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Tag: narrativa

Un libro, tanti cuori – Come le parole si trasformano in immagini?

Oggi, per la rubrica “Un libro, tanti cuori” vi presento un illustratore bravissimo: Richolly Rosazza.

Sono molto emozionata perché Richolly è l’autore delle bellissime tavole che danno vita ai protagonisti de “La leggerezza delle nuvole”.

Dunque, non perdiamo tempo e sentiamo, a questo proposito, che cosa ci dice Richolly.

Caro Richolly, ci racconti brevemente come sei diventato illustratore?

Io in Perù ho studiato all’accademia d’arte come pittore. Dopo che sono arrivato in Italia, più di dieci anni fa, quando esponevo i miei quadri, alcune persone mi chiedevano se fossi un illustratore, per via dello stile dei mie lavori. È lì che è nata la mia curiosità per il mondo dell’illustrazione. Ho cominciato ad andare in libreria, a vedere gli albi illustrati, ad informarmi sulla storia dell’illustrazione e degli illustratori. Ho frequentato dei brevi corsi che mi hanno permesso di conoscere da vicino il mondo degli albi e ho cominciato a partecipare ad alcuni concorsi.

Che cosa ti piace in particolare del tuo lavoro?

Quando ero piccolo mia nonna mi narrava molte storie, io molto preso dai racconti, mentre l’ascoltavo, riuscivo ad immaginare ogni scena: personaggi, luoghi, particolari… come illustratore mi piace l’idea che i racconti, che una volta rimanevano solo nel mio immaginario, diventino immagini vere.

 busayna

Quando devi illustrare un libro, un racconto, una poesia, come agisci? Cioè, come immagini le situazioni?

Di solito dopo la prima lettura al testo che devo illustrare, immagino già alcune scene e personaggi in generale, poi inizio a comporre il disegno creando una composizione nello spazio riservato all’illustrazione. A volte cerco tra i miei schizzi delle immagini che mi possano aiutare.

Riesci subito a trovare “il personaggio” o fai diverse prove finché non risponde a quello che avevi in mente?

Dipende, a volte non c’è bisogno di fare tante prove, altre volte quando il personaggio è importante e deve apparire in quasi tutte le pagine faccio qualche prova. Soprattutto per far sì che vengano bene le varie posizioni che il personaggio dovrà assumere e per trovare i giusti colori.

Come fai interpretare il pensiero dell’autore del testo? 

Solitamente cerco di non farmi condizionare da quello che potrebbe pensare l’autore e lavoro il più possibile sulla mia interpretazione, dopo c’è sempre un confronto con l’autore o l’editore.

Non hai paura di creare qualcuno o qualcosa di diverso rispetto a quello che l’autore aveva in mente?

A volte sì, ma so che ci può sempre essere uno scambio di idee. Faccio prima un disegno a matita e lo faccio vedere all’autore o all’editore e se c’è qualcosa che non va… la matita fortunatamente si può sempre cancellare.

Quale posto hanno le emozioni nel dirigere la tua matita?

Molto, quando sono di cattivo umore non riesco a lavorare, quando disegno un racconto allegro mi viene da sorridere lavorando. Mi immedesimo sempre molto.

 

nico Ne LA LEGGEREZZA DELLE NUVOLE, quale racconto ti è piaciuto di più?

Il primo racconto: Il diritto di sognare.

Quali emozioni ti ha suscitato la lettura?

Disegnare un bambino che sogna di volare come un uccello mi ha fatto pensare che tutto è possibile usando l’immaginazione e questo mi ha fatto sentire sereno e libero.

Come hai “visualizzato” i protagonisti?

Sono partito dalle descrizioni dei racconti e poi ho immaginato alcune scene che ho visto, a volte i personaggi prendono le sembianze dei miei vecchi compagni di scuola o di bambini che conosco.

Quali tecniche hai utilizzato? Perchè?

Ho utilizzato la tecnica digitale che è quella che solitamente utilizzo per i libri scolastici.

Sei soddisfatto del risultato? Cioè, pensi di essere riuscito a “raccontare” per immagini quello che raccontano le parole?

 rafael

Spero di sì, l’editore era soddisfatto, diciamo che questa è la mia conferma, poi mi direte anche voi come vi sembra.

È successo qualche volta che un autore non si sia ritrovato nella tua narrazione per immagini?

Mi è successo di dover fare alcune modifiche ai miei lavori per avvicinarmi di più al pensiero dell’autore o dell’editore. Per questo libro non è avvenuto. L’autore era contento del risultato.

 

lindita

Grazie Richolly, per averci raccontato il tuo lavoro e le emozioni che hai provato illustrando LA LEGGEREZZA DELLE NUVOLE!

 

Scopri la leggerezza delle nuvole!

leggerezza nuvole 800

Un libro, tanti cuori – Chi è e cosa fa il redattore di una casa editrice?

“Un libro, tanti cuori” è una rubrica di interviste che ci accompagna scoprire quali cuori battono dietro ai libri.

La puntata di oggi vede protagonista Emanuele Ramini, redattore del Gruppo Editoriale Raffaello

Ciao Emanuele, puoi raccontarci qual è il tuo ruolo nella vita di un libro?

Ciao a tutti! Direi che ogni volta che esce un libro mi sento un po’ papà. Come un bambino piccolo, un libro che nasce ha bisogno di cure continue: deve essere nutrito, vestito, curato… E se quello del papà è il compito più bello del mondo, anche il mio lavoro mi coinvolge da tutti i punti di vista, emotivamente e professionalmente.

Bella la metafora. Che cosa succede dal momento in cui un manoscritto arriva sulla tua scrivania?

In realtà quando un manoscritto arriva sulla mia scrivania siamo già un bel pezzo avanti. Il difficile viene prima, quando si deve scegliere il libro da pubblicare, una scelta che si fa in base alle direttive ministeriali e didattiche, alle tendenze del momento, ai gusti dei ragazzi, alle mode, alle vendite dei libri degli anni precedenti, alle intuizioni, alla selezione delle tante proposte che ci arrivano e ci incuriosiscono… Questo lavoro, che si svolge in stretto rapporto con le direttrici editoriali e in collaborazione con l’ufficio commerciale, dura spesso dei mesi. Individuato il tema, esso viene proposto a un autore che si ritiene idoneo e si aspetta di leggere la proposta.

Quando appunto arriva il manoscritto sulla scrivania (dopo alcuni mesi necessari per la scrittura), si passa alla lavorazione concreta del testo. Si parte dal menabò, o “timone”, che in ambito editoriale, rappresenta lo scheletro del libro: un foglio con tante caselle che rappresentano tutte le pagine del libro, ogni casella corrisponde a una pagina, alcune più importanti sono evidenziate con colori diversi. Per ottimizzare al meglio i tempi di lavoro, adottiamo dei moduli con previsioni di tempistiche da rispettare e annotazioni critiche sul prodotto.

In effetti ci hai fatto riflettere sul momento determinante della scelta dei testi da pubblicare. È vero, da fuori non si pensa mai a questa fase, la scelta non deve essere facile. Poi?

Generalmente il ciclo produttivo di un singolo testo di narrativa copre un periodo di 5/6 mesi; in questo semestre si verifica un continuo lavoro di scambio tra me e il laboratorio grafico. Dopo aver effettuato una prima lettura e revisione del testo, lo passo infatti al grafico di riferimento, il quale realizza una prima impaginazione o “bozza” del libro: lo arricchisce creativamente, aggiunge box colorati, cornici, titoli, il formato della pagina giusta, il numero di pagine esatte e… gli “ingombri” (gli spazi) per i disegni. Fatto questo, mi torna la prima bozza, apporto le necessarie correzioni e inserisco le descrizioni da inviare al disegnatore scelto per illustrare il testo. Questo scambio di bozze con i grafici continua fino a quando si ritiene che il prodotto sia pronto per essere stampato. Insomma, per semplificare: io e gli altri della redazione ci occupiamo del contenuto del libro, i miei colleghi grafici si occupano della sua piacevolezza e bellezza estetica. Voglio solo dire che per cura del contenuto non mi riferisco solo alla correzione degli errori ortografici, ai “refusi”, ma al linguaggio usato dall’autore a 360 gradi. Se troppo difficile si può intervenire alleggerendolo o inserendo dei box ai lati della pagina che spieghino i termini complessi o semplificandolo con termini familiari che non scoraggino il giovane lettore. Non è neanche giusta un’eccessiva semplificazione del testo, vanno invece presentati termini o espressioni “nuove” per il giovane lettore, così da rendere il linguaggio non sciatto e banale. In alcuni testi, quelli più rivolti al mondo della scuola, vengono inserite schede didattiche e approfondimenti, curati da esperti del settore. Lo scopo di queste pagine è quello di aiutare chi legge a interiorizzare il contenuto, abbinare il momento di svago e di piacere della lettura al potenziamento della sua personalità.

emanuele ramini 1

Quante cose… Tempo fa abbiamo intervistato in questa rubrica una illustratrice. Tu cosa ci dici dei disegni?  

Durante la lavorazione del libro vengono via via inserite le matite, ovvero le illustrazioni, chiamate in questo modo perché sono ancora poco più che schizzi in bianco e nero. Se le matite sono pertinenti al testo si può procedere alla fase successiva, ovvero al colore. In un libro per bambini, la scelta dell’illustrazione è importante quasi quanto il contenuto. Anche per la scelta delle illustrazioni i punti di riferimento sono l’età dei lettori e il genere del libro. Esistono, nel panorama internazionale, tantissimi stili diversi: acquarelli, pastelli, tempere, collage… chi lavora al computer, chi lavora a mano. Inoltre, ogni illustratore ha un proprio stile: chi semplice, con toni caldi, morbidi e lineari, adatti di solito per le fiabe e per le prime letture; chi invece utilizza dei colori più vivaci e con forti marcature, abbastanza dettagliate, con stili vicini al fumetto, di solito preferibili per i ragazzi un po’ più grandi (dai 10-11 anni in poi). Ci sono inoltre disegnatori specializzati che si occupano delle collane a sfondo storico, in questo caso i disegni non sono frutto della fantasia del disegnatore, ma documentati nei dettagli (abbigliamento, copricapi, armature, abitazioni, capanne, villaggi, luoghi sacri, templi, chiese…). Un testo di avventura deve avere dei disegni colorati con tonalità intense, in modo da rimarcare l’atmosfera che aleggia nel libro. Se consideriamo invece un libro per bambini davvero piccoli (5/6 anni), si farà attenzione a rintracciare disegnatori con tratti morbidi, in genere tondeggianti, e dalle tonalità cromatiche leggere.

emanuele ramini 3

Una curiosità, tutti i vostri libri sono scritti con lo stesso carattere del computer?

Per le prime letture, quindi fino ai 6 anni, il testo è maiuscolo e la dimensione del carattere è molto grande, tra 16 e 18 punti, in modo da essere ben leggibile e non mettere in difficoltà il bambino; stessa cosa vale per l’interlinea: una buona spaziatura facilita la lettura. Anche il colore del testo è importante: nel racconto domina il nero, ma non si escludono parole ed espressioni con colori e caratteri diversi usati di solito per le parole onomatopeiche o altre espressioni particolari, in modo da rendere la lettura più dinamica e vivace. Via via che si sale con l’età del lettore, via via si rimpiccolisce il carattere e l’interlinea usati

Non abbiamo parlato della copertina.

La copertina è fondamentale. Si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma nel caso del libro, non potendo conoscere il contenuto, è una bella copertina che invita alla lettura o meno. In primis, il titolo: con pochissime parole, deve incuriosire e attirare l’attenzione del lettore. Spesso inseriamo un sottotitolo che riveli, con una frase, l’essenza del racconto. La scelta dell’illustrazione di copertina è importante quanto la scelta del titolo. Deve essere accattivante, rivelare qualcosa ma non troppo, in genere con personaggi che guardano il lettore, non di spalle. Fondamentale anche il retro del libro, la cosiddetta quarta di copertina. Nei libri per ragazzi, ma non solo, questa parte solitamente si compone di elementi fissi: un brevissimo riassunto (sinossi), in cui si accenna solamente, si crea suspense e curiosità; il messaggio che si vuole trasmettere ai giovani (metatesto): “Attraverso una storia divertente e coinvolgente scopriamo che…”. Qualche riga dedicata all’autore: aspetti insoliti e curiosi su chi ha scritto il libro.

È difficile il tuo lavoro? Quali sono i problemi maggiori che incontri?

Difficilissimo, ahahah. No, scherzo. Non so se quello del redattore sia un lavoro difficile, di sicuro è un lavoro molto molto bello, ogni giorno differente. Soprattutto ho la fortuna di parlare quotidianamente con i migliori scrittori per ragazzi a livello nazionale e questo è un sicuro arricchimento. Il dialogo e il confronto con gli autori è una sicura risorsa. 

Le difficoltà sono soprattutto quelle di dover innovare più possibile, sia nei contenuti, sia nella grafica, e non è molto facile visto che si tratta pur sempre di libri cartacei…

Scusaci ma qui non possiamo non chiederti un parere sui nuovi formati, i tablet, gli ebook ecc. Stanno penalizzando il prodotto libro cartaceo?

Direi di no. Più giusto dire che negli ultimi anni il “prodotto libro” sta cambiando veste: al prodotto cartaceo si aggiungono presentazioni video, audioletture per i bambini con difficoltà, brani musicali o giochi da inserire online per divertirsi con i protagonisti dei libri, brani in lingua per stranieri, siti appositi con ampliamenti del testo… Insomma, noi siamo dell’idea che il libro sia un prodotto oggi più completo di ieri, questo grazie alle nuove tecnologie.

E quale aspetto invece ti piace di più del tuo essere redattore?

A me piace molto lavorare sui testi classici. Mi piacciono tutti, italiani e stranieri, anche perché magari da anni non li avevo riletti. Dalle fiabe di Esopo, a Alice nel Paese delle Meraviglie, Peter Pan, I ragazzi della Via Paal, Il Libro Cuore, Moby Dick, Salgari ecc ecc. Ogni volta che devo lavorare a un classico mi sembra di tornare ai tempi della scuola e non mi pesa. Oltretutto sono convinto che le fiabe siano determinanti per una corretta crescita emotiva sin da piccolissimi.

Che cosa vorresti che i bambini dicessero o pensassero mentre sfogliano uno dei “tuoi” libri?

Innanzitutto, mi piacerebbe che i bambini si innamorassero della lettura, così da sviluppare la propria fantasia. Uno dei miei sogni è contribuire a far sì che i bambini, nostri lettori, diventino cittadini responsabili di domani. Per questo una tematica, per noi importantissima, è legata alla cittadinanza: l’educazione ambientale, stradale, le storie sulla nostra storia, sulla Costituzione, i nostri diritti e doveri, e così via. I romanzi da noi pubblicati di cui sono più orgoglioso sono quelli sugli eroi che hanno combattuto contro la mafia, sui grandi uomini e le grandi donne di tutti i tempi, sull’importanza della donazione di sangue, sulla lotta al bullismo e il dovere di rispettare le leggi. Gli studenti arrivano alle superiori completamente a digiuno su certi temi e a volte non sanno neppure comprendere che cosa significa democrazia, monarchia, dittatura, ovvero non conoscono le varie forme di governo. Nostro impegno è farli crescere anche come cittadini, grazie a delle letture non solo belle ma anche istruttive.

A che livello è la scrittura e la lettura oggi in Italia?

A giudicare dalle decine e decine di proposte di pubblicazioni che riceviamo a settimana, direi che in Italia tutti scrivono! Almeno, scrivono per bambini e ragazzi. Come detto sopra, non direi che gli apparecchi multimediali hanno penalizzato il settore: d’altra parte è scrittura pure quella dei messaggini telefonici e quella dei social. Logicamente l’arte letteraria è un’altra cosa e non tutti possiedono talento. I libri dello Scrittore con la S maiuscola non sono solo passatempi, che passano di moda, ma cambiano la vita di chi li legge. Noi facciamo al meglio il nostro lavoro se riusciamo a scovare, tra le proposte, i libri che appunto “resistono” nel tempo.

emanuele ramini 4

Grazie mille Emanuele per le tante cose che ci hai detto.

Grazie a voi e… buona lettura a tutti!

Un libro, tanti cuori

Scopriamo il lavoro dell’illustratrice Elena Mellano.

Il progetto che ruota intorno alla nascita di un libro è un’operazione davvero complessa e vede coinvolti molti attori. Gli autori in primis, ma poi le redazioni, gli editor, i grafici.

Ultimi ma non ultimi gli illustratori, senza i quali nessun libro di narrativa o ministeriale sarebbe lo stesso.

Iniziamo con il primo articolo della rubrica “Un libro, tanti cuori”, dedicata al dietro le quinte con l’intervista all’illustratrice Elena Mellano, che ha collaborato al progetto Leggi e Vai e a molte altre produzioni del Gruppo editoriale Raffaello.

Buona lettura.

elena mellano

 

Quando hai deciso che saresti diventata illustratrice? Perché?
In realtà non ho mai proprio… “deciso”: si può dire mi sarebbe sempre piaciuto sin da quando, ancora piccolina, mi perdevo tra i disegni sui libri delle elementari… Quando molti anni dopo si è presentata l’opportunità, beh… “Ci ho provato!” tuffandomi a piene mani.
Durante le scuole superiori non ho mai sperato di farcela veramente, i miei studi (grafica pubblicitaria) viaggiavano su un binario parallelo e, finita la scuola, la mia priorità era iniziare a lavorare immediatamente per poter capire e affrontare meglio la vita reale.  A costo di cambiare settore.
Sono sempre stata fiduciosa però che presto mi si sarebbe potuta aprire una strada: “la mia”. Ed è una sensazione che porto dentro un po’ sempre e un po’ in tutte le situazioni.

Iniziai a lavorare in una tipografia: paradossalmente confezionavo i libri degli altri: …altrochè illustrarli!
Dopo circa un anno mi si presentò l’opportunità di fare un colloquio come grafica. Ci credete che in quell’azienda stessero cercando anche un illustratore? Il datore di lavoro
vide un po’ per caso dei miei disegni (li avevo lasciati appoggiati al divanetto dell’ingresso) e il giorno seguente iniziò il mio periodo di prova, in seguito l’assunzione.

È stato facile?
No, non è stato facile… non lo è. Credo che un buon illustratore debba essere sempre aggiornatissimo su quello che succede attorno, su tutti i fronti, non solo in Italia, e non solo artisticamente parlando.  E studiare, anche il passato, ricercare… se devi illustrare un racconto storico? Epico o mitologico? Insomma, spesso non è fantasticare e basta! E poi devi migliorare, migliorare, assorbire e imparare di continuo, cambiare tecniche, affinare stili, monitorare cosa “funziona di più a livello tecnico e stilistico”. Questo se vuoi viverci e lavorarci nel vero senso della parola… diverso se vuoi fare l’artista e basta.
Infatti spesso auguro a me stessa di vivere abbastanza a lungo per imparare e imparare ancora cercando di mai far svanire l’entusiasmo, e quando questo lo sento diminuire, lo alimento.

Quando l’azienda per cui lavoravo è fallita mi sono rimboccata le maniche e ho provato ad avventurarmi da sola. I famosi freelance.
Non avevo nemmeno un computer, non avevo ponti: inteso come persone che potessero indicarmi cosa fare, darmi contatti, non avevo mezzi e strade da seguire.
Non sapevo dove reperire gli indirizzi delle case editrici, non sapevo nemmeno quali fossero quelle che si occupassero di infanzia, ma ho anche trovato molte persone disposte ad aiutarmi e spronarmi. Amici, famiglia, ex colleghi, anche sconosciuti.
Ci sono voluti anni, partecipazioni a fiere, nottate ad imparare stili e tecniche, prove, prove, richieste di attenzioni e porte chiuse. Intanto dipingevo, partecipavo a mostre e realizzavo quadri e ritratti. Volevo dimostrare ai miei famigliari e a me stessa che potevo farcela. Che di disegno si può vivere! Ecco forse in quel periodo ho deciso di voler diventare illustratrice.
Come in tutti i periodi bui, quando tocchi il fondo capisci che vuoi risalire davvero. E allora non sei disposta a cedere. A cadere sì, ma gettare la spugna no!
Arrivarono le prime commissioni, i primi contatti, alcuni no e… i primi sì!

uffa femmine uffa maschi la lezione del fenicottero

 

Cosa provi quando disegni?
Che bella domanda… sono sicura che molti si aspetteranno una risposta come: “Sogno ad occhi aperti” …
Anche.
Dipende da ciò che si deve illustrare: molte volte, soprattutto nel mondo dell’editoria scolastica, devi leggere, sapere a chi ti rivolgerai, sapere cosa si aspetta la casa editrice da te, quale stile utilizzare, capire se puoi osare di fantasia o meglio essere chiara e didascalica.

Hai uno spazio da occupare e un tempo limitato e devi cercare di occuparli al meglio.
Altre volte invece posso davvero lasciarmi un po’ andare, fantasticare, inventare personaggi, scenari, dar loro vita e prenderne parte.
Vi confesso che a volte mi ritrovo a ridere di gusto per un personaggio o scene inventate, ritrovandomi un gatto o mia figlia che mi guardano straniti e ormai “rassegnati”.
Oppure ancora quando, e tutti i disegnatori possono confermare, mimi senza sosta ogni espressione che ti ritrovi a disegnare senza accorgertene, magari entra qualcuno nello studio e ti chiede:” Perché fai quella faccia?”…
Ci sono volte invece che sono sopraffatta dall’ansia… di non farcela, di non riuscire, di non esprimermi, di non accontentare… fortunatamente questa mi spinge sempre a dare il massimo.

Se c’è un sentimento di fondo però che provo costantemente, è il senso di gratitudine nei confronti del lavoro che sto facendo. Mai dimenticarsi della strada percorsa, dei sacrifici, e del sogno che si sta realizzando!

Dove prendi l’ispirazione?
L’ispirazione la prendo proprio dalla lettura che devo illustrare, mentre leggo la scena si costruisce da sola e si presenta nella mente: devo ‘solo’ riuscire a rappresentarla sul foglio.
Succede che a volte nulla prende forma: in questo caso mi appello alle immagini in internet, utilizzo soprattutto “Pinterest”; in realtà è un social, per me rappresenta una raccolta meravigliosa  ordinata e infinita di immagini, dove spesso trovo illustratori e illustrazioni a dir poco fantastiche.
E poi, noi “artisti”, se posso osare questa parola, abbiamo la fortuna di nutrire e trovare l’ispirazione davvero in ogni cosa! Mondi fantastici tra le venature del legno, di un vetro o una pietra marmorea. Le nuvole in cielo, la gente per strada, le ombre sul pavimento… Insomma in qualsiasi cosa, basta davvero saper guardare!

Le avventure di Tom Sawyer Le Fiabe dei fratelli Grimm

 

Come fai a “cogliere” il senso del testo per poterlo sintetizzare in un disegno?
Leggendo, semplicemente. A volte è immediato, altre meno. Altre ancora sono aiutata da chi collabora con me attraverso indicazioni specifiche.

Quali “strumenti” usi?
Anche qui è stata una strada in ascesa…
inizialmente comuni fogli, matite, acquerelli, pastelli…
Poi c’è stato l’avvento del digitale che per molti aspetti logistici, è molto più pratico. Uso una tavoletta grafica, un computer programmi e applicazioni mirate al disegno.

Quanto tempo impieghi a fare un disegno?

Dipende, dalla complessità del disegno da fare e dai particolari.
Anche dallo studio dello stesso o dell’argomento proposto: a volte, ad esempio, mi ritrovo a dover illustrare qualcosa di  storico quindi (viva internet) cerco nozioni, foto,  illustrazioni esistenti, testi. In altri casi ho commissioni più immediate e facili.
Insomma posso impiegare qualche ora e arrivare a più giorni per un solo disegno.

Il Corsaro Nero La ragazza che sognava la libertà

 

Grazie Elena Mellano,

arrivederci al prossimo cuore dietro al libro!

C’era un prima del coronavirus e c’è un dopo che è diventato un “durante”

Consigli per i genitori: come affrontare la paura dei bambini

 

 

Prima lo stare insieme era un fatto naturale, tutta la gamma tattile veniva esplorata senza problemi: abbracci, baci e coccole oppure semplicemente stringersi la mano, passarsi un oggetto, respirare uno accanto all’altro. La vicinanza fisica era un modo per esprimere affetto, per sentirsi parte di un gruppo. Dopo tutto è diventato difficile, impossibile quasi.

Durante questo periodo di emergenza, scoppiato quasi all’improvviso, è cambiato il mondo delle relazioni con sé stessi e con gli altri. Bisogna proteggere il proprio corpo, lavarsi spesso le mani, non toccarsi il volto, tossire nel gomito e, in pochissimo tempo, la percezione di sé è divenuta più intensa e collegata al pericolo. Bisogna proteggere sé stessi e gli altri indossando guanti e mascherina, evitare di toccare le persone, di respirare troppo vicini, di rivedere amici e parenti. È diventato difficile spostarsi, passeggiare, condividere.

 Un adulto, in qualche modo, si abitua più facilmente di un bambino a una rivoluzione simile, se ne fa una ragione e, non vivendo nell’immediato, ma esercitando la ragione, riesce ad adattarsi e a regolare in modo diverso la propria vita.

Per i bambini è tutto molto più difficile.

Il contatto fisico è fondamentale per loro. Bastava guardarli giocare durante il “prima”: ruzzavano gli uni con gli altri, rotolavano insieme su un prato, si abbracciavano o si strattonavano, mordevano lo stesso panino o si scambiavano le merende. Cercavano il corpo altrui, era un modo per conoscersi. Durante l’emergenza, tutto questo è venuto meno. Sono rimasti solo (e non sempre e non per tutti) gli abbracci dei genitori e, per chi ne ha, dei fratelli. Quasi sempre, nonni, zii, cugini, amici stanno distanti. La scuola e i maestri sono vissuti sugli schermi gelidi dei computer.

Per i bambini è una perdita di cui non riescono a farsi una ragione. Poiché non sanno esprimere le loro emozioni, il disagio si somatizza, si tramuta in mal di pancia, mal di testa, difficoltà a prendere sonno e incubi notturni.

Una crisi però, se da un lato rappresenta un dramma, dall’altro può essere un’opportunità.

Lo stile di vita è diventato meno frenetico, le attività sono rallentate, genitori possono trascorrere più tempo con i figli e attuare quelle strategie di gioco e di apprendimento che in precedenza erano demandate ad altre persone o istituzioni. In questo momento, mamma e papà sono, molto più di prima, il fulcro vitale dei bambini. Oltre che genitori, sono diventati maestri e amici dei propri figli, coloro che li aiutano ad affrontare le paure tipiche dell’infanzia, acuite dal sopraggiungere dell’epidemia.

La paura di perdere una persona cara, la paura dell’abbandono, la paura della malattia, così come si manifestano con sintomi fisici che altro non sono se non il simbolo del disagio quasi sempre inespresso, possono essere esorcizzate e tenute sotto controllo attraverso un’attività simbolica di narrazione e di gioco. Le metafore e i simboli agiscono nel profondo, così come la sapienza insita nelle fiabe classiche, perciò è opportuno affrontare la paura dei bambini per mezzo di racconti che non esplicitino il problema, ma lo espongano per segni e figure e, nello stesso modo, lo risolvano.

Il catalogo Raffaello, nella serie de “Il Mulino a Vento”, presenta dei libri di narrativa che si prestano allo scopo in modo efficace.

Scelti per i più piccoli

Per i più piccoli proponiamo tre libri da leggere insieme e dei giochi per accompagnare la lettura.

Il primo libro, scritto da Loredana Frescura, trasforma la paura del buio e delle creature notturne in una risata liberatoria.

Aiuta quindi i genitori a mettere a letto i bambini rassicurandoli e divertendoli.

il fantasma dispettoso copertina

I fantasmi non esistono, però… in un castello bianco bianco succedono tanti fatti strani. La vita tranquilla dei signori Grissinis, della zia Cornelia, della cuoca Teresa, del gatto Ovidio, del ragno Gianni sarà messa a dura prova e il castello bianco bianco diventerà rosso rosso.

A questo libro, possono essere abbinate delle attività giocose. Un fantasma, infatti, non è altro che un lenzuolo con cui si può giocare.

Basta procurarsi un vecchio lenzuolo bianco e chiedere ai bambini come possa trasformarsi. Un materiale non strutturato come un drappo bianco si presta moltissimo a stimolare la fantasia e a esplicitare le emozioni. I bambini sapranno tirarne fuori molte idee e molte cose e probabilmente i seguenti suggerimenti saranno superflui:

  • Un lenzuolo con due buchi diventa un fantasma:

lenzuolo fantasma

  • Un lenzuolo arrotolato è un enorme serpente:

lenzuolo serpente

  • Un lenzuolo appeso diventa un teatro delle ombre:

lenzuolo teatro

  • Un lenzuolo può diventare una tenda dove rifugiarsi:

lenzuolo tenda

  • Oppure, se si stende sopra a un tavolo, si trasforma in una casetta dove stare al sicuro:

lenzuolo casetta

  • E diventa perfino un’amaca:

lenzuolo amaca

  • Si può usare anche come tela per dipingere:

lenzuolo tela

Quali altri giochi con le lenzuola inventeranno i vostri bambini?

Il secondo libro consigliato per i più piccoli è stato scritto da Roberto Morgese:

supermami

A ciascun bambino capita di avere incubi e ciascun adulto si ricorda di averne avuti da piccolo. Supermami ricorda a tutti i bambini che esiste sempre un affetto stabile e sicuro nella loro vita su cui poter fare affidamento nei momenti in cui ci si sente disperati.

La mamma protegge i bambini anche quando dormono e, nei sogni, si trasforma in una Supereroina che sconfigge qualsiasi incubo. Anche la lettura di questo libro può essere abbinata a giochi e attività divertenti, magari fatti prima di andare a letto in modo da rinsaldare i legami famigliari e da rassicurare i bambini.

Il momento di andare a letto diventa un atto comune a bambini e animaletti. Con materiale povero si possono realizzare dei burattini da infilare sulle dita per drammatizzare i tempi più significativi di una giornata:

burattini dita

Una lucina notturna aiuta a superare la paura del buio e, se realizzata manualmente con materiali a disposizione, può diventare il supereroe o la supereroina che protegge il sonno:

lucina

Una tazza di camomilla, raccolta insieme nei campi (se possibile) o preparata e bevuta prima di dormire può diventare la bevanda magica che assicura sogni felici:

camomilla

Ci sono famiglie dove ci si prepara per la notte pregando insieme e raccomandando i bambini alla protezione degli angeli custodi.  Anche scrivere, illustrare e recitare una filastrocca per scacciare le cose paurose può essere un modo per rendere il momento del sonno più tranquillo. Questa è di Bruno Tognolini, ma sarebbe ancora meglio se i bambini ne inventassero una preghiera o una filastrocca tutta loro insieme ai genitori:

Drago vago, serpe di mago,
Figlio e nipote di pesce di lago.
Dura, scura, nera paura
Brutto fantasma di brutta figura.
Cose che strisciano e strillano e stridono,
Cose che gracchiano e graffiano e gridano,
Cose che tagliano e toccano e tirano,
Cose che pungono e piangono e ridono,
Cose malvagie, cose selvagge,
Tornate indietro nelle vostre spiagge

Cose malate, cose maligne
Tornate indietro nelle vostre vigne.
Non me ne importa che paure siete
Di buio, di mostro, di morte, di male;
Non me ne importa che nomi avete
Compagni, castighi, sgridate, ospedale;
Questo scongiuro che ora sentite
Suona le rime che vi vincerà
Non me ne importa da dove venite
Tornate là!

Per affrontare le paure, non c’è niente di meglio di una fiaba classica. Ecco la più famosa in una versione facilitata che anche i lettori alle prime armi possono intraprendere in autonomia:

cappuccetto rosso

 

Scelti per i più grandi

Un libro di Marco Tomatis, consigliato per i bambini più grandi, può  diventare uno spunto per trattare il tema dell’emergenza attuale trasponendolo nella fantasia:

il mistero della pietra nera

Giova e Jasmine vincono un premio con un tema sull’archeologia: soggiorno di un mese nel deserto dell’Arizona, negli Stati Uniti, per assistere a interessanti scavi alla ricerca di preziosi reperti.
Ma l’archeologia si trasforma ben presto in una ragnatela di fatti strani e pieni di mistero.
E i due giovani si trovano a vivere avventure inaspettate al centro delle quali c’è “la Cosa”, circondata dalla maledizione e causa di una terribile malattia.

 

Per i bambini più temerari, quelli che adorano avere paura restando al sicuro, ecco una storia che fa davvero venire i brividi specialmente se letta prima di dormire:

la maestra tiramisu

 

Infine, consigliamo di non dimenticare la lettura delle fiabe classiche che si prestano a far emergere e a combattere le paure dell’infanzia fin dalla note dei tempi:

le fiabe dei fratelli grimm

Ai fratelli Grimm si devono alcune tra le fiabe più care e più note ai bambini, animate da streghe, folletti, lupi e bambini alle prese con le prime sfide per diventare “grandi”.

Raperonzolo, Pelle d’orso, I musicanti di Brema, La saggia Ghita, Hänsel e Gretel, La Regina delle Api e tante altre fiabe ci trasporteranno in un mondo di coraggio, di amore, di allegria e di saggezza con una lettura fresca e piacevole per chi legge e per chi ascolta.

Il dono del sangue e i giovani

Niente funziona meglio delle storie per trasmettere e far sedimentare certi valori

Il dono del sangue come visione solidale. Il dono del sangue come benessere per chi compie il gesto. Il dono del sangue come consapevolezza di vivere in una comunità. Sono solo alcune delle mille accezioni per cui è giusto donare il sangue e promuovere il dono. Ma affinché la sensibilizzazione e le forme di promozione abbiano successo nel lungo periodo e possano sedimentare in ciascuno di noi, è molto importante che i primi approcci tra il dono e i membri della comunità avvengano sin dai tempi della scuola.

Subentra un ricordo personale. Mi sembra ancora fosse ieri quando alla fine degli anni ottanta, a 12 anni, frequentando la seconda media (che oggi si chiamerebbe scuola secondaria di primo grado) con il resto della classe andai nell’ala trasfusionale dell’ospedale della mia città, Martina Franca in Puglia, per svolgere delle analisi rituali del sangue. Fu un giorno teso ma intenso, perché sulle prime subentrò la paura dell’ago, un timore presto superato dal desiderio, tra noi maschietti così giovani e già vogliosi di essere uomini veri, di mostrarci coraggiosi e impavidi verso il dolore. Un dolore, invero, davvero trascurabile. Ci vollero pochi minuti per riempire la sacca di sangue, per premere giusto qualche secondo il cotone col disinfettante sul minuscolo forellino lasciato dall’ago e addentare un cornetto alla crema sorseggiando un succo di frutta.

Fatto, battesimo del fuoco.

Un’esperienza forte allietata dall’idea che poi tutti noi avremmo ricevuto le analisi e conosciuto i nostri valori, e soprattutto allietata dal fatto che proprio quel giorno io e i miei compagni scoprimmo che il sangue si poteva anche donare.

Che cosa incredibile!

A quei tempi, mi pare, l’attenzione per i temi sociali era riservata a poche campagne pubblicitarie specifiche, e all’interesse privato dei cittadini. Non c’era la stessa vastità informativa che la tecnologia consente oggi e che a volte può rivelarsi addirittura eccessiva. In sala tuttavia c’era un volontario, non ricordo se un medico o un donatore associato, che con pazienza spiegò a noi ragazzini che il nostro sangue, se sano, poteva entrare in circolo nei corpi altrui, e portare benefici. Era una scoperta non da poco, fortificata dal fatto che lui si diceva sicuro che quel passaggio di sangue da un corpo a un altro, poteva salvare una vita.

Da allora l’immagine semplificata di un po’ del mio sangue che entrava nelle vene di un’altra persona e contribuiva a risollevarla, non è mai più uscita dalla mia mente, e il merito fu della storia.

C’era una storia. La storia chiara ed evidente con un problema da risolvere e un lieto fine.

Per sensibilizzare, far comprendere l’importanza di certi valori, permettere che tali valori sedimentino, servono le storie. I valori non vanno trasmessi come dogmi da accettare per costrizione, ma insinuati sottoforma di storie, di esperienze vissute, di contesti concreti da rivivere attraverso le parole. Soprattutto con i giovani. E questo le associazioni lo sanno.

 

 

 

dello stesso sangue

Giancarlo Liviano D’Arcangelo è autore del libro “Dello stesso Sangue”, pubblicato dal Gruppo Editoriale Raffaello e nato dalla collaborazione con Avis.

Un libro che propone storie vere e intense, raccontate in chiave letteraria, legate al dono del sangue. Un libro che punta a sensibilizzare i giovani con storie di solidarietà e di centinaia di vite che ogni giorno vengono salvate e cambiate attraverso le donazioni.

Un libro che racconta in modo evocativo ed emotivo le storie troppo poco conosciute di chi realmente, grazie al dono del sangue, ha vissuto un’esperienza di vita straordinaria.