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01 Giugno 2023
Scuola: Primaria

In partenza per l’estate!

Che tipo di insegnante sei?

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Quando arriva la chiusura delle scuole, da più parti si leva il solito ritornello: eccoli lì le maestre i maestri privilegiati. Ora se ne staranno in vacanza tre mesi ecc. ecc. Insomma, la solita solfa.

In effetti la convivenza con tonnellate di burocrazia, la gestione di decine di progetti, il ruolo da domatore di genitori (e a volte di classi), i PEI, i PDP , il CdC, il CdI, le relazioni con ATA e DSGA, i GLHO, le INVALSI  e le MAD, i PON, il PTOF e il RAV, le sostituzioni dei colleghi assenti, le relazioni, le valutazioni (discorsive e non che non possono mancare), il percorso didattico che, ovviamente deve concludersi nei tempi stabiliti e , possibilmente con l’avallo dei genitori, gli scrutini, la compilazione delle schede sempre più complessa, la gestione dei casi difficili, la relazione con i Servizi e le Neuropsichiatrie ecce ecc. ecc. ecc., sono effettivamente bazzecole e pensare che le maestre possano avere bisogno di  riprendere fiato pare quasi una pretesa eccessiva.

Una domanda però sorge spontanea: com’è che, a fine anno, care colleghe, abbiamo tutte quel bel colorino ceruleo e quell’andatura così sciolta da sembrare un camallo alla soglia della pensione?

Fare l’insegnante è un mestiere che prosciuga. Seppur agito con gioia e dedizione, resta comunque un lavoro complesso e molto faticoso sul piano fisico ed emotivo, come lo sono tutte le professioni cosiddette “di cura”, cioè quelle che hanno a che fare non con pratiche e fogli Excel ma con materiale umano, umanissimo e pluri-sfaccettato.

“La maestra” però resta un soggetto particolare anche in relazione al periodo di riposo.

Infatti, scorrendo le varie pagine Facebook dedicate agli insegnanti si possono arguire varie categorie.

Eccone alcuni esempi:

  1. La maestra tuttacuore. Mentre la maggior parte dei colleghi non vede l’ora che arrivi l’ultimo giorno di scuola (e dei relativi impegni) per godersi il meritato riposo, la maestra tuttacuore teme l’ultimo giorno di scuola come la peste. Un turbine di emozioni la avvolge e solo l’idea di restare tutta l’estate senza vedere i suoi “cuccioli” le provoca un dissesto emotivo che a volte rasenta le lacrime. Se è supplente o se sta concludendo la classe quinta il problema assume una dimensione arginabile solo con scambio di lettere bellissime in cui emergono gli aspetti emotivamente più significativi del tempo trascorso insieme (quelli brutti di solito si omettono per non inquinare il quadro). Naturalmente il tutto postato nel gruppo di riferimento.
  2. La maestra mipreparo. Se la scuola finisce il 15 giugno e l’ultimo Collegio docenti è fissato per il 27 mattina, sappiate che la maestra mipreparo il 27 pomeriggio sta già postando a manetta, in tutti i gruppi cui è iscritta che è “in cerca di suggerimenti” su come avviare l’anno scolastico successivo. Le altre maestre mipreparo presenti nel gruppo solidarizzano col commento: “seguo”. Predispone attività e ipotizza progetti, cerca classi con cui avviare una corrispondenza, chiede lumi su libri da leggere o da acquistare per prepararsi al meglio ad affrontare il nuovo anno scolastico (!). Al 15 di agosto ha già pronto il programma, come minimo fino a Natale.
  3. La maestra mettoinordine: decide che durante l’estate metterà finalmente a posto la stanza in cui di solito lavora, getterà fogli di convocazioni e vecchi PDP, archivierà libri e quaderni, organizzerà le schede (non si sa mai, potrebbero sempre servire) tentando di demolire la montagna di fogli-libri-manuali-fotocopie-guide-quaderni nella quale di solito si perde dalle tre alle quattro ore al giorno. Posta foto di scrivanie sottosopra. “A settembre si riparte sul pulito…”. Non ci riuscirà. Lo sconforto la prenderà prima della fine del lavoro
  4. La maestra momirilasso: tipico delle maestre non giovanissime che hanno appena concluso la classe prima. L’ansia le ha attanagliate tutto l’anno, nonostante l’esperienza: “impareranno a leggere?”. Oltre all’ansia ad attanagliarle è stato lo sfinimento di raccattare matite cadute, di imprestare matite come se non ci fosse un domani, di asciugare lacrime di chi ha perso la lapis, di rispiegare cose, di arginare moccio in eccesso, di rispondere a domande meravigliosamente senza senso ( maestra, maestra, maestra …) , di gestire giochi, di girare i quaderni dal verso giusto, di accompagnare in bagno e spiegare come si usa una turca, di gestire tonnellate di pennarelli scarichi e non, di sedare risse dovute a rubalizi di palle e giochi, di tranquillizzare mamme un attimino (giusto un attimino) invadenti… al termine della scuola maestra momirilasso ha finito le energie. Perciò chiude e si rilassa. Posta foto di spiagge deserte. Questione di sopravvivenza.

Come avrete capito, care colleghe e colleghi, ho voluto strapparvi una risata.
Mai come in questi tempi il nostro lavoro si è fatto pesante e, a tratti, frustrante.
Chiudere l’anno con un sorriso può essere di buon auspicio per un’estate piena di cose belle. Buone vacanze, buon meritato riposo, a qualunque categoria apparteniate!

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Flavia Franco

Insegnante di scuola primaria, tutor di scienze della formazione primaria, autrice di testi ministeriali e di narrativa, formatrice esperta di didattica della letto-scrittura, giornalista, blogger.

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