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Tag: didattica

Marco Polo. Il viaggiatore che scopri l’Oriente

Marco Polo cittadino della Repubblica di Venezia e cittadino del Mondo

700 anni dalla morte di Marco Polo (Venezia, 15 settembre 1254 – Venezia, 8 gennaio 1324)  
Viaggiatore, scrittore, ambasciatore e mercante italiano, cittadino della Repubblica di Venezia e cittadino del mondo.

lI Milione, romanzo d’avventure tra i più letti della storia, è il primo libro di viaggio.

Raffaello Libri, nella collana “Il Mulino a Vento” ha pubblicato “Il Milione” di Marco Polo come testo pensato per gli alunni delle scuole, corredato da approfondimenti, fascicolo di comprensione del testo,  schede interattive e proposte di lavoro. Il libro è un invito a viaggiare nel magico Oriente, “verso mondi sconosciuti e di straordinaria bellezza che nascondono grandi misteri e grandi tesori, dove il tempo sembra dilatarsi fino a scomparire”.

Il Milione di Marco Polo è un’opera straordinaria, un testo classico, uno dei libri più diffusi e tradotti al mondo. Consultato come documentazione di luoghi e costumi sconosciuti all’Occidente, rappresenta un contributo fondamentale per la conoscenza reciproca tra Oriente e Occidente.

Secondo la definizione di Cesare Segre è un “trattato geografico” in cui descrizione scientifica e dimensione immaginativa sono perfettamente fuse nello sguardo aperto allo stupore di un giovane veneziano, dotato di slancio conoscitivo e di curiosità.

Il titolo dell’opera di Marco Polo deriva da “Emilione”, nome usato dai Polo per distinguersi dalle diverse altre famiglie Polo che esistevano nel Duecento a Venezia. In realtà, in origine il libro fu scritto e diffuso in francese e con diversi titoli: Divisament dou monde, oppure Livres des merveilles du monde, oppure, in latino, De mirabilibus mundi.

Il Milione vuole essere “la narrazione delle immense e disparate meraviglie di vaste contrade d’Oriente”, un resoconto di viaggi affrontati con spirito di avventura, durato ventisei anni, intrapreso da un giovane di 17 anni, che torna alla sua Venezia quando è ormai un uomo di oltre quarant’anni.

Il Milione venne scritto durante la prigionia di Marco Polo a Genova, dettato al letterato Rustichello da Pisa, entrambi fatti prigionieri dei genovesi in due successive battaglie. Marco quasi sicuramente fu catturato mentre si trovava in una nave veneziana dai rivali della Repubblica di Genova mentre Rustichello era in prigione già da quattordici anni quando incontrò il mercante veneziano nel 1298. Fu appunto il carcere l’occasione che permise a Marco di lasciare memoria dei venticinque anni (1271-1295) trascorsi viaggiando tra la Persia e la Cina, alla corte del Gran Khan. Rustichello seppe prestare la sua esperienza di letterato alla documentazione che Marco gli affidò perché ritrovasse voce e  vita in una dimensione fantastica.

Marco Polo, figlio di mercanti, intraprese il viaggio insieme al padre Nicolò e allo zio Matteo giungendo, attraverso la Via della Seta, fino in Cina, ovvero in Catai, alla corte del Gran Khan Kublai.

Dignitario, esploratore, messo, forestiero, mercante, consigliere, ambasciatore, Marco visse il tempo come trasformazione continua della propria individualità per restituirci un tempo senza confini.

Attento agli aspetti sociali, culturali, politici, amministrativi, ambientali dei paesi che attraversava, ha saputo illustrare le varie tappe con analisi minuziose e caratterizzazioni puntuali.

Leggere oggi Il Milione vuol dire ripercorre le tappe di un viaggio fonte di scoperte continue tra forme culturali diverse, per la ricerca e l’affermazione dell’identità. Marco Polo è capace di accettare le prove che la vita gli presenta durante il lungo viaggio, sempre disponibile all’incontro con l’altro e costantemente teso verso il nuovo.

I fratelli Niccolò e Matteo Polo non erano certo alla prima esperienza quando decisero nel 1271 di partire per l’Asia portando anche Marco, ormai abbastanza grande. Circa dieci anni prima avevano attraversato l’Asia centrale per i loro interessi di mercanti e avevano incontrato in Cina Kubilai Khan che li aveva accolti con soddisfazione. Di seguito si erano recati a Roma con un’ambasciata del Gran Khan che chiedeva al Papa missionari per le terre della Mongolia. Con Marco, i Polo viaggiarono per oltre tre anni per i percorsi noti come Via della Seta. Quando giunsero nelle terre del Kublai Khan, il sovrano ebbe Marco in simpatia e lo nominò prima consigliere e poi ambasciatore. Gli anni passarono tra sfide difficili e successi diplomatici, in spostamenti fatti di lunghi tragitti in Tibet, Yunnan, Birmania. Marco ritornò in Europa, a Venezia dove era nato, dopo 24 anni, il 9 novembre 1295. In prigione per un anno, nel 1299 fu rilasciato e ritornò nella sua Venezia. Si sposò ed ebbe tre figlie.

Uomo “cosmopolita”, Marco Polo imparò il cinese, affascinato da una civiltà sorprendente. Vide per la prima volta la carta stampata, i fuochi d’artificio, i fiammiferi, le porcellane. Conobbe e seppe descrivere il petrolio, il carbon fossile, l’amianto che bloccava l’azione distruttrice del fuoco. La sua sensibilità ci ha restituito descrizioni  coinvolgenti di Mosul, Baghdad, Tabriz e di tanti altri luoghi tra cui  la terra della presunta tomba dei re Magi.

COLA PESCE: la magia di una fiaba siciliana

Italo Calvino, Fiabe italiane 
COLA PESCE: la magia di una fiaba siciliana

Fantasia e narrazione 
Raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino, Einaudi, 1956 (Volume secondo, 147, Cola Pesce). 

Cola Pesce è una fiaba che trae la sua origine nel territorio di Palermo, in Sicilia, una regione privilegiata, secondo Calvino, per quantità e qualità di fiabe raccolte nel tempo, grazie anche all’importante lavoro di ricerca di Giuseppe Pitrè. 

La scelta del testo trascritto da Calvino, vuole riconoscere la ricchezza della narrativa orale propria della Sicilia, che vede ben diciassette versioni popolari della famosa leggenda. Grandi e bambini si immergono come Cola Pesce in avventure magiche, in trasformazioni emozionanti che producono incantesimi capaci di liberare e di liberarsi. Cola Pesce è un personaggio leggendario che diventa mito nello svelare aspetti misteriosi della Sicilia, nei quali si fondono credenze popolari e storia.  

È possibile evidenziare nel testo una dimensione formativa che, a partire dall’immaginazione, traccia percorsi interpretativi nella direzione dell’appartenenza, del valore del coraggio, dell’amore per la propria terra.

 
147. Cola Pesce (Palermo) 
Una volta a Messina c’era una madre che aveva un figlio di nome Cola, che se ne stava a bagno nelmare mattina e sera. La madre a chiamarlo dalla riva: – Cola! Cola! Vieni a terra, che fai? Non sei mica un pesce! 
E lui, a nuotare sempre più lontano. Alla povera madre veniva il torcibudella, a furia di gridare. Ungiorno, la fece gridare tanto che la poveretta, quando non ne poté più di gridare, gli mandò unamaledizione: – Cola! Che tu possa diventare un pesce! 
Si vede che quel giorno le porte del Cielo erano aperte, e la maledizione della madre andò a segno: in un momento, Cola diventò mezzo uomo mezzo pesce, con le dita palmate come un’anatra e la gola da rana. In terra Cola non ci tornò più e la madre se ne disperò tanto che dopo poco tempo morì. 
La voce che nel mare di Messina c’era uno mezzo uomo e mezzo pesce arrivò fino al Re; e il Reordinò a tutti i marinai che chi vedeva Cola Pesce gli dicesse che il Re gli voleva parlare. 
Un giorno, un marinaio, andando in barca al largo, se lo vide passare vicino nuotando. – Cola! – glidisse. – C’è il Re di Messina che ti vuole parlare! 
E Cola Pesce subito nuotò verso il palazzo del Re. 
Il Re, al vederlo, gli fece buon viso. – Cola Pesce, – gli disse, – tu che sei così bravo nuotatore, dovresti fare un giro tutt’intorno alla Sicilia, e sapermi dire dov’è il mare più fondo e cosa ci si vede! 
Cola Pesce ubbidì e si mise a nuotare tutt’intorno alla Sicilia. Dopo un poco di tempo fu di ritorno. 
Raccontò che in fondo al mare aveva visto montagne, valli, caverne e pesci di tutte le specie, ma aveva avuto paura solo passando dal Faro, perché lì non era riuscito a trovare il fondo. 
– E allora Messina su cos’è fabbricata? – chiese il Re. – Devi scendere giù a vedere dove poggia. 
Cola si tuffò e stette sott’acqua un giorno intero. Poi ritornò a galla e disse al Re: – Messina èfabbricata su uno scoglio, e questo scoglio poggia su tre colonne: una sana, una scheggiata e una rotta. 
O Messina, Messina / Un dì sarai meschina! 
Il Re restò assai stupito, e volle portarsi Cola Pesce a Napoli per vedere il fondo dei vulcani. Colascese giù e poi raccontò che aveva trovato prima l’acqua fredda, poi l’acqua calda e in certi punti c’erano anche sorgenti d’acqua dolce. Il Re non ci voleva credere e allora Cola si fece dare due bottiglie e gliene andò a riempire una d’acqua calda e una d’acqua dolce. 
Ma il Re aveva quel pensiero che non gli dava pace, che al Capo del Faro il mare era senza fondo. 
Riportò Cola Pesce a Messina e gli disse: – Cola, devi dirmi quant’è profondo il mare qui al Faro, più o meno. 
Cola calò giù e ci stette due giorni, e quando tornò su disse che il fondo non l’aveva visto, perchéc’era una colonna di fumo che usciva da sotto uno scoglio e intorbidava l’acqua. 
Il Re, che non ne poteva più dalla curiosità, disse: – Gettati dalla cima della Torre del Faro.  
La Torre era proprio sulla punta del capo e nei tempi andati ci stava uno di guardia, e quando c’era la corrente che tirava suonava una tromba e issava una bandiera per avvisare i bastimenti che passassero al largo. Cola Pesce si tuffò di lassù in cima. Il Re aspettò un giorno, ne aspettò due, ne aspettò tre, ma Cola non si rivedeva. Finalmente venne fuori, ma era pallido come un morto. 
– Che c’è, Cola? – chiese il Re. 
– C’è che sono morto di spavento, – disse Cola. – Ho visto un pesce, che solo nella bocca potevaentrarci intero un bastimento! Per non farmi inghiottire mi son dovuto nascondere dietro una delle tre colonne che reggono Messina! 
Il Re stette a sentire a bocca aperta; ma quella maledetta curiosità di sapere quant’era profondo ilFaro non gli era passata. E Cola: – No, Maestà, non mi tuffo più, ho paura. 
Visto che non riusciva a convincerlo, il Re si levò la corona dal capo, tutta piena di pietre prezioseche abbagliavano lo sguardo, e la buttò in mare. – Va’ a prenderla, Cola! 
– Cos’avete fatto, Maestà? La corona del Regno! 
– Una corona che non ce n’è altra al mondo, – disse il Re. – Cola, devi andarla a prendere! 
– Se così volete, Maestà, – disse Cola, – scenderò. Ma il cuore mi dice che non tornerò più su. Datemi una manciata di lenticchie. Se scampo, tornerò su io; ma se vedete venire a galla le lenticchie, è segno che io non torno più.

Gli diedero le lenticchie, e Cola scese in mare. 
Aspetta, aspetta; dopo tanto aspettare, vennero a galla le lenticchie.  
Cola Pesce s’aspetta ancora che torni.

Celebrare il Natale a Scuola

Un’importante occasione di Condivisione e Apprendimento

Il periodo natalizio è un momento magico che porta gioia e calore nelle nostre vite. A scuola, parlare del Natale con bambine e bambini rappresenta un’opportunità educativa significativa poiché offre loro una preziosa finestra sulle diverse culture e tradizioni che circondano questa festività. Attraverso storie, canzoni, ricette, leggende possono imparare a conoscere le pratiche natalizie in tutto il mondo, promuovendo la comprensione e l’apertura mentale.

Il Natale è celebrato in modi diversi da persone di varie culture e religioni. Questa diversità offre un’opportunità unica per insegnare a bambine e bambini l’importanza del rispetto e della comprensione interculturale promuovendo il dialogo e abbattendo le barriere culturali.

Il Natale è spesso associato a valori fondamentali come la generosità, la compassione e la solidarietà. A scuola si possono esplorare questi valori attraverso attività che incoraggiano la condivisione, la gentilezza e la partecipazione a iniziative benefiche come la preparazione di doni per i genitori o la costruzione di oggetti da vendere ai mercatini. Queste esperienze contribuiscono a formare cittadini con le orecchie aperte ai bisogni degli altri, allontanando, almeno per un po’, la prigione del consumismo.

Le attività legate al Natale offrono un terreno fertile per lo sviluppo della creatività, della manipolazione, dell’espressione individuale. Bambine e bambini possono essere coinvolti in progetti artistici, possono recitare in rappresentazioni teatrali, imparare canzoni, scrivere storie o occuparsi di ricette.

Inoltre, lavorare “intorno” al Natale promuove un senso di comunità e appartenenza: attraverso decorazioni condivise di corridoi, aule, finestre si crea un ambiente che favorisce la coesione e il senso di “scuola come casa comune”.

In conclusione non dimentichiamo che bambine e bambini (e non solo loro) amano il Natale ed è giusto che lo vivano appieno anche a scuola.

Per le insegnanti e gli insegnanti rappresenta un’occasione intorno alla quale si può creare un’unità di apprendimento interdisciplinare che sviluppa obiettivi e competenze e li trasforma in compiti di realtà.

Se affrontato con il dovuto rispetto, risulterà un percorso di lavoro coinvolgente anche per le bambine e i bambini non italofoni, i quali, di fatto, sono già immersi nella realtà e nell’atmosfera natalizia, che avvolge i nostri paesi e le nostre città.

L’ascolto: una competenza irrinunciabile, un valore prezioso

L’ascolto è una competenza fondamentale: nella Scuola Primaria, insegnare ai bambini e alle bambine ad ascoltare attentamente ha un impatto significativo sull’apprendimento e sullo sviluppo sociale ed emotivo.

Quando i bambini iniziano a imparare a leggere e scrivere, un buon ascolto è essenziale per comprendere le istruzioni degli insegnanti e le lezioni. Imparare ad ascoltare attentamente è il primo passo per sviluppare abilità di comprensione, che sono essenziali in tutte le discipline.

L’ascolto è una componente chiave della comunicazione: nella Scuola Primaria, le nostre bambine e i nostri bambini imparano a esprimere idee e sentimenti. Ma per farlo in modo significativo, devono essere in grado di interagire con gli altri e dunque di ascoltarli. Ciò favorisce relazioni positive e migliora il clima della classe permettendo di sviluppare empatia e comprensione.

Un ascolto “attivo” aiuta a sviluppare l’attenzione e la concentrazione. Queste abilità sono fondamentali per l’apprendimento e il successo scolastico. Attraverso l’ascolto di storie lette ad alta voce, i bambini imparano a mantenere l’attenzione su un compito specifico.

L’ascolto è un elemento critico nella risoluzione dei problemi. In classe, i bambini devono ascoltare istruzioni e comprenderle per affrontare le sfide che incontrano nel loro percorso scolastico.

Ascoltare significa anche incrementare la crescita culturale e linguistica, attraverso la narrativa, la poesia e la musica, stimolando la curiosità e l’apprezzamento della diversità.

Per questo nel sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE ci sono molte proposte di ascolto e letture teatrali online, per dare una veste diversa alle parole scritte, trasformandole in bellissimi suoni.

Perché è importante parlare di Stagioni nella Scuola Primaria

Parlare di stagioni, con le nostre alunne e i nostri alunni può sembrare un argomento “antico” o, per alcuni, superato. In realtà, l’argomento “STAGIONI” offre numerosissimi spunti didattici, trasversali a tutte le discipline e rappresenta un’opportunità unica per esplorare il mondo naturale che ci circonda.

Per questo, nel sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE ho voluto riservare loro uno spazio speciale.

Affrontando il ciclo delle stagioni si crea una connessione immediata con il mondo naturale attraverso un approccio “storico” al succedersi degli eventi, visto nella prospettiva del tempo ciclico. Osservare la natura nel suo modificarsi continuo crea una connessione che aiuta a sviluppare consapevolezza e senso di responsabilità verso l’ambiente.

Parlare di stagioni rappresenta un’opportunità ideale per introdurre concetti scientifici fondamentali. Si può imparare come la posizione della Terra rispetto al sole influisca sul clima e sulle stagioni, scoprendo il funzionamento di fenomeni come l’equinozio e il solstizio, verificando come le stagioni influenzino la flora e la fauna, compreso il comportamento di animali e piante.

Le stagioni forniscono all’insegnante l’opportunità per attivare l’osservazione diretta. Le bambine e i bambini possono tenere un diario delle stagioni, registrando i cambiamenti che notano nel loro ambiente durante tutto l’anno. Questa attività incoraggia a essere attenti e curiosi e sviluppa abilità di osservazione fondamentali.

I brani musicali dedicati, permettono di allenare l’ascolto, mentre la fruizione di dipinti a tema stagionale offre l’opportunità di avvicinare i nostri alunni e le nostre alunne all’arte.

Dal punto di vista delle emozioni, le stagioni sono il terreno ideale per suscitare sensazioni: l’autunno può accendere immagini poetiche di foglie cadenti e tavolozze di colori mentre la primavera può portare la gioia della rinascita. Queste connessioni emotive possono fornire lo spunto per produzioni scritte narrative, descrittive o poetiche.

In conclusione, l’insegnamento del ciclo delle stagioni non solo offre opportunità di apprendimento ricche e significative, ma promuove anche l’educazione ambientale. È attraverso una maggiore comprensione e apprezzamento del mondo naturale che i bambini e le bambine imparano ad amare e rispettare la natura, a prendersene cura, diventando cittadini consapevoli e responsabili della salvaguardia del nostro pianeta.

Il viaggio tra le fiabe di Italo Calvino

La natura migratoria delle fiabe

Il viaggio tra le fiabe di Italo Calvino
La natura migratoria delle fiabe

Nell’introduzione al libro “Fiabe italiane, raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino”, l’autore parla di un viaggio tra le fiabe che nasce “da un’esigenza editoriale: si voleva pubblicare, accanto ai grandi libri di fiabe popolari straniere, una raccolta italiana. Ma che testo scegliere? Esisteva un “Grimm italiano?”.

Oltre la spinta iniziale della Casa editrice Einaudi, il viaggio tra le fiabe attrae Calvino, che parla di un “… salto a freddo, come tuffarmi….“ , per tutta una serie di motivazione che lo rendono l’autore più capace, per passione e stile, a realizzare la raccolta delle 200 fiabe italiane, a cui egli lavorerà dal 1954 al 1956, anno della pubblicazione. Tra lo stile di Calvino e la specificità del linguaggio della fiaba è possibile intravedere una sinergia che lo stesso Calvino ricorda. Ha scritto a riguardo (Sulla fiaba) “Fu Pavese il primo a parlare di tono fiabesco a mio proposito, e io, che fino ad allora non me n’ero reso conto, da quel momento in poi lo seppi fin troppo, e cercai di confermare la definizione. La mia storia cominciava a essere assegnata, e ora mi pare tutta contenuta in quell’inizio.”

Il viaggio nel mondo delle fiabe era sostenuto da un’altra forte motivazione, atta a vivere il lavoro, in cui si era immerso “disarmato d’ogni fiocina specialistica”, nei diversi aspetti specifici di studio, ma anche di raccolta, ascolto, trascrizione, comparazione. C’era in Calvino interesse e preoccupazione alla sopravvivenza della fiaba nel secolo dell’informazione, dell’informatica e dei computer. La fiaba, come forma narrativa fondata sull’oralità, avrebbe visto la sua esistenza entrare in crisi in un tempo in cui le innumerevoli versioni esistenti nei territori italiani non avessero più potuto passare “di bocca in bocca, di paese in paese”, con l’avvento della televisione che si apprestava a sostituire le fiabe tramandate da una generazione all’altra. La tradizione orale, inoltre, presto non avrebbe più potuto contare sulle ricerche e sugli studi del folklore che avevano da sempre mantenuto la memoria di quel patrimonio, anche attraverso le tante trascrizioni regionali.

L’opera monumentale dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm sulle fiabe tedesche, pubblicata nel 1812, aveva espresso la rivisitazione colta e letteraria di un patrimonio popolare per secoli caratterizzato dall’oralità. Allo stesso modo Calvino, in conformità con la raccolta dei Grimm, attinge a un patrimonio molteplice, disseminato in ogni regione italiana per realizzare un’opera che possa rappresentare tutti i tipi di fiaba di cui è documentata l’esistenza nei dialetti italiani, rappresentando così tutte le regioni italiane. Utilizza le raccolte dei folkloristi della seconda metà dell’Ottocento che avevano trascritto le narrazioni orali dalla viva voce del popolo. Calvino ha letto biblioteche di materiali, imparato tutti i dialetti italiani per cercare, tra le tante versioni della stessa fiaba, quella “più bella e più caratteristica e più impregnata dello spirito del luogo”. Del passaggio dai testi popolari alla elaborazione letteraria, Calvino riconosce il merito al popolo italiano che ha “un’arte di raccontare fiabe….. piena di felicità, di inventiva fantastica, di spunti realistici, di gusto, di saggezza”. In realtà il merito è anche di Calvino che per due anni ha saputo vivere in mezzo a boschi e palazzi incantati, e che ha saputo rendere accessibile a lettori italiani e stranieri ”il mondo fantastico contenuto in testi dialettali non del tutto decifrabili.”

Finito il viaggio tra le fiabe, Calvino scrive di essere stato confermato nell’unica certezza che lo aveva spinto al viaggio tra le fiabe, la sua forte convinzione che le fiabe sono vere «Sono prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è il farsi di un destino: la giovinezza, dalla nascita che porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto… ; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; …..; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste» (Fiabe italiane, Introduzione).

Leggere le Fiabe italiane vuol dire avvicinarsi a un patrimonio di tradizioni e di cultura, capace di legare le generazioni e disegnare orizzonti di esperienza. Vuol dire riscoprire la realtà nel suo rapporto con la fantasia. Citando B. Bettelheim “La mia prima e ultima filosofia, quella a cui credo con incrollabile certezza, l’ho imparata nella mia stanzetta di bambino […] le cose a cui credevo di più allora, e a cui credo di più oggi, sono quelle che vengono chiamate fiabe”. (2008)

La fiaba è il luogo del meraviglioso, il racconto in cui realtà e fantasia, vita e immaginazione partecipano della stessa legittimità; la fiaba apre un’alternativa alla realtà, le sue strutture narrative sono capace di sovvertire l’ordine dei fenomeni e dei fatti umani senza alienare nell’evasione” (Gianni Rodari, “Favole al telefono”, Torino, Einaudi, 1975).

Le fiabe sono di natura migratoria: viaggiano nel tempo e nello spazio, attraverso secoli e continenti, ma anche attraverso gli strati sociali, descrivendo di volta in volta un itinerario di discesa o di ascesa, catturate nel circuito di una narrazione che si riproduce e trasforma incessantemente gli ascoltatori in narratori e viceversa”. (Italo Calvino, Sulla fiaba, Mondadori)

La musica: un linguaggio da scoprire

Qual è il ruolo della musica negli ambienti educativi e didattici?

Musica una parola che utilizziamo moltissime volte al giorno e in diversi contesti. Ma cosa intendiamo quando parliamo di musica? E qual è il ruolo della musica negli ambienti educativi e didattici?

Musica dal greco antico mousikè, “arte delle Muse”, è l’arte di creare e di produrre con la voce, con il corpo e con gli strumenti.

Possiamo dunque riflettere su quanto la musica assuma un’importanza fondamentale. Ragioniamo ad esempio sul repertorio di canzoni che proponiamo nei contesti educativi. Sono sempre le stesse o variano? Quali canzoni scegliamo? Quando e perché prevedere delle canzoni o delle melodie? Tutto dipende molto dallo scopo, da come vogliamo che la musica accompagni i bambini e le bambine durante le diverse attività.

Possiamo infatti pensare a un sottofondo musicale per aumentare la concentrazione finché i bambini disegnano o costruiscono qualcosa sperimentando la motricità fine. La musica può essere utilizzata per accompagnare attività di rilassamento, prima del riposo pomeridiano o dopo attività molto stimolanti come l’attività motoria.

Semplici canzoni possono contribuire a potenziare la memoria e facilitare attraverso il testo e la melodia l’apprendimento delle fasi per compiere un compito. Ad esempio, la canzone di Mary Poppins “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù” può essere utilizzata per riordinare gli spazi dopo aver giocato e/o lavorato oppure la canzone “Clean up”  per riordinare insegnando nel contempo parole in lingua inglese.

Inoltre, osserviamo, ad esempio, come musiche differenti possono influenzare l’approccio alle diverse tecniche di pittura, la postura negli spazi di lavoro (disegno a terra, a tavolino, a muro, a cavalletto) e come cambiando le musiche, cambiano le esperienze che i bambini vivono sperimentando tecniche posture e soprattutto emozioni differenti in base ai brani proposti.

Ancora, una canzone ci può aiutare per favorire nei bambini la percezione del tempo che passa e nello specifico, il tempo da dedicare a una attività. Ad esempio, per indossare le scarpe per andare in giardino abbiamo il tempo di una canzone. Sembra una magia ma la musica può facilitare e velocizzare le azioni e molto spesso può contribuire alla motivazione e i bambini si ritrovano a fare una gara con se stessi per terminare il compito sempre prima e godersi poi la parte di canzone restante.

E avete mai sentito bambini cantare una canzone “pasticciando” con le parole nuove sentite per la prima volta? Ci stanno comunicando che non le conoscono che magari non le hanno mai sentite e non ne conoscono nemmeno il significato. Quando ci soffermiamo sulla parola e diamo loro consapevolezza del suono e del significato il gioco è fatto! La parola è diventata una nuova parola da inserire nel proprio vocabolario.

MA DA QUANDO POSSIAMO ESPORRE IL BAMBINO ALLA MUSICA?
Naturalmente da subito, dal concepimento ogni singolo momento della giornata può essere accompagnato da musiche differenti. La musica ci accompagna, infatti, ben prima della nascita. In particolare, le ricerche relative al periodo prenatale ci mostrano come già durante la gravidanza si sviluppino le primissime capacità percettive per cui anche la musica presente nell’ambiente esterno possa essere percepita dal feto nel grembo materno.

PERCHÉ LA MUSICA È IMPORTANTE PER LO SVILUPPO DEI BAMBINI?
La musica è da sempre considerata fonte e strumento di espressione emotiva ma non solo, la musica può avere un impatto anche sugli aspetti socio-relazionali, motori e cognitivi.

È NECESSARIO ESSERE MUSICISTI PER FAR FARE AI BAMBINI ESPERIENZE MUSICALI?
Il musicista è fondamentale per far fare esperienze specifiche in base alle abilità e alle potenzialità di ciascun bambino e bambina. Ma , ma ricordiamoci che il bambino è quotidianamente esposto alla musica. Per esempio, possiamo scorgere caratteristiche musicali anche analizzando le nostre interazioni verbali. Ritmo, intonazione della voce, pause sono solo alcuni degli aspetti da considerare.

Ma ora vogliamo fare un esempio concreto e presentarvi un’attività musicale da svolgere facilmente. Scopo principale dell’attività è lavorare sulla spazialità dei suoni, sul riconoscimento timbrico e la discriminazione dei suoni.

Attività: segui il suono

Tutti i bambini in cerchio nascondono un piccolo oggetto sonoro o uno strumento dietro la schiena. Al centro un bambino dovrà avvicinarsi solo al/ai bambini che stanno suonando.

Variazione: con lo stesso setting, dare ad un solo bambino del cerchio una campanella. I bambini suoneranno tutti insieme, ma il bambino al centro dovrà avvicinarsi solo a chi ha suonato la campanella

… e ora non ci resta che divertirci a suon di musica!

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Alla scoperta della conoscenza

Giornata della filosofia

Siamo tutti interessati a conoscere come si svolgono i fatti, a leggere le ultime notizie sugli eventi che si svolgono vicino e lontano, a essere informati sulle novità di cui sentiamo parlare… eppure non ci interroghiamo mai su una questione di fondo:

Come conosciamo? Che cosa significa conoscere?
Che cosa avviene nella nostra mente quando viene colpita da un messaggio, dall’immagine di un oggetto, da una parola che proviene dall’esterno? Che tipo di processo viene attivato quando riflettiamo sui nostri sentimenti, sulle nostre emozioni?

Non dal punto di vista neurologico, ma assumendo uno sguardo più profondo e rivolto al nostro modo di conoscere e agli strumenti grazie ai quali si realizza ciò che si definisce ‘conoscenza’. Se ci si disponesse in questa prospettiva, le domande potrebbero essere altre:

  • Che cosa guida il nostro conoscere?
  • Quanto ci lasciamo condizionare dai sensi e che valore diamo a essi?
  • È lo sguardo a prima vista che sostiene i nostri giudizi oppure siamo disposti a intraprendere un percorso riflessivo?
  • Quanto la sintonia o la dissonanza che superficialmente proviamo nei confronti di una persona ci condiziona?
  • Siamo disponibili ad aspettare e a ponderare, prima di affrettare un giudizio, a confrontare i traguardi di conoscenza che riteniamo di aver raggiunto con il nostro vissuto, le esperienze pregresse… e ancora, in che misura analizziamo ciò che consideriamo ‘verità’ e ne valutiamo la ragionevolezza, la sensatezza logica e ne teniamo conto prima di agire?

John Locke nell’introdurre il suo “Saggio sull’intelletto umano” sottolinea l’importanza di un’attenta indagine sugli strumenti della conoscenza utilizzando una metafora: per capire se la nostra visione delle cose sia corretta, occorre prima fare un passo indietro e indagare lo strumento che ci permette di vedere, il nostro apparato visivo e il suo funzionamento. Ugualmente, prima di affermare: “questo è vero” o “questo è falso”, sarebbe opportuno soffermarci a considerare il modo in cui siamo giunti a tale conclusione. Sembrerebbe questione per “addetti ai lavori” (scienziati, psicologi…) e invece è argomento che ci riguarda più di quanto possiamo immaginare.

Cerca di ragionarci su e vedrai che riuscirai a risolvere il problema’. Quante volte si risponde in questo modo di fronte ad una richiesta di aiuto per la comprensione di una questione? Pensare è un’attività familiare, che ci accompagna sempre; eppure, non è immediato tradurre il pensare in un ragionare che guidi le nostre azioni e le nostre scelte, in particolare, quando dobbiamo prendere decisioni immediate, continue, riguardanti il lavoro e il nostro vivere quotidiano: il rapporto con i figli, con il partner, i colleghi, gli amici.

  • Che cosa significa davvero conoscere allora?
  • Quali sono i mezzi con cui si conosce?
  • La ragione non sbaglia mai?
  • Quando e in che misura emozioni e sentimenti possono aiutare a prendere una decisione?

Conoscere è qualcosa di complesso, processo che implica l’interazione di più elementi: sensi, ragione, emozione, fantasia.
Riflettere su tale complessità rende possibile guadagnare una maggiore conoscenza di sé e una più consapevole capacità di orientarsi nel mondo, è importante scoprire questa complessità e considerarla una ricchezza, perché – come in una ricetta – ogni ingrediente concorre al buon risultato finale.

In occasione della Giornata Mondiale della Filosofia, ci sembrava significativo partire da qui, dal ‘come conosciamo ed invitare, nell’era della fretta e del ‘tutto e subito’, a prendersi un po’ di tempo per riflettere, e aiutare i più giovani a fare altrettanto, su ciò che precede ogni nostro giudizio, ogni nostra azione. Perché pensare è esercizio che fa bene all’anima, non solo al nostro intelletto.

Autrici:
Francesca Barigelli
Grazia Gugliormella

Italo Calvino: il tono fiabesco di un gigante della letteratura

Trasformazione della realtà e gusto del meraviglioso

1923-2023: il Centenario della nascita di Italo Calvino   

Il 15 ottobre 2023 ricorre il centenario della nascita di Italo Calvino.

Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985)  

Italo Calvino, scrittore, giornalista, romanziere, è stato, e continua a essere, un punto di riferimento della cultura italiana e internazionale. Ha vissuto il suo tempo come intellettuale e come autore impegnato verso i temi  civili e politici, tanto da essere riconosciuto come uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento, in riferimento al romanzo, al racconto, al cinema, all’arte, al teatro. Ha considerato la letteratura nella sua dimensione creativa, come sperimentazione di linguaggi e come sfida. Ha stabilito correlazioni tra il linguaggio letterario e quello scientifico, toccando livelli profondi di originalità. In questo anno, in cui si celebra il centenario della sua nascita, è importante riflettere sulle idee che rappresentano l’altezza del suo pensiero, la sua sensibilità, la dimensione di gigante della letteratura come ha detto recentemente Tullio Pericoli in una intervista al TG3, curata da Luciana Parisi, il 4 agosto, “Italo Calvino è riuscito a farci vedere, attraverso le parole, delle cose invisibili”.

Consapevole dell’importanza delle parole, Calvino ne combatte la superficialità, l’ovvietà, privilegiando un uso dei termini sempre appropriato e preciso. Ha innovato la letteratura attraverso uno stile originale, lineare e pulito.

La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e del linguaggio (Italo Calvino, Lezioni americane, Leggerezza).

Invitato dall’Università di Harvard a tenere un ciclo di sei lezioni, tra il 1985 e il 1986, scelse temi incentrati sui concetti che considerava valori per la letteratura nel passaggio verso il nuovo Millennio. Lo scrittore propose parole capaci di rappresentare tematiche e qualità da conservare nel secolo imminente: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza. Non riuscirà a completare l’ultima lezione a causa della morte avvenuta nel settembre 1985, ma i suoi scritti vennero pubblicati postumi, nel 1988, con il titolo “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio”. Un’opera capace di dimostrare l’imperativo categorico che Calvino, fin dagli inizi della sua attività, si era dato: rappresentare il proprio tempo e sfuggire l’opacità, la pesantezza del mondo anche attraverso una scrittura agile e “tagliente”.

Nelle ”Lezioni americane”, è dato avvicinarsi a Calvino come scrittore dell’immaginazione, della leggerezza, della fiaba, e ritrovare quegli elementi e quelle motivazioni che permettono di leggere un altro testo fondamentale della sua produzione, di molto antecedente: le Fiabe italiane, pubblicate nel 1956, da Einaudi, con il titolo “Fiabe italiane, raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino”.

Riguardo alla Leggerezza, Calvino, trattando della letteratura orale, vede nelle fiabe il volo in un altro mondo, scrive “dell’eroe delle fiabe, della privazione sofferta che si trasforma in leggerezza e permette di volare nel regno in cui ogni mancanza sarà magicamente risarcita.” (I. Calvino, Lezioni americane, Mondadori, pag. 32).

Nella lezione Rapidità scrive “Il mio lavoro di scrittore è stato teso fin dagli inizi a inseguire il fulmineo percorso dei circuiti mentali che catturano e collegano punti lontani dello spazio e del tempo. Nella mia predilezione per l’avventura e la fiaba cercavo sempre l’equivalente d’un’energia interiore, d’un movimento della mente. Ho puntato sull’immagine, e sul movimento che dall’immagine scaturisce naturalmente, pur sempre sapendo che non si può parlare d’un risultato letterario finché questa corrente dell’immaginazione non è diventata parola”.

Ancora, dai manoscritti preparatori alla elaborazione delle Lezioni americane “ … il narratore di fiabe fa appello alla memoria collettiva ma allo stesso tempo a un pozzo di oblio da cui le fiabe emergono come spogliate d’ogni determinazione individuale….Il mondo del molteplice da cui la fiaba affiora è la notte della memoria ma anche la notte dell’oblio….. perché chi ascolta la fiaba possa immediatamente identificarsi con essa, completarla con immagini della propria esperienza”.

Il racconto popolare parla della vita e nutre il nostro desiderio di vita”.

La lezione sulla tematica della Visibilità, è incentrata su una pedagogia dell’ immaginazione, riconoscendosi, Calvino, figlio della “civiltà delle immagini”. Ad inizio della stesura della conferenza cita un verso di Dante nel Purgatorio (XVII, 25) che dice “Poi piovve dentro a l’alta fantasia” e, di seguito, scrive “La fantasia è un posto dove ci piove dentro”. Per rispondere all’interrogativo da dove piovono le immagini nella fantasia, tratta dell’immaginazione e della narrativa fantastica e si chiede se sarà possibile la letteratura fantastica nel Duemila, in un tempo caratterizzato da “una crescente inflazione d’immagini prefabbricate”. Calvino è interessato al gusto del meraviglioso ereditato dalla narrativa letteraria.

 Per la Molteplicità Calvino individua la sfida propria della letteratura nel “saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo”.

Il libro Lezioni americane, considerato nel secolo ormai in corso, rappresenta un testo fondamentale per la letteratura e per capire le profonde trasformazioni della realtà che la letteratura stessa rappresenta. Le sei proposte si articolano, si intrecciano e si condensano in una sfaccettatura ampia di significati, con indicazioni capaci di orientare la pratica della scrittura e la pratica della vita. I valori propri della letteratura richiamano ai valori dell’esistenza e del futuro, con l’intelligenza e l’ironia che Italo Calvino ha saputo rappresentare e comunicare.

«Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.» (Italo Calvino, Lezioni Americane, Molteplicità).

#BacktoSchool: un nuovo inizio anche per maestre e maestri

Durante le meritatissime vacanze gli insegnanti hanno ricaricato le pile. Ora, con l’arrivo di settembre, si preparano a riaprire le porte delle loro aule. L’ inizio dell’anno scolastico di solito viene visto dalla parte degli studenti, dimenticandosi del fatto che, anche per le maestre e i maestri, si tratta di ricominciare. C’è chi cambia classe, chi arriva ex novo, chi lascia una quinta per riprendere dalla prima, chi prende servizio per la prima volt …

Sappiamo bene il ruolo fondamentale che le insegnanti e gli insegnanti giocano nell’ispirare, stimolare, guidare i loro alunni.

Ecco allora alcuni suggerimenti per ritornare a scuola con la giusta carica:

1. Riflettere sull’impatto
Dedicate del tempo a riflettere sulle sfide e i successi dell’anno precedente. Sulle cose buone che sono accadute. Questa riflessione potrà aiutarvi a definire obiettivi chiari e mettere in prospettiva l’impatto positivo che hanno sulla vita degli studenti.

2. Creare connessioni significative
Costruire relazioni positive è un aspetto cruciale dell’insegnamento. Pertanto, è importante mettere in pratica strategie per comprendere meglio le esigenze individuali di alunni e alunne, dando loro spazio di espressione e di parola, creando un ambiente di apprendimento inclusivo e stimolante, valorizzando quel poco o quel tanto che ciascuno di loro può dare. Senza partire con una tonnellata di aspettative…

3. Sviluppo professionale continuo
La ricerca di opportunità di formazione continua può rinfocolare la vostra passione per l’apprendimento. Partecipare a workshop, conferenze e corsi online vi consentirà di rimanere aggiornati sulle ultime tendenze educative e di implementare nuove strategie in classe mantenendo la vostra mente “in pista”. Potrete avere l’opportunità di confrontarvi con colleghi o colleghe di altre scuole rimanendo giovani studenti e studentesse forever!

4. Innovazione e creatività
Sperimentare nuovi approcci didattici e strumenti tecnologici può rendere l’insegnamento più coinvolgente. L’uso creativo della tecnologia può rendere le lezioni più interattive e stimolanti, catturando l’attenzione degli studenti in modi nuovi ed entusiasmanti. Non abbiate paura, divertitevi!

5. Condivisione e collaborazione
Creare una comunità di insegnanti che spartiscono idee e risorse può essere fonte di ispirazione. Pertanto, lavorate insieme ai colleghi per risolvere sfide comuni, condividendo generosamente le vostre migliori pratiche. E chiudete un occhio sui pettegolezzi! La cooperazione genera appartenenza e motivazione. E migliora la didattica.

6. Celebrazione dei piccoli successi
Ogni passo avanti, anche il più piccolo, merita di essere festeggiato. Mantenete un atteggiamento positivo, riconoscendo e celebrando i successi individuali dei vostri alunni (e non solo gli insuccessi!!!). Insomma, ditevi un BRAVO o BRAVA qualche volta. Lo meritate!

7. Cura di sé: È fondamentale che gli insegnanti si prendano cura di sé stessi per poter essere al meglio per i loro alunni e alunne. Perciò cercate di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, praticate l’autocura e trovare momenti di relax. Non fate le eroine o gli eroi. Solo così potrete continuare a mantenere alta l’energia e la motivazione in un lavoro che è davvero molto impegnativo.

Buon nuovo cammino!

8 consigli per il #BacktoSchool

Rientro dalle vacanze, chi ben comincia…

Care maestre e maestri della scuola primaria,
mentre le vacanze estive giungono al termine, è tempo di prepararsi per un nuovo anno scolastico ricco di opportunità e sfide. Il rientro a scuola rappresenta un momento cruciale per stabilire le basi di un ambiente di apprendimento positivo e coinvolgente.

E allora, ecco alcuni suggerimenti per rendere questo processo il più agevole possibile:

1. Benvenuti calorosi: accogliete le vostre alunne e i vostri alunni con un sorriso caloroso e un atteggiamento positivo. Creare un’atmosfera accogliente può contribuire a ridurre l’ansia dei bambini e dei genitori nel momento del rientro a scuola.

2. Create delle routine: i bambini e le bambine si sentono al sicuro nell’ambito di una routine ben strutturata. Assicuratevi di stabilire orari fissi per le attività, le pause, le lezioni e condivideteli o, meglio, costruiteli con loro. Questo li aiuterà a sentirsi sicuri e a sapere cosa aspettarsi.

3. Attività di condivisione: dedicate del tempo ai momenti di condivisione, concorrerà alla costruzione del senso di comunità. Attività come “Mostra e Racconta”, in cui i bambini, partendo da un oggetto significativo, non necessariamente legato ad una vacanza, ( un sasso, un biglietto di un museo o l’incarto di un gelato…) ne narrano la storia, C’era una volta un biglietto d’ingresso al museo che dormiva in una biglietteria… può diventare un modo divertente per rientrare nel mood.

4. Sviluppare norme di classe: coinvolgeteli nella creazione delle norme di classe. Questo li farà sentire parte attiva nel processo decisionale e promuoverà il senso di responsabilità.

5. Pianificare attività coinvolgenti: preparate attività coinvolgenti e stimolanti per i primi giorni di scuola. Attività artistiche, giochi interattivi e attività di risoluzione dei problemi possono aiutare a catturare l’attenzione dei bambini, incoraggiandoli alla collaborazione. E non dimenticate che i bambini e le bambine, dalla prima alla quinta, adorano disegnare, dunque lasciate spazio al disegno libero! Ne saranno felici.

6. Comunicazione con i genitori: mantenete un canale aperto di comunicazione con i genitori fin dall’inizio dell’anno. Condividete le aspettative della classe, l’organizzazione e le modalità di comunicazione, mettendo ben in chiaro, fin da subito, qual è il loro ruolo e come possono svolgerlo in modo proficuo senza danneggiare i loro bambini. Questo contribuirà a costruire un rapporto di fiducia.

7. Flessibilità e pazienza: sappiamo bene che ogni alunna, ogni alunno, è un individuo unico; dunque, è necessario mostrare fin da subito flessibilità nell’affrontare le diverse esigenze e i diversi stili di apprendimento. La pazienza e l’empatia sono le chiavi per costruire un rapporto positivo!

8. Promuovere il benessere: assicuratevi che gli studenti si sentano al sicuro e supportati dagli adulti che li circondano. Il benessere emotivo è fondamentale per il successo scolastico. Perciò offrite fin da subito spazi per esprimere le emozioni e accogliete in modo empatico le preoccupazioni dei bambini.

In conclusione, il rientro a scuola dopo le vacanze estive è un’opportunità per creare una base solida per un anno di apprendimento positivo, significativo e, perché no, divertente.

Dunque, avanti tutta. E che sia un meraviglioso e gratificante anno scolastico per tutti!

 

L’osservazione all’inizio dell’anno scolastico

Quali strumenti a disposizione dell’insegnante?

Sta per iniziare il nuovo anno scolastico e i bambini e le bambine tra i 3 e i 6 anni stanno per cominciare o ricominciare il proprio percorso. Arrivano da un’estate ricca di esperienze, di emozioni, di curiosità e di voglia di raccontare.

Ma io docente sono pronta? Sono pronta a osservare, a conoscere, a documentare il livello di partenza di ciascun bambino e bambina che incontrerò alla scuola dell’infanzia? Quali abilità avrà acquisito durante l’estate, con quali abilità comincerà la scuola?Avrei bisogno di strumenti, strumenti specifici necessari per organizzare dal punto di vista didattico-educativo il nuovo anno.

Per iniziare a progettare le attività, ecco una proposta per te, estratta dal progetto:
Una girandola di esperienze. In viaggio con Neurones verso i prerequisiti

 

Facciamo subito un esempio, prendiamo il quaderno operativo secondo livello, a pagina 34.

L’attività “Il volume della mia voce” mi aiuta a  capire se il bambino o la bambina della mia classe, se ciascun bambino e bambina del gruppo con cui lavoro ha acquisito o non ha acquisito l’abilità di utilizzare il tono di voce adeguato nei vari contesti sociali.

 

Se possiede l’abilità, posso progettare attività che gli permettono di procedere nel suo sviluppo, nel suo percorso di crescita, se non l’ha ancora acquisita posso lavorare con attività che vanno a potenziarla.

Registrata l’osservazione posso procedere. Ma Come?

 Devo osservare attentamente come ogni bambino svolge l’attività, quali domande pone, come si comporta di fronte a questa esperienza e lo posso scrivere immediatamente nella griglia di osservazione di ciascun bambino.

Andiamo alla relativa pagina della Guida Didattica, a pag. 139, dove potete trovare un esempio per potenziare questa specifica abilità.

 Sulla base di quanto ho osservato posso scegliere anche di proporre  le attività del livello precedente pag. 138.

 

Oppure del livello successivo pag. 140 per potenziare e/o stabilizzare la medesima abilità. 

                                                                                                                                

 

Potenziare, in questo progetto, vuol dire accompagnare ogni bambino a percorrere la sua strada, il suo viaggio, esperienza dopo esperienza, abilità dopo abilità, per arrivare ad acquisire competenze relative ai cinque campi di esperienza.

Ogni attività presentata è pensata con l’obiettivo che ognuno possa trovare la sua misura per apprendere. Senza giudizi, senza frustrazioni, ma al contrario motivando, gratificando con una serie di esperienze che fanno divertire, che fanno coltivare la curiosità che permette di crescere e di apprendere. 

Proprio per questo, “Una girandola di esperienze” ci offre una serie di attività, di esperienze che danno spazio al divertimento, alla possibilità di pensare a modi nuovi, molteplici e creativi di apprendere.

E tu, docente, sarai sempre accompagnata e accompagnato sapendo in quale campo di esperienza stai lavorando, su quale contenuto, in quale abilità e come i bambini stanno procedendo nel loro magnifico percorso di crescita.

A questo punto non ci resta che augurarvi BUON INIZIO!
Buon inizio con consapevolezza e con intenzionalità educativa.
Vi aspettiamo ai prossimi incontri formativi

Le autrici
Patrizia, Laura, Francesca, Anna, Elena

Vuoi conoscere meglio il progetto?  Clicca l’immagine!