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La gestione dei conflitti: la possibilità di comprendere e negoziare

| Mirella Mazzarini | , , | Tempo di lettura: 3 min.
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La vera educazione consiste nel trarre alla luce il meglio da ogni uomo.   
Gandhi

A scuola è frequente assistere all’origine di un conflitto fra alunne e alunni per il possesso o l’uso di oggetti che si ritiene siano di appartenenza esclusiva a un singolo, oppure per il controllo di comportamenti dovuti: chi apre la fila? Chi inizia un gioco? Chi raccoglie i materiali? Alla base sempre opinioni, bisogni, interessi più o meno diversi che fanno scattare, con maggiore o minore consapevolezza, rabbia, tensione, disaccordo.

Il termine conflitto, nel significato più ampio, riguarda proprio la rottura di relazioni a livello interpersonale ma anche intrapersonale per disagi e crisi all’interno della stessa persona e, più in generale, a livello sociale.

A scuola, in famiglia e nei vari contesti della formazione è urgente e prioritario considerare la GESTIONE DEI CONFLITTI uno degli aspetti educativi più importanti per favorire contesti comunicativi funzionali ed efficaci e per stimolare quelle competenze trasversali idonee ad aiutare ciascuno nella risoluzione dei conflitti.

Si tratta di attivare strategie mirate, spazi e tempi per la negoziazione, l’ascolto attivo, l’assertività, lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Il conflitto non è negativo di per sé, non costituisce aggressione, anche se inizia come opposizione e può portare ad accrescere livelli di incompatibilità sempre maggiori.

Ogni conflitto è sano se inizia come opposizione e termina con una risoluzione del conflitto stesso. Rappresenta una esperienza di cambiamento, di adattamento e quindi di sviluppo. Sta agli educatori alimentare questo processo in modo riflessivo perché diventi un asse di assunzione di responsabilità.

A partire dall’analisi sull’incompatibilità o il contrasto tra obiettivi non reciproci, ogni conflitto si esaurisce quando gli antagonismi sono risolti. Per questo occorrono strumenti adeguati di interazione sociale basati su abilità linguistiche e socio cognitive come la comprensione, l’attenzione, la capacità di spiegare e rispettare la turnazione stabilita. Non è la vittoria di un punto di vista sull’altro o l’abbandono del conflitto a fare la differenza ma la capacità di interagire in modo produttivo. Si tratta di mettere in campo la fiducia, di poter osservare il conflitto come opportunità di un nuovo incontro con se stessi e con gli altri, di trasformare modalità di provocazione e di affermazione dei propri bisogni e interessi in scambi reciproci costruttivi, capaci di integrare una pluralità di punti di vista.

La sfida è poter affermare che la gestione dei conflitti, come dinamica di gruppo, rappresenta una modalità di interazione su cui lavorare per far crescere relazioni produttive e significative.

Da questi presupposti sono nati laboratori e animazioni teatrali per la gestione dei conflitti, progettati per  bambini e adulti, finalizzati a esplorare il clima sociale che alimenta il gruppo. Ogni attività tende a scoprire altri punti di vista, pone il conflitto come risorsa, valorizza le differenze, considera l’opposizione e il contrasto elementi ineludibili a livello personale e sociale. In particolare ci sono esperienze che approfondiscono il ruolo di mediatore che può avere l’adulto in fenomeni da non sottovalutare, tra cui uno spazio di emergenza ha il bullismo, così come in tutte le manifestazioni di prevaricazione e di rifiuto dell’altro.

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