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Autore: Elisa Casci

Docente specialista d'inglese nella scuola primaria e responsabile Ufficio Formazione Celtic Publishing.

Storytelling e apprendimento della lingua inglese (parte 2)

Consigli pratici per progettare lezioni basate sullo storytelling

Per programmare delle lezioni di successo basate sullo storytelling risulta necessario, in fase di progettazione, dividere l’attività in tre fasi: pre-storytellling task, storytelling task e post storytelling task.
Nella pre-storytelling task, ci si dedica ai primi step per avvicinare la bambina e il bambino alla storia: mostrare il libro, far vedere le immagini e indicare il titolo. Le immagini sono fondamentali per far comprendere la storia e rendere possibile l’associazione tra parole e immagini. In questa fase, l’insegnante potrà scrivere alla lavagna le parole essenziali per comprendere la storia in modo che le bambine e i bambini potranno riconoscerle durante la lettura. Inoltre, dopo aver mostrato il libro, si consiglia di attirare l’attenzione delle bambine e dei bambini ponendo semplici domande per presentare i personaggi, il setting e la trama, come ad esempio: Who is he/she? Where are they? What can you see? Si consiglia di iniziare a raccontare la storia solo quando c’è attenzione e silenzio in aula.

Nella fase della Storytelling task l’insegnante è inviata a leggere ad alta voce, scandendo le parole lentamente e indicando le immagini durante la lettura. È necessario far comprendere alle bambine e ai bambini la lettura e quindi prevedere una prima lettura senza interruzioni per far apprezzare il suono e il ritmo della lingua, mentre nelle successive riletture può essere richiesta la loro collaborazione. Durante la lettura, si consiglia di usare la voce e i gesti per dare enfasi alla storia, di mimare le azioni e di dare voce ai personaggi. Durante la seconda o terza lettura, si possono ripetere insieme frasi della storia con il ritmo e la giusta intonazione e, se disponibile, si può ascoltare una canzone correlata alla storia. Predire cosa succede può essere una fase di questo momento centrale dello storytelling, favorita da domande quali: What’s the problem? What happens next? Le bambine e i bambini possono rispondere in italiano e man mano che sono più grandi e il livello è più alto possono provare ad usare la lingua inglese.

L’ultima fase è la post storytelling task: in questa fase possono essere proposte delle story maps o delle immagini per riordinare la storia, distinguendo l’inizio, lo svolgimento e la fine. I bambini possono raccontare la storia servendosi delle immagini. Si può valutare la creazione anche un lapbook o dei poster da appendere in classe. Una strategia visiva per aiutare le bambine e i bambini a raccontare la storia è rappresentata dalla five finger retell dove il pollice rappresenta il setting, l’indice i personaggi, il medio l’inizio della storia, anulare lo svolgimento e il mignolo la conclusione della storia. La storia può poi prendere vita attraverso la drammatizzazione della storia, il role play o la creazione di finger puppets.

Ed ora non resta che metterci alla prova! Di seguito vi propongo due storie con cui cimentarsi:
– The Gingerbread Man, trovate di seguito il link e l’audio della storia;
– il minibook di “Rudolph the Red – Nosed Reindeer” (storia tipicamente natalizia) utilissimo per il post storytelling task.

Elisa Casci
Docente inglese specialista

Storytelling e apprendimento della lingua inglese (parte 1)

Il potere che hanno le storie nell’apprendimento della lingua inglese

Tra le attività preferite dalle bambine e dai bambini c’è il racconto delle storie (storytelling) che è uno strumento con enorme potere se accostato all’apprendimento delle lingue. Le bambine e i bambini in quanto abituati ad ascoltare storie nella loro lingua sono pronti ad ascoltarle anche in lingua inglese e sono in grado di prevedere anche come la storia si svilupperà.

Il linguaggio usato nelle storie è particolarmente adatto essendo spesso caratterizzato dalla ripetizione, da un lessico semplice e dalla combinazione tra dialoghi e narrazione. Le storie rappresentano quindi un punto di partenza per ampliare le competenze linguistiche e svolgere attività didattiche stimolanti. Le storie motivano all’apprendimento, sono divertenti e aiutano lo sviluppo di un atteggiamento positivo verso la seconda lingua. Le bambine e i bambini sono coinvolti in prima persona in quanto tendono a identificarsi con i personaggi e cercano anche di interpretare il racconto grazie alle illustrazioni favorendo così lo sviluppo della creatività. Si può lavorare sulla strategia di cogliere il senso generale del racconto ma anche di prevedere cosa accadrà, provare ad indovinare e ipotizzare. L’insegnante può introdurre ma anche revisionare dei vocaboli che sono presenti nella narrazione oppure può decidere di presentare aspetti peculiari di una cultura. Tramite le storie si diventa attivi costruttori della conoscenza del mondo e di sé, riconoscendo nelle emozioni dei personaggi i propri sentimenti.

L’attività avrà successo se l’insegnante saprà individuare la storia giusta in base alle competenze delle allieve e degli allievi, saprà adattarla e la racconterà in un ambiente sereno e silenzioso. L’insegnante deve saper raccontare la storia e deve essere cosciente che per agevolare la comprensione della storia stessa, deve utilizzare competenze extralinguistiche e paralinguistiche per coinvolgere le studentesse e gli studenti. Ad esempio, deve assicurarsi di rallentare l’eloquio, sottolineare con il tono della voce alcuni elementi e al contempo usare canali di comunicazione diversi, come i gesti e i movimenti. Prima di iniziare un’attività di storytelling occorre programmare tutta una serie di attività che contribuiscano sia all’apprendimento linguistico che al successo dell’attività.

Nel prossimo articolo condividerò alcuni consigli pratici per progettare lezioni basate sullo storytelling.

Elisa Casci

Docente inglese specialista