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Autore: Flavia Franco

Insegnante di scuola primaria, tutor di scienze della formazione primaria, autrice di testi ministeriali e di narrativa, formatrice esperta di didattica della letto-scrittura, giornalista, blogger.

In partenza per l’estate!

Che tipo di insegnante sei?

Quando arriva la chiusura delle scuole, da più parti si leva il solito ritornello: eccoli lì le maestre i maestri privilegiati. Ora se ne staranno in vacanza tre mesi ecc. ecc. Insomma, la solita solfa.

In effetti la convivenza con tonnellate di burocrazia, la gestione di decine di progetti, il ruolo da domatore di genitori (e a volte di classi), i PEI, i PDP , il CdC, il CdI, le relazioni con ATA e DSGA, i GLHO, le INVALSI  e le MAD, i PON, il PTOF e il RAV, le sostituzioni dei colleghi assenti, le relazioni, le valutazioni (discorsive e non che non possono mancare), il percorso didattico che, ovviamente deve concludersi nei tempi stabiliti e , possibilmente con l’avallo dei genitori, gli scrutini, la compilazione delle schede sempre più complessa, la gestione dei casi difficili, la relazione con i Servizi e le Neuropsichiatrie ecce ecc. ecc. ecc., sono effettivamente bazzecole e pensare che le maestre possano avere bisogno di  riprendere fiato pare quasi una pretesa eccessiva.

Una domanda però sorge spontanea: com’è che, a fine anno, care colleghe, abbiamo tutte quel bel colorino ceruleo e quell’andatura così sciolta da sembrare un camallo alla soglia della pensione?

Fare l’insegnante è un mestiere che prosciuga. Seppur agito con gioia e dedizione, resta comunque un lavoro complesso e molto faticoso sul piano fisico ed emotivo, come lo sono tutte le professioni cosiddette “di cura”, cioè quelle che hanno a che fare non con pratiche e fogli Excel ma con materiale umano, umanissimo e pluri-sfaccettato.

“La maestra” però resta un soggetto particolare anche in relazione al periodo di riposo.

Infatti, scorrendo le varie pagine Facebook dedicate agli insegnanti si possono arguire varie categorie.

Eccone alcuni esempi:

  1. La maestra tuttacuore. Mentre la maggior parte dei colleghi non vede l’ora che arrivi l’ultimo giorno di scuola (e dei relativi impegni) per godersi il meritato riposo, la maestra tuttacuore teme l’ultimo giorno di scuola come la peste. Un turbine di emozioni la avvolge e solo l’idea di restare tutta l’estate senza vedere i suoi “cuccioli” le provoca un dissesto emotivo che a volte rasenta le lacrime. Se è supplente o se sta concludendo la classe quinta il problema assume una dimensione arginabile solo con scambio di lettere bellissime in cui emergono gli aspetti emotivamente più significativi del tempo trascorso insieme (quelli brutti di solito si omettono per non inquinare il quadro). Naturalmente il tutto postato nel gruppo di riferimento.
  2. La maestra mipreparo. Se la scuola finisce il 15 giugno e l’ultimo Collegio docenti è fissato per il 27 mattina, sappiate che la maestra mipreparo il 27 pomeriggio sta già postando a manetta, in tutti i gruppi cui è iscritta che è “in cerca di suggerimenti” su come avviare l’anno scolastico successivo. Le altre maestre mipreparo presenti nel gruppo solidarizzano col commento: “seguo”. Predispone attività e ipotizza progetti, cerca classi con cui avviare una corrispondenza, chiede lumi su libri da leggere o da acquistare per prepararsi al meglio ad affrontare il nuovo anno scolastico (!). Al 15 di agosto ha già pronto il programma, come minimo fino a Natale.
  3. La maestra mettoinordine: decide che durante l’estate metterà finalmente a posto la stanza in cui di solito lavora, getterà fogli di convocazioni e vecchi PDP, archivierà libri e quaderni, organizzerà le schede (non si sa mai, potrebbero sempre servire) tentando di demolire la montagna di fogli-libri-manuali-fotocopie-guide-quaderni nella quale di solito si perde dalle tre alle quattro ore al giorno. Posta foto di scrivanie sottosopra. “A settembre si riparte sul pulito…”. Non ci riuscirà. Lo sconforto la prenderà prima della fine del lavoro
  4. La maestra momirilasso: tipico delle maestre non giovanissime che hanno appena concluso la classe prima. L’ansia le ha attanagliate tutto l’anno, nonostante l’esperienza: “impareranno a leggere?”. Oltre all’ansia ad attanagliarle è stato lo sfinimento di raccattare matite cadute, di imprestare matite come se non ci fosse un domani, di asciugare lacrime di chi ha perso la lapis, di rispiegare cose, di arginare moccio in eccesso, di rispondere a domande meravigliosamente senza senso ( maestra, maestra, maestra …) , di gestire giochi, di girare i quaderni dal verso giusto, di accompagnare in bagno e spiegare come si usa una turca, di gestire tonnellate di pennarelli scarichi e non, di sedare risse dovute a rubalizi di palle e giochi, di tranquillizzare mamme un attimino (giusto un attimino) invadenti… al termine della scuola maestra momirilasso ha finito le energie. Perciò chiude e si rilassa. Posta foto di spiagge deserte. Questione di sopravvivenza.

Come avrete capito, care colleghe e colleghi, ho voluto strapparvi una risata.
Mai come in questi tempi il nostro lavoro si è fatto pesante e, a tratti, frustrante.
Chiudere l’anno con un sorriso può essere di buon auspicio per un’estate piena di cose belle. Buone vacanze, buon meritato riposo, a qualunque categoria apparteniate!

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Compiti per le vacanze: sì o no?

Ogni anno la fatidica domanda

Chi come me insegna da molti anni sa quanto sia importante che le bambine e i bambini mantengano un minimo di esercizio durante l’estate.
Le motivazioni sono diverse.
La prima è che un piccolo “compito” da portare a termine in autonomia, in un tempo lungo come lo sono i tre mesi in cui i bambini rimangono a casa da scuola, può rappresentare l’avvio al rispetto di un impegno assunto, un modo per imparare a portarlo a termine con serietà e responsabilità.

La seconda è che il rientro a settembre è sempre un momento difficile per il recupero delle competenze acquisite nel corso dell’anno precedente.
Le maestre sanno bene quanto i bambini, durante l’estate, facciano rapidamente tabula rasa di quello che hanno imparato. E questo, se da un lato può sembrare giusto perché permette loro di staccare, rigenerando mente e cervello, dall’altro costringe ad impiegare più tempo al rientro dalle vacanze per riconquistare il pregresso e potersi dedicare ai nuovi apprendimenti.  Un piccolo impegno durante l’estate consente di rimanere “nella disciplina”, agevolando il “riaggancio” delle conoscenze precedenti.

La terza è che i bambini di oggi sono ignare vittime della tecnologia.
Qualche esercizio da fare su un opuscolo oppure su un quaderno può fornire un’occasione per consolidare un apprendimento, risultando una valida alternativa in grado di ridurre il tempo dedicato agli smartphone, ai tablet, alle Play Station, ai giochi online…

Naturalmente i compiti assegnati dovranno avere una dimensione “di buon senso” e andranno corretti. Altrimenti perderanno il loro valore. Ci sono molti modi per farlo. Veloci e interattivi.
Ma di questo riparleremo a settembre!

Passiamo ora ai compiti di lettura, che per me restano imprescindibili. Personalmente assegno tre libri (a scelta libera, grandi, medi, piccoli, spessi, sottili, poesie, fumetti, non importa) che dovranno portare con sé la prima settimana di scuola e commentare con la classe.

Altre attività da assegnare potrebbero essere di ordine più pratico come scrivere ricette “speciali” di cibi che hanno assaggiato oppure creare la guida degli itinerari percorsi, costruire la “scatola dell’estate” inserendo i ricordi più belli e significativi dei giorni trascorsi, non solo in vacanza, scattare qualche foto bellissima e utilizzarla come stimolo per raccontare, fare almeno cinque disegni liberi, farsi portare a visitare un museo recuperando i dépliant e tutte le informazioni possibili …

Spieghiamo ai genitori che devono insegnare ai figli l’autonomia condendola con un po’ di rigore. Senza vessarli ma aiutandoli a programmare le attività. C’è tutto il tempo: da metà giugno a metà settembre.
Fin dai tempi antichi, e per tempi antichi mi riferisco a quando io andavo a scuola, sono esistiti i compiti delle vacanze. Sono sicura che possono farcela anche i bambini e le bambine di oggi.

Scopri i nostri consigli di lettura per l’estate con Storie sotto il sole!

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Leggere per crescere

L’ambiente, la bellezza e il prendersi cura

In questo articolo parleremo del terzo pilastro su cui si basa la didattica della lettura in Parole segrete: LEGGERE PER CRESCERE.
È il percorso attraverso il quale la pagina scritta diventa stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontare opinioni e punti di vista, a riflettere su noi stessi e sui valori che orientano le nostre scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini” detentori di un pensiero libero, critico e creativo.

 

LE LIFE SKILLS
Risale a più di 20 anni fa il primo faro acceso sull’importanza delle life skills. Nel 1993 infatti, per la prima volta il Dipartimento di Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimarca quanto sia fondamentale lo sviluppo di tali abilità nel percorso di crescita di ogni individuo, “soprattutto nelle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti”.

L’OMS identifica il nucleo fondamentale delle life skills, in 10 competenze raggruppate secondo 3 macroaree:
– Emotive: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress.
– Relazionali – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci.
– Cognitive – risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo.

Sempre secondo l’OMS la fascia di età adatta per cominciare ad apprendere tali competenze si colloca tra i 6 e16 anni, periodo in cui i comportamenti sono ancora modificabili. Sempre secondo l’OMS le life skills vanno allenate: quale ambiente migliore per l’insegnamento delle life skills se non la scuola? A scuola si insegna alle bambine e ai bambini a saper collaborare con gli altri, a pensare in modo critico, a creare e mantenere buone relazioni, a stabilire e riconoscere obiettivi e valutare il proprio apprendimento. Competenze che sono fondamentali per sviluppare una corretta socialità.

Entrare nel testo a livello riflessivo significa ricavare spunti da condividere e approfondire, spunti per pensare, spunti per crescere. Per questo nella sezione del libro di testo “Crescere leggendo”, ho inserito letture che fungono da stimolo per riflettere su ciascuna delle life skills principali, attraverso attività pratiche cooperative vicine ai bambini e alle bambine, attività che permettano loro di trasformare le riflessioni in “comportamenti”.


LA CURA
Prendersi cura” è un’espressione bellissima e potente. È un sinonimo di “avere a cuore”. Ma, che cosa significa in concreto questa espressione? Per coglierne d’istinto il significato profondo basta pensare a qualcosa che ci è caro, persona, animale o oggetto che sia.

Quand’è che questa espressione si traduce in azione?
Succede quando siamo in grado di comprendere i bisogni e le necessità proprie e degli altri, cercando di occuparcene, facendo del nostro meglio. Si traduce nella volontà di assumersi l’impegno e la responsabilità nel conservare, custodire, proteggere ciò che amiamo, ciò che è prezioso per noi e per chi ci sta intorno. Prende vita attraverso il riguardo, l’attenzione e l’impegno costante con l’obiettivo di generare benessere e armonia. Ci si prende cura di qualcosa che si ama.

Per questo, nella sezione denominata PRENDESI CURA ho sviluppato un percorso di letture legato anche agli obiettivi dell’agenda 2030, che conduce i bambini, a porsi domande, a conoscere, a prendere iniziative per far sì che, anche nel proprio piccolo, si impari a fare la propria parte. A piccoli passi verso il cambiamento. Che è responsabilità di ciascuno di noi.

STEM E PARI OPPORTUNITÀ
“Stem” è un acronimo che sta per Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, cioè tutto quel gruppo di materie che afferisce all’area scientifica delle discipline scolastiche e, come ricordato dal PNRR, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, riveste una grande importanza per la crescita della persona durante gli anni scolastici, oltre ad avere un’importante ricaduta sullo sviluppo del Paese.

Dunque, è molto importante che, fin da bambini, si capisca il valore di queste discipline, con un focus che parte delle bambine, spesso (e non per causa loro) poco orientate al mondo delle STEM.

Nella sezione del libro dedicate alle letture STEM ho voluto stimolare questo tipo di pensiero, mettendo in evidenza le figure di donne che hanno contribuito con la competenza, la tenacia, lo studio a scoperte straordinarie, in grado di cambiare il corso della scienza, dell’astrofisica, delle tecnologie, della medicina.

I brani e le attività proposti in tutte le sezioni del sussidiario sono stati scelti con l’attenzione ai contenuti, alle autrici e alle protagoniste femminili, al linguaggio rispettoso della parità di genere, obiettivo imprescindibile di ciascun insegnante e, soprattutto, di ciascun autore o autrice di testi destinati alle bambine e ai bambini. Una corretta costruzione dei rapporti maschio femmina, uno sguardo rispettoso della disabilità passa anche attraverso le letture, le immagini, la scelta degli esercizi su cui studiano, riflettono, imparano i nostri alunni. Tutto ciò per un’autrice, e per la casa editrice che concretizza la sua voce, rappresenta una grande responsabilità. È giunto il tempo di agire.

L’AMBIENTE E LA BELLEZZA
Se impariamo a respirare la bellezza fin da bambini, non potremo diventare “brutte persone” da adulti. Questo è il mio convincimento profondo, per questo nella sezione del libro dedicata all’armonia delle stagioni ogni dipinto, ogni fotografia, ogni testo è orientato ad avvicinare i bambini alla bellezza.

Bellezza che apre gli occhi sul mondo, perché la bellezza si trova ovunque, basta solo saperla vedere. E, insieme all’emozione del bello, e al rispetto che genera, un allenamento creativo, per trasformare ancora una volta le emozioni in parole, scritte, ascoltate, raccontate ma anche in comportamenti rispettosi della meraviglia che ci circonda.

Vuoi scoprire il sussidiario dei linguaggi Parole segrete?
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Leggere per emozionarsi

La lettura gratis per consumatori felici di storie

In questo secondo articolo, parleremo del secondo pilastro su cui si basa la nostra didattica della lettura: leggere per emozionarsi.

È il percorso attraverso il quale prendiamo per mano i nostri alunni e alunne aiutandoli a costruire un legame d’amore con la pagina scritta, un percorso propedeutico alla formazione di lettori affezionati, per diventare dei veri “consumatori felici di storie”.

PAROLE CHIAVE: EMOZIONE, LETTURA E LIBERTÀ
Siamo tutti diversi, abbiamo interessi diversi. Chi ama il brivido e chi le storie a lieto fine, chi l’avventura, la natura, la scienza, chi la cucina e chi lo sport… a ciascuno il proprio libro! Il mondo della lettura è come una tavola imbandita con ogni sorta di piatti pronti che aspettano solo noi. Ecco alcuni consigli utili per facilitare il compito dell’insegnante, che ho inserito, insieme ad altri, nella guida che accompagna il sussidiario dei linguaggi Parole segrete:

  • Non dimentichiamo mai che l’imposizione raramente orienta verso scelte autonome e consapevoli. “Vuoi che faccia questo, ebbene, farò esattamente il contrario …” nessuno può essere costretto a leggere ciò che non gli piace!
  • Un libro si può anche abbandonare a metà… non è giusto obbligare il lettore ad arrivare fino alla fine (come quando mamma costringe Paolino a finire la minestra di zucca perché DEVE imparare a mangiare tutto, mentre il papà mangia altro perché proprio la minestra di zucca non gli va giù…).
  • Il senso del dovere va bene, ma la lettura non deve essere una fatica. E poi, certe volte è difficile per il lettore impaziente resistere senza balzi in avanti, opponendosi al desiderio di saltare qualche pagina. A tornare indietro c’è sempre tempo…
  • Riguardiamo un film che ci è piaciuto tanto e rigiochiamo lo stesso gioco, rivogliamo il gelato al pistacchio perché solo quello ci piace; quindi… rileggere e riscoprire uno stesso libro, rivivere sensazioni, a caccia di tesori nascosti tra le pagine – che magari prima ci erano sfuggiti – è davvero stimolante oltre che rassicurante.
  • Spiluccare. Fantastico. Liberi di assaggiare il libro, un po’ di qua un po’ di là, giusto per sentire gusti diversi e far cantare le papille (o deprimerle, a seconda del sapore).
  • Mangiarsi le unghie perché il protagonista sta per cadere in un’imboscata e noi lettori sappiamo già che cosa lo aspetta e non possiamo fermarlo; sentire l’amarezza del nostro eroe convinto di essere stato tradito; ridere sotto i baffi perché quel simpatico truffatore l’ha fatta franca. Emozioni … e dite poco?

 

E per i bambini e le bambine?

Nel sussidiario dei linguaggi “Parole segrete” ho voluto rendere tangibile ciò che faccio regolarmente con i mei alunni e alunne: offrire letture GRATIS.

Nella sezione “EMOZIONARSI LEGGENDO” ho inserito proposte nelle quali non troverà nessun tipo di lavoro da eseguire sul testo. L’unico compito sarà quello di “emozionarsi”, testando, attraverso l’EMOZIONOMETRO, il livello cui è giunta la sua emozione.

Lettura libera, dunque, lettura emozionale, un modo semplice per far comprendere ai bambini che leggere è davvero un privilegio, un cesto di emozioni in libertà, una possibilità di crescere, di ritrovarsi, di farsi compagnia. Una volta che avrà capito questo, noi insegnanti potremo tirare un sospiro di sollievo e, perché no, anche di soddisfazione…

Amico libro, viaggiatore di bocca buona. Te ne stai dovunque, con la sabbia tra le pagine o sul sedile di un aereo (nonostante la fifa), al finestrino di un treno, aperto sul letto, mentre caschi dal sonno, o magari in bagno… Giusto perché non ti tiri mai indietro, quando si tratta di farci compagnia…

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Scoprilo sulla pagina dedicato oppure partecipa all’incontro formativo con l’autrice.

Leggere per imparare

Escape room, gioco di squadra, logica, comprensione competente

La lettura è il veicolo fondamentale attraverso il quale, a scuola, raggiungiamo il cuore dei nostri alunni e delle nostre alunne. È il mezzo grazie al quale si forma il loro sapere disciplinare ma è anche uno strumento per costruire la loro identità, per accrescere la loro cultura, per permettere loro di identificarsi in storie e racconti, sviluppando capacità di riflessione e confronto e sperimentando il valore delle emozioni.

Per quanto riguarda la Lettura, il percorso che ho sviluppato come insegnante e che ho riprodotto nel sussidiario dei linguaggi Parole segrete si articola su tre pilastri, tutti ugualmente indispensabili.

1) LEGGERE PER IMPARARE: pensando la lettura come veicolo strettamente connesso a qualunque tipo di apprendimento, un veicolo che sottende finalità formative imprescindibili:

– migliora le competenze linguistiche;
– accresce la capacità di organizzare ed esprimere il proprio pensiero;
– sviluppa capacità critiche;
– veicola gli apprendimenti, permettendone la comprensione e l’interiorizzazione.

2) LEGGERE PER CRESCERE: utilizzando la pagina scritta come stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontarsi, a riflettere su se stessi e sui valori che orientano le proprie scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini”, mediante attività propedeutiche allo sviluppo di un pensiero libero, critico e creativo.

3) LEGGERE PER EMOZIONARSI: creando un legame con la pagina scritta propedeutico alla formazione di lettori affezionati, “consumatori felici di storie”.

In questo primo articolo analizzeremo insieme in che cosa si sostanzia il percorso LEGGERE PER IMPARARE, che si basa sulle parole chiave: escape room, logica, analisi, comprensione.


ESCAPE ROOM E LOGICA
Un’escape room, o gioco di fuga dal vivo, è un gioco di logica nel quale i partecipanti, rinchiusi in una stanza allestita a tema, devono cercare una via d’uscita rintracciando indizi e risolvendo una serie di enigmi, puzzle, problemi che mettono alla prova la capacità di utilizzare conoscenze e abilità in modo creativo. È una situazione in cui non si sviluppano abilità fisiche ma la logica e l’intuito. Per poter completare con successo il percorso, e dunque trovare la via di fuga, i partecipanti devono collaborare tra loro.

Collaborazione e spirito di gruppo (e dunque abilità sociali quali Cooperative Learning e strategie di squadra) oltre all’attivazione della capacità di problem solving, sono le caratteristiche principali di questa attività altamente inclusiva. Intuizione, attenzione ai particolari, abilità matematiche, creatività, logica: ogni componente la squadra può offrire un diverso e costruttivo contributo al raggiungimento dell’obiettivo finale. Un’attività che si rivela un’ottima opportunità didattica realizzata attraverso la mediazione del gaming.

Nel sussidiario “Parole segrete”, ogni escape room è un ambiente creato appositamente per indirizzare l’alunno e la classe “squadra” alla scoperta della tipologia o del genere testuale attraverso la scoperta dei “segreti” che si nascondono nella pagina scritta.

Le escape room digitali accompagnano il percorso fornendo la possibilità di interagire sperimentando media differenti: il cartaceo e il virtuale.

 

ANALISI E COMPRENSIONE
È molto importante che i nostri alunni e alunne si approccino al testo scritto in modo non superficiale, cercando, passo dopo passo, livello dopo livello, di penetrane il significato profondo, poiché è la comprensione competente di ciò che leggiamo a renderci cittadini a tutti gli effetti, divenendo così in grado di distinguere una comunicazione vera da una falsa, un’emozione, un messaggio, un contenuto.

E allora quali sono i livelli, i gradini che i bambini e le bambine devono conoscere e sperimentare per poter “dare dignità” alla parola scritta? Molto interessante e di facile comprensione risulta la metafora della tavola imbandita.

leggere per imparare immagine
Ecco come nel sussidiario dei linguaggi “Parole segrete” ho declinato ciò che svolgo ogni giorno nella mia attività didattica:
Ogni brano sarà affiancato da esercizi studiati ad hoc per rendere questa comprensione sempre più significativa, fornendogli un metodo che potrà riutilizzare anche durante le prove INVALSI.

Naturalmente sarà utile permettere ai bambini e alle bambine di testare le proprie competenze attraverso l’autovalutazione, l’unica sfidante, motivante e veramente costruttiva. Le diciture, espresse nella modalità che ritroveranno in pagella, permetteranno loro di prendere visione dei loro progressi, dei punti fi forza e dei punti su cui dovranno ancora lavorare.

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Fine dell’anno

Tempo di raccolta: risponderà alle nostre aspettative?

La fine dell’anno per le insegnanti e gli insegnanti è il momento della raccolta.

Se vogliamo fare un paragone poetico, possiamo pensare al grano. In autunno il seme, a giugno la spiga.

A settembre accogliamo le nostre alunne e i nostri alunni per un nuovo percorso di semina, li affianchiamo, stimoliamo la loro curiosità e i loro pensieri. Mettiamo in atto strategie affinché crescano nel sapere, nella consapevolezza, nelle competenze.

Durante l’anno ci fermiamo per verificare se la crescita procede con regolarità, se dobbiamo modificare qualche passaggio o innaffiare di più.

Ora siamo qui a chiederci: come sarà questa raccolta? Risponderà alle nostre aspettative?

Non è detto. Le variabili che incidono sui risultati sono tantissime: le bambine e i bambini sono tutti diversi per attitudine, temperamento, storia, retroterra familiare e sociale.

Dunque, la prima cosa che dico sempre quando parlo alle giovani colleghe o colleghi, bando agli stati d’animo negativi o alle colpevolizzazioni.

Nessuno di noi è perfetto, ogni scelta che abbiamo operato è stata oggetto di riflessione e ponderata con cura. Tuttavia, può essere che alcune cose abbiano funzionato meno di altre, l’importante è riuscire a metterle a fuoco per modificare il tiro.

Come? Direte voi. Ad esempio, utilizzando una metaforica cartina di tornasole.

Se in una classe di 22 bambini e bambine, almeno 18 dimostrano di aver capito l’argomento, significa che il mio intervento ha avuto una buona efficacia.

In questo caso l’obiettivo sarà ristrutturare il percorso con i 4 bambini che hanno avuto risultati negativi, proponendo attività e prospettive diverse, facendo in modo che colmino il divario che li separa dall’acquisizione della competenza. Tenendo sempre bene a mente che esistono LIVELLI differenti e che le richieste vanno tarate sul singolo bambino o bambina e sulle sue difficoltà.

Se il rapporto è invertito e sono solo 4 i bambini che hanno raggiunto l’obiettivo prefissato allora significa che è l’insegnante ad avere sbagliato l’approccio.

Soprattutto in questo caso, bando allo scoramento. I riscontri servono proprio per farci aggiustare il tiro. L’apprendimento nella Primaria si situa su una spirale, gli argomenti si ripropongono più volte, in modalità via via più complessa.

Se un anno ci sembra lungo, cinque anni sono quasi una vita per la nostra classe. Dunque, c’è tempo per ogni cosa. Credetemi, ve lo dice una che di turni ne ha visti più di uno…

E, mi raccomando, tenete sempre bene a mente il mio mantra: “i bambini sono come i fiori, fioriscono quando è ora”.

Buona fine dell’anno scolastico!

Laboratorio: poesia e primavera

Cominciamo con un gioco!

Il 21 marzo si festeggia la giornata della poesia: un connubio riuscito, un binomio fantastico, direbbe Rodari: poesia e primavera.

Proviamo a fare un gioco con i nostri alunni e alunne: un’associazione di idee, un brainstorming, un’attività lessicale. Chiediamo di collegare ai due termini le parole e le immagini che vengono loro in mente, registrandole sulla LIM o sul quaderno. 

POESIA: sensazioni, leggerezza, emozione, luce, bellezza, sogno, armonia…

PRIMAVERA: risveglio, emozione, rinascita, bellezza, luce, armonia, colori…

Ora guidiamoli a confrontare gli elenchi di parole: quante affinità!

Alla luce di queste affinità possiamo porre la domanda: che cos’è dunque la poesia?

Ecco un esempio di risposta: “La poesia è una primavera di parole”.
Sì, perché una cosa è certa: poesia e primavera sono foriere di emozioni.

La poesia è uno strumento per allenare le emozioni ed è quello che ci invita a fare il “termometro” che ho inserito nel Sussidiario dei Linguaggi Il Cerchio Dei Lettori.

Prendendo spunto dalle emozioni che i poeti ci trasmettono, possiamo guidare i nostri alunni a diventare poeti e poetesse della Primavera magari trasferendo le produzioni online, per imparare ad usare un bellissimo tool come Kizoa.

Ecco un esempio: https://www.youtube.com/watch?v=1WP6VhmXSWo&t=112s

Oppure possiamo proporre ai più piccoli collegamenti poetici con l’ortografia.
Se vi sembra impossibile, guardate questo video: https://www.youtube.com/watch?v=sBABwuSQNiE&t=33s

Dunque, buona Giornata della Poesia, buona Primavera insieme a un abbraccio… pieno di poesia!

Festa del papà: cosa fare quando in classe ci sono bambine o bambini a cui manca un genitore?

Una riflessione sulla Festa del Papà

Le feste per i nostri alunne e alunni sono un’occasione di divertimento e creatività e per noi insegnanti un’opportunità per verificare abilità pratiche collegate agli obiettivi di tecnologia e alle competenze di tipo progettuale.

Ciascuno di noi, se volge lo sguardo al passato, ricorderà la trepidazione con cui, da piccino, portava a casa il lavoretto fatto a scuola e lo nascondeva sotto al piatto del genitore destinatario, aspettando l’attimo in cui, per caso naturalmente, l’avrebbe scoperto e avrebbe iniziato a magnificarne la bellezza.

Se invece siamo genitori possiamo guardare il gesto dall’altro lato della medaglia: la faccia luminosa della nostra bambina o del nostro bambino mentre ci consegna il prezioso oggetto o la letterina prodotta con impegno e, ovviamente, in bella scrittura.

E non importa se il lavoretto lascia a desiderare perché la colla ha generato un disastro o se le parole del classico ti voglio tanto bene “cadono” lungo la pagina e vanno in discesa…

Esprimiamo la nostra felicità collocando l’oggetto in una posizione di prestigio, in modo che possa essere ammirato da tutti (almeno per un paio di giorni…).

Quindi, viva i lavoretti!

In alcuni casi però può accadere che la scelta di far produrre un lavoretto non sia così immediata.

Può capitare che nella classe ci siano bambine o bambini cui manca un genitore, alunni che vivono in affido o una situazione di lontananza. Che fare in quel caso?

Molte colleghe e colleghi sostengono la necessità di produrre comunque il lavoretto o la lettera, perché il resto della classe, secondo loro, non deve essere privata del diritto di godere di quel momento. Ho letto commenti che raccontano di alunne e alunni orfani che portano la letterina sulla tomba del padre. È un’opzione che personalmente trovo faticosa anche solo da immaginare.

Se volete sapere il parere di Maestra Vecchia fa buon brodo (alias Flavia Franco), ebbene io personalmente evito. La mancanza è SEMPRE un dolore. Sia che si tratti di un’assenza definitiva, sia che si tratti di allontanamento o abbandono. Un trauma sempre presente, anche se apparentemente metabolizzato. Dunque, nel timore di alimentare un dolore, di essere la causa di una sofferenza, anche piccola, anche minuscola, preferisco soprassedere.

Le bambine e i bambini che hanno entrambi i genitori, per fortuna la maggioranza, hanno altri strumenti per dimostrare l’affetto, con la presenza, gli abbracci, i baci. Sono sicura che la mancanza del “lavoretto” non potrà trasformarsi per loro in un’esperienza così traumatica.

In questo caso, è importante condividere il motivo della scelta con la classe (non davanti al bambino naturalmente) lavorando sulla condivisione di emozioni solidali, sull’empatia. Si può sempre suggerire agli alunni di produrre il regalino o la lettera a casa, in autonomia, dando magari delle indicazioni.

Una soluzione che, per me, crea solidarietà, evita ferite e aiuta a salvare capra e cavoli.

Shoah: come parlarne con le classi della Scuola Primaria?

Materiali per affrontare l’argomento, dalla prima alla quinta

Nel corso dell’anno ci vengono proposte molte giornate speciali, che si dividono in giornate Nazionali, cioè decise dal nostro Stato, e giornate Internazionali, cioè stabilite dalle organizzazioni sovranazionali. Sono momenti di riflessione che ci invitano a ricordare qualcosa di bello che è successo in passato oppure a celebrare qualche importante accadimento della storia dell’umanità, oppure nascono con lo scopo di farci riflettere sull’importanza dei delle relazioni, dei diritti, degli affetti, oppure per metterci in guardia contro pericoli che possiamo correre, noi e il mondo che ci circonda.
Ce ne sono però alcune che ci invitano a ricordare degli eventi che preferiremmo non fossero mai accaduti. È il caso del Giorno della Memoria, che viene celebrato in tutto il mondo il 27 gennaio.
Il 27 gennaio è una data simbolica: proprio in quel giorno del 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz in Polonia e tutto il mondo conobbe davvero quali orrende azioni aveva fatto in molti Paesi d’Europa il governo nazista, guidato da Adolf Hitler.
Progressivamente si scoprì che furono milioni le persone rinchiuse e uccise nei campi di concentramento nazisti. Questo sterminio viene definito Olocausto (una parola che significa “estremo sacrificio”). Sei milioni di queste vittime innocenti erano ebrei: il loro sterminio viene chiamato Shoah (cioè “distruzione” in ebraico).
 
PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARE CON I NOSTRI ALUNNI DI UN EVENTO COSÌ DOLOROSO CHE HA SEGNATO L’UMANITÀ INTERA?
Perché parlare di Olocausto non vuol dire parlare solo di morte. Ma anche e soprattutto di speranza, di solidarietà e di supporto reciproco. Le storie che ci giungono attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, le vicende narrate dai libri o dai film che propongono storie vere o romanzate sono intrise di esempi eroici di generosità, di sacrificio della propria vita per la salvaguardia di quella degli altri, di calore umano, di condivisione e di amore.
È per questo che dobbiamo parlarne coi nostri alunni e alunne: perché sappiano che esiste sempre la possibilità di scegliere la via dell’amore e della solidarietà, perché crescano nella fiducia, sicuri che la speranza è una luce in grado di illuminare anche le notti più buie.
Naturalmente l’argomento, essendo potenzialmente molto doloroso, va affrontato con gradualità e delicatezza, adeguando i contenuti all’età degli alunni.
A seguire trovate il link ad alcune attività, suddivise per classi, che ho proposto nel corso degli anni per i miei alunni: video, film, libri, conversazioni…
 
 
Il 27 gennaio sarà anche il giorno in cui le classi potranno collegarsi in diretta live con la scrittrice Paola Valente, un incontro speciale per parlare della Shoah attraverso la testimonianza della parola scritta. Scopri l’iniziativa!
Ed è proprio con le parole di Liliana Segre che mi piace chiudere questa riflessione:
 
“Avevo scelto, quasi in modo automatico, bestiale, irrazionale, infantile – in fondo ero ancora una bambina – e nello stesso tempo in modo maturo, vecchio, ottuagenario – in fondo ormai tale ero diventata – avevo scelto di non essere lì, perché era la realtà intorno a me che era inaccettabile. Avendo scelto la vita – ho sempre scelto la vita e anche adesso che sono vecchia scelgo la vita. Non potevo accettare la morte intorno a me e quindi avevo scelto di non vedere. Avevo scelto di essere una stellina.”
 

 

La classe è la nostra casa (terza parte)

Pulizia e ordine degli spazi

Dopo la prima e la seconda parte , torna la rubrica a cura di Flavia Franco “La classe è la nostra casa”, un utile approfondimento per parlare dello spazio classe, luogo in cui il bambino deve sentirsi accolto con affetto e cura, un vero e proprio laboratorio nel quale sviluppare le proprie potenzialità e accrescere le competenze, sperimentando, collaborando, creando, divertendosi. Uno spazio che deve ispirare armonia e gentilezza.

In questo quadro, la pulizia e l’ordine dell’ambiente rivestono un ruolo molto importante!

Quaderni lasciati in disordine, sedie e banchi mal sistemati, cartelle lasciate a se stesse, oltre a diventare ostacoli per l’evacuazione della classe in caso di pericolo, si trasformano in occasioni di nervosismo e confusione.

Zigzagare tra gli spazi per recarsi in bagno, rischiando di inciampare, trascinare sedie che vanno continuamente rimesse a posto, spostarsi tra banchi in posizioni poco funzionali, complica la vita degli alunni diventando un buon motivo per perdere la concentrazione durante la lezione.

Da sotto banchi ingombri (laddove esistano) rischiano spesso di precipitare quaderni, libri, cartelline… e noi sappiamo bene quanto poco basti ai nostri alunni per distrarsi facendo perdere la pazienza anche al docente più serafico! Dunque, sarà utile che gli alunni si abituino a portare a scuola solo il materiale indispensabile, seguendo l’orario delle discipline.

Carte e cartacce lasciate sui banchi o cadute sul pavimento, magari dopo l’intervallo, insieme a matite o gomme perdute, trasformano l’ambiente in un luogo poco accogliente, ben lungi dagli obiettivi di educazione civica cui dovremmo condurre i nostri alunni.

Quali accorgimenti possiamo dunque utilizzare?

Innanzitutto, sarà indispensabile coinvolgere i bambini in prima persona, chiedendo loro di trasformarsi in custodi attivi della “casa” in cui trascorrono molte ore della giornata, diventando così dei “generatori di armonia”.

Potremo proporre loro, attraverso il “potere del cerchio” (non sai di cosa si tratta? Consulta la pagina “Il cerchio dei lettori” per scoprirlo!), di creare una rubrica di atteggiamenti virtuosi.

Ecco più o meno quella che hanno creato i miei alunni:

  1. risistemare la sedia sotto il banco ogni volta che si alzano (senza trascinarla, ovviamente);
  2. verificare periodicamente la posizione del banco, ad esempio dopo l’intervallo o dopo momenti di lavoro di gruppo;
  3. creare “squadre di riordinatori” che, a turno, si occupino di mantenere la classe in condizioni armoniose, raccogliendo le cartacce, sistemando le cartelle fuori posto, riorganizzando i libri posti sugli scaffali;
  4. diventare consapevoli del lavoro dei bidelli e della necessità di rispettarlo, manifestando loro gratitudine, magari con un biglietto o un disegno.

Una possibile strategia è quella di fotografare la classe prima e dopo, in modo che gli alunni, vedendo le immagini a confronto proiettate sulla LIM, possano rendersi conto dell’armonia che permane in un ambiente in cui le cose sono al loro posto. A volte basta davvero poco, che ne pensate?

La classe è la nostra casa (seconda parte)

Come disporre banchi e arredi scolastici?

Dopo la prima parte, torna la rubrica “La classe è la nostra casa”!

In questa seconda puntata parleremo dello spazio classe, il luogo in cui il bambino deve sentirsi accolto con affetto e cura, il laboratorio nel quale dovrà sviluppare le sue potenzialità e accrescere le sue competenze, sperimentando, collaborando, creando, divertendosi.

Nello spazio classe ci sono alcuni elementi molto importanti, iniziamo dalla disposizione dei banchi: il Covid ci ha costretto a ritornare alla lezione frontale, con i banchi singoli e distanziati e la classe ingombra. Come sempre spetta a noi insegnanti creare le condizioni migliori affinché i nostri alunni siano il più possibile sereni nell’apprendimento e al sicuro, ecco alcuni suggerimenti!

Se possibile, fate mettere le cartelle in corridoio, appoggiate al muro in modo che non creino problemi di passaggio: i corridoi devono restare vie di fuga sicure! Se farete lasciare tutto il materiale da utilizzare nella mattinata sotto al banco, libererete un bel po’ di spazio in classe. Se questo non è possibile, chiedete ai genitori di fornire zainetti, meglio se usati, che siano poco ingombranti. L’ideale sarebbe che fossero di nylon o di materiali leggeri, in modo da poterli appendere allo schienale della sedia. In questo modo avrete anche insegnato ai bambini la possibilità del riutilizzo e ai genitori suggerirete l’idea che non sempre è necessario fornire al pargolo l’ultimo modello di zaino enorme con ruote incorporate, tasche e tasconi, solo perché ce l’hanno tutti i compagni di classe. E soprattutto, che non è necessario cambiarlo tutti gli anni… il pianeta vi ringrazierà!

Ovviamente, sia insegnanti che alunni, dovranno impegnarsi a coordinare il trasporto di materiali, libri e quaderni, limitando il numero di cose inutili (tre portapenne ad esempio, quaderni finiti, libri di inglese quando l’inglese si fa solo il giovedì, quaderni delle vacanze e chi più ne ha più ne metta) che rendono le cartelle pesanti… come la pietra!

Disposizione banchi: a isole, sempre. Con i componenti dell’isola che cambiano, a sorteggio, ogni lunedì, sarà una garanzia per avere classi unite e coese. Se questo non fosse possibile causa Covid, metteteli comunque a coppie per fare qualche attività: se i bambini si siedono in punta ai due banchi, uno di fronte all’altro, essendo i banchi lunghi 70 cm supererete sicuramente il metro di distanza!

Vie di fuga: ricordatevi che, per questioni di sicurezza, tra i banchi devono esserci sempre gli spazi idonei. Sensibilizzate i bambini su questo in modo che siano loro a mantenere le vie di fuga sgombre.

Gli arredi devono essere ridotti al minimo: spesso noi insegnanti ci facciamo attrarre da scaffali o pseudo-librerie di cui potremmo fare tranquillamente a meno, poiché spesso sono proprio queste a creare disordine e a rubare spazio. Ricordiamoci sempre che in un ambiente semplice ci si concentra meglio e si vive più distesi!

La classe è la nostra casa (prima parte)

Come renderla un ambiente accogliente e sicuro?

La classe è la “casa” in cui abitiamo con i nostri alunni per tante ore durante la giornata. Va da sé che, trascorrendo molto tempo all’interno di questo spazio, abbiamo la necessità di renderlo il più possibile accogliente e sicuro. Sappiamo che molto spesso si tratta di uno spazio angusto o non sufficiente ad accogliere degnamente classi quasi sempre troppo numerose, dunque, poiché con questi spazi ce la dobbiamo vedere, sarà utile attivare strategie affinché risultino più confortevoli possibile. Naturalmente l’era Covid ha cambiato molte prospettive costringendoci a rimodulare parecchie abitudini, iniziamo con alcuni semplici accorgimenti:

AERAZIONE: cambiare l’aria in classe è un’operazione indispensabile sempre, e non solo perché c’è il Covid. 22 – 24 – 27 persone che respirano contemporaneamente per molte ore saturano l’ambiente, la ventilazione e i ricambi d’aria diventano irrinunciabili se vogliamo che il microclima ne tragga vantaggio, riducendo le percentuali di CO2 e di umidità evitando i mal di testa e i cali di concentrazione. Sarà sufficiente tenere aperte tutte le finestre per 3/4 minuti durante l’intervallo, in modo che nell’ambiente si crei “corrente d’aria”, alternando le finestre in modo che i bambini non ne vengano investiti oppure, laddove possibile, accompagnandoli in cortile per correre un po’. Durante la mattinata sarà utile mantenere aperta la finestra in modo che un refolo si intrufoli costantemente nell’ambiente. Io lo faccio tutto l’anno, inverno compreso, Covid o non Covid. Un altro semplice accorgimento è quello di lasciare aperta la porta della classe: potrà essere uno stimolo per i bambini a mantenere il tono di voce basso.

CORTILE: chi ha a disposizione un cortile alberato può ritenersi fortunato. L’intervallo trascorso all’esterno porta innumerevoli benefici: in primis le stimolazioni di un ambiente diverso dalla classe: nuovi colori, profumi, suoni. In secondo luogo, dà la possibilità di correre, di sgranchirsi le gambe, di alzare il tono di voce, di giocare insieme. Sì, perché, nella mia esperienza, oltre alle attività in gruppo svolte in classe, per fare “squadra”, per creare il gruppo serve divertirsi insieme. Il gioco libero rappresenta un momento magico. I miei alunni di terza hanno “giocato” al neolitico per due mesi consecutivi, mentre li osservavo pensavo che, a loro insaputa, stavano realizzando un bel compito di realtà. Ora, se non avete un cortile alberato ma asfaltato, sarà necessario attivare giochi più strutturati, tipo palla sotto il ponte, palla prigioniera, topo topolino, il direttore d’orchestra ecc.
Se volete qualche indicazione in più potete trovarne qui.

Se non avete un cortile, ricordatevi di far muovere spesso gli alunni anche durante le attività. Fateli alzare dal banco e, se si può, mettete alla LIM una bella coreografia e fateli ballare. Se lo spazio non lo permette, guidateli in esercizi sul posto per sgranchire dita mani, collo, gambe, braccia. Fate le facce con loro e giocate a ridere per finta, vedrete, sarà esilarante. Rilasserete i muscoli facciali e scaricherete tutta la tensione. Pronti per una nuova attività!

Al prossimo appuntamento, dove parleremo di disposizione banchi, arredi, pulizia e ordine degli spazi!

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