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Tag: parità di genere

Leggere per crescere

L’ambiente, la bellezza e il prendersi cura

In questo articolo parleremo del terzo pilastro su cui si basa la didattica della lettura in Parole segrete: LEGGERE PER CRESCERE.
È il percorso attraverso il quale la pagina scritta diventa stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontare opinioni e punti di vista, a riflettere su noi stessi e sui valori che orientano le nostre scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini” detentori di un pensiero libero, critico e creativo.

 

LE LIFE SKILLS
Risale a più di 20 anni fa il primo faro acceso sull’importanza delle life skills. Nel 1993 infatti, per la prima volta il Dipartimento di Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimarca quanto sia fondamentale lo sviluppo di tali abilità nel percorso di crescita di ogni individuo, “soprattutto nelle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti”.

L’OMS identifica il nucleo fondamentale delle life skills, in 10 competenze raggruppate secondo 3 macroaree:
– Emotive: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress.
– Relazionali – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci.
– Cognitive – risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo.

Sempre secondo l’OMS la fascia di età adatta per cominciare ad apprendere tali competenze si colloca tra i 6 e16 anni, periodo in cui i comportamenti sono ancora modificabili. Sempre secondo l’OMS le life skills vanno allenate: quale ambiente migliore per l’insegnamento delle life skills se non la scuola? A scuola si insegna alle bambine e ai bambini a saper collaborare con gli altri, a pensare in modo critico, a creare e mantenere buone relazioni, a stabilire e riconoscere obiettivi e valutare il proprio apprendimento. Competenze che sono fondamentali per sviluppare una corretta socialità.

Entrare nel testo a livello riflessivo significa ricavare spunti da condividere e approfondire, spunti per pensare, spunti per crescere. Per questo nella sezione del libro di testo “Crescere leggendo”, ho inserito letture che fungono da stimolo per riflettere su ciascuna delle life skills principali, attraverso attività pratiche cooperative vicine ai bambini e alle bambine, attività che permettano loro di trasformare le riflessioni in “comportamenti”.


LA CURA
Prendersi cura” è un’espressione bellissima e potente. È un sinonimo di “avere a cuore”. Ma, che cosa significa in concreto questa espressione? Per coglierne d’istinto il significato profondo basta pensare a qualcosa che ci è caro, persona, animale o oggetto che sia.

Quand’è che questa espressione si traduce in azione?
Succede quando siamo in grado di comprendere i bisogni e le necessità proprie e degli altri, cercando di occuparcene, facendo del nostro meglio. Si traduce nella volontà di assumersi l’impegno e la responsabilità nel conservare, custodire, proteggere ciò che amiamo, ciò che è prezioso per noi e per chi ci sta intorno. Prende vita attraverso il riguardo, l’attenzione e l’impegno costante con l’obiettivo di generare benessere e armonia. Ci si prende cura di qualcosa che si ama.

Per questo, nella sezione denominata PRENDESI CURA ho sviluppato un percorso di letture legato anche agli obiettivi dell’agenda 2030, che conduce i bambini, a porsi domande, a conoscere, a prendere iniziative per far sì che, anche nel proprio piccolo, si impari a fare la propria parte. A piccoli passi verso il cambiamento. Che è responsabilità di ciascuno di noi.

STEM E PARI OPPORTUNITÀ
“Stem” è un acronimo che sta per Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, cioè tutto quel gruppo di materie che afferisce all’area scientifica delle discipline scolastiche e, come ricordato dal PNRR, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, riveste una grande importanza per la crescita della persona durante gli anni scolastici, oltre ad avere un’importante ricaduta sullo sviluppo del Paese.

Dunque, è molto importante che, fin da bambini, si capisca il valore di queste discipline, con un focus che parte delle bambine, spesso (e non per causa loro) poco orientate al mondo delle STEM.

Nella sezione del libro dedicate alle letture STEM ho voluto stimolare questo tipo di pensiero, mettendo in evidenza le figure di donne che hanno contribuito con la competenza, la tenacia, lo studio a scoperte straordinarie, in grado di cambiare il corso della scienza, dell’astrofisica, delle tecnologie, della medicina.

I brani e le attività proposti in tutte le sezioni del sussidiario sono stati scelti con l’attenzione ai contenuti, alle autrici e alle protagoniste femminili, al linguaggio rispettoso della parità di genere, obiettivo imprescindibile di ciascun insegnante e, soprattutto, di ciascun autore o autrice di testi destinati alle bambine e ai bambini. Una corretta costruzione dei rapporti maschio femmina, uno sguardo rispettoso della disabilità passa anche attraverso le letture, le immagini, la scelta degli esercizi su cui studiano, riflettono, imparano i nostri alunni. Tutto ciò per un’autrice, e per la casa editrice che concretizza la sua voce, rappresenta una grande responsabilità. È giunto il tempo di agire.

L’AMBIENTE E LA BELLEZZA
Se impariamo a respirare la bellezza fin da bambini, non potremo diventare “brutte persone” da adulti. Questo è il mio convincimento profondo, per questo nella sezione del libro dedicata all’armonia delle stagioni ogni dipinto, ogni fotografia, ogni testo è orientato ad avvicinare i bambini alla bellezza.

Bellezza che apre gli occhi sul mondo, perché la bellezza si trova ovunque, basta solo saperla vedere. E, insieme all’emozione del bello, e al rispetto che genera, un allenamento creativo, per trasformare ancora una volta le emozioni in parole, scritte, ascoltate, raccontate ma anche in comportamenti rispettosi della meraviglia che ci circonda.

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Parità di diritti, zero stereotipi, libertà di scelta

Il lento cammino delle pari opportunità

Il 16 giugno 1963 Valentina Tereshova partì per una missione nello spazio. Fu la prima donna del mondo ad affrontare una simile avventura. In Italia, la prima donna a volare nello spazio è stata Samantha Cristoforetti la cui missione iniziò nel 2014.

L’espressione “primo uomo”, riferita a un avvenimento particolare, denota una persona di sesso maschile che compie per la prima volta in assoluto un’impresa memorabile. La “prima donna” invece insegue un numero consistente di uomini che l’hanno preceduta nella storia di una particolare disciplina.

La prima donna a laurearsi fu Elena Lucrezia Cornaro che conseguì la laurea in filosofia a Padova nel 1678. Nel 1900 fu ammessa alle Olimpiadi di Parigi la tennista Charlotte Cooper, prima donna a partecipare alle competizioni. La prima donna che diventò medico fu Elizabeth Blackwell che conseguì il titolo nel 1949 negli Stati Uniti. La prima donna a diventare primo ministro fu Sirimavo Bandaranaike, originaria dello Sri Lanka, nel 1960. La prima donna in Italia a diventare ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale fu Tina Anselmi nel 1976. Si può continuare così, allungare l’elenco con figure più o meno curiose e interessanti di donne che comunque furono prime tra le persone del loro sesso, ma che arrivarono sempre molto dopo gli uomini.

Lo stupore e l’interesse che suscita l’avvento delle “prime donne”, cui si dedicano pubblicazioni e convegni, se da un lato ha il merito di illuminare la vita di persone eccezionali, dall’altro potrebbe rinforzare lo stereotipo dell’eccezionalità di queste donne. Infatti, quando la parità dei diritti e delle opportunità sarà davvero raggiunta, non sarà più necessario sottolineare il sesso di chi ha compiuto un’impresa significativa. Se “il primo uomo” è primo fra tutti e tutte, la “prima donna” è prima solo fra le donne ed è questo il limite culturale, narrativo e linguistico che impedisce un ulteriore passo avanti nell’equiparazione sociale dei sessi.

Si presume che le “prime donne” siano state spinte ad affrontare difficoltà e pregiudizi per una sorta di ribellione a un destino predeterminato, ipotesi probabile ma riduttiva. In realtà, esse seppero coltivare e realizzare un desiderio che apparteneva solo a loro, a dar corpo a un sogno profondamente personale che avevano riconosciuto dentro di sé. Non erano solo “bambine ribelli”, ma anche e specialmente persone appassionate, con uno scopo che valorizzava la loro vita. L’educazione delle bambine, delle giovani donne raramente prevede proprio questo obiettivo fondamentale: aiutare a riconoscere e a realizzare un’aspirazione per piacere a se stesse prima che agli altri.

Lo stereotipo della donna come ancella, come figura con un ruolo fissato dal sesso di appartenenza, si determina quando il piacere agli altri (e specialmente agli uomini) diviene lo scopo dell’esistere. Se è vero che anche gli uomini possono sviluppare delle insicurezze legate alla necessità di compiacere, essi possono tuttavia avvalersi di un falso primato sottilmente sotteso di sesso dominante al quale centinaia di anni di educazione in tal senso li hanno abituati. Mentre un uomo sufficientemente agguerrito e motivato può realizzare se stesso in quanto persona, una donna spesso si vede costretta ad abdicare alla propria natura e ad assumere caratteristiche maschili per raggiungere, con molta più fatica, ruoli sociali e lavorativi di alta professionalità e responsabilità. Per un uomo, l’accusa di mostrare tratti femminili nel carattere e nel comportamento, significa una diminuzione di valore. Al contrario, tratti di carattere prevalentemente attribuibili ai maschi sono considerati per le donne un valore aggiunto. Lo testimoniano il linguaggio e le consuetudini: dire a un bambino che è “una femminuccia” significa sminuirlo; dire a una bambina che è “un maschiaccio” significa riconoscere bonariamente la sua capacità di imporsi e la sua forza. “Femminuccia” risulta offensivo, “maschiaccio” invece è un termine accettabile che perfino aggiunge un certo valore a una bambina considerandola indomita, coraggiosa e anticonformista.

L’essere umano appartiene al mondo naturale, è collegato con tutte le specie del nostro pianeta. Un darwinismo spinto lo equipara agli insetti, ai pesci, ai lupi: per gli animali vige la legge del più forte e solo i più forti sopravvivono; non sono importanti gli individui se non in quanto appartenenti a una specie cui assicurare la conservazione; i ruoli riproduttivi sono quasi sempre fissi. Nelle specie ad alto tasso di socialità come le api e le formiche, gli individui che lavorano sono privi di sesso. L’essere umano, tuttavia, rappresenta un unicum: è capace di cambiare il proprio ruolo all’interno della società, riconosce in sé negli altri una parte spirituale che va oltre le leggi della natura, un valore individuale che lo spinge, quando esprime il massimo della propria moralità, a proteggere i suoi simili e a riconoscere il valore fondamentale della vita di ciascuno. è un percorso complesso, spesso contraddittorio, in cui non sempre l’altissimo obiettivo della giustizia e dei diritti umani è perseguito e conseguito. Piegare gli individui a un ruolo prefissato dal sesso, dal denaro e dal potere è storia antica e contemporanea.

L’imitazione distorta delle leggi naturali comporta aberrazioni di cui si ha notizia recente: in India, secondo un reportage di France Tv, nel distretto della produzione dello zucchero di canna, “il 36% delle lavoratrici agricole sono senza utero dopo aver subito un intervento di ablazione totale, spesso anche in giovane età, per trovare un’occupazione ed essere più produttive” (sul quotidiano La Stampa, 19 maggio 2022). Le donne vengono private degli organi genitali interni per eliminare i problemi legati al parto e ai dolori mestruali in modo da aumentare la produttività in condizioni di lavoro durissime che prevedono dieci ore sotto il sole cocente e un solo giorno di riposo al mese. Ecco degli esseri umani trasformati in formiche operaie in nome del profitto.

Dall’altro canto, anche le leggi religiose e culturali possono comportare aberrazioni. L’infibulazione menoma gravemente le donne con l’escissione degli organi genitali esterni per impedire i rapporti sessuali prima del matrimonio.

Nel 2021, in Italia, 103 donne sono state assassinate dai compagni (dati Istat) mentre dall’ inizio del 2022 le vittime di femminicidio sono state 21. Quasi sempre il motivo degli omicidi riguarda il fatto che la donna desiderava separarsi dal compagno.

Se è vero che la storia racconta di orrori, oppressione, sfruttamento, si può affermare che, a farne le spese, sono state più le donne che gli uomini. Eppure e per fortuna un po’ alla volta, con regressioni, errori, difficoltà, si sta affermando una mentalità diversa per cui bambine e donne sono destinatarie di una riflessione rispettosa e profonda. Basta sfogliare i libri destinati all’infanzia e all’adolescenza a partire da quelli pubblicati nel primo Novecento a quelli contemporanei per comprendere quanta strada si sia percorsa per superare gli stereotipi e conquistare la parità dei diritti. C’è ancora strada da fare, ci sono pregiudizi da superare, stereotipi da distruggere. Si può fare con la consapevolezza e con l’educazione. Donne e uomini insieme possono cambiare le filastrocche, realizzare se stessi, mettere al mondo figli amati a cui sia garantita la ricerca della felicità.

Non solo Marie Curie!

La scienza e il gender gap tra uomini e donne

Favorire l’uguaglianza di genere è uno degli Obiettivi Fondamentali di Sviluppo, obiettivo che si impone in modo trasversale, nella consapevolezza del vivere responsabilmente il nostro tempo, per favorire il riconoscimento del ruolo della donna nella vita sociale, culturale e politica.

In particolare, dal 2015, l’ONU ha istituito la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, da celebrarsi ogni anno l’11 febbraio. Questa giornata nasce proprio con la finalità di colmare il divario di genere e promuovere uguaglianza e parità di accesso nei settori della ricerca e negli ambiti di lavoro relativi alla scienza.

La celebrazione vuole promuovere così il programma d’azione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma sottoscritto dai 193 Paesi membri dell’ONU, impegnati a ridurre disuguaglianze sociali, culturali ed economiche che impediscono la crescita equa e organica del pianeta.

IL GENDER GAP NELLE DISCIPLINE SCIENTIFICHE

Le disparità di genere in ambito scientifico si riferisce in modo più generale anche ai campi compresi nelle cosiddette STEM, vale a dire le discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). I dati a disposizione rivelano che negli ultimi anni il numero delle donne che si dedicano e si distinguono in tali discipline è aumentato considerevolmente; tuttavia, le donne rappresentano solo il 30% dei ricercatori nel mondo, con percentuali più basse nei livelli decisionali più alti.

Si può affermare che il gender gap tra uomini e donne è circa 10 a 1, dato da leggere in chiave socio-storica per le ridotte opportunità che hanno avuto le donne nel conseguire idonei titoli di studio e poter accedere ai laboratori di ricerca e alle cattedre universitarie. Così si è radicato il pregiudizio per cui le donne sarebbero più adatte alle materie letterarie e linguistiche, piuttosto che a quelle scientifiche. Donne famose in passato, tranne casi eccezionali, pensiamo a Ipazia, sono state scrittrici, poetesse, pittrici più che scienziate.

A livello globale, il dato positivo è che le donne che decidono di studiare discipline scientifiche sono aumentate in proporzione più degli uomini (+5,1 per cento contro +3,3 per cento nell’Unione Europea), e questo non solo in ambiti in cui la presenza femminile è sempre stata relativamente elevata, come medicina e biologia, ma anche in discipline quali ingegneria e informatica, finora appannaggio quasi esclusivamente maschile. Ci sono stati anche progressi concreti nel riconoscimento del lavoro delle scienziate, sia a livello nazionale che internazionale; nel 2014, per esempio, la prestigiosa medaglia Fields per la matematica è stata assegnata per la prima volta a una donna, l’iraniana Maryam Mirzakhani (1977-2017).

Il Premio Nobel è un indicatore significativo a riguardo. Tale Premio assegnato per la prima volta nel 1901, evidenzia una fortissima sperequazione fra i generi, in particolare, nell’ambito della fisica, sono stati premiati 206 scienziati e soltanto 4 scienziate; più numerose le premiate per la chimica: 7 donne e 160 uomini; per la medicina, infine, risultano soltanto 12 premi assegnati a donne, tra le quali, nel 1986, di Rita Levi-Montalcini (1909-2012), mentre gli uomini sono stati ben 207.

 

NON SOLO MARIE CURIE!

Perché la scienza è stata declinata al maschile e il contributo delle donne non è stato valorizzato? La Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza vuole combattere pregiudizi e stereotipi e ricordare che tante sono le donne che hanno contribuito al progresso dell’umanità in campo scientifico, superando difficoltà e scetticismi.

Tra loro la matematica Elena Lucrezia Corner (1646-1684); Laura Bassi (1711-1778), prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria, si dedicò alla fisica sperimentale. Per la sua attività le vennero dedicati un asteroide e un cratere su Venere. Molta fama per Marie Curie (1867-1934), una delle prime scienziate riconosciute a livello mondiale e per la figlia Jréne Joliot-Curie (1897-1956). Le ricerche sulle radiazioni e sui materiali radioattivi valsero a Marie Curie due Premi Nobel: per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, in seguito alla scoperta del radio e del polonio. Madame Curie fu anche la prima donna ad insegnare alla celebre Università Sorbona di Parigi.

Barbara McClintock (1902-1992) studiò la struttura e il funzionamento dei cromosomi, guardata con diffidenza da parte dei suoi stessi collaboratori.

Vinse il Nobel per la Medicina nel 1983, tre anni più tardi rispetto a Rita Levi-Montalcini.

TROTULA DE RUGGERO E MARGHERITA HACK

“E dal momento che taluni malanni si manifestano nelle zone più intime, le donne non osano per riserbo e per fragilità della loro condizione, rivelare al medico i tormenti provocati dal dolore. Per questo motivo, io, mossa da tali compassionevoli circostanze, sollecitata soprattutto da una nobildonna, presi a riflettere più attentamente sulle malattie che assai spesso affliggono il sesso femminile” (De Passionibus Mulierum Curandarun, di Trotula de Ruggiero).

Il passo citato permette di conoscere una donna che è stata capace di offrire un grande contributo alla scienza: Trotula de Ruggero, vissuta intorno alla metà dell’XI secolo nella Salerno normanna. Figlia di una potente e ricca famiglia, poté studiare alla Scuola Medica per occuparsi della salute delle donne, ed affermarsi tanto da diventare una leggenda. Con lei nascono la ginecologia e l’ostetricia.

Nonostante siano scarse e incomplete le notizie sulla sua vita e sui suoi scritti, Trotula può essere ricordata come prima “medica” d’Europa, impegnata a migliorare le condizioni di salute e di vita delle donne con passione e sensibilità. Un esempio di donna che ha saputo fare della scienza un valore con radici nelle sue scelte esistenziali e con prospettive aperte al benessere di tutte le donne.

Con un balzo di secoli, va riconosciuto un grande merito a Magherita Hack, donna che ha saputo rappresentare in modo egregio la comunità scientifica italiana. La sua attività di ricerca è legata alla scienza astrofisica mondiale. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, ha approfondito la classificazione spettrale di molte categorie di stelle, riuscendo a diffondere interesse per la sua disciplina anche con una intensa attività di divulgazione.

Vuoi parlare della Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza in classe?

Scarica le Risorse Raffaello:

8 Marzo: la festa di tutte le donne

Il primo, più evidente, è l’intento di rendere omaggio allo spirito femminile, che custodisce e genera il mistero della vita e ha contribuito, al pari dell’uomo, al progresso dell’umanità.

La seconda lettura è più sottile, ma in molti non mancano di sottolinearla: in genere le giornate speciali vengono dedicate alle minoranze, a quelle categorie che hanno lottato o stanno lottando per i loro diritti, per vederli riconosciuti in una società che tende a sottovalutarli.

Purtroppo, ancora oggi, le donne appartengono a questa categoria e reclamano una società più giusta che riconosca pari dignità alla donna, non nella misura in cui essa uguaglia il modello maschile, ma in quanto rispetta la sua vera natura, diversa sì, ma mai inferiore.

Ciò è dimostrato dai fatti: l’intelligenza, il lavoro, l’impegno, il coraggio delle donne sono testimoniati da tante figura femminili vissute in ogni spazio e in ogni tempo.

I nomi da citare a questo proposito sono molti, troppi per farne un elenco esaustivo, ma ognuna di queste donne ha condotto una vita speciale, fatta di dedizione assoluta all’obiettivo da raggiungere, in una società che ha spesso tentato di ostacolarne il valore.
Pensiamo a Ipazia, matematica e filosofa vissuta quasi 2000 anni fa che fu uccisa in modo atroce per la pericolosità delle sue idee, fino ad arrivare a Marie Skłodowska Curie, costretta a lasciare la Polonia, suo paese natale per terminare gli studi in Francia dove scoprì, insieme al marito, le proprietà radioattive del radio che sta alla base dei raggi X. E più avanti nel tempo troviamo Rita Levi Montalcini che, lavorando nel suo laboratorio fino all’età di 100 anni, ha scoperto il fattore di crescita delle cellule nervose consentendo la cura di malattie ritenute inguaribili.
E potremmo continuare presentando  eccellenze femminili che non riguardano solo il mondo della scienza, ma anche quello delle arti, dello sport e dell’impegno civile.

Queste persone eccezionali rappresentano un esempio importante anche per ragazze e ragazzi.

Per stimolarli a riconoscere il proprio valore e a impegnarsi per realizzarlo, a non arrendersi e a lottare quando serve, perché i talenti individuali esigono di essere espressi, pena l’infelicità e l’impossibilità di raggiungere una autentica realizzazione personale.

E LA FIGURA FEMMINILE  NELL’ EDUCAZIONE? 

Parlando di educazione dobbiamo sottolineare il ruolo fondamentale che la donna esercita anche in questo campo, un ruolo che le compete fin da quando il bambino viene alla luce e, attraverso la “cura” che la madre gli dedica, acquisisce il senso del suo valore nel mondo.

Il valore formativo dell’azione della donna prosegue poi fino alla maggiore età, se consideriamo che nella scuola italiana circa l’80% dei docenti è costituito da donne.

Sono molte le figure femminili che si sono distinte per attività di ricerca e innovazione riguardo ai processi di apprendimento e ai metodi per favorirlo. Citiamo, una fra tutte, Maria Montessori, una delle prime donne medico italiane, la quale ha attuato una vera e propria rivoluzione della pratica scolastica.
Quasi un secolo fa, essa ha messo al centro dell’atto pedagogico l’esperienza del bambino, i suoi interessi, la sua sensorialità, incoraggiandolo a sviluppare autonomia e libertà di scelta.

Storie di grandi uomini e grandi donne

 

Sarebbe ancora lungo l’elenco delle grandi donne, celebrate anche nel libro “Storie di grandi uomini e di grandi donne” edito da Raffaello Libri nella sezione Raffaello Ragazzi, alla cui lettura rimandiamo chi volesse approfondire l’argomento.

 

 

Voglio infine concludere rendendo omaggio a tutte le  donne il cui nome non comparirà mai nei libri di storia,  ma che, non per questo, sono meno importanti.

Si tratta di  lavoratrici, madri, figlie, compagne che quotidianamente tengono le fila di un equilibrio complicatissimo dividendo tempo ed energie tra impegni professionali, sociali e familiari.
Sono affiancate in questo, da uomini divenuti in genere, più collaborativi, ma la reale parità di richieste sociali tra uomo e donna non è ancora pienamente raggiunta.

Dunque auguro buon 8 marzo a tutte le donne, “comuni” o famose, per tutti gli atti di eroismo che, ogni giorno, in ogni paese del mondo, diffondono e tengono alto l’orgoglio del femminile.