La Modernità di Raffaello
Dalla Lettera a Leone X alla Costituzione italiana
Tra i Principi Fondamentali della nostra Costituzione all’Articolo 9 si legge:
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34]. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Raffaello Sanzio, grandissimo artista, è oggi unanimemente riconosciuto precursore e pioniere nella posizione del problema della tutela del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese. La lungimiranza e la consapevolezza che seppe manifestare nei confronti di temi e problematiche più che mai attuali rendono la sua personalità profondamente moderna.
Per dare risonanza a questo aspetto dell’attività prodigiosa del nostro Genio, in occasione della grande Mostra dedicata a Raffaello presso le Scuderie del Quirinale, i visitatori riceveranno come omaggio il libretto con il saggio firmato dallo storico e intellettuale Salvatore Settis “Modernità di Raffaello. Dalla lettera a Leone X alla Costituzione italiana”.
Accanto a questa pregevole pubblicazione, altre proposte editoriali richiamano in questo momento l’interesse verso la celebre Lettera, tutte volte a sottolineare come i Beni culturali trovino radici nelle rovine di Roma.
Raffaello e Baldassarre Castiglione, Lettera a Papa Leone X, S.D. [1519]
Archivio di Stato di Mantova
Da dove nasce questo interesse in Raffaello?
Il grande Raffaello era arrivato a Roma nel 1509, per volere di Giulio II, su sollecitazione del Bramante. Negli anni successivi il pittore ebbe molti incarichi da parte del nuovo Papa Leone X che in lui seppe vedere l’immenso talento, volto a distinguersi in una molteplicità di risultati eccellenti nel campo della decorazione, della pittura, dell’architettura.
Raffaello, 1518, olio su tavola, 155,2×118,9 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze
In particolare, Raffaello, durante la sua permanenza a Roma, era stato nominato dal papa prefetto alle antichità romane con il compito di visionare e requisire tutti i marmi ed i reperti archeologici che potessero servire alla fabbrica di S. Pietro e riportare conseguentemente alla luce le vestigia dell’antica Roma. Il compito di censire e codificare il patrimonio antico, per lo più disperso, mosse Raffaello a realizzare una raccolta di disegni degli edifici esaminati che inviò al papa con una lettera scritta insieme al suo amico Baldassarre Castiglione, grande umanista.
La Lettera vuole esprimere con fermezza come le antiche memorie siano testimonianza della grandezza di coloro i quali furono capaci di realizzarle. Hanno inoltre il significato di spingere all’emulazione nel tempo presente, rappresentando un esempio per quanti hanno responsabilità verso il patrimonio culturale.
“… Quanta calce si è fatta di statue e d’altri ornamenti antichi! Che ardirei dire che tutta questa Roma nuova che ora si vede, quanto grande ch’ella si sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la scopriamo, tutta è fabbricata di calce e marmi antichi”.
Questo passaggio della Lettera è un appello amaro e appassionato, un richiamo alla cura con cui occorre guardare alla nuova grandezza di Roma.
Il testo è considerato il documento che anticipa l’idea di Tutela del patrimonio e di salvaguardia dei monumenti, con l’indicazione delle possibilità di realizzazione. Ecco un altro passaggio significativo:
“Il che in un punto mi dà grandissimo piacere, per la cognizione di cosa tanto eccellente: e grandissimo dolore, vedendo quasi il cadavero di quella nobil patria, ch’è stata regina del mondo, così miseramente lacerato.”
“Non deve adunque, Padre Santissimo, essere tra gli ultimi pensieri di vostra Santità lo aver cura, che quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della grandezza italiana”.
(“Lettera di Raffaello d’Urbino a papa Leone X”, Raffaello Sanzio, Baldassarre Castiglione, 1519).
“Il cadavero di quella nobil patria” sono appunto le antichità di cui gli era stata affidata la ricognizione e che vedeva lasciate in uno stato di incuria e di abbandono. La denuncia riguarda il disinteresse dei predecessori del papa Leone X, per cui in passi successivi della lettera scrive non nei “Goti, Vandali e d’altri tali perfidi nemici andavano dunque a ricercarsi i colpevoli, ma in quelli li quali come padri e tutori dovevano difender queste povere reliquie di Roma”.
Il risentimento e l’afflizione di Raffaello sono tanto più comprensibile se si pensa che al suo incarico come capo della Fabbrica di San Pietro e preposto alle antichità.
La lettera, oltretutto, è un documento originale anche perché Raffaello, per la stesura della stessa, ha avuto la collaborazione del grande amico Baldassarre Castiglione (1478-1529), intellettuale e umanista di grande prestigio, celebre autore de Il Cortegiano, libro fondamentale del Rinascimento italiano.
Considerare Raffaello in questo suo aspetto progettuale è di grande importanza per scoprire nella sua arte e nella sua personalità quella dimensione di modernità che lo rende contemporaneo al nostro vivere.
A distanza di cinque secoli la nostra Costituzione ha sancito quanto Raffaello aveva raccomandato di fare a papa Leone X e che solo parzialmente nei secoli successivi ha visto affermarsi nella legislazione degli stati italiani preoccupati della tutela del patrimonio archeologico, storico e artistico compreso nelle diverse realtà locali.
L’appello è alla cura e alla valorizzazione di quel poco che resta della gloria e della grandezza italiana, un appello scritto per dare vita al sogno della nuova Roma, quella Roma che tanto deve al genio di Raffaello.
“Ritratto di Baldassarre Castiglione”, Raffaello; olio su tela, 82×67 cm; Louvre, Parigi