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Tag: parole a 360°

Parole a 360° – Sarà Pandemia la parola con cui ricorderemo l’anno 2020?

mascherina

 

Pandemia è stata, nell’anno che sta per terminare, una parola carica di esperienze problematiche individuali e sociali, una parola ricorrente, associata a virus, salute, pericolo. Una parola piena di preoccupazione, divulgata attraverso riviste specializzate, articoli di giornale, comunicazioni di enti, termine di riferimento specifico per le ricerche sul Covid-19 e sulle scelte ad esso correlate. Così è diventata una parola quotidiana, di uso comune, una parola che ha suscitato ansia oltre che animato confronti e prese di posizione. Le sofferenze inimmaginabili che ha significato l’hanno resa una parola simbolo.

Questa parola è stata considerata possibile parola dell’anno insieme ad altre come coronavirus, telelavoro, lockdown… dai linguisti e lessicografi dell’Oxford English Dictionary; da coloro, cioè, che ogni anno attribuiscono il titolo di parola dell’anno a quel termine che è «l’espressione che riflette lo stato d’animo e le preoccupazioni in cui ci troviamo e ha il potenziale per distinguersi come un termine culturalmente significativo». 

Il 2020, “un anno che ci ha lasciato senza parole”, non avrà la sua parola simbolo.

Pr la prima volta, nella sua storia, il prestigioso Dizionario non proclamerà un solo termine per indicare quello di maggiore risonanza nell’anno che si sta chiudendo.

 

oxford

Il Dizionario “madre di tutti i dizionari”, riconosciuto punto di riferimento della lingua anglosassone e non solo. La prima edizione risale al 1857.

Quando una parola diventa un riferimento così denso e ampio, capace di catalizzare emozioni, scelte, riflessioni, il tempo ne codifica l’intensità di significato e il valore.  Ecco che può diventare interessante, allora, pensare all’attualità di altre parole che, negli anni, sono state al centro dell’attenzione, prendendo spunto proprio dallo sguardo documentato da un Dizionario. In passato la scelta dell’Oxford  Dictionary, pur tra tante legittime previsioni, ha confermato le aspettative dei più ma ha anche suscitato sorpresa quando la parola andava a sondare un territorio inesplorato o, al contrario, banalizzato da una comunicazione superficiale.

Soffermiamoci a rileggere le  parole che hanno meritato in passato il titolo di Parola dell’Anno.

Nel 2019 la “parola”  è stata “emergenza climatica” perché in grado di trasmettere il senso di urgenza di misure legate al clima.

Osserviamo come il termine “emergenza” resti attualissimo nell’anno che sta per concludersi. Si impone con uno spessore di allarme che va a coinvolgere la vita e la salute degli individui e dei popoli per il pericolo rappresentato dal covid-19, pericolo che riguarda non solo la salute, nell’accezione ampia di benessere fisico-psichico-relazionale, ma tutte le criticità e le problematiche legate al benessere inteso come qualità della vita, da garantire e tutelare in campo economico e politico.

climate emergency

 

 

Nel 2018 il titolo va a “Toxic”

Toxic (tossico) è la parola inglese che, nell’anno di riferimento, è stata diffusamente usata per descrivere una vasta gamma di situazioni, preoccupazioni ed eventi. Dal significato originario di “velenoso”, usato per la prima volta nel 1664 in un libro sulle foreste, il termine “toxic” è dilagato nella politica e nella società, basti pensare al problema dell’inquinamento e alla diffusione di oppioidi e eroina. Tossici possono essere “gli ambienti di lavoro, le culture, le relazioni e lo stress”. Anche il dibattito politico ne rappresenta un chiaro esempio.

toxic

 

Nel 2017 si tratta di “Youthquake“, termine che identifica un “cambiamento significativo culturale, politico o sociale, creato dall’azione dei giovani”.

“Youthquake” è un termine  non  direttamente traducibile nella lingua italiana,  formata da “Youth” ( giovinezza) e  “Quake” (abbreviazione di “Earthquake”, il classico terremoto) e sta a indicare un cambiamento culturale e sociale che nasce dall’azione e dall’influenza delle persone più giovani. Per capire la scelta occorre considerare che, essendo la scelta effettuata all’interno del vocabolario inglese, l’Oxford Dictionary l’ha selezionata per il fatto di essere stata una dei capisaldi della campagna elettorale del movimento laburista.

Nel 2016 la parola è stata “post-truth”, post-verità.

La parola è collegata strettamente ad alcuni importanti avvenimenti avvenuti nel 2016, il riferimento è alla Brexit e a Trump, a situazioni in cui la verità delle notizie viene percepita e accettate sulla base di stati d’animo che poco tengono in conto della realtà dei fatti. Ufficialmente la parola sta per «circostanze in cui i fatti obiettivi sono meno influenti nel modellare l’opinione pubblica degli appelli emotivi e delle convinzioni personali». In tempi di dominio del web e dei social network è un termine su cui riflettere.

Nel 2015, Emoji “faccina con le lacrime di gioia” è diventata parola dell’anno.

emoji

 

Il Dizionario Oxford, per la prima volta, ha selezionato un pittogramma: un’emoji, una di quelle faccine gialle che sempre più frequentemente arricchiscono e personalizzano le chat e le email. Cambia la comunicazione, i codici si integrano, così le faccine sono diventate un vero e proprio linguaggio che accumuna popoli e culture, pur nelle differenze di stili e di sistemi di codifica. L’emoji è stata scelta perché “riflette meglio l’ethos, l’umore e le preoccupazioni del 2015”.

 

Nel 2014 la parola dell’anno era Vape.

Oxford Dictionary ha scelto “Vape”, come la sua Word of the Year 2014.  Abbreviazione di “vapore” o di “vaporizzare,” “Vape” per Oxford è un verbo che significa “inspirare ed espirare il vapore prodotto da una sigaretta elettronica o un dispositivo simile.” La parola può riferirsi sia al dispositivo che all’azione. Un caso emblematico di come l’uso di una parola rappresenti i processi sociali che intervengono nel cambiamento del linguaggio. In questo caso è la sigaretta elettronica ad  aver prodotto una trasformazione sociale e culturale inimmaginabile negli ultimi trent’anni.

 

Nel 2013 una parola di uso ormai comune: Selfie.

selfie

Concludiamo con un SELFIE perché proprio selfie è stata la parola simbolo dell’anno 2013. Lo dichiarano i canali comunicativi dell’Oxford Dictionary con la definizione di selfie come “autoscatto generalmente effettuato con uno smartphone o con una webcam che viene poi pubblicato su un social network”. Perché “un’immagine vale più di mille parole”.

 

Parole a 360° – Come è nato l’aforisma?

“L’aforisma, la sentenza, sono le forme dell’eternità; la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che chiunque altro dice in un libro, quello che chiunque altro non dice in un libro.” (Nietzsche)

Perché scrivere aforismi?

Perché ci sono autori che hanno addirittura scritto libri di aforismi e celebri sono gli aforismi di Nietzsche, Schopenhauer, Leopardi, Papini, Prezzolini, Flaiano, Valéry, Wittgenstein?

Magia e potenza del linguaggio.

L’aforisma, in una forma breve, rappresenta un’espressione e un condensato di saggezza, di sentimento, di giudizio.

Essenziali, pungenti, concisi, illuminanti, sono solo alcuni degli aggettivi che possono descrivere gli aforismi e spiegare perché, in molte occasioni si va a caccia di aforismi sui tanti siti dedicati per inviare messaggi nelle diverse occasioni in cui si cercano parole capaci di esprimere pensieri in modo originale e mirato.

Eccone alcuni:

 “Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra che si vincono i campionati.”   Michael Jordan

“Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.”  Nelson Mandela

“Il successo è sempre stato figlio dell’audacia.”   Voltaire

“Tutte le cose buone che esistono sono il frutto dell’originalità.”   John Stuart Mill

“Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra che si vincono i campionati.”   Michael Jordan

Sul perché molti autori abbiano scritto aforismi lasciamo parlare i loro messaggi, come fossero messaggi in codice:

“Il bisogno di sicurezza ostacola qualsiasi grande e nobile impresa.”    Publio Cornelio Tacito

“Nella vita non c’è nulla da temere, solo da capire.” Marie Curie

“Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle.” Madre Teresa di Calcutta

“La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.”
Arthur Schopenhauer

 “Non v’è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l’intervallo.”
Arthur Schopenhauer

 

Qual è l’origine dell’aforisma?

Ippocrate di Cos (460 a.C. – 377 a.C.), fondatore della medicina intesa come scienza, è riconosciuto come il primo autore di Aforismi. Nei suoi testi l’aforisma rappresenta una forma letteraria che prende in esame la cura del corpo, attraverso l’indagine delle cause naturali delle malattie. Scrive Ippocrate:  

Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.

Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.

Il corpo umano è un tempio e come tale va curato e rispettato, sempre.

Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.

Dal 415 a.C., anno in cui Ippocrate compose i primi aforismi, quasi un prontuario di sintomi e decorsi delle malattie note in quel tempo, nello svolgersi dei secoli queste massime si sono trasformate in “pillole di saggezza”, mantenendo il loro valore terapeutico rivolto anche alla cura per la mente e alla possibilità di aiuto nelle diverse situazioni problematiche della vita.

Gli aforismi, dopo Ippocrate, fino al 1769, furono usati dalla Scuola medica salernitana in ambito medico; di seguito furono espressione di conoscenza e di esperienza nel campo dell’astrologia e con Tommaso Campanella della politica.

Il termine deriva dal greco antico e vuol dire definizione ma anche confine, orizzonte, aphorizein.   A livello di definizione i dizionari riportano la descrizione di una breve massima che esprime una norma di vita o una sentenza filosofica in forma icastica, lapidaria, talora anche paradossale. A questi elementi non si può non aggiungere l’effetto sorpresa che rende l’aforisma ineguagliabile.

Nel tempo dei social, l’aforisma vive una stagione di grande successo comunicativo. La sua brevità lo rende adatto ad accompagnare una fotografia, a descrivere un luogo, a evidenziare una iniziativa. Frasi lapidarie, incisive, essenziali, caratterizzano l’aforisma come genere letterario e si prestano a sottolineare valori e finalità da condividere.

Per chiudere alcuni aforismi sull’ironia, una figura retorica che poggia il suo significato sul concetto di intelligenza e di relazione sociale. Molti autori famosi hanno scritto aforismi su questo prezioso atteggiamento, tutti attuali e puntuali, oltre i confini del tempo della loro ideazione.

“L’ironia è l’occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza.” Sören Kierkegaard

“Scrivere è riuscire a dire le cose gravi con frivolezza e quelle leggere con gravità; ci vuole però, il senso dell’ironia e anche quello dell’autoironia.”   Camilla Cederna

“È dall’ironia che comincia la libertà.”   Victor Hugo

“L’ironia è il pudore dell’umanità.” Jules Renard

“Senza ironia, il mondo sarebbe come una foresta senza uccelli.” Anatole France

“L’ironia è un atto di amore e di libertà; è un aiuto a riconoscere i nostri limiti.” Claudio Magris

“A volte un sigaro è soltanto un sigaro”. Sigmund Freud

Parole a 360° – Scopriamo la parola CAOS

Un incontro con parole da indagare, da smontare e rimontare.

Quante volte abbiamo detto: “che caos!”, quante volte abbiamo letto titoli di notizie più o meno allarmanti in cui ricorre il termine CAOS per indicare uno stato di pericolo, di confusione, di smarrimento?

Ognuno può affermare di aver sentito descrivere situazioni problematiche e incerte riguardanti la vita politica, la sanità, la scuola, con espressioni che condensano nella parola caos lo stato di agitazione e di disordine che si vuole rappresentare. In contesti quotidiani si parla di caos nel traffico, nel disbrigo di pratiche amministrative, nell’organizzazione di un evento.

Questo termine, in effetti, cosa significa?

È un termine che trova radici profonde nella cultura o è un’etichetta utile per riferirsi a occasioni di perturbamento?

Proviamo a sciogliere i nodi di questa matassa di fili aggrovigliati tra senso comune e ricerca di significato.

Parlare di caos è trattare di ordine e di disordine, in riferimento all’esperienza di vita individuale, alla società, alla natura, all’universo. Caos e determinazione, caos e prevedibilità sono relazioni sulle quali indaga la scienza.

caos 1

Manzoni ci offre un esempio di utilizzo del termine che a qualcuno potrà sembrare davvero sorprendente.

Renzo va dall’ Azzeccagarbugli.

Mi scusi, signor dottore. Vorrei sapere se, a minacciare un curato, perché non faccia un matrimonio, c’è penale.

Ho capito, — disse tra sé il dottore, che in verità non aveva capito. — Ho capito. — E subito si fece serio, ma d’una serietà mista di compassione e di premura; strinse fortemente le labbra, facendone uscire un suono inarticolato che accennava un sentimento, espresso poi più chiaramente nelle sue prime parole. Caso serio, figliuolo; caso contemplato. Avete fatto bene a venir da me. È un caso chiaro, contemplato in cento gride, e… appunto, in una dell’anno scorso, dell’attuale signor governatore. Ora vi fo vedere, e toccar con mano.”

Così dicendo, s’alzò dal suo seggiolone, e cacciò le mani in quel caos di carte, rimescolandole dal sotto in su, come se mettesse grano in uno staio.

“Dov’è ora? Vien fuori, vien fuori. Bisogna aver tante cose alle mani! Ma la dev’esser qui sicuro, perché è una grida d’importanza. Ah! ecco, ecco.”  Cap. III I Promessi Sposi (A.Manzoni)

«Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente…». La celebre frase pronunciata da Mao durante la Rivoluzione culturale degli anni Sessanta si adatterebbe perfettamente ancor oggi a situazioni politiche ed economiche correlate alle dinamiche di sviluppo di organismi nazionali e sovranazionali. Si tratta di un riferimento al caos e al suo bagaglio di opportunità e di possibilità.

Secondo la Mitologia Caos è uno degli elementi primordiali del mondo, con Eros e Gaia (la Terra).  Caos è la personificazione del Vuoto primordiale, al tempo in cui l’Ordine non era stato ancora imposto agli elementi del mondo. Analizzando il termine (lat. chaos, gr. χάος) nella sua origine linguistica ritroviamo attinenze con l’essere spalancato, aperto. Nel pensiero di Platone il caos ha il significato di miscuglio disordinato, un miscuglio destinato a generare il mondo, il cosmo, come un tutto ordinato in virtù di un principio ordinatore.

Caos è un termine che appartiene alla storia del linguaggio e del pensiero lungo tutto lo svolgersi delle vicende umane nel tempo, un’immagine e un  concetto capace di fornire gli strumenti per leggere e spiegare la realtà.

Non è errato affermare che trattare di caos vuol dire considerare l’origine e l’evoluzione della scienza, proprio perché lo studio della natura ha oscillato intorno alle manifestazioni dell’ordine e del disordine.

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Il Caos magnetico da cui nasce una stella

Dal famoso aforisma di Eraclito “tutto scorre, tutto si trasforma”, dalle riflessioni di Democrito che, come scrive Dante,  «Democrito, che ‘l mondo a caso pone» (Inferno, Canto IV vv 136), la filosofia ha affrontato il tema del divenire come asse portante delle concezioni sulla natura. Il divenire ha occupato un posto fondamentale nello studio dei fenomeni,  …fino agli studi sulla termodinamica, prima scienza della complessità, alle riflessioni di Y. Prigogine, Premio Nobel per la chimica nel 1977.

È stata un’esigenza imprescindibile per l’uomo considerare entro schemi e concetti ciò che è mutevole, immenso, l’eterno e il divenire. Così il caos è riferimento di analisi nei modelli della complessità come teoria, appunto, del caos.

La stessa astronomia fa oggi i conti con il caos dopo essere stata analizzata in termini meccanicistici. Il caos deterministico è l’orizzonte in cui elaborano le loro teorie Edward Lorenz e Henri Poicaré.

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L’effetto farfalla: “lo sfarfallio delle ali di una farfalla può causare uno tsunami dall’altra parte del mondo”. L’effetto farfalla, teorizzato da Edward Lorenz nel 1962, riguarda una teoria per cui se si cambiano eventi minimi lungo la linea del tempo, appartenenti al passato, questi eventi possono avere un’eco, una ripercussione in termini sostanziali nel futuro.

Così dice Henri Poincaré: “Noi scopriremo il semplice sotto il complesso, poi il complesso sotto il semplice, poi di nuovo il semplice sotto il complesso, e così via, senza poter prevedere quale sarà l’ultimo termine. Ma dovremo pure fermarci da qualche parte e, perché la scienza sia possibile, occorre farlo quando si incontra la semplicità. È questo il solo terreno sul quale possiamo innalzare l’edificio delle nostre generalizzazioni. Ma se la semplicità è solo apparente, questo terreno sarà abbastanza solido? È quanto conviene investigare”. H. Poincaré, La scienza e l’ipotesi, Dedalo, Bari (1989)

Teorie riguardanti il caos, nell’evoluzione del pensiero contemporaneo, sono correlate alla sfida della complessità e allo studio dei sistemi complessi. Complessità e caos, infatti, sono usati per indicare interrelazioni imprevedibili, cambiamenti connessi ai grandi mutamenti del nostro tempo e al mondo globalizzato. La pandemia generata dal coronavirus, attualmente, si presenta come manifestazione di disordine globale. L’emergenza ha focalizzato il dibattito sui controlli possibili, sulle criticità che richiedono nuove scelte verso uno sviluppo sostenibile che permetta di far fronte a una improvvisa situazione di pericolo. La scienza è scienza della complessità che apre nuovi orizzonti per tutti i campi dello scibile.

Si deve a Edgar Morin, uno degli interpreti del tema della complessità, l’uso della teoria del caos nelle scienze sociali.  Morin indica essenziale per gli individui assumere la consapevolezza di un destino planetario comune, prodotto dalle interconnessioni tra sviluppo scientifico, tecnico ed economico. Solo con una profonda consapevolezza di questo “destino” sarà possibile per l’uomo interpretare il caos degli eventi, le loro interazioni e diventare protagonista dello sviluppo e del destino dell’umanità. Morin affida questo compito all’educazione che promuove un’intelligenza creativa e rende possibile la necessaria riforma del pensiero.

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Io vi dico: bisogna avere in sé il caos per poter partorire una stella danzante.”

Friedrich NietzscheCosì parlò Zarathustra (1885)

Non inoltriamoci sul rapporto che ha avuto il pensiero di Nietzsche in ordine allo sviluppo della scienza nel XIX secolo e non chiediamoci neppure se la moderna epistemologia trova una via di accesso alla spiegazione dell’esperienza umana avvalendosi del contributo della filosofia di Nietzsche.

Cosa esprime il filosofo con questa asserzione? È una frase suggestiva, un invito a superare se stessi, a cogliere il senso del divenire.

Nessuna frase può essere letta, avulsa dalla complessità di un percorso di riflessione articolato, ma sicuramente possiamo leggere questo invito di  Nietzsche come una  riflessione sulla vita, sul continuo cambiamento, sulla consapevolezza che il pensiero produce per il progetto esistenziale degli esseri umani.

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Caos… Resilienza: elementi per la crescita