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Tag: emozioni

Osservare il mondo

Come maestra, ho sempre creduto che l’educazione non si limiti ai confini della scuola. La vera comprensione del mondo si sviluppa attraverso l’esperienza diretta e l’osservazione. Questo principio diventa particolarmente rilevante durante le vacanze, quando siamo fuori dalla routine quotidiana e abbiamo l’opportunità di esplorare nuovi ambienti e culture.
Le vacanze rappresentano un’occasione unica per i bambini (e per gli adulti) di apprendere in modo informale, immergendosi in contesti diversi da quelli abituali. Spesso, presi dall’euforia del viaggio e dalle numerose attività programmate, rischiamo di dimenticare quanto sia prezioso il semplice atto di osservare ciò che ci circonda.

L’osservazione attenta contribuisce a sviluppare la curiosità e il senso di meraviglia. Durante una passeggiata in un bosco, per esempio, un bambino può scoprire il ciclo vitale di un albero, osservare gli insetti nel loro habitat naturale o notare le diverse sfumature di verde nelle foglie. Ogni dettaglio osservato è una finestra su un nuovo mondo di conoscenze e comprensioni. In vacanza, ci può capitare di essere esposti a culture e tradizioni diverse dalle nostre. Un mercato locale, una festa tradizionale o un semplice pranzo in un ristorante tipico diventano occasioni per apprendere e apprezzare la diversità culturale. Questo tipo di apprendimento non solo amplia le conoscenze, ma sviluppa anche empatia e tolleranza.


OSSERVARE PER SVILUPPARE IL PENSIERO CRITICO
L’osservazione attenta concorre allo sviluppo di competenze cognitive fondamentali come l’attenzione, la memoria e il pensiero critico. Quando un bambino osserva un paesaggio, un’opera d’arte o un fenomeno naturale, è invitato a fare domande, formulare ipotesi e trovare collegamenti con ciò che ha già imparato. E questo aiuta a formare un pensiero critico e indipendente.
Osservare l’ambiente naturale durante le vacanze può anche sensibilizzare i bambini (e gli adulti) alla bellezza e alla fragilità del nostro pianeta. Notare i segni dell’inquinamento, l’impatto dell’uomo sulla natura o semplicemente apprezzare la bellezza di un paesaggio incontaminato, può ispirare un maggiore rispetto per l’ambiente e un impegno per la sua tutela.
Come maestra, incoraggio sempre i miei alunni e le loro famiglie a sfruttare le vacanze trasformandole in un’opportunità per osservare il mondo con occhi nuovi.
Perché l’osservazione non è solo uno strumento di apprendimento, ma anche un modo per arricchire la nostra vita, rendendoci più consapevoli e più connessi con il mondo che ci circonda. In un’epoca in cui siamo costantemente distratti da schermi e dispositivi, il semplice atto di fermarsi e osservare può diventare un potente antidoto alla superficialità e alla disattenzione.
Quindi, durante le prossime vacanze, ricordiamoci di aprire gli occhi: il mondo ha tanto da insegnarci, se solo siamo disposti a imparare.

Autorealizzazione, bisogni e motivazioni nella teoria di Abraham Maslow

Gli interrogativi legati alla dinamica del soddisfacimento dei bisogni umani sono al centro degli studi e delle osservazioni dello psicologo statunitense Abraham Maslow, che, nel libro “A theory of human motivation” uscito nel 1943, presenta la piramide dei bisogni che costituisce un riferimento fondamentale per gli studiosi del comportamento umano nella realtà dei contesti esistenziali. La pubblicazione, successivamente rivista e integrata mantiene la sua attualità proprio per il tentativo di cogliere i bisogni nella loro natura e nelle possibili articolazioni e rappresentazioni.

Ricercatore, tra I principali esponenti e fondatori della psicologia umanistica, Maslow è interessato alle dinamiche che caratterizzano l’evoluzione degli individui non per gli aspetti di problematicità e conflittualità, ma per quelli legati alle possibilità di autorealizzazione.

La teoria della gerarchia dei bisogni viene presentata da Maslow per mezzo di una rappresentazione grafica molto efficace, chiara nel messaggio e incisiva nella proposta, tanto da essere nota a livello di studi psicologici, nel settore commerciale e del marketing. È una struttura piramidale che evidenzia la struttura gerarchica dei bisogni a partire dai bisogni fisiologici che ne costituiscono la base. Seguono i bisogni di sicurezza, di appartenenza e di stima e, infine, all’apice della scala, i bisogni di realizzazione di sé. Così ogni individuo, per crescere nella consapevolezza di sé, per percepire livelli esistenziali complessi e superiori, deve innanzi tutto soddisfare i bisogni primari legati al cibo, al dormire, all’aria, all’acqua, alla sessualità.

Si tratta dei bisogni fisiologici, fondamentali per garantire la vita come sopravvivenza e riproduzione che, una volta appagati, aprono alla possibilità di vivere livelli superiori di esistenza personale e sociale. Il bisogno di sicurezza, per Maslow, comprende aspetti fisici, ma anche economici, riguarda l’incolumità e la comprensione reciproca nella sfera delle relazioni. Oggi sappiamo che i livelli di soddisfacimento dei bisogni sono strettamente correlati e spesso non possono essere esaminati se non nella loro significativa integrazione di dati personali, culturali e sociali, basti pensare al concetto di protezione e tutela.

Molto si discute di sicurezza un tema cruciale per il lavoro, un asse nella dimensione psicologia nella crescita, un obiettivo nelle scelte di vita, un interrogativo che riguarda la gestione dei territori, il clima e l’economia. Un concetto ampio, che sembra interpretare le tensioni della modernità e la precarietà della condizione umana.

I livelli più alti proposti da Maslow nella sua scala vedono emergere, di seguito, bisogni che poggiano sulle potenzialità dell’individuo che cresce nell’autostima e nel riconoscimento sociale. A Maslow interessa uno sviluppo della persona a “dimensione umana” perché l’autorealizzazione contempla una identità forte, in cui  l’individuo possa vivere l’esistenza in modo flessibile ed equilibrato, in un processo di adattamento orientato al benessere personale e sociale. Quella di Maslow è una ricerca continua e molto attuale, capace di  indagare la correlazione tra i bisogni dell’essere umano e le motivazioni che lo spingono a soddisfarli. Le potenzialità non possono realizzarsi fuori del contesto sociale, sono dinamiche e aperte agli stimoli esterni. Le ripercussioni sulle motivazioni all’apprendimento durante il periodo pandemico hanno dimostrato quanto incidono sulla personalità in formazione fattori di grande insicurezza che generano ansia, solitudine e demotivazione. Gli esseri umani hanno bisogno di affrontare la vita in condizioni tali da poter soddisfare i bisogni primari innanzi tutto, devono essere nutriti e protetti. Su queste basi nasce la relazione sicura, la fiducia e la motivazione a realizzare talenti e potenzialità.

Molti temi possono essere affrontati con riferimento al pensiero di Abraham Maslow, basti pensare alle proposte comunicative che pongono come bersaglio proprio i bisogni sui quali appare necessario richiamare l’attenzione e guidare le scelte di coloro ai quali si rivolgono i messaggi.

Se la piramide dei bisogni costituisce un valido strumento di analisi, tuttavia una interpretazione gerarchica stretta dei livelli può essere riduttiva e non rispondente alla necessità di guardare alla complessità dei bisogni degli individui, nelle varie interrelazioni che ciascuna storia personale può presentare. Resta fondamentale il riferimento alla psicologia umanistica che pone la centralità di un approccio attento alla persona e allo sviluppo armonico e integrato delle sue potenzialità.

Sta arrivando la Primavera!

Il diritto alla Primavera

In questo tempo di clima impazzito, speriamo ci rimanga la Primavera.
La Primavera è la stagione della rinascita, è il momento in cui tutte le energie spingono verso la vita. Nascono nuovi profumi, nuove foglie, nuovi suoni, nuovi colori.

È molto importante, soprattutto per i bambini e le bambine che vivono in città, che le maestre affrontino questo argomento.
È bello immaginare la classe come una specie di stanza multisensoriale in cui si possano evocare le sensazioni che l’arrivo della bella stagione suscita in noi.
Facciamo ascoltare ai nostri alunni il cinguettio degli uccelli (in rete si può trovare senza difficoltà), portiamo a scuola dei giacinti e facciamo sentire loro il profumo intenso che emanano.

Proiettiamo alla LIM video time-laps (anche questi si trovano facilmente in rete) in cui in breve tempo si possa vedere lo sbocciare di un fiore o lo srotolarsi di una foglia. Guardiamo documentari di nidi che si riempiono di piccoli che escono dall’uovo.

Al termine di queste operazioni, recuperiamo le EMOZIONI, chiudendo gli occhi. Guidiamo i bambini e le bambine ad evocare le sensazioni che hanno provato. Corrediamo il tutto con qualche bella poesia. Niente come una poesia si sposa bene con la Primavera!

Scopri di più sul sussidiario dei linguaggi Parole segrete che ti proporrà una selezione di poesie dedicata ai piccoli e grandi lettori.

Buona Primavera!

It’s time to move and learn!

Il corpo e il movimento come strumenti di apprendimento (e di divertimento) della lingua inglese.

“Everything in the universe has a rhythm, everything dances.”

Questa meravigliosa affermazione di Maya Angelou si applica perfettamente a qualsiasi lezione di inglese.

Quindi, perché non esplorare “la danza” della conoscenza in classe e “muoversi al ritmo” dell’apprendimento?

Gli studenti della scuola primaria imparano meglio attraverso il gioco e il movimento perché permette loro di comprendere la lingua in modo naturale e interattivo. Il metodo di insegnamento TPR prevede l’uso del movimento fisico e della gestualità per aiutare i bambini e le bambine ad associare parole e frasi alle azioni, in modo che l’apprendimento della lingua diventi significativo. Fare collegamenti tra i movimenti del corpo e gli elementi lessicali aiuta i bambini e le bambine a trattenere le nuove informazioni perché dà significato e contesto.

Nel nuovo webinar It’s time to move and learn, daremo uno sguardo al metodo TPR, perché e come applicarlo nell’apprendimento delle lingue, nonché alle attività pratiche e pronte per l’uso tratte dal nuovo corso di inglese Hello World. Vedremo come possiamo far muovere e imparare i nostri bambini e bambine, ballare e ricordare, recitare e cantare, rendendo il loro percorso di apprendimento più coinvolgente!

Il percorso dell’apprendimento continuo non passa solo attraverso gli ambiti linguistici, ma attraversa anche ambiti sociali ed emotivi essenziali per la crescita di un bambino. Del resto, come affermava Aristotele circa 2400 anni fa, “Educare la mente senza educare il cuore non è affatto educazione”.

Con questo in mente, in questo webinar discuteremo dell’importanza di concentrarsi non solo sullo sviluppo degli aspetti cognitivi dei bambini (la mente), ma anche di altre qualità che ci rendono umani (il nostro cuore), in altre parole parleremo di SEL (Apprendimento sociale ed emotivo.)

Condividerò suggerimenti e idee su come le nostre lezioni di lingua possano essere inclusive potenziando l’intelligenza sociale ed emotiva dei nostri piccoli studenti e studentesse. Attraverso le attività suggerite, i bambini e le bambine potranno iniziare a identificare le proprie emozioni, imparare a gestire lo stress ed essere consapevoli che l’amore è universale tra tutti gli esseri viventi.

Siete tutti e tutte più che benvenuti a unirvi a me online mercoledì 20 marzo alle ore 17.00, per condividere opinioni e imparare gli uni dagli altri. Ci vediamo tutti e tutte lì!

Katerina Nikolla

 Move learn 1

 

ENGLISH VERSION

“Everything in the universe has a rhythm, everything dances.”

 This pearl of wisdom from Maya Angelou perfectly applies to any language classroom.

So, why not explore the “dance” of knowledge in the class and move to the “rhythm” of learning?

Primary school students learn best through play and movement because it allows them to understand language in a natural and interactive way. The TPR teaching method involves using physical movement and gestures to help children associate words and phrases with actions, so the language learning becomes more memorable. Making connections between body movements and lexical items helps children retain the new information because it gives meaning and context

In my new webinar, we are going to take a look at the TPR method, why and how to apply it in the language learning as well as practical, ready to use activities from the newly released Hello World coursebooks for students of primary school. Let’s see how we can make our kids move and learn, dance and remember, act and chant, making their learning journey more engaging!

The vibrant classroom is only a glimpse into the vast world which our little learners explore and discover every day and every moment. The path of continuous learning passes through not only linguistic fields but it also crosses essential social and emotional areas of a child’s growth After all, as Aristotle said some 2400 years ago, “Educating the mind without educating the heart is no education at all”.

With this in mind, in this webinar we will discuss the importance of not only focusing on developing the cognitive aspects of the children (minds) but also other qualities that make us human (our hearts), in other words, we will talk about SEL(Social and  Emotional Learning.)

I am going to share tips and ideas on how our language lessons can be inclusive by empowering the social and emotional intelligence of our little learners. Through the activities suggested, children may start identifying their emotions, learn how to handle stress and be aware that love is universal between all living.

You and your teacher fellows are more than welcome to join me online on Wednesday 20th of March, to share views and learn from each other. See you all there!

Katerina Nikolla

 Move learn 1

The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?

Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

Ebbene sì, l’apprendimento è anche una questione di emozioni. Può capitare che il clima emotivo in aula non sia del tutto positivo limitando così il desiderio dei bambini e delle bambine di interagire e di apprendere. A volte, gli insegnanti vengono sopraffatti da pensieri e difficoltà che possono condizionare le loro reazioni al comportamento degli studenti e delle studentesse. Risulta fondamentale, quindi, che sia gli insegnanti che gli allievi ed allieve posseggano gli strumenti adeguati a gestire le proprie emozioni.

Cos’è l’apprendimento sociale ed emotivo?
L’apprendimento socio-emotivo (SEL) si riferisce all’educazione ai sentimenti, un approccio che consente di gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, di migliorare le relazioni con gli altri.

L’apprendimento socio-emotivo è spesso suddiviso in cinque competenze principali:

  • Consapevolezza di sé: essere in grado di identificare e comprendere le proprie emozioni
  • Autogestione: essere in grado di gestire le proprie emozioni e i propri comportamenti
  • Consapevolezza sociale: essere in grado di comprendere le opinioni degli altri
  • Abilità relazionali: capacità di instaurare relazioni positive con gli altri
  • Processo decisionale responsabile: la capacità di prendere decisioni ponderate e ben informate.

Sappiamo bene che le emozioni incidono sull’apprendimento e che lo stress può ridurre notevolmente il rendimento scolastico; risulta importante sviluppare competenze per gestire in modo proattivo le emozioni negative e per favorire il successo dei nostri allievi e delle nostre allieve.

Per avere un miglior rendimento scolastico le bambine e i bambini hanno bisogno di poter contare sulle proprie abilità interpersonali e intrapersonali. In definitiva, perché è importante inserire nelle lezioni di inglese attività di apprendimento socio-emotivo? Perché la collaborazione, l’interazione e la comunicazione sono al centro della didattica L2.

Se siete curiosi/e e volete conoscere più da vicino l’approccio SEL, vi aspetto mercoledì 13 marzo 2024 alle ore 16:30 nel webinar The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?  Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

In questo incontro faremo riferimento ad alcuni aspetti sociali ed emotivi fondamentali utili non solo per affrontare con successo il percorso scolastico dei bambini, ma anche per supportare il benessere nella vita scolastica di tutti – insegnanti compresi. Durante l’incontro e attraverso le attività tratte dal nuovo ministeriale Hello World, forniremo esempi concreti e pratici di come inserire tale approccio nella lezione di inglese.

Non mancate! #savethedate Link al webinar

11 The Social and Emotional approach

Mariana Laxague
Scopri il progetto Hello World

 

The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?

We all know that learning is a matter of emotions. Often the emotional environment in the classroom is not positive, thus limiting children’s will to interact and learn. Sometimes, teachers are overwhelmed with thoughts and difficulties that influence our reaction to our pupils’ behavior. In short, both teachers and children must have the tools to manage emotions efficiently.

What is social and emotional learning?

Social-emotional learning (SEL) refers to education about feelings, an approach that allows people to manage their emotions and thus improve relationships with others.

Social-emotional learning is often broken down into 5 main skills:

  • Self awareness – being able to identify and understand one’s emotions
  • Self management – being able to manage one’s emotions and behaviors
  • Social awareness – being able to understand other people’s views
  • Relationship skills – the ability to have positive relationships with others
  • Responsible decision making – the ability to make well-informed decisions

Over the past few decades, our horizons of how to optimize learning has broadened, and academic research has acknowledged that emotions matter. Stress can significantly reduce academic performance and therefore it becomes essential to develop skills to effectively manage negative emotions to make students able to succeed.

To perform better at school, children need life skills such as interpersonal and intrapersonal skills. So, why include social-emotional learning activities in the primary English classroom? Because interaction, communication and cooperation are at the center of L2 teaching.

If you are curious and want to learn more about the SEL approach, I’ll see you on Wednesday 13 March 2024 at 4.30 pm in the webinar The Social and Emotional Learning Approach. Why and How? Develop social and emotional skills in the primary English class.

In this meeting we will refer to some fundamental social and emotional aspects useful not only for successfully tackling children’s school career, but also for supporting everyone’s well-being in the school life – including teachers. During the webinar and through the activities taken from the new Hello World ministerial course, we will provide concrete and practical examples of how to include this approach in the primary English class.

Do not miss! #savethedate Link al webinar

11 The Social and Emotional approach

Mariana Laxague
Scopri il progetto Hello World

Perché è importante parlare di Stagioni nella Scuola Primaria

Parlare di stagioni, con le nostre alunne e i nostri alunni può sembrare un argomento “antico” o, per alcuni, superato. In realtà, l’argomento “STAGIONI” offre numerosissimi spunti didattici, trasversali a tutte le discipline e rappresenta un’opportunità unica per esplorare il mondo naturale che ci circonda.

Per questo, nel sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE ho voluto riservare loro uno spazio speciale.

Affrontando il ciclo delle stagioni si crea una connessione immediata con il mondo naturale attraverso un approccio “storico” al succedersi degli eventi, visto nella prospettiva del tempo ciclico. Osservare la natura nel suo modificarsi continuo crea una connessione che aiuta a sviluppare consapevolezza e senso di responsabilità verso l’ambiente.

Parlare di stagioni rappresenta un’opportunità ideale per introdurre concetti scientifici fondamentali. Si può imparare come la posizione della Terra rispetto al sole influisca sul clima e sulle stagioni, scoprendo il funzionamento di fenomeni come l’equinozio e il solstizio, verificando come le stagioni influenzino la flora e la fauna, compreso il comportamento di animali e piante.

Le stagioni forniscono all’insegnante l’opportunità per attivare l’osservazione diretta. Le bambine e i bambini possono tenere un diario delle stagioni, registrando i cambiamenti che notano nel loro ambiente durante tutto l’anno. Questa attività incoraggia a essere attenti e curiosi e sviluppa abilità di osservazione fondamentali.

I brani musicali dedicati, permettono di allenare l’ascolto, mentre la fruizione di dipinti a tema stagionale offre l’opportunità di avvicinare i nostri alunni e le nostre alunne all’arte.

Dal punto di vista delle emozioni, le stagioni sono il terreno ideale per suscitare sensazioni: l’autunno può accendere immagini poetiche di foglie cadenti e tavolozze di colori mentre la primavera può portare la gioia della rinascita. Queste connessioni emotive possono fornire lo spunto per produzioni scritte narrative, descrittive o poetiche.

In conclusione, l’insegnamento del ciclo delle stagioni non solo offre opportunità di apprendimento ricche e significative, ma promuove anche l’educazione ambientale. È attraverso una maggiore comprensione e apprezzamento del mondo naturale che i bambini e le bambine imparano ad amare e rispettare la natura, a prendersene cura, diventando cittadini consapevoli e responsabili della salvaguardia del nostro pianeta.

Leggere per crescere

L’ambiente, la bellezza e il prendersi cura

In questo articolo parleremo del terzo pilastro su cui si basa la didattica della lettura in Parole segrete: LEGGERE PER CRESCERE.
È il percorso attraverso il quale la pagina scritta diventa stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontare opinioni e punti di vista, a riflettere su noi stessi e sui valori che orientano le nostre scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini” detentori di un pensiero libero, critico e creativo.

 

LE LIFE SKILLS
Risale a più di 20 anni fa il primo faro acceso sull’importanza delle life skills. Nel 1993 infatti, per la prima volta il Dipartimento di Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimarca quanto sia fondamentale lo sviluppo di tali abilità nel percorso di crescita di ogni individuo, “soprattutto nelle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti”.

L’OMS identifica il nucleo fondamentale delle life skills, in 10 competenze raggruppate secondo 3 macroaree:
– Emotive: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress.
– Relazionali – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci.
– Cognitive – risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo.

Sempre secondo l’OMS la fascia di età adatta per cominciare ad apprendere tali competenze si colloca tra i 6 e16 anni, periodo in cui i comportamenti sono ancora modificabili. Sempre secondo l’OMS le life skills vanno allenate: quale ambiente migliore per l’insegnamento delle life skills se non la scuola? A scuola si insegna alle bambine e ai bambini a saper collaborare con gli altri, a pensare in modo critico, a creare e mantenere buone relazioni, a stabilire e riconoscere obiettivi e valutare il proprio apprendimento. Competenze che sono fondamentali per sviluppare una corretta socialità.

Entrare nel testo a livello riflessivo significa ricavare spunti da condividere e approfondire, spunti per pensare, spunti per crescere. Per questo nella sezione del libro di testo “Crescere leggendo”, ho inserito letture che fungono da stimolo per riflettere su ciascuna delle life skills principali, attraverso attività pratiche cooperative vicine ai bambini e alle bambine, attività che permettano loro di trasformare le riflessioni in “comportamenti”.


LA CURA
Prendersi cura” è un’espressione bellissima e potente. È un sinonimo di “avere a cuore”. Ma, che cosa significa in concreto questa espressione? Per coglierne d’istinto il significato profondo basta pensare a qualcosa che ci è caro, persona, animale o oggetto che sia.

Quand’è che questa espressione si traduce in azione?
Succede quando siamo in grado di comprendere i bisogni e le necessità proprie e degli altri, cercando di occuparcene, facendo del nostro meglio. Si traduce nella volontà di assumersi l’impegno e la responsabilità nel conservare, custodire, proteggere ciò che amiamo, ciò che è prezioso per noi e per chi ci sta intorno. Prende vita attraverso il riguardo, l’attenzione e l’impegno costante con l’obiettivo di generare benessere e armonia. Ci si prende cura di qualcosa che si ama.

Per questo, nella sezione denominata PRENDESI CURA ho sviluppato un percorso di letture legato anche agli obiettivi dell’agenda 2030, che conduce i bambini, a porsi domande, a conoscere, a prendere iniziative per far sì che, anche nel proprio piccolo, si impari a fare la propria parte. A piccoli passi verso il cambiamento. Che è responsabilità di ciascuno di noi.

STEM E PARI OPPORTUNITÀ
“Stem” è un acronimo che sta per Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, cioè tutto quel gruppo di materie che afferisce all’area scientifica delle discipline scolastiche e, come ricordato dal PNRR, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, riveste una grande importanza per la crescita della persona durante gli anni scolastici, oltre ad avere un’importante ricaduta sullo sviluppo del Paese.

Dunque, è molto importante che, fin da bambini, si capisca il valore di queste discipline, con un focus che parte delle bambine, spesso (e non per causa loro) poco orientate al mondo delle STEM.

Nella sezione del libro dedicate alle letture STEM ho voluto stimolare questo tipo di pensiero, mettendo in evidenza le figure di donne che hanno contribuito con la competenza, la tenacia, lo studio a scoperte straordinarie, in grado di cambiare il corso della scienza, dell’astrofisica, delle tecnologie, della medicina.

I brani e le attività proposti in tutte le sezioni del sussidiario sono stati scelti con l’attenzione ai contenuti, alle autrici e alle protagoniste femminili, al linguaggio rispettoso della parità di genere, obiettivo imprescindibile di ciascun insegnante e, soprattutto, di ciascun autore o autrice di testi destinati alle bambine e ai bambini. Una corretta costruzione dei rapporti maschio femmina, uno sguardo rispettoso della disabilità passa anche attraverso le letture, le immagini, la scelta degli esercizi su cui studiano, riflettono, imparano i nostri alunni. Tutto ciò per un’autrice, e per la casa editrice che concretizza la sua voce, rappresenta una grande responsabilità. È giunto il tempo di agire.

L’AMBIENTE E LA BELLEZZA
Se impariamo a respirare la bellezza fin da bambini, non potremo diventare “brutte persone” da adulti. Questo è il mio convincimento profondo, per questo nella sezione del libro dedicata all’armonia delle stagioni ogni dipinto, ogni fotografia, ogni testo è orientato ad avvicinare i bambini alla bellezza.

Bellezza che apre gli occhi sul mondo, perché la bellezza si trova ovunque, basta solo saperla vedere. E, insieme all’emozione del bello, e al rispetto che genera, un allenamento creativo, per trasformare ancora una volta le emozioni in parole, scritte, ascoltate, raccontate ma anche in comportamenti rispettosi della meraviglia che ci circonda.

Vuoi scoprire il sussidiario dei linguaggi Parole segrete?
Scoprilo sulla pagina dedica

Leggere per emozionarsi

La lettura gratis per consumatori felici di storie

In questo secondo articolo, parleremo del secondo pilastro su cui si basa la nostra didattica della lettura: leggere per emozionarsi.

È il percorso attraverso il quale prendiamo per mano i nostri alunni e alunne aiutandoli a costruire un legame d’amore con la pagina scritta, un percorso propedeutico alla formazione di lettori affezionati, per diventare dei veri “consumatori felici di storie”.

PAROLE CHIAVE: EMOZIONE, LETTURA E LIBERTÀ
Siamo tutti diversi, abbiamo interessi diversi. Chi ama il brivido e chi le storie a lieto fine, chi l’avventura, la natura, la scienza, chi la cucina e chi lo sport… a ciascuno il proprio libro! Il mondo della lettura è come una tavola imbandita con ogni sorta di piatti pronti che aspettano solo noi. Ecco alcuni consigli utili per facilitare il compito dell’insegnante, che ho inserito, insieme ad altri, nella guida che accompagna il sussidiario dei linguaggi Parole segrete:

  • Non dimentichiamo mai che l’imposizione raramente orienta verso scelte autonome e consapevoli. “Vuoi che faccia questo, ebbene, farò esattamente il contrario …” nessuno può essere costretto a leggere ciò che non gli piace!
  • Un libro si può anche abbandonare a metà… non è giusto obbligare il lettore ad arrivare fino alla fine (come quando mamma costringe Paolino a finire la minestra di zucca perché DEVE imparare a mangiare tutto, mentre il papà mangia altro perché proprio la minestra di zucca non gli va giù…).
  • Il senso del dovere va bene, ma la lettura non deve essere una fatica. E poi, certe volte è difficile per il lettore impaziente resistere senza balzi in avanti, opponendosi al desiderio di saltare qualche pagina. A tornare indietro c’è sempre tempo…
  • Riguardiamo un film che ci è piaciuto tanto e rigiochiamo lo stesso gioco, rivogliamo il gelato al pistacchio perché solo quello ci piace; quindi… rileggere e riscoprire uno stesso libro, rivivere sensazioni, a caccia di tesori nascosti tra le pagine – che magari prima ci erano sfuggiti – è davvero stimolante oltre che rassicurante.
  • Spiluccare. Fantastico. Liberi di assaggiare il libro, un po’ di qua un po’ di là, giusto per sentire gusti diversi e far cantare le papille (o deprimerle, a seconda del sapore).
  • Mangiarsi le unghie perché il protagonista sta per cadere in un’imboscata e noi lettori sappiamo già che cosa lo aspetta e non possiamo fermarlo; sentire l’amarezza del nostro eroe convinto di essere stato tradito; ridere sotto i baffi perché quel simpatico truffatore l’ha fatta franca. Emozioni … e dite poco?

 

E per i bambini e le bambine?

Nel sussidiario dei linguaggi “Parole segrete” ho voluto rendere tangibile ciò che faccio regolarmente con i mei alunni e alunne: offrire letture GRATIS.

Nella sezione “EMOZIONARSI LEGGENDO” ho inserito proposte nelle quali non troverà nessun tipo di lavoro da eseguire sul testo. L’unico compito sarà quello di “emozionarsi”, testando, attraverso l’EMOZIONOMETRO, il livello cui è giunta la sua emozione.

Lettura libera, dunque, lettura emozionale, un modo semplice per far comprendere ai bambini che leggere è davvero un privilegio, un cesto di emozioni in libertà, una possibilità di crescere, di ritrovarsi, di farsi compagnia. Una volta che avrà capito questo, noi insegnanti potremo tirare un sospiro di sollievo e, perché no, anche di soddisfazione…

Amico libro, viaggiatore di bocca buona. Te ne stai dovunque, con la sabbia tra le pagine o sul sedile di un aereo (nonostante la fifa), al finestrino di un treno, aperto sul letto, mentre caschi dal sonno, o magari in bagno… Giusto perché non ti tiri mai indietro, quando si tratta di farci compagnia…

Vuoi scoprire il sussidiario dei linguaggi Parole segrete?

Scoprilo sulla pagina dedicato oppure partecipa all’incontro formativo con l’autrice.

Desiderare è camminare tra le stelle

Il desiderio è un dono importante da fare alle bambine e ai bambini

Il desiderio è il regalo più importante che l’insegnante può fare ai suoi allievi e alle sue allieve!
Per questo dicembre 2022 la proposta è un invito a riflettere su una parola carica di significati importanti per andare verso il futuro, la parola “desiderio”, intesa come un sentimento tutto da esplorare e come un dono da vivere.

CHE COS’È IL DESIDERIO?
Il termine desiderio può assumere una molteplicità di significati, tanto la parola è ricca emotivamente, allusiva, densa dal punto di vista valoriale, attraente e misteriosa.

Canta Lorenzo Jovanotti:

 “… Vedo un turbinio di gente colorata
Che si affolla dietro a un ritmo elementare
Attraversano la terra desolata
Per raggiungere qualcosa di migliore…
Ogni cosa è illuminata
Ogni cosa è, nel suo raggio, in divenire
Vedo stelle che cadono nella notte dei desideri…”.

Testo e musica esprimono la forza del desiderio, soprattutto quel divenire che esso può alimentare!

Le stelle sono un perfetto richiamo per afferrare lo splendore e il fascino del desiderio…

La parola, letteralmente, significa “mancanza delle stelle”, dal latino desiderium (composto di de e sidera). Desiderare è percepire la mancanza delle stelle, un sentire che induce alla ricerca di stelle che possano illuminare il percorso. Desiderio è ’ il “sentimento di ricerca appassionata o di attesa del possesso, del conseguimento o dell’attuazione di quanto è sentito confacente alle proprie esigenze o ai propri gusti” (Devoto Oli).

In apertura del sito ufficiale di Massimo Recalcati si può leggere:
“… Avete agito conformemente al desiderio che vi abita?”

“La forza del desiderio” è il titolo di un libro pubblicato (2014) da Massimo Recalcati in cui l’autore presenta il desiderio come chiamata della vita, dilatazione della vita stessa, possibilità di renderla più piena e intensa.
Per la psicoanalisi desiderare è un imperativo che spinge l’individuo fuori da se stesso, una possibilità di vita che, se nascosta a se stessi, conduce alla sofferenza psichica.

In altro modo si potrebbe scrivere che il desiderio dilata l’orizzonte di vita e permette all’esistenza umana di essere più intensa e ricca. È “…… ciò che muove l’aspetto più intimo del proprio essere. (Martin Buber, Il cammino dell’uomo).

In tal senso il desiderio è il regalo più importante che un maestro o una maestra può fare al suo allievo/a. Non si tratta, infatti, di “riempire” le teste di nozioni ma di testimoniare, di passare il desiderio di sapere. Socrate, in modo emblematico e universale, è il maestro che insegna non le cose ma il desiderio di sapere. Così attraverso la parola si realizza l’accensione e la trasmissione dei desideri.

DESIDERARE SIGNIFICA CAMBIARE
La lampada di Aladino, la celebre fiaba della raccolta Le Mille e una notte, racconta magicamente la forza del desiderio di cui la lampada è metafora. La storia narra delle vicende di Aladino e del potere di una lampada capace di soddisfare ogni desiderio di chi la possiede. Ma è proprio così? È il possesso della lampada che consentirà al protagonista della storia di raggiungere la felicità o l’uso che egli saprà farne? Aladino, presentato inizialmente come soggetto senza prospettive, diventa via via sempre più capace di esprimere il suo progetto di vita, pronto a lottare per ottenere i risultati che desidera, e proprio per questo la fiaba avrà il suo lieto fine.

Il desiderio come moto proprio dell’animo umano (che aspira a raggiungere ciò che considera un bene) è ben evidente nei bambini e nelle bambine anche quando non sanno ancora distinguere un bene immediato, un oggetto, capace forse di soddisfare semplicemente un capriccio, da una meta intesa come traguardo da conquistare e come realizzazione personale. Chiedere di esprimere un desiderio può essere la chiave per capire cosa sta vivendo un bambino/a, ma anche un adulto, perché ci sono desideri che cercano argini per ansie e preoccupazioni così come desideri che rivelano più o meno palesemente il bisogno di cura, di socialità, di comprensione. Sorprendente è scoprire il desiderio come ricerca appassionata in cui è possibile coinvolgere gli altri per camminare in un orizzonte pieno di stelle.

“In ciò concorrono anche i genitori. Ai genitori gli direi: primo, quando avete bambini piccoli non riempiteli di giochi di cui – tra l’altro – non gliene frega niente. Perché i giochi che gli date… non so se avete visto i bambini a Natale quando aprono i giochi con un nervosismo, devono strappare tutta la carta, vedere il gioco, esprimere un urlo, poi metterlo là: finito, morto. Già morto. Perché gli regalano dei giochi che i bambini, magari, non hanno neanche desiderato. E quando tu hai delle cose che non hai neanche desiderato non valgono niente perché è solo il desiderio che dà una carica di valore alle cose”.  (U. Galimberti,2018)

Quando arriva un desiderio, si verifica un’invisibile espansione di quello che si è, un’espansione che permette di scorgere nuovi confini e, dentro questi, di conoscere qualcosa in più di sé stessi.

“La vita non ha un senso: è desiderio. Il desiderio è il tema della vita” (Charlie Chaplin)

Educare alla pace

Per contrastare ed evitare i conflitti

Aprire la riflessione su conflitto, disponibilità al confronto, relazione educativa, vuol dire riflettere su temi cruciali e irrinunciabili che possono aiutare a trovare risposte nell’impegno a orientare lo sviluppo armonico e integrato della personalità nei contesti educativi, in un tempo di grandi emergenze fatte di guerre, sopraffazioni e violenze, in cui sembra smarrirsi il concetto stesso di umanità.

La parola conflitto è una parola che sentiamo immediatamente avversa, una parola negativa che richiama la guerra, gli stermini che attanagliano in questi giorni un’umanità aggredita, oppressa, a cui sono negati i diritti fondamentali. Ad esplorare la portata vasta di questa parola, considerandone la valenza articolata per chi si interessa di educazione, ecco la possibilità di accedere a un concetto che riguarda l’educazione alla Pace come progetto per contrastare ed evitare i conflitti.

Pensare il conflitto vuol dire tenere insieme e distinguere la dimensione di tensione che provoca contrasti interiori nel soggetto, pulsioni contrapposte che inducono sofferenze a livello psichico, situazioni di antagonismo a livello di gruppi sociali, conflitti di interesse che generano opposizioni e degenerano in lotte e scontri relazionali.

Così i conflitti legati alla conquista della supremazia economica e politica possono riguardare non solo gruppi ristretti ma intere popolazioni e diventare guerre fratricide e di sterminio.

È indispensabile e urgente, sul piano umano e comunitario, riflettere sul significato dell’essere in opposizione per scoprire i percorsi di esperienza positiva a livello di relazioni tra le persone, soprattutto tra i soggetti in formazione, nei contesti di lavoro, di apprendimento, di vita sociale.

Situazioni conflittuali sono sempre situazioni di disagio, di contrasto, che rischiano di diventare insanabili e che impediscono la realizzazione di un benessere da condividere.

Vogliamo perciò tentare di esplorare il concetto di “conflitto” per trarne armi di pacificazione, strumenti di costruzione di relazioni positive, efficaci a livello emotivo, cognitivo e sociale.

 

Quale ruolo può assumere il conflitto in educazione? Come trasformare un’esperienza conflittuale in un’esperienza di crescita umana? Si può insegnare e apprendere a litigare? Si può far fiorire la pace negli individui in formazione?

Quando bambine e bambini litigano, è possibile aiutarli a diventare consapevoli della situazione di conflitto in cui agiscono?

“Io non vinco tu non perdi” può essere un obiettivo? La pratica della didattica a distanza, le trasformazioni nella gestione della classe, correlate all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia per covid-19, hanno modificato l’esperienza del litigio e del conflitto nell’età evolutiva, rendendo queste esperienze maggiormente problematiche e limitanti.

Dalle ricerche in campo psicologico sappiamo che il conflitto è determinante nei processi di cambiamento, di adattamento e sviluppo perché riguarda sempre la dimensione comunicativa e l’opportunità di scambio sociale e di dialogo. Il conflitto può essere gestito per mezzo di una molteplicità di strategie che permettono riconoscere i motivi che generano il conflitto stesso, sempre legati all’incompatibilità di obiettivi considerati non reciproci.

I bambini, come gli adulti, litigano per il possesso di beni e oggetti, per la non accettazione di comportamenti e opinioni, per la violazione di regole definite. L’opposizione, anche la più rigida e la più insanabile, può, tuttavia, essere negoziata e risolta, senza che l’opposizione termini per vittoria di una parte sull’altre o per abbandono e rinuncia ai propri obiettivi.

Ecco allora l’importanza di un contesto comunicativo aperto, in cui la comprensione delle ragioni reciproche, le argomentazioni, le spiegazioni, possano condurre alla risoluzione del contrasto come assunzione di un nuovo punto di vista condiviso.

Pratiche molto efficaci, in uso nella scuola e nelle situazioni formative in genere, riprendono i principi dell’ascolto attivo, della negoziazione, della valorizzazione dell’intelligenza emotiva e della capacità di argomentare. Per questo a scuola risulta molto importante il ruolo dell’insegnante, che può aiutare le alunne e gli alunni ad accrescere la fiducia in loro stessi, non litigando e aggredendo ma dialogando, forti di mature competenze linguistiche e modalità comportamentali in cui ascoltare, comprendere, rispettare siano abilità acquisite e sperimentate anche in modo laboratoriale.

Si può imparare a litigare attraverso situazioni conflittuali che sono tali a livello di metodo, per maturare la consapevolezza della situazione stessa e del proprio possibile intervento.

 

Gli alunni e le alunne devono apprendere a parlare del litigio che li ha coinvolti (“È mio!”, “Ho preso prima io il pallone!”, “Hai sbagliato tu!”), per diventare capaci di ritrovare l’accordo con gli amici. Il ruolo degli adulti non diventa un aiuto significativo se si impone con una soluzione dall’alto o con la ricerca del colpevole.

Poiché ogni litigio riguarda sempre le relazioni interpersonali, queste relazioni devono essere considerate finalità di costruzione e ricostruzione di un rapporto sereno, collaborativo e riflessivo.

Ogni conflitto chiama in causa la volontà e l’intenzionalità di modificare una situazione e deve attivare la motivazione a ritrovare quel clima di fiducia e di serenità compromesso. Si tratta di cambiare una situazione, di ristabilire un equilibrio che riguarda non solo il rapporto con gli altri ma anche il rapporto con se stessi.

A scuola dobbiamo scegliere il valore della pace come tempo e spazio di educazione.

Giornata Mondiale degli Oceani in versi

Le più belle poesie dedicate al mare

L’8 giugno è la Giornata Mondiale degli Oceani, giorno dell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, un’occasione preziosa per riflettere sul dovere di ogni individuo e della collettività di tutelare questa risorsa preziosa, così che possano goderne a pieno le generazioni future.

Quest’anno abbiamo deciso di celebrare questa giornata con la poesia: il mare, l’acqua, le profondità dell’abisso hanno da sempre affascinato poeti e poetesse di tutti i tempi, leggiamo insieme quattro bellissime poesie da leggere in riva al mare, lasciandosi cullare dal rumore delle onde.

 

Conchiglie

Eternamente giace e splende piano
sotto l’enormi tempestose ondate
e sotto le minute onde beate
che il Greco antico un tempo ha nominato
crespe di risa.
Ascolta: la conchiglia iridescente
canta nel mare, al più profondo.
Eternamente giace e canta silenziosa.

Katherine Mansfield (1888-1923)

 

Le isole fortunate

Quale voce a noi giunge con il suono delle onde
che non è la voce del mare?
È la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
perché noi abbiamo ascoltato.
E solo se, in dormiveglia,
senza sapere di udire udiamo,
ci mormora la speranza
alla quale, come bambini
addormentati, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre senza luogo,
dove dimora nell’attesa il Re.
Ma, se incominciamo a destarci,
tace la voce e non c’è che il mare.

Fernando Pessoa (1888-1935)

 

Il mare è tutto azzurro

Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.

Sandro Penna (1906-1977)

 

L’uomo e il mare

Uomo libero,
sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio:
contempli l’anima tua
nell’infinito srotolarsi
della tua onda,
e il tuo spirito
è un abisso non meno amaro.
Ti diletti a tuffarti
nel seno della tua immagine;
l’abbracci con gli occhi
e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae
talvolta dal proprio battito
al fragor di quel lamento
indomabile e selvaggio.
Entrambi siete
tenebrosi e discreti:
uomo,
nessuno ha sondato
il fondo dei tuoi abissi;
mare,
nessuno conosce
le tue intime ricchezze:
tanto gelosamente serbate
i vostri segreti!
E tuttavia da secoli innumerevoli
vi fate guerra senza pietà nè rimorsi,
tanto amate la strage e la morte,
o lottatori eterni,
o fratelli inseparabili!

Charles Baudelaire (1821-1867)

Fine dell’anno

Tempo di raccolta: risponderà alle nostre aspettative?

La fine dell’anno per le insegnanti e gli insegnanti è il momento della raccolta.

Se vogliamo fare un paragone poetico, possiamo pensare al grano. In autunno il seme, a giugno la spiga.

A settembre accogliamo le nostre alunne e i nostri alunni per un nuovo percorso di semina, li affianchiamo, stimoliamo la loro curiosità e i loro pensieri. Mettiamo in atto strategie affinché crescano nel sapere, nella consapevolezza, nelle competenze.

Durante l’anno ci fermiamo per verificare se la crescita procede con regolarità, se dobbiamo modificare qualche passaggio o innaffiare di più.

Ora siamo qui a chiederci: come sarà questa raccolta? Risponderà alle nostre aspettative?

Non è detto. Le variabili che incidono sui risultati sono tantissime: le bambine e i bambini sono tutti diversi per attitudine, temperamento, storia, retroterra familiare e sociale.

Dunque, la prima cosa che dico sempre quando parlo alle giovani colleghe o colleghi, bando agli stati d’animo negativi o alle colpevolizzazioni.

Nessuno di noi è perfetto, ogni scelta che abbiamo operato è stata oggetto di riflessione e ponderata con cura. Tuttavia, può essere che alcune cose abbiano funzionato meno di altre, l’importante è riuscire a metterle a fuoco per modificare il tiro.

Come? Direte voi. Ad esempio, utilizzando una metaforica cartina di tornasole.

Se in una classe di 22 bambini e bambine, almeno 18 dimostrano di aver capito l’argomento, significa che il mio intervento ha avuto una buona efficacia.

In questo caso l’obiettivo sarà ristrutturare il percorso con i 4 bambini che hanno avuto risultati negativi, proponendo attività e prospettive diverse, facendo in modo che colmino il divario che li separa dall’acquisizione della competenza. Tenendo sempre bene a mente che esistono LIVELLI differenti e che le richieste vanno tarate sul singolo bambino o bambina e sulle sue difficoltà.

Se il rapporto è invertito e sono solo 4 i bambini che hanno raggiunto l’obiettivo prefissato allora significa che è l’insegnante ad avere sbagliato l’approccio.

Soprattutto in questo caso, bando allo scoramento. I riscontri servono proprio per farci aggiustare il tiro. L’apprendimento nella Primaria si situa su una spirale, gli argomenti si ripropongono più volte, in modalità via via più complessa.

Se un anno ci sembra lungo, cinque anni sono quasi una vita per la nostra classe. Dunque, c’è tempo per ogni cosa. Credetemi, ve lo dice una che di turni ne ha visti più di uno…

E, mi raccomando, tenete sempre bene a mente il mio mantra: “i bambini sono come i fiori, fioriscono quando è ora”.

Buona fine dell’anno scolastico!