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Tag: operatività

La classe è la nostra casa (seconda parte)

Come disporre banchi e arredi scolastici?

Dopo la prima parte, torna la rubrica “La classe è la nostra casa”!

In questa seconda puntata parleremo dello spazio classe, il luogo in cui il bambino deve sentirsi accolto con affetto e cura, il laboratorio nel quale dovrà sviluppare le sue potenzialità e accrescere le sue competenze, sperimentando, collaborando, creando, divertendosi.

Nello spazio classe ci sono alcuni elementi molto importanti, iniziamo dalla disposizione dei banchi: il Covid ci ha costretto a ritornare alla lezione frontale, con i banchi singoli e distanziati e la classe ingombra. Come sempre spetta a noi insegnanti creare le condizioni migliori affinché i nostri alunni siano il più possibile sereni nell’apprendimento e al sicuro, ecco alcuni suggerimenti!

Se possibile, fate mettere le cartelle in corridoio, appoggiate al muro in modo che non creino problemi di passaggio: i corridoi devono restare vie di fuga sicure! Se farete lasciare tutto il materiale da utilizzare nella mattinata sotto al banco, libererete un bel po’ di spazio in classe. Se questo non è possibile, chiedete ai genitori di fornire zainetti, meglio se usati, che siano poco ingombranti. L’ideale sarebbe che fossero di nylon o di materiali leggeri, in modo da poterli appendere allo schienale della sedia. In questo modo avrete anche insegnato ai bambini la possibilità del riutilizzo e ai genitori suggerirete l’idea che non sempre è necessario fornire al pargolo l’ultimo modello di zaino enorme con ruote incorporate, tasche e tasconi, solo perché ce l’hanno tutti i compagni di classe. E soprattutto, che non è necessario cambiarlo tutti gli anni… il pianeta vi ringrazierà!

Ovviamente, sia insegnanti che alunni, dovranno impegnarsi a coordinare il trasporto di materiali, libri e quaderni, limitando il numero di cose inutili (tre portapenne ad esempio, quaderni finiti, libri di inglese quando l’inglese si fa solo il giovedì, quaderni delle vacanze e chi più ne ha più ne metta) che rendono le cartelle pesanti… come la pietra!

Disposizione banchi: a isole, sempre. Con i componenti dell’isola che cambiano, a sorteggio, ogni lunedì, sarà una garanzia per avere classi unite e coese. Se questo non fosse possibile causa Covid, metteteli comunque a coppie per fare qualche attività: se i bambini si siedono in punta ai due banchi, uno di fronte all’altro, essendo i banchi lunghi 70 cm supererete sicuramente il metro di distanza!

Vie di fuga: ricordatevi che, per questioni di sicurezza, tra i banchi devono esserci sempre gli spazi idonei. Sensibilizzate i bambini su questo in modo che siano loro a mantenere le vie di fuga sgombre.

Gli arredi devono essere ridotti al minimo: spesso noi insegnanti ci facciamo attrarre da scaffali o pseudo-librerie di cui potremmo fare tranquillamente a meno, poiché spesso sono proprio queste a creare disordine e a rubare spazio. Ricordiamoci sempre che in un ambiente semplice ci si concentra meglio e si vive più distesi!

La classe è la nostra casa (prima parte)

Come renderla un ambiente accogliente e sicuro?

La classe è la “casa” in cui abitiamo con i nostri alunni per tante ore durante la giornata. Va da sé che, trascorrendo molto tempo all’interno di questo spazio, abbiamo la necessità di renderlo il più possibile accogliente e sicuro. Sappiamo che molto spesso si tratta di uno spazio angusto o non sufficiente ad accogliere degnamente classi quasi sempre troppo numerose, dunque, poiché con questi spazi ce la dobbiamo vedere, sarà utile attivare strategie affinché risultino più confortevoli possibile. Naturalmente l’era Covid ha cambiato molte prospettive costringendoci a rimodulare parecchie abitudini, iniziamo con alcuni semplici accorgimenti:

AERAZIONE: cambiare l’aria in classe è un’operazione indispensabile sempre, e non solo perché c’è il Covid. 22 – 24 – 27 persone che respirano contemporaneamente per molte ore saturano l’ambiente, la ventilazione e i ricambi d’aria diventano irrinunciabili se vogliamo che il microclima ne tragga vantaggio, riducendo le percentuali di CO2 e di umidità evitando i mal di testa e i cali di concentrazione. Sarà sufficiente tenere aperte tutte le finestre per 3/4 minuti durante l’intervallo, in modo che nell’ambiente si crei “corrente d’aria”, alternando le finestre in modo che i bambini non ne vengano investiti oppure, laddove possibile, accompagnandoli in cortile per correre un po’. Durante la mattinata sarà utile mantenere aperta la finestra in modo che un refolo si intrufoli costantemente nell’ambiente. Io lo faccio tutto l’anno, inverno compreso, Covid o non Covid. Un altro semplice accorgimento è quello di lasciare aperta la porta della classe: potrà essere uno stimolo per i bambini a mantenere il tono di voce basso.

CORTILE: chi ha a disposizione un cortile alberato può ritenersi fortunato. L’intervallo trascorso all’esterno porta innumerevoli benefici: in primis le stimolazioni di un ambiente diverso dalla classe: nuovi colori, profumi, suoni. In secondo luogo, dà la possibilità di correre, di sgranchirsi le gambe, di alzare il tono di voce, di giocare insieme. Sì, perché, nella mia esperienza, oltre alle attività in gruppo svolte in classe, per fare “squadra”, per creare il gruppo serve divertirsi insieme. Il gioco libero rappresenta un momento magico. I miei alunni di terza hanno “giocato” al neolitico per due mesi consecutivi, mentre li osservavo pensavo che, a loro insaputa, stavano realizzando un bel compito di realtà. Ora, se non avete un cortile alberato ma asfaltato, sarà necessario attivare giochi più strutturati, tipo palla sotto il ponte, palla prigioniera, topo topolino, il direttore d’orchestra ecc.
Se volete qualche indicazione in più potete trovarne qui.

Se non avete un cortile, ricordatevi di far muovere spesso gli alunni anche durante le attività. Fateli alzare dal banco e, se si può, mettete alla LIM una bella coreografia e fateli ballare. Se lo spazio non lo permette, guidateli in esercizi sul posto per sgranchire dita mani, collo, gambe, braccia. Fate le facce con loro e giocate a ridere per finta, vedrete, sarà esilarante. Rilasserete i muscoli facciali e scaricherete tutta la tensione. Pronti per una nuova attività!

Al prossimo appuntamento, dove parleremo di disposizione banchi, arredi, pulizia e ordine degli spazi!

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Compiti per le vacanze, sì o no?

Una riflessione attorno al consueto dibattito sui compiti per le vacanze

COMPITI PER LE VACANZE, sì o no?

 

In questi giorni si sta sviluppando, come sempre, il dibattito intorno al fatidico problema:

“compiti delle vacanze sì, compiti no”.

Cercherò di spiegare in questo articolo perché sono favorevole.

Le vacanze dei nostri alunni durano circa tre mesi, da metà giugno a metà settembre. Un lasso di tempo molto lungo nel quale hanno la possibilità di ritemprarsi, di giocare, di stare con la famiglia, di andare in giro, di passeggiare e andare in bici, di visitare nuovi luoghi, di nuotare e costruire castelli di sabbia o lanciarsi in splendide gare di biglie.

È un tempo bellissimo, com’è giusto che sia, in cui la parola “libertà” deve farla da padrona.

All’interno di questo tempo di riposo, ritengo utile che i bambini dedichino qualche momento al loro “lavoro” di scolari. Un piccolo impegno spalmato su tre mesi di vacanza che, oltre a riabituarli a brevi momenti di concentrazione su un compito, educa al rispetto di qualche semplice dovere.

I genitori, che spesso vivono i compiti delle vacanze come un castigo per loro, condizionando anche il punto di vista dei bambini, dovrebbero affiancare le scelte degli insegnanti, valorizzando questi brevi momenti di impegno e ripasso, permettendo ai bambini di svolgerli in autonomia, dando loro fiducia.

“Scegli tu quando farli, mi fido di te. È bello ogni tanto tu rimettere in moto la mente! Se hai bisogno di un aiuto, sono qui”, magari aiutandoli a colorare o facendo a gara nel completare qualche esercizio, senza pretendere la perfezione, cosa che non dovrebbero fare neppure gli insegnanti.

Funzionano come ripasso?

Francamente non so rispondere. Forse sì, forse no. Quello che so per certo è che i nostri bambini “crescono” anche (e soprattutto) affrontando piccoli momenti che mettono alla prova la loro volontà e il loro impegno.

L’abitudine che si è diffusa in questi anni è quella di agevolarli sempre, eliminando dalla loro strada tutto quello che può richiedere un minimo di fatica.

“Prepara il bambino per il viaggio, non il viaggio per il bambino” recita un aforisma che amo molto.

In circolazione ci sono molti libri per le vacanze. Ne scelgo sempre uno semplice, divertente e accattivante dal punto di vista grafico. La richiesta che faccio ai miei alunni (e che condivido con i genitori) è:

“Divertitevi a completarlo. Cercate di predisporre un programma in modo che il lavoro non vi pesi e fate il meglio che potete. Se non riuscite ad ultimare l’opuscolo, pazienza”.

Ebbene, non capita MAI che qualcuno non lo termini.

Infatti, a settembre li utilizzo, attraverso la correzione collettiva o a gruppi, come fase di autovalutazione legata anche alla verifica dei prerequisiti in ingresso.

Ovviamente, insieme al libretto non devono mancare mai i consigli di lettura.

La famosa “lettura gratuita”, nata e cresciuta con il solo scopo di trasmettere emozioni.

Ma questo, come dicono i francesi, ça va sans dire …

 

 

 

Dai numeri ai livelli: valutare un percorso “unico”

Come applicare al meglio la nuova valutazione

Proviamo a fare un passo indietro e poniamoci una domanda: che cos’è un numero? Ecco la definizione che ne dà il Dizionario della Lingua Italiana Sabatini Coletti: “Ente astratto con-cepito per essere messo in corrispondenza con gli elementi di un insieme e che permette di stabilire la quantità di tali elementi (n. cardinale), di misurare quantitativamente le grandezze (n. razionale o n. irrazionale) e di indicare la posizione di un elemento in una successione ordinata (n. ordinale)”.
Ebbene, se riflettiamo un momento, come può un “ente astratto che misura una quantità” rappresentare il processo di apprendimento di un bambino e, soprattutto, differenziarne la valutazione individualizzandola?
L’8 dato a Paolo poteva essere lo stesso dell’8 di Safaa? Il percorso che ha condotto Paolo, nato e cresciuto da genitori italiani, ad acquisire una specifica competenza quale ad esempio “Leggere e comprendere”, è lo stesso che ha compiuto Safaa, figlia di genitori non italofoni che arrancano con l’italiano? Nel sistema basato sulla valutazione numerica persisteva il rischio che quell’8 Safaa non lo ottenesse mai, nonostante gli sforzi legati a una strada parecchio in salita. E, aggiungo, poteva un numero valutare in modo oggettivo una prova aperta come un’interrogazione, la produzione di un testo, l’ascolto, il parlato?

Fatte queste premesse, diamo il benvenuto a questa nuova valutazione formativa che vuole mettere in luce le potenzialità di ogni alunno, valorizzando i progressi che sta compiendo, i processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati del suo apprendimento. Un monitoraggio utile a far leva sugli aspetti di forza per concentrarsi su quelli ancora da migliorare, in un percorso che è solo suo, non generalizzabile e non paragonabile a nessun altro.
Dunque una rivoluzione copernicana: la valutazione non è più l’obiettivo da raggiungere (quanto hai preso di matematica?) ma lo strumento per raggiungere quello che dovrebbe essere il reale obiet-tivo, cioè l’apprendimento e la crescita personale e culturale.

La domanda che ci poniamo noi insegnanti in questa fase, in cui cerchiamo di comprendere come applicare al meglio questo tipo di valutazione, è la seguente: come possiamo visualizzare le tappe di questo percorso? Quali tipologie di prove dovremo utilizzare? Con quali strumenti potremo valutarle per poi poterle rendicontare?

La risposta che troviamo nelle Linee Guida Ministeriali ci indica la via: accostando gli obiettivi di apprendimento previsti per ogni disciplina al livello raggiunto dall’alunno.
Gli obiettivi però, ci raccomandano le Linee Guida, devono avere caratteristiche ben precise:

  • devono descrivere manifestazioni dell’apprendimento in modo sufficientemente specifico ed esplicito da poter essere osservabili, in coerenza con i traguardi di sviluppo delle competenze;
  • devono contenere sempre sia l’azione che gli alunni devono mettere in atto sia il contenuto disciplinare al quale l’azione si riferisce, evitando l’uso di descrittori generici che rischierebbero di ingenerare approssimazione e/o equivoci nei giudizi valutativi a utilizzando verbi.
     

Come sappiamo, l’autovalutazione, cioè il processo mediante il quale il bambino prende atto, da solo, di quello che sa e di quello che non sa, dei punti in cui è “già bravo” e dei punti in cui deve ancora migliorare, nel nuovo modello valutativo trova un posto di primo piano.

Come creare questa autovalutazione? Sarebbe opportuno generarla insieme ai bambini, tuttavia ho inserito di seguito un modello tratto dalle riflessioni emerse su questo argomento dopo una verifica sulla comprensione per livelli estratta da quelle presenti nel sussidiario dei linguaggi Il cerchio dei lettori.

È un’autovalutazione che chiede al bambino di riflettere non solo sui livelli di competenza cui è giunto nel percorso legato alla comprensione di un testo scritto, ma anche di valutare la propria capacità metacognitiva diventando propositivo:

  • Quali sono i miei punti di forza?
  • Che cosa posso fare per migliorare i miei punti di debolezza?

Perché i bambini sono e devono essere, sempre, orgogliosi costruttori del loro sapere
 

Naturalmente a questa valutazione va affiancata la scelta di prove di competenza strutturate ad hoc, da assegnare alla fine di un percorso che non può avere la durata di pochi giorni.

Che è successo alla pagella?

Una riflessione tra insegnanti e una proposta per i bambini

In questi giorni è straripato sui social, nelle comunità legate alla Scuola, il dibattito legato al nuovo sistema di valutazione previsto dalle disposizioni relative alla disciplina del primo ciclo di istruzione (art. 26 D. Lgs. 62/17) con le novità introdotte dall’Ordinanza ministeriale n°172 del 4 dicembre 2020.

L’idea di eliminare il voto numerico incontra da tempo il favore degli insegnanti della Primaria, stanchi di dover comprimere in un numero la complessità dell’apprendimento, dei progressi, delle relazioni, delle peculiarità di ciascun bambino. Dunque tutti d’accordo, se non fosse che le tempistiche cui sono stati costretti hanno reso la transizione insensata, affannosa e incoerente.

Da settembre a gennaio gli insegnanti hanno operato nella direzione consueta, buona o meno buona che fosse, per ritrovarsi a gennaio a dover stravolgere il loro punto di vista. Se fino a quel momento, verifiche e attività osservative avevano fatto riferimento a un determinato criterio, ora, in fretta e furia diventava necessario rimodulare il tutto in altra veste, in altro criterio.

Ricadrà sulle spalle dei docenti anche l’onore di spiegare il nuovo sistema ai genitori, che, basiti, invece dei voti che si vedevano sui quaderni fino al giorno prima, troveranno obiettivi e livelli.

Il Ministero ha proposto alcuni webinar “finalizzati ad accompagnare le scuole nella transizione verso le nuove modalità di espressione del giudizio descrittivo degli apprendimenti nella valutazione periodica e finale”. Moltissimi docenti hanno aderito, ben consapevoli che non sarebbero stati sufficienti per accompagnare un mutamento profondo che richiede anche un cambio di paradigma didattico-metodologico nel quale la didattica per competenze e l’autovalutazione diventano momenti fondamentali.

Molte maestre di buona volontà hanno cercato di tradurre per i bambini il significato dei livelli che troveranno in luogo dei voti. La mancanza di tempo e dunque di una formazione idonea, ha indotto a paragonarli alla crescita di un fiore, incappando in un errore di fondo: la valutazione per livelli non si riferisce al bambino ma alla sua performance. Pertanto, può succedere che Pierino sia ad un livello “adeguato” nel calcolo ma “in via di acquisizione” per quanto riguarda la risoluzione di problemi matematici, che sia ad un livello “idoneo” nello scrivere il contenuto di un testo scritto ma “in via di acquisizione” per quanto riguarda l’ortografia. Che il più bravo della classe abbia un livello “in via di acquisizione” in geografia perché non ha ancora compreso come ci si orienta muovendosi con una cartina. E potrei continuare.  La crescita del fiore non è corretta perché fa riferimento al bambino e non ai traguardi che progressivamente raggiunge, tornando ad evocare l’idea di quello che erano i voti: sei sbocciato? 10!

I bambini, secondo il mio punto di vista, sono persone in divenire, esseri senziente e pensanti in grado di comprendere le cose che li riguardano senza che necessariamente debbano essere edulcorate. Dunque ho voluto sperimentarmi anche io e creare una “traduzione” per loro che trovate di seguito:

 

valutazione bambini

 

E voi cosa ne pensate? Mi piacerebbe si aprisse un dibattito su questo tema!

Gestire l’intervallo

Idee e suggerimenti per le prime settimane di scuola

Accoglienza terza parte. Gestire l’intervallo

Una delle problematiche principali che dovremo affrontare in questo anno difficile sarà la gestione dell’intervallo. Ecco un elenco di attività e suggerimenti pratici da utilizzare per rendere gli intervalli un momento idoneo a scaricare la tensione e a divertirsi, rispettando le regole di in sicurezza che il momento ci impone. Tenendo sempre bene a mente la necessità di aerare bene e frequentemente il locale con l’apertura delle finestre.

Gestire l’intervallo: divertiamoci sul posto

Consiglio: far portare ai bambini un sacchettino nel quale inserire i “resti” della merenda (contenitori di succo vuoti, cellophane delle merendine, bucce di frutta…) onde evitare che si assembrino intorno al cestino dei rifiuti.

IL DIRETTORE D’ORCHESTRA

Dopo aver consumato la merenda e aver risposto in cartella il sacchettino dei rifiuti, i bambini si alzeranno in piedi, sistemeranno la sedia sotto il tavolino e si posizioneranno a desta del banco. Inizia la maestra proponendo una serie di gesti diversi che gli alunni dovranno imitare. I gesti potranno essere più statici ( movimenti di braccia, occhi, testa, mani, naso…) o più dinamici (saltelli sul posto, saltelli su un piede, battute di mani, battute di piedi, trotto, corsa sul posto…). La maestra lascerà quindi il posto ad un bambino e questi, a turno, chiamerà un altro compagno e così via. L’unica regola da seguire: si alterna una femmina con un maschio.

GIACOMINO ALL’INCONTRARIO

Dopo aver consumato la merenda e aver risposto in cartella il sacchettino dei rifiuti, i bambini si alzeranno in piedi, sistemeranno la sedia a desta del banco posizionandosi davanti. Inizia la maestra. I comandi devono essere eseguiti all’incontrario:

– Giacomino sale sulla sedia
– Giacomino scende dalla sedia
– Giacomino si siede
– Giacomino si alza
– Giacomino si mette a destra
– Ecc

Chi sbaglia si siede. La maestra lascerà quindi il posto ad un bambino e questi, a turno, chiamerà un altro compagno e così via. L’unica regola da seguire: si alterna una femmina con un maschio.

BALLANDO SI PUÒ

Dopo aver consumato la merenda e aver risposto in cartella il sacchettino dei rifiuti, i bambini si alzeranno in piedi, sistemeranno la sedia sotto il tavolino e si posizioneranno davanti al banco. La maestra mette alla LIM, laddove possibile, coreografie da copiare. Ecco alcuni link:

https://www.youtube.com/watch?v=0yBrWDS3N6M&t=76s

https://www.youtube.com/watch?v=aogNWORL_j0&t=5s

https://www.youtube.com/watch?v=BvbKOmlh2TA

LA STORIA DI TUTTI

Dopo aver consumato la merenda e aver risposto in cartella il sacchettino dei rifiuti, i bambini si alzeranno in piedi, sistemeranno la sedia sotto il tavolino e si posizionerano davanti al banco. Inizia la storia la maestra. “C’era una volta una bambina che camminava vicino a un lago…”

Mentre narra la maestra cammina, compie gesti, produce suoni e interpreta col viso sempre rimanendo sul posto. Chiama quindi un/una bambino/a, questi si volta verso i compagni e prosegue la storia, sempre accompagnandola con gesti, suoni e movimenti sul posto. Quando si interrompe, torna a voltarsi verso la maestra chiamando un nuovo compagno che a sua volta si volta verso i compagni e prosegue la storia, sempre accompagnandola con gesti, suoni e movimenti sul posto. L’ultimo bambino rimasto ha il compito di trovare un finale alla storia.

Primi giorni di scuola: emozioni e attività manuali

Suggerimenti di Flavia Franco

In questo articolo vi propongo altri suggerimenti per affrontare al meglio le prime prime settimane di scuola.

Ho pensato di creare un elenco di attività pratiche da utilizzare in classe in questo periodo che sarà sicuramente complesso.

 

1. Le palette delle emozioni

Siccome il problema principale sarà l’impossibilità del contatto fisico, potremo creare delle palette “emozionali” che i bambini potranno utilizzare per comunicare le loro sensazioni, i loro bisogni affettivi o i loro desideri di amicizia.

 Paletta colorata 1Paletta colorata 2Paletta colorata 3

Palette doppie per abbracci, per stare in fila, per ballare….

Paletta colorata 4Paletta colorata 5

 

Basterà che dicano il nome del compagno cui il gesto è diretto e voilà…. il destinatario riceverà l’abbraccio, la stretta di mano, il saluto, pur restando seduto al banco
Lo stesso farà la maestra con i bambini.

E virtualmente si potrà continuare a far circolare il calore del volersi bene.

 

2. la scatolina per la tempera

L’intervallo rappresenterà sicuramente un momento difficile. Ecco alcune proposte, utili a gestire la situazione ricordandoci sempre della necessità di aerare bene e frequentemente il locale con l’apertura delle finestre.

1) far portare ai bambini un sacchettino nel quale inserire i “resti” della merenda

(contenitori di succo vuoti, cellophane delle merendine, bucce di frutta…) onde evitare che si assembrino intorno al cestino dei rifiuti

2) Far costruire una scatolina per temperare le matite:

temperamatite

 

Ecco un template da scaricare e far realizzare:

matita scatola bn

Scarica

 

3) Far costruire mascherine finte divertenti da utilizzare per costruire storie o manifestare emozioni (senza usarle, naturalmente!)

mascherina 1

mascherina 2

 

Ecco un template da scaricare e far realizzare:

mascherina bn

Scarica

Buon lavoro a tutti voi!

Attività e suggerimenti per l’accoglienza e i primi giorni di scuola

Stiliamo insieme il regolamento di classe

Inutile ripetere che quest’anno sarà complesso. Inutile ripetere che stiamo navigando a vista. Inutile farci prendere dall’ansia. Questa prova difficile ci tocca e vedremo di assolverla nel migliore dei modi, come sempre.
Ho pensato di creare un elenco di attività e suggerimenti pratici da utilizzare nei i primi giorni, che saranno sicuramente “tosti”.

1. Il sentimento dominante.
L’urgenza principale per i nostri alunni, e non solo per loro, sarà quella di parlare di emozioni.

Appena entrati in classe ci sarà un certo smarrimento.
Dopo i saluti di rito, ogni alunno sarà chiamato a narrare ( o a scrivere) le azioni che ha compiuto da quando è sveglio, affiancando ad ogni azione l’emozione provata in quel momento.
Esempi:

È suonata la sveglia e ho aperto gli occhi: AGITAZIONE

Ho mangiato colazione: STOMACO CHIUSO

Sono salita in macchina: FELICITA’

Ho visto un assembramento davanti alla scuola: PAURA

L’’insegnante raccoglierà in una tabella le emozioni provate dagli alunni, ogni emozione sarà accompagnata dalla CAUSA che l’ha generata.

Parlerà quindi delle proprie emozioni, le condividerà con loro spiegando che è normale nei momenti di difficoltà provare certe sensazioni che vanno accolte e che non devono spaventare.
Trasmettendo positività, rassicurerà gli alunni facendo percepire loro che è tutto sotto controllo.

 

2. Le regole
Conversazione:

Che cosa so del Covid?

L’INSEGNANTE registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni.
Al termine le riprenderà una per una, aiutando gli alunni a distinguere tra misconoscenze, ed informazioni reali, tra informazioni e opinioni.

Quali sono i comportamenti che devo osservare?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

FACILI DA RISPETTARE   – DIFFICILI DA RISPETTARE

Al termine gli alunni estrapoleranno le regole essenziali e creeranno.

– Quali sono le conseguenze per il mancato rispetto delle regole?

L’insegnante registrerà sulla lavagna o sulla LIM le risposte degli alunni, suddividendole in due finche:

CONSEGUENZE A SCUOLA   – CONSEGUENZE A CASA

 

Che cosa posso fare io? Che cosa possiamo fare noi?

Al termine dell’attività  verrà stilato il REGOLAMENTO DELLA CLASSE:

“Noi, alunni della …B, consapevoli della necessità di contribuire alla salvaguardia della salute di tutti, stabiliamo le seguenti regole:

…………….

……………..

……………….

E ci impegniamo a rispettarle

Il regolamento può essere tradotto in immagini. Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

7 regole per star bene a scuola

Scarica

 

3. I saluti

L’insegnante propone la seguente discussione:

“Visto che per il momento non possiamo salutarci come abbiamo sempre fatto, proviamo a inventare nuove modalità di saluto che siano idonee alla situazione che stiamo vivendo.

Ogni bambino immagina, propone, disegna un nuovo modo di salutarsi.
L’insegnante riassume alla lavagna o alla LIM le proposte.
Al termine viene proposto un riassunto visivo.

Ecco un esempio cui ispirarsi, che, se volete, potete scaricare di seguito.

saluti

Scarica

 

Un felice inizio a tutti!

Tempo di valutazione, tempo di fatica

In questi giorni siamo alle prese con le valutazioni del primo quadrimestre. Un momento che si ripete due volte l’anno ma che per  le maestre continua a connotarsi come un tempo di fatica, di confronti continui, di dubbi, di frustrazione.

È uno stato d’animo comune, che investe tutte le latitudini. Grazie all’attività di formazione che svolgo per il gruppo Raffaello incontro centinaia di insegnanti in giro per l’Italia e per ognuna di loro la domanda è sempre la stessa:

Come si fa a comprimere un bambino dentro ad un numero?

Mai come oggi l’interrogativo si pone con grande forza. Chissà perché ci viene facile pensare che i bambini di un tempo fossero più “simili” tra di loro. Forse era effettivamente così, le realtà di vita si assomigliavano di più e, forse, anche le famiglie trasmettevano regole più simili a bambini che a scuola mantenevano atteggiamenti più “omologati”. Non con questo che valutare fosse semplice, poiché non lo è mai.

Ma oggi la situazione si presenta di una complessità enorme: bambini tutti diversi, stili educativi diversi, modalità di apprendimento diverse, progressi diversi, famiglie diverse, stimoli diversi, provenienze culturali diverse…

E quindi?

Uno degli strumenti che utilizzo da sempre nella mia didattica è l’AUTOVALUTAZIONE. Un percorso che porta grandi  vantaggi. Mediante l’autovalutazione il bambino prende consapevolezza del proprio apprendimento, fa il consuntivo dei progressi , ne diventa orgoglioso e, rafforzando l’autostima, accresce la motivazione, il motore di tutti i progressi a scuola  e non solo. Se si manifestano dei punti di debolezza, ne prende coscienza e si predispone a superarli.

È stato bello trasferire questa scelta didattica nel sussidiario dei linguaggi IL CERCHIO DEI LETTORI di cui sono autrice.

il cerchio dei lettori 4

 

Le occasioni legate all’AUTOVALUTAZIONE sono molteplici. Qui trovate alcuni esempi:

il cerchio dei lettori 4 pag 84 il cerchio dei lettori 4 pag 85 il cerchio dei lettori 4 pag 86

Presenti anche nel percorso della GRAMMATICA RAF

leggi e vai grammatica raf pag 67

Inoltre, per discutere di VALUTAZIONE E VOTI con gli alunni, può essere utile attivare il POTERE DEL CERCHIO, una metodologia che nel testo viene guidata passo passo.

TEMA DI DISCUSSIONE. Prova di lettura ad alta voce.
SITUAZIONE: D.  è stato bravo ma, rispetto alla solita lettura fluente, si è inciampato più volte e ha anche confuso qualche parola. Riceve come valutazione un 8.
S. è una bambina non italofona. Ha imparato a leggere al’inizio di terza. La sua lettura migliora ogni giorno. Riceve come valutazione un 8.
D. piange, S. ha un sorriso luminoso.

Dove sta il problema? Non hanno avuto entrambi la stessa valutazione?

CONSIDERAZIONI che si possono fare con i bambini al termine del confronto:
”Il voto è un numero che non vuol dire nulla. E’ soggettivo, infatti S. ride e D. piange. Inoltre dipende da molti fattori. Ad esempio ci sono insegnanti che non danno 10 perché ritengono che sia troppo e quindi al massimo danno 8 o 9. Per questi insegnanti un 8 o un 9 vuole dire 10. Se un bambino passa da una maestra che per un compito esatto o per un’interrogazione ottima dà 10 a un’altra ( o a un professore) che al massimo dà 8 vuol dire forse che il bambino è diventato meno bravo? O semplicemente è cambiato il punto di vista? Ci sono bambini che faticano tantissimo e quindi un piccolo progresso va tantissimo premiato. Ci sono bambini cui riesce tutto facile quindi da questi le maestre a volte pretendono di più.

Quindi…

Non bisogna dare troppa importanza al voto poiché dipende da moltissimi fattori. La cosa che conta è studiare, impegnarsi facendo del proprio meglio per migliorare se stessi e le proprie conoscenze. PER DIVENTARE PERSONE MIGLIORI. E pazienza se qualche volta i voti si abbassano! Non siamo robot , a volte siamo stanchi, a volte distratti, a volte semplicemente attraversiamo un periodo faticoso e dobbiamo perdonarci.

C’è tutto il tempo per riprendere a volare …

 

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