare e a memorizzare concetti matematici importanti: come fare?

La didattica necessita di una continua contestualizzazione, con l’ausilio di contenuti disciplinari che devono essere facilmente compresi dai ragazzi.

La scuola, nella sua dimensione educativa, sta attraversando un momento estremamente delicato in cui la didattica necessita di una continua contestualizzazione, con l’ausilio di linguaggi e modalità operative dirette e contenuti disciplinari che devono essere facilmente compresi dai ragazzi.

Quali sono le principali difficoltà legate all’insegnamento della matematica?

La matematica e, con essa, il blocco scientifico delle discipline, rappresentano da sempre uno dei più complessi banchi di prova per i docenti che si trovano a dover affrontare, prima della risoluzione delle situazioni operative in classe, la fase della comprensione dei processi matematici e scientifici.

Quali sono le NECESSITà più impellenti per gli insegnanti?

Gli insegnanti hanno la necessità di connettere i processi logico-matematici alle situazioni concrete vicine al vissuto dei bambini, la corretta rappresentazione delle quantità, il mondo dei numeri e delle misure e tutto quanto attiene l’universo delle logiche scientifiche.

L’obiettivo sarà quello di appassionarsi al mondo dei numeri ed alle loro innumerevoli combinazioni, in cui sia il docente che il bambino sono protagonisti dell’avventura del conoscere.

La matematica, se affrontata e conosciuta con le modalità della scoperta è tutto questo:

  1. ragionare per gradi, utilizzando il livello raggiunto quale trampolino per il prossimo step di comprensione della realtà.
  2. comprendere e risolvere attività legate alla matematica e interdisciplinari, coordinando il gruppo classe in modo da farlo lavorare sempre con maggiore autonomia e gratificazione personale. Le attività devono accompagnare i bisogni degli alunni, permettendo loro di vivere l’apprendimento della matematica con estrema spontaneità, tanto da non percepirne l’onere.
  3. realizzare un percorso sui Problemi matematici sia con parti esplicative sia con esercizi gradualizzati per “testare” il grado di competenza raggiunto dagli alunni; a quest’ultimi si dà la possibilità di sperimentare quanto abbiano sviluppato le capacità di ragionamento: dal momento in cui il problema viene proposto fino alla stesura della soluzione.

Come facilitare l’approccio con i problemi matematici?

Un modo efficace è proporre il Problem solving in chiave cooperativa in classe, con il preciso scopo di facilitare, tra tutti i membri del gruppo classe, la creazione di uno spazio in cui ciascuno è incluso o chiamato a partecipare con le proprie modalità e tempi alla comprensione e poi alla risoluzione dei problemi.
Un ulteriore percorso sui problemi a sfondo storico (in situazioni e fatti fantastici o ricadenti in epoche precedenti come il riferimento storico antropologico alle civiltà passate come Cretesi, Greci e Romani) permette di operare in un ambiente diverso e perciò più accattivante.

E per imparare a ragionare e a memorizzare concetti matematici importanti?

Grazie all’enigmistica è possibile combinare logica e gioco: guardare la realtà con questa modalità interpretativa è a fondamento della costruzione del pensiero competente come viene richiesto anche dalle prove INVALSI. Formare al ragionamento logico, non trascurando l’utile esercizio della memorizzazione e del calcolo, anche per mezzo di attività ludico-espressive, favorisce anche il graduale passaggio alla didattica disciplinare della scuola secondaria.

 

Nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Saperi la matematica ha un posto speciale, con tanti esercizi e allegati specifici.

Il Cerchio dei Saperi

“Se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria è una fase molto delicata e non sempre semplice; la reazione al cambiamento è spesso molto differente da bambino a bambino.

Per affrontare i primi giorni di scuola, ma anche per accompagnare lo studio durante l’anno, una delle scelte giuste da fare è sicuramente adottare nuovi stimoli per supportare l’apprendimento.

Ad esempio, cantare insieme permette ai bambini di imparare divertendosi; grazie alla musica si accende la motivazione: gli stimoli musicali e motori stuzzicano la fantasia di ciascun bambino, suscitando curiosità e voglia di imparare cose nuove che, grazie anche alle canzoni, possono essere apprese con maggior facilità e memorizzate meglio.

Le insegnanti hanno a disposizione diversi strumenti utili a motivare un bambino, come le filastrocche per insegnare l’alfabeto e i numeri, le favole, le poesie e le immagini che, se accompagnate da musica e movimento, diventano estremamente più divertenti ed efficaci.

Quali sono quindi i benefici principali?

  • Le canzoni, le filastrocche e le storie in rima

    La musica promuove lo sviluppo di competenze trasversali e aiuta a sviluppare capacità corporee, motorie, percettive e sensoriali.
    È il linguaggio ideale per svolgere attività in comune e per realizzare forme di socializzazione; può essere veicolo di trasmissione di informazioni e messaggi e diventare strumento di tolleranza e comprensione reciproca.
    Certamente uno degli strumenti di inclusione più potenti.
    Grazie alla musica è possibile sviluppare anche competenze cognitive e potenziare la capacità di memorizzazione: attraverso semplici filastrocche musicali si aiuta i bambini a memorizzare le fasi del giorno, concetti difficili come dentro e fuori, davanti e dietro oppure ancora nozioni come le vocali, i numeri, o le figure geometriche; se questo non bastasse ricordo anche che in situazioni complesse e di stress emotivo la musica tranquillizza i bambini e ha un effetto benefico e rilassante che predispone all’apprendimento e allo svolgimento attivo delle attività scolastiche.
    Imparare filastrocche e storie in rima permette inoltre di esercitare la memoria e tenerla in allenamento, si gioca con le parole, con il ritmo e con la musicalità del linguaggio.
    Infine completare le rime facilita anche l’apprendimento di nuove parole, così da arricchire il proprio lessico sempre convinti che a scuola, così come nella vita, “chi conosce più parole, vince”.
     

  • Il ballo collettivo

    Sottovalutare l’importanza del movimento corporeo è un errore che fanno molte insegnanti. Dopo uno sguardo attento si notano però alunni sempre più impacciati nei movimenti, incapaci di correre, saltare in modo coordinato e persino di fare le capriole.
    Perché sarebbe bene invece dare più spazio nella didattica al movimento corporeo?
    Il ballo o, volendo usare un linguaggio più tecnico, le attività neuromotorie musicali, sono uno strumento molto efficace perché riescono a conciliare lo sviluppo motorio con quello espressivo e comunicativo.
    Grazie ai balli collettivi è più facile aggregare e formare il gruppo, stimolando la capacità di attenzione e di rispetto nei confronti degli altri.
    Muoversi a tempo di musica è un’attività altamente inclusiva che, oltre ad essere divertente, stimola la creatività, la memoria e permette di sviluppare l’ascolto, il senso del ritmo e di accrescere la propria autostima.

D’altronde anche Marcel Proust sosteneva che

“La musica è forse l’unico esempio di quello che avrebbe potuto essere- se non ci fosse stata l’invenzione del linguaggio, la formazione delle parole, l’analisi delle idee- la comunicazione delle anime”
 

  • Il gioco e le attività neuromotorie

    Intendiamo qui il gioco non come semplice passatempo ma come un’attività formativa.
    È risaputo che attraverso il gioco e le attività neuromotorie i bambini sono stimolati a esplorare con il corpo; la regola di “imparare facendo” era sostenuta persino da Confucio che in una famosa massima aveva sottolineato: “se ascolto dimentico, se guardo capisco e se faccio imparo”.
    L’esperienza sonora si salda strettamente con la motricità; i movimenti semplici abbinati alle canzoni permettono di memorizzare in modo ludico i concetti espressi, che in questo modo vengono fissati più rapidamente e contribuiscono ad affinare le abilità neuromotorie.

Don Milani, Maria Montessori e Gianni Rodari insieme a molti altri esperti del passato, sostenevano che il gioco è la prima attività didattica, che “se giocando si impara, giocando bene si impara meglio”.

 

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Perché i Quadri di civiltà e la Tematizzazione sono importanti per insegnare storia

Insegnare storia significa avviare i bambini verso la complessa e fondamentale competenza di pensare il presente storicamente.

Per arrivare alla strutturazione di tale pensiero storico (e geostorico), il sapere da apprendere va organizzato e tematizzato in modo che rispecchi la struttura propria della disciplina.

In particolare, uno degli aspetti più importanti da curare fin dal primo approccio alla storia è sicuramente la tematizzazione.

Cosa significa tematizzare?

Tematizzare è una operazione cognitiva fondamentale per organizzare il pensiero e il sapere storico. Imparare a tematizzare significa, per gli alunni, saper individuare le linee di indagine interne alla storia, così come sono state illustrate da Braudel: la storia economica, la storia politica, la storia sociale e così via.

La tematizzazione aiuta a descrivere i tratti caratterizzanti la vita dei gruppi umani, a strutturare le informazioni ricavate dalle fonti o dai testi in base a una precisa classificazione e quindi a stabilire nessi tra i diversi aspetti del gruppo o della civiltà in questione, consentendo di problematizzare le informazioni stesse.

Quale strategia può supportare l’insegnamento dell’operazione di tematizzazione?

Il Quadro di Civiltà è un efficace strumento che può aiutare gli alunni a tematizzare: esso ha una funzione puramente descrittiva della civiltà stessa e dà conto delle modalità in cui tale popolo viveva, da tutti i punti di vista, in un determinato ambiente e in un determinato periodo.

Tali temi (economia, politica, cultura, società, vita materiali, ecc.) sono raggruppati in indicatori tematici che costituiscono microdescrizioni dei comportamenti collettivi del gruppo umano preso in esame.

Per facilitare il lavoro di organizzazione degli alunni, gli indicatori possono essere semplificati attraverso voci che rappresentano gli aspetti storici da rilevare: per esempio si può far riferimento alle “attività umane” per raccogliere le informazioni relative all’economia, alla “società” per descrivere la situazione politica e sociale del popolo in questione, alla “tecnologia” o alle “invenzioni” per quanto riguarda la storia materiale.

Le notizie relative agli indicatori tematici possono essere facilmente reperite nel libro di testo, in particolare nelle parti descrittive.

Tale ricerca di informazioni può essere sostenuta tramite domande, che aiutano ad individuare ciò che si chiede al testo:

“quali attività praticava questo popolo? Da chi era governato? Che cosa inventò?”

Non solo i testi scritti sono elementi che aiutano a compilare il Quadro di Civiltà: le notizie possono essere contenute nelle fotografie presenti nel manuale, nelle ricostruzioni tramite disegni degli edifici e dei luoghi della vita quotidiana, nelle tavole di sintesi, in generale in tutte le sezioni che presentano e illustrano una situazione, una serie di comportamenti propri di un determinato popolo.

Più complessa risulta invece l’operazione di tematizzazione a partire dai testi narrativi, ovvero da quei paragrafi o da quelle sezioni che danno conto dei fatti accaduti; Il Quadro di Civiltà infatti esclude la forma narrativa, ovvero non può essere utilizzato per raccontare l’evoluzione o lo sviluppo di una civiltà: è una fotografia, scattata in un tempo e in uno spazio fissi.

Questa è una questione di primaria importanza: quando l’insegnante decide di far costruire ai suoi alunni un Quadro di Civiltà ne deve prima di tutto tracciare i confini spazio-temporali. Per questo si possono usare le carte geografiche e i grafici temporali, con la funzione di contestualizzare la descrizione del popolo da approfondire.

Come rappresentare, in modo che risulti evidente agli alunni, il Quadro di Civiltà?

La forma più utilizzata e più efficace è quella della mappa; essa, in quanto organizzatore grafico, ha due funzioni fondamentali:

  • da un lato la sua dimensione visuale aiuta gli alunni a fissare gli aspetti tematici raggruppati negli indicatori; è quindi uno strumento per la comprensione e la memorizzazione dei contenuti dati.
  • Dall’altro è uno dispositivo di sintesi, che aiuta a leggere il testo per ricavarne informazioni e organizzarle in base ad un sistema storicamente fondato; sostiene dunque la ricostruzione del sapere e la sua problematizzazione.

Per sintetizzare, alcune indicazioni per facilitare il lavoro degli insegnanti.

Se si lavora per quadri di civiltà occorre tenere presenti tre elementi fondamentali:

  • Spazio e tempo entro cui si colloca la descrizione data dal quadro vanno sempre precisati. In genere si dovrebbe preferire il periodo nel quale la civiltà era nel suo massimo sviluppo e presentava gli aspetti maggiormente caratterizzanti. Nella sintesi visuale tali elementi devono avere una posizione preminente, in modo che risultino chiaramente identificabili. Le domande “quando” e “dove” dovrebbero essere, per gli alunni, il punto di partenza per ogni tipo di riflessione storica si apprestino a fare.
  • Il Quadro di Civiltà, come detto, ha la funzione di descrivere: per far comprendere agli alunni che una civiltà non rimane tuttavia fissa ed uguale a sé stessa nel tempo lungo della sua durata, sarebbe bene presentare più quadri per la stessa civiltà in periodi differenti. A partire da quelli disponibili nel manuale, che in genere rappresentano il momento di maggior splendore del popolo trattato, il docente può decidere di seguire lo stesso modello per costruire altri quadri di altri periodi (la nascita di una civiltà, il suo declino, ecc.) e metterli in successione cronologica.

Ciò potrebbe avviare alla strutturazione dell’idea di trasformazione, osservando le permanenze e i mutamenti che i diversi indicatori tematici possono presentare; inoltre consentirebbe di introdurre il concetto di periodizzazione, indicando come periodo storico il lasso di tempo in cui le caratteristiche di un popolo, di un luogo, di una situazione sono rimaste comuni e attribuendo alla trasformazione la funzione di periodizzare, cioè di passare da un’epoca ad un’altra nuova.

  • Nel momento in cui si costruiscono i quadri per le civiltà che si devono affrontare è bene utilizzare sempre gli stessi indicatori tematici, in modo che siano comparabili; in questo modo l’insegnante può pensare ad attività di confronto tra civiltà, che possano dare l’idea del mondo come sistema storico complesso: per esempio, popoli contemporanei potevano avere tratti simili o differenti, popoli vissuti in spazi analoghi potevano aver sviluppato sistemi economici, politici o sociali simili o differenti.

A questo punto l’alunno può interrogarsi sui perché, avviando il processo di interpretazione storica.

Bibliografia minima:

Braudel, F. (1998). Storia misura del mondo. Bologna : Il Mulino.

Mattozzi, I. (2009). La didattica dei quadri di civiltà. In M.T. Rabitti (ed.), Per il curricolo di storia. Idee e pratiche (pp. 79-92). Milano : Franco Angeli.

Mattozzi, I. (2011). Pensare la storia da insegnare. Castelguelfo : Cenacchi.

Pentucci, M. (2018). Come da manuale. La trasposizione didattica nei contesti di insegnamento-apprendimento. Reggio Emilia : Junior.

Pentucci, M., & Laici, C. (2019). Gli organizzatori dell’azione didattica: un confronto tra docenti in servizio e studenti in formazione pre-service. Education Sciences & Society, 10(1). 157-169.

 

Nel nuovo Sussidiario Il Cerchio dei Saperi la Tematizzazione e i Quadri di Civiltà aiutano l’apprendimento della storia!

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L’angolo delle storie: la lezione di inglese inizia da qui

Raccontare una storia è un’attività divertente e quindi altamente motivante e inclusiva. Con la storia ciascun bambino riesce a trovare ciò di cui ha bisogno.
Raccontare una storia può essere creativo per chi racconta ma anche per chi ascolta.

Rendere lo storytelling coinvolgente, fruibile e utile allo sviluppo delle abilità linguistiche è fondamentale e, per far sì che ciò avvenga, è bene organizzare con cura le attività

Creare interesse e curiosità è uno step fondamentale: per questo vi proponiamo alcuni suggerimenti affinché le storie lette in classe possano prender vita e diventare utili oltre che piacevoli.

L’angolo delle storie: lo Story Corner

Per far prendere familiarità ai bambini con lo storytelling, potrebbe essere utile allestire un luogo dedicato: l’angolo delle storie, lo story corner. 

Per caratterizzarlo potreste appendere delle immagini di storie conosciute e imma­gini-simbolo che aiutino i bambini a immedesimarsi in un altro “mondo”, quello della lingua inglese. Una volta trovata la giusta sistemazione per i vostri racconti… non vi resta che iniziare!

1- Le pre-reading activities: cosa fare prima della lettura

Ecco tutti gli accorgimenti e le attività che potreste mettere in atto per avviare lo storytelling nel migliore dei modi.

  • Procuratevi pupazzi, oggetti, indumenti, immagini da utilizzare durante la lettura animata.
  • Se vi è possibile, accompagnate la narrazione con l’utiliz­zo di materiale audio (musica, rumori, suoni).
  • Preparate la classe alla lettura della storia attraverso una breve attività o gioco di ripasso di lessico noto, presente nella storia.
  • Mostrate agli alunni la copertina del libro e leggete ad alta voce il titolo.
  • Attraverso un’attività di brainstorming invitate la classe a formulare ipotesi (predicting) sull’argomento della storia.
  • Introducete, attraverso l’utilizzo di flashcards, immagini o realia le parole chiave ed eventuale lessico o strutture nuove necessarie alla comprensione della storia. Procedete solo dopo esservi accertati che le parole nuove siano state memorizzate.
  • Invitate la classe a prepararsi all’ascolto pronunciando una frase che richiami tutti al silenzio e che verrà presa come segnale d’avvio dell’attività. Una volta ottenuti il si­lenzio e l’attenzione necessari, procedete con la narrazione.

2 – Cosa fare durante il racconto

Ora gli alunni sono pronti, avete ottenuto il silenzio e l’attenzione necessari per poter iniziare la lettura della storia. Anche per questa fase vi proponiamo dei consigli importanti per ottenere il massimo da questa attività.

  • Effettuate una lettura espressiva che preveda alterazioni di voce e variazione di ritmi e di toni, in modo da risultare coinvolgente e di supporto alla comprensione del testo.
  • Coinvolgete la classe durante la lettura attraverso l’intera­zione, ponendo domande, in modo da assicurarvi che vi stiano seguendo.
  • Invitate qualche bambino a muovere un determinato og­getto, oppure tutta la classe a pronunciare, ad esempio, una frase particolare.
  • Incoraggiate, attraverso semplici domande, i bambini a fare previsioni sullo sviluppo della trama.
  • Create suspence e attesa per il finale.
  • Al termine della narrazione, assicuratevi che il senso glo­bale della narrazione sia stato colto e ripercorrete insie­me ai bambini le varie fasi del racconto.
  • Focalizzate l’attenzione sul lessico e sulle strutture su cui volete essi riflettano.
  • Ripetete la lettura della storia più volte.
  • Se il libro dispone di CD audio con la storia narrata, fate ascoltare più volte fermando la registrazione ogni qual volta vediate una certa insicurezza di comprensione tra i bambini.

3 – La narrazione si è conclusa: Ora cosa accade?

Dopo aver letto o narrato la storia, sono tante le attività che possono essere proposte. Qui ve ne consigliamo alcune.

  • Strutturate attività incentrate sulla storia atte a verifi­care la comprensione e a consolidare lessico e strutture incontrate (listen and answer, true or false, number the pictures, listen and number, match…)
  • Al fine di favorire il riutilizzo della storia, finalizzato alla produzione orale, realizzate con la classe materiali di supporto agli alunni nell’esposizione del racconto, come minibooks o storycards.
  • Con gli alunni più grandi potete proporre la seguente attività, per promuovere la creazione di storie: dividete la classe in gruppi e, dopo aver fornito delle tracce gui­da e schemi di progettazione, invitate gli alunni a creare una storia partendo dalla realizzazione di uno storyboard. Invitate poi i gruppi a effettuare una lettura animata della storia inventata.
  • Create in classe una biblioteca di libri in lingua originale che gli alunni potranno prendere in prestito settimanal­mente e a cui potranno accedere anche nei momenti non strutturati, esponendo nella biblioteca anche i libri auto­prodotti dagli alunni.
  • Organizzate una settimana dedicata al libro e alla lettu­ra che preveda attività di storytelling e di costruzione di libri che coinvolgano tutto l’istituto.

Grazie allo storytelling i bambini avranno modo di apprendere la lingua in maniera divertente e di sviluppare le abilità linguistiche in modo naturale e attraverso il coinvolgimento di vari stili d’apprendimento quindi… scegliete la storia che fa per voi… It’s story time!

(Leggi anche Tutto quello che devi considerare per scegliere il libro giusto per le attività di Storytelling in L2)

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Come incrementare la capacità di concentrazione nei bambini – Lo Storytelling in lingua inglese

Perché i bambini sono naturalmente attratti dalle storie?
Questa naturale propensione verso le storie può essere sfruttata in classe?

Raccontare una storia in classe è un’attività vincente.

I bambini sono curiosi, si stupiscono e gioiscono di fronte a tutte le nuove scoperte che una storia può veicolare. Si identificano con i personaggi, vogliono sapere cosa accadrà, come finirà e vogliono capire, attraverso il racconto, il perché delle cose. 
Hanno mente e cuore aperti per accogliere quello che le storie vogliono trasmettere.

Ma se il racconto è in lingua straniera?  

Occorre utilizzare gli strumenti giusti affinché la magia del racconto continui a funzionare anche in L2.
Lo storytelling, in questo senso, è una didattica vincente.
Utilizzando le storie sarà possibile coinvolgere gli alunni in attività altamente motivanti e significative dal punto di vista linguistico, mediante l’esposizione alla lingua in un contesto di apprendimento autentico.
Attraverso le storie proposte, gli alunni potranno acquisire nuovo lessico e nuove strutture e sviluppare l’interesse verso l’apprendimento della lingua inglese.

Quali sono i vantaggi dell’uso dello storytelling nella didattica della L2?

Lo storytelling:

  • incrementa la capacità di ascolto e di concentrazione nei bambini. Gli alunni colgono il senso generale della storia, anticipano gli eventi, formulano ipotesi, fanno previsioni;
  • stimola la fantasia e la creatività;
  • favorisce l’acquisizione di lessico e strutture in modo naturale: gli alunni vengono esposti a un linguaggio autentico, ripetitivo e di facile memorizzazione che consente un arricchimento dal punto di vista lessicale;
  • favorisce l’acquisizione dei suoni e ritmi della lingua in modo naturale: attraverso l’ascolto e la ripetizione di lessico e strutture, gli alunni familiarizzano con la lingua e sono facilitati nella riproduzione autonoma di suoni e ritmi;
  • favorisce l’acquisizione di una pronuncia corretta: mediante le ripetute attività di ascolto e di esposizione alla lingua autentica, gli alunni interiorizzano in modo naturale la pronuncia delle parole e sono in grado di riutilizzare autonomamente lessico e strutture mediante una pronuncia corretta;
  • favorisce la socialità all’interno del gruppo classe: attraverso la condivisione sociale dell’esperienza di ascolto e narrazione di storie gli alunni hanno modo di rafforzare le relazioni all’interno del gruppo classe.
     
Seguendo alcuni semplici suggerimenti, che potete approfondire nell’articolo “l’angolo delle storie: la lezione di inglese inizia da qui”, il fascino del racconto non verrà meno anche in lingua straniera e, anzi, porterà dei frutti ulteriori: non solo i bambini continueranno ad amare le storie, ma potranno beneficiare di molti altri vantaggi nel campo dell’apprendimento della lingua inglese.
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