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Tag: operatività

La Scuola Primaria ci aspetta!

Siamo pronti e pronte a salutare la Scuola dell’Infanzia?

Il passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria rappresenta un momento importante per bambini e bambine ma anche per genitori e docenti che hanno il compito di accompagnarli in questo tempo di cambiamento.

La primavera è arrivata e l’anno scolastico ormai sta per terminare. È tempo di uscite didattiche, visite, feste, è un tempo importante per osservare il percorso di sviluppo vissuto da ciascun bambino e ciascuna bambina, ed è tempo di osservare se ciascuno è pronto per il passaggio alla Scuola Primaria.

 Ma cosa significa essere pronti per il passaggio alla Scuola Primaria? Come possiamo dire se un bambino, una bambina, è pronto, pronta per la classe prima? 

Attraverso un’osservazione attenta possiamo dire quali abilità e conoscenze si sono sviluppate e come ciascun bambino abbia raggiunto le competenze richieste per poter sostenere gli apprendimenti successivi relativi alla Scuola Primaria.

Possiamo osservare lo sviluppo di abilità cognitive, percettive, emotive e motorie non perdendo di vista però la motivazione, la creatività e la curiosità ad apprendere.

I bambini e le bambine che iniziano la Scuola Primaria si trovano ad affrontare situazioni note ma anche non note, chiediamoci se possiedono le strategie e gli strumenti per affrontare serenamente le nuove sfide di apprendimento.  

Siamo riuscite durante il periodo di frequenza alla Scuola dell’Infanzia a dedicare spazio per promuovere lo sviluppo dell’autonomia in modo che ciascun bambino davanti ad un nuovo compito, problema o sfida formuli ipotesi ponendo domande e/o individuando possibili azioni e soluzioni? Ancora, possiedono le strategie per orientarsi di fronte ad una nuova attività? Possiamo dire che hanno acquisito i prerequisiti necessari per gli apprendimenti relativi all’area della scrittura, della lettura e del calcolo che incontreranno alla Scuola Primaria? E infine, ma non meno importante, abbiamo con loro raggiunto competenze trasversali ai cinque campi di esperienza della Scuola dell’Infanzia?

Queste alcune delle domande che possiamo porci per osservare, valutare e valorizzare il percorso vissuto da ciascun bambino durante gli anni della Scuola dell’Infanzia e per rispondere a queste domande possiamo proporre, nella fase finale dell’anno scolastico, alcune attività trasversali come quelle presentate di seguito. 

Attività 1: Costruire l’invito per la propria festa di compleanno.
Presentiamo e consegniamo il materiale che decidiamo di utilizzare, accompagniamo poi i bambini e le bambine alla realizzazione del biglietto promuovendo dialogo, confronto e riflessioni relative ai cinque campi di esperienza.

attivita 1


Attività 2: Inventare una canzone
Un’altra attività può essere inventare una canzone, ad esempio, per la festa di fine anno, pensando al testo e alle musiche. Anche in questa attività possiamo coinvolgere tutti i campi di esperienza con alcune domande che stimolano la riflessione, la motivazione e la creatività.

attivita 2

Proporre attività mettendo in luce l’interazione tra i campi di esperienza consente di osservare molteplici abilità, conoscenze e competenze relative a diverse aree dello sviluppo.

Siamo quindi pronti per la Scuola Primaria? Chiediamolo alle bambine e ai bambini e coinvolgiamoli in attività ed esperienze che permettano loro di scoprirlo e raccontarlo insieme.

Scopri la Guida Didattica “Una girandola di esperienze
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Digital Scrollytelling

La pagina web come “cornice narrativa”

Il narrare ha da sempre occupato spazi e tempi significativi in classe: quando ad un concetto didattico si riesce ad agganciare una storia, si forma uno straordinario ponte tra astratto e concreto, un collegamento emotivo in cui l’individuo ricerca connessioni fra le esperienze personali e le nuove informazioni.

In una scuola sempre più digitale, dove la multimedialità sta diventando una risorsa indispensabile per la comprensione approfondita dei contenuti educativi, le tecniche di narrazione che coinvolgono l’uso di più linguaggi mediali rappresentano una preziosa opportunità per arricchire l’esperienza educativa e un potente volano per l’apprendimento significativo.

Per questo si è sperimentato in classe – e in un workshop nell’ultima edizione di Fiera Didacta Firenze – il digital scrollytelling, una tecnica narrativa che sfrutta la possibilità di scorrere in verticale una pagina web, arricchita da effetti grafici e multimediali, con lo scopo di coinvolgere e sorprendere il lettore.

Lo scrollytelling rappresenta un modo innovativo per aumentare l’interesse e il coinvolgimento attivo degli studenti verso la narrazione di una storia, perché ne stimola l’esplorazione, la scoperta creativa, l’approfondimento e la personalizzazione, sia nella fase di scrittura, che in quella di ricerca, selezione e organizzazione delle informazioni.

Si tratta quindi di un vero e proprio esercizio volto all’acquisizione di competenze chiave per la scuola, come la capacità di analisi critica, la comunicazione efficace, la creatività narrativa (solo per citarne alcune), che in questo contesto trovano il supporto sinergico di quelle competenze digitali recentemente aggiornate nel framework “DigComp 2.2. The Digital Competence Framework for Citizens”.

Il digital scrollytelling risulta inoltre estremamente vantaggioso in ambito STEAM. Da una parte è una tecnica che implica il coinvolgimento di diversi ambiti disciplinari, dall’altra risulta particolarmente efficace nel presentare in modo chiaro fenomeni complessi: un modello spesso utilizzato nello scrollytelling è infatti quello della piramide rovesciata, in cui le informazioni più generiche vengono presentate in testa alla pagina mentre, con lo scorrere verso il basso, i concetti diventano sempre più dettagliati e si approfondiscono le questioni tecniche.

Come fare “digital scrollytelling” a scuola?

 Il modo più semplice per iniziare ad utilizzare il digital scrollytelling a scuola, consiste nel coinvolgere gli studenti nella scelta di una storia da raccontare, come una novella tradizionale, un fatto di cronaca, un evento storico, una biografia o l’ultima uscita didattica, e pensare insieme come poter arricchire la narrazione usando elementi multimediali (immagini, video, audio, grafici, mappe, animazioni). Animati dalla possibilità di aumentare un argomento di interesse comune, gli studenti vengono coinvolti nella ricerca e nella selezione di informazioni pertinenti al tema scelto. In questa fase vanno incoraggiati a utilizzare una varietà di risorse, come libri di testo, articoli accademici, interviste con esperti del settore e siti web. In quest’ultimo caso risulta fondamentale guidare gli studenti nell’identificazione di fonti affidabili e nella valutazione della qualità delle informazioni raccolte nell’ottica del raggiungimento delle competenze di literacy del DigComp 2.2 sopra citato.

Durante la ricerca e la selezione delle informazioni, è fortemente consigliata la collaborazione fra gli studenti: questo approccio promuove il senso di appartenenza al gruppo, ma anche la nascita di soluzioni creative grazie al costante scambio di idee.

Con quali strumenti è possibile realizzare e pubblicare un digital scrollytelling?

Esistono diverse piattaforme web che permettono di creare racconti interattivi mediante lo scorrimento dello schermo in modo semplice e gratuito. Queste piattaforme offrono una vasta gamma di modelli predefiniti e tutorial per guidare gli utenti attraverso tutte le fasi del processo creativo, dalla progettazione alla pubblicazione delle storie. Il rischio potenziale associato alla scelta di queste soluzioni, ovviamente in ambito scolastico, consiste nella possibilità per lo studente di focalizzare troppo l’attenzione sull’aspetto grafico a discapito di quello contenutistico: gli effetti grafici proposti, seppur di notevole impatto visivo, possono fungere da pericolosi distrattori nel processo di creazione dei contenuti, con il rischio di relegare la storia ad un ruolo marginale.

In questo contesto, l’App Sites di Google Workspace for Education si distingue come uno strumento versatile e potente per la creazione di esperienze di scrollytelling coinvolgenti e focalizzate sui contenuti.

Del resto il nostro obiettivo non è certo quella di realizzare una pagina per una pubblicità d’effetto (lo scrollytelling è largamente utilizzato tra i professionisti del marketing), volendo piuttosto coinvolgere gli studenti nella storia, arricchendola con particolari, curiosità, mappe, form di testo, elementi multimediali, in modo da renderla più ricca per il lettore, ma oltremodo stimolante per lo scrittore.

Una delle caratteristiche principali di Google Sites è la facilità di utilizzo unita ad una gestione controllata dei contenuti da pubblicare, che consente anche agli utenti meno esperti di creare rapidamente pagine web personalizzate e visibili solo a una specifica cerchia di utenti.

Con la sua interfaccia drag-and-drop, Google Sites si distingue dalle altre piattaforme soprattutto per la capacità di incorporare in modo fluido nella narrazione contenuti interattivi provenienti da altre applicazioni web, rendendo questa soluzione particolarmente adatta al digital scrollytelling.

Sarà possibile così per gli studenti arricchire la storia con mappe e linee del tempo dinamiche, grafici interattivi, gallerie fotografiche, quiz e spazi virtuali, conferendo alla pagina una dinamicità non più solo verticale, ma offrendo al lettore un contatto attivo con la storia in tutte le dimensioni, metafora spaziale dell’approfondimento cognitivo raggiunto dagli studenti in fase di progettazione.

L’uso del digital scrollytelling come strumento didattico apre quindi nuove porte alla narrazione e offre agli studenti un’esperienza di apprendimento coinvolgente in grado di favorire lo sviluppo di competenze essenziali per il futuro.

L’apprendimento basato sulle sfide per una didattica STEAM efficace

Le tre fasi: coinvolgimento, indagine e azione.

Durante le riunioni scolastiche, gli insegnanti si preoccupano principalmente del completamento del programma, e dedicano uno spazio marginale alla definizione di strategie per lo sviluppo delle competenze chiave di apprendimento degli studenti, le uniche in grado di preparare i nostri giovani alle sfide di un mondo in continuo cambiamento, caratterizzato da professioni emergenti, tecnologie inesplorate e problemi, ad oggi, imprevedibili. Una realtà tanto complessa, inoltre, non può essere affrontata da una scuola che da anni fonda le proprie basi organizzative sulla suddivisione delle discipline di insegnamento; dovremmo piuttosto cogliere le opportunità provenienti dalla didattica STEAM, capace di integrare e contaminare abilità provenienti da discipline diverse – non solo di area scientifica – intrecciando teoria e pratica per lo sviluppo di nuove competenze, anche trasversali (Linee guida STEM, nota MIM 4588 del 24/10/23).

L’approccio STEAM consente di coinvolgere attivamente gli studenti in esperienze autentiche, fornendo loro un modo diverso di interrogare il mondo, basato sulle connessioni tra le discipline di studio, sull’investigazione dei fenomeni, sulla risoluzione di problemi reali.

Come introdurre in modo pratico ed efficace l’approccio STEAM nelle nostre scuole? Un valido quadro di riferimento ci viene offerto dal Challenge-Based-Learning (CBL), l’apprendimento basato sulle sfide, uno strumento didattico che integra l’apprendimento attivo, il lavoro di squadra e sfide autentiche, al fine di sviluppare negli studenti le competenze per il 21° secolo, necessarie a risolvere i problemi che affronteranno nel corso della vita. A differenza di quanto abitualmente viene richiesto agli studenti con i tradizionali esercizi – in cui applicare conoscenze già note per un loro consolidamento- il CBL sfida lo studente con la proposta di problemi autentici, in cui le nuove conoscenze sono il risultato di un processo personale di indagine e scoperta sostenuto dal docente e dal gruppo di lavoro.

In vista dell’avvio delle azioni didattiche e formative finanziate con le risorse dell’investimento ‘Nuove competenze e nuovi linguaggi’, la scuola italiana non dovrebbe promuovere modelli di apprendimento che rimandano al futuro lavorativo la verifica della conoscenza nella risoluzione dei problemi, ma modelli in cui è il problema stesso a diventare strumento di apprendimento.

IL CBL, grazie alla proposta di problemi sfidanti, rappresenta uno dei framework che meglio risponde alle attuali esigenze di sviluppare e rafforzare le competenze degli studenti nell’ambito della didattica STEAM.

Come applicare concretamente il CBL nei nostri contesti scolastici? L’apprendimento basato sulle sfide comprende tre fasi interconnesse fra loro: coinvolgimento, indagine e azione.

Fase 1: COINVOLGIMENTO

Per il docente la prima fase rappresenta il momento più difficile della progettazione, perché dovrà concentrare la propria attenzione sulla definizione di una sfida che sia realmente significativa per gli studenti, ovvero in grado di mobilitare quella motivazione intrinseca che risulta essere il volano più efficace per l’apprendimento.

Si parte dalla presentazione di una Grande Idea, ovvero di un tema di ampio respiro, un problema a livello globale che offre diverse opportunità di indagine come, ad esempio, uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

La Grande Idea stimola nel gruppo classe una serie di interrogativi riferiti al contesto territoriale, agli interessi personali e della comunità. Sono le cosiddette domande essenziali, che agganciano il macro tema al mondo dello studente e lo coinvolgono in prima persona in una situazione avvertita come problematica.

La fase di coinvolgimento si conclude con l’identificazione di una sfida, definita sapientemente dal docente in modo da trasformare le domande essenziali emerse in un concreto invito all’azione.

A titolo esemplificativo, si riporta il testo di una sfida utilizzata con una classe in un CBL avente come macro tema l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, riguardante la vita sulla Terra:

Il Sindaco di […] conferisce al vostro studio associato di esperti il compito di monitorare le variazioni di temperatura in diverse aree della città e di ideare un dispositivo destinato a garantire il benessere delle piante, particolarmente minacciate dalle attuali condizioni climatiche. Purtroppo, le risorse finanziarie disponibili sono limitate, considerando l’ampia estensione del territorio comunale, e il vostro team dovrà formulare una soluzione con costi contenuti, utilizzando anche materiali di riciclo.

Da sottolineare il carattere inclusivo del CBL nel momento in cui la sfida viene rivolta ad uno “studio associato di esperti “, richiamo evidente alla possibilità di coinvolgere nei gruppi di lavoro in cui verrà suddivisa la classe, un team di studenti con diversi talenti, personalità e punti di forza, trasformando così ogni alunno in un attore protagonista dell’intero processo di apprendimento.

 

Fase 2: INDAGINE

Nella fase di indagine lo studente intraprende un viaggio verso la conoscenza a partire da una serie di domande guida formulate dall’insegnante. Queste domande sono ordinate in base alle priorità del percorso conoscitivo progettato dal docente per il gruppo classe, ma ciascun alunno, seppur guidato da questo essenziale strumento di indagine, potrà godere di una certa libertà d’azione nel personale processo di apprendimento. Potrà infatti sfruttare una serie di risorse (libri di testo, video, pagine web) e attività guida (esperimenti, simulazioni, giochi) messe a disposizione dal docente per giungere alle prime conclusioni condivise con il proprio gruppo.

A titolo esemplificativo, riprendendo la sfida lanciata nella fase precedente, alcune possibili domande guida potrebbero essere: come funziona un sensore di temperatura? Come si effettua la registrazione di dati in un archivio elettronico? Sai usare un foglio di calcolo per trasformare i dati in grafici? Come creare un sistema di segnalazione di allarme a distanza?

Come risorsa per rispondere a questi interrogativi suggeriamo il libro “Laboratorio sperimentale STEAM” edito dalla Raffaello e le attività guida 4 e 5 della sezione 4 dedicata alla robotica educativa.

Scopri il Laboratorio Sperimentale STEAM, del corso Techno-logics per la SS1, con l’intervista a Gianni Monti!

Fase 3: AZIONE

Dopo aver completato la fase di indagine, ogni gruppo identifica e implementa una singola soluzione per la sfida, che dovrà essere prima sperimentata e poi condivisa con un pubblico autentico sotto forma di brochure informativa, pagina web, progetto di miglioramento, app mobile, dispositivo elettronico etc.

Si può facilmente ipotizzare che durante la fase di sperimentazione possano emergere nuovi interrogativi, che potrebbero richiedere ulteriori ricerche e riportare gli studenti alla fase di indagine.

La fase di azione rappresenta un momento fondamentale per riflettere sul proprio operato, perché il gruppo riceve una serie di feedback, sia dalla sperimentazione del proprio artefatto cognitivo che dalla presentazione al pubblico. Queste risposte possono fornire ottimi spunti per l’autovalutazione e, in particolare, per determinare il proprio impatto sulla sfida.

Dall’analisi delle tre fasi è evidente che il docente dovrà adoperarsi per creare contesti di apprendimento in cui lo studente si senta libero di osare e di fallire con la creatività. Nel CBL il come arrivare alla soluzione, ha valore tanto quanto la soluzione stessa. L’obiettivo della sfida non è raggiungere ad una verità assoluta, bensì sviluppare un’opinione personale e individuare possibili soluzioni a problemi reali.

Durante il percorso, ogni fase può essere documentata attraverso relazioni e presentazioni che rappresentano evidenze nel personale viaggio nella conoscenza. La documentazione prodotta può fornire importanti elementi di valutazione per il docente.

Il CBL si configura come un efficace strumento didattico per promuovere l’indagine dei fenomeni da vari punti di vista, consentendo agli studenti di identificare le naturali connessioni tra le diverse aree del sapere, caratteristiche dell’approccio STEAM.

Sta arrivando la Primavera!

Il diritto alla Primavera

In questo tempo di clima impazzito, speriamo ci rimanga la Primavera.
La Primavera è la stagione della rinascita, è il momento in cui tutte le energie spingono verso la vita. Nascono nuovi profumi, nuove foglie, nuovi suoni, nuovi colori.

È molto importante, soprattutto per i bambini e le bambine che vivono in città, che le maestre affrontino questo argomento.
È bello immaginare la classe come una specie di stanza multisensoriale in cui si possano evocare le sensazioni che l’arrivo della bella stagione suscita in noi.
Facciamo ascoltare ai nostri alunni il cinguettio degli uccelli (in rete si può trovare senza difficoltà), portiamo a scuola dei giacinti e facciamo sentire loro il profumo intenso che emanano.

Proiettiamo alla LIM video time-laps (anche questi si trovano facilmente in rete) in cui in breve tempo si possa vedere lo sbocciare di un fiore o lo srotolarsi di una foglia. Guardiamo documentari di nidi che si riempiono di piccoli che escono dall’uovo.

Al termine di queste operazioni, recuperiamo le EMOZIONI, chiudendo gli occhi. Guidiamo i bambini e le bambine ad evocare le sensazioni che hanno provato. Corrediamo il tutto con qualche bella poesia. Niente come una poesia si sposa bene con la Primavera!

Scopri di più sul sussidiario dei linguaggi Parole segrete che ti proporrà una selezione di poesie dedicata ai piccoli e grandi lettori.

Buona Primavera!

Keep it simple CLIL!

CLIL and the development of language skills (but not only!)

CLIL and the development of language skills (but not only!)

The 2030 Agenda for Sustainable Development and the MIM Guidelines for teaching Civics draw the school’s attention to citizenship education.

Contributing to raising citizens who are aware and responsible towards the world around us is one of the tasks of educational institutions and teachers.

Starting from nursery and primary school, schools have the opportunity to raise awareness among boys and girls towards global issues and values such as:

  • peace education and conflict management;
  • legality and solidarity;
  • care for oneself, for the community, for the artistic and cultural heritage;
  • environmental protection;
  • sustainability;
  • non-discrimination and gender equality.

These topics find a natural interconnection with school subjects including English.

The brand-new Keep it simple CLIL guide! aims to create this connection through English, using the CLIL methodology, a methodology that fits perfectly with the citizenship paths promoted by the MIM.

Through CLIL we can expose children to useful, innovative and meaningful learning experiences: children learn to communicate, think and learn in a foreign language using English as the vehicular language in the broader and more transversal field of Civic Education.

If you are curious and want to know more, I invite you to participate in my next webinar where I will present some interactive and motivating activities taken from the brand-new Keep it simple CLIL guide. The activities will be aimed at using the English language in practical, real and challenging contexts through global citizenship topics. I’ll be waiting for you on Wednesday 7 February 2024 at 5pm! #savethedate

This is the link to enrol to the webinar.

Mariana Laxague

 

VERSIONE ITALIANO

Il CLIL e lo sviluppo delle competenze linguistiche (ma non solo!)

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e le Linee guida del MIM per l’insegnamento dell’Educazione Civica richiamano l’attenzione della scuola sull’educazione alla cittadinanza.

Contribuire a crescere cittadini consapevoli e responsabili verso il mondo che ci circonda è uno dei compiti delle istituzioni scolastiche e dei docenti.

La scuola già dalla materna e dalla scuola primaria, ha l’opportunità di sensibilizzare i bambini e le bambine verso tematiche e valori globali come:

  • l’educazione alla pace e la gestione dei conflitti;
  • la legalità e la solidarietà;
  • la cura di sé, della comunità, del patrimonio artistico e di quello culturale;
  • la tutela dell’ambiente;
  • la sostenibilità;
  • la non discriminazione e la parità di genere.

Questi nuclei tematici trovano una naturale interconnessione con le discipline scolastiche inclusa la lingua inglese.

In arrivo, a breve, la nuovissima guida Keep it simple CLIL! che si prefigge proprio di creare questo collegamento attraverso l’inglese, utilizzando la metodologia CLIL, metodologia che si sposa perfettamente con i percorsi di cittadinanza promossi dal MIM.

Attraverso il CLIL possiamo esporre i bambini a esperienze di apprendimento utili, innovative e ricche di significato: i bambini imparano a comunicare, pensare e apprendere in lingua straniera utilizzando l’inglese come lingua veicolare nell’ambito più ampio e trasversale dell’Educazione Civica.

Se siete curiosi e volete sapere di più, vi invito a partecipare al mio prossimo webinar dove presenterò alcune attività interattive e motivanti tratte dalla nuovissima guida Keep it simple CLIL. Le attività saranno finalizzate all’utilizzo della lingua inglese in contesti pratici, reali e sfidanti attraverso argomenti di cittadinanza globale. 

Vi aspetto mercoledì 7 febbraio 2024 ore 17:00! #savethedate

Ecco il link per iscriversi.

Mariana Laxague

 webinar celtic 7 febbraio 3

Let’s CLIL!

An all-round inclusive approach

Let’s CLIL! – An all-round inclusive approach

CLIL in primary school represents an approach that not only involves the in-depth study of interdisciplinary contents but is above all a means of developing educational projects that combine different group work giving children the opportunity of acquiring “chunks of language” through workshop activities.

CLIL teaching is mainly made of playful-creative techniques, activities to develop critical thinking and cooperative learning. Often, CLIL activities are developed around a real-life task that involves students personally.

These characterizing elements make it an all-round inclusive approach.

A CLIL lesson is never frontal but rather a concentration of project-based teaching (task-based) that supports the “real” and immediate use of the foreign language, guided by the teacher, with a view to cooperation and teamwork.

Furthermore, in line with the principle of “learning by doing”, CLIL can considerably increase motivation, responsibility and self-esteem as children often make decisions about why, how and when to do certain things. Last, but not least, children find themselves understanding, along the way, that English is not simply a school subject but rather a means of communicating and expressing themselves.

If you are curious and want to know how to run and design communicative, inclusive and cooperative projects using the CLIL approach for your primary classes, join us on Monday 13 November 2023 at 5.00 pm in the webinarLet’s CLIL! attività e contenuti per superare i limiti della lezione frontale” where I will illustrate a series of CLIL activities taken from our books and guides.

Looking forward to seeing you there! #savethedate

Mariana Laxague

 

VERSIONE ITALIANO

Let’s CLIL! – Un approccio inclusivo a tutto tondo.

 Il CLIL nella scuola primaria è un approccio metodologico che non solo prevede l’approfondimento di contenuti interdisciplinari, ma soprattutto lo sviluppo di progetti didattici che offrono ai bambini la possibilità di acquisire strutture linguistiche attraverso attività laboratoriali.

La didattica CLIL è composta principalmente da tecniche ludico-creative, attività di sviluppo del pensiero critico e di apprendimento cooperativo. Spesso, le attività CLIL si sviluppano intorno a un compito di realtà che coinvolge gli alunni in prima persona.

Questi elementi caratterizzanti fanno di esso un approccio inclusivo a tutto tondo.

Una lezione CLIL non è mai frontale, bensì un concentrato di didattica per progetti (task-based) che sostengono l’uso “reale” e immediato della lingua straniera, guidati dall’insegnante, in un’ottica di cooperazione e lavoro di squadra.

Inoltre, in linea con il principio dell’imparare facendo (“Learning by doing”), il CLIL può accrescere considerevolmente la motivazione, la responsabilità e l’autostima essendo i bambini spesso a prendere decisioni di perché, come e quando svolgere determinate cose. Per di più, i bambini si trovano a comprendere, strada facendo, che l’inglese non è semplicemente una materia scolastica, ma piuttosto un mezzo per comunicare e esprimere se stessi.

Se siete curiosi e volete sapere come fare a condurre e costruire progetti comunicativi, inclusivi e cooperativi usando l’approccio CLIL, vi aspetto lunedì 13 novembre 2023 alle 17:00 nel webinarLet’s CLIL! attività e contenuti per superare i limiti della lezione frontale” dove illustrerò una serie di attività CLIL tratte dai nostri testi e dalle nostre guide.

Non mancate! #savethedate

Mariana Laxague

 keep it simple

Body Percussion come Metodologia Didattica Alternativa

Un’attività da proporre in classe!

In questo articolo vi suggerisco una attività da proporre in classe utilizzando la Body Percussion così come è presentata nella Guida Tempo al Tempo”: come una vera e propria Metodologia Didattica Alternativa.

 

Se ad esempio
…in classe stiamo lavorando sulla divisione in sillabe e, al tal scopo, abbiamo necessità di utilizzare brevi poesie o filastrocche, la Body Percussion farà esattamente al caso nostro: incuriosirà gli studenti, li farà muovere e – vedrete – farà sì che alla fine i ragazzi avranno imparato a memoria la poesia o filastrocca, perché si saranno talmente concentrati sulla Body Percussion che mandare a memoria il testo sarà (inconsapevolmente) un prerequisito fondamentale per potersi dedicare con successo al movimento.

 

Ma andiamo con ordine
Immaginiamo di voler far imparare ai ragazzi questa Filastrocca di Benvenuto:

filastrocca.JPG

 Divisa in sillabe risulterà così.
Attenzione: in questo esempio terremo conto della sinalèfe.

filastrocca-body-2.png

I numeri in rosso indicano le quantità di sillabe contenuto in ogni verso… saranno utili fra un pochino.

 

Ora impariamo un po’ di Body Percussion
Vi spiego 4 gesti base. Ad ogni gesto è associata una sillaba onomatopeica, vedremo poi come usarla.

1. Si percuote la parte destra del petto con la mano destra aperta.
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2. Si battono insieme le mani all’altezza del petto (in pratica si tratta di un applauso).
fig-2-body.png

3. Si batte a terra il piede destro.
immagine-3-body-percussion.jpg

 4. Piegando leggermente le ginocchia, si percuote la coscia destra con la mano destra aperta (questo è il gesto più complesso).
fig-4-body.png

 

Prima di continuare concedetemi un po’ del vostro… tempo

La Body Percussion è una attività ritmica, perciò non può prescindere dal concetto di tempo così come lo si intende in musica.

MA COS’È IL TEMPO IN MUSICA?

Per definirlo  in maniera semplice possiamo dire che è una serie di PULSAZIONI, cioè di impulsi, che sono temporalmente equidistanti gli uni dagli altri: il tempo che intercorre tra un impulso e quello precedente è lo stesso che intercorre tra quell’impulso e il successivo. 

Come  il TIC TAC della lancetta dei secondi di un orologio.

Andare a tempo” con la Body Percussion significa (ad esempio) percuotere il nostro corpo nel momento stesso in cui udiamo il TIC o il TAC dell’orologio.

OROLOGIO

 

Autiamo l’insegnante a “dare il tempo”
Per eseguire l’attività “a tempo”, serve qualcosa o (meglio) qualcuno che “dia il tempo”.
Come fare? Ecco due opzioni.

1. Il qualcosa potrebbe essere proprio un orologio a muro: ogni TIC o TAC corrisponderanno a un gesto della Body Percussion (in questo caso però non potremo decidere la “velocità”, perché tra un TIC e un TAC ci sarà sempre un secondo);

2. il qualcuno è – ovviamente – l’insegnante che “darà il tempo” battendo la mano sulla cattedra: in questo modo la velocità la deciderà l’insegnante.

 

Attenzioneper “dare il tempo” NON BATTERE INSIEME LE MANI, perché questo movimento corrisponde ad uno dei colpi della Body Percussion.

 

Mescoliamo tutto e… 
Riprendiamo la Filastrocca divisa in sillabe, ma al posto dei numeri rossi inseriamo le sillabe onomatopeiche che corrispondono ad un gesto specifico della Body Percussion.
Attenzione: LE SILLABE ONOMATOPEICHE NON VANNO PRONUNCIATE, ma servono per capire quale gesto bisogna eseguire  finché si sta pronunciando la sillaba della Filastrocca.

Vi propongo 2 versioni: una più semplice per iniziare e una – per così dire – avanzata.
Ma le combinazioni di gesti sono tantissime, potrete crearne anche voi a vostro piacimento.

body-filastrocca-semplice.png

   body-filastrocca-avanzata.png

Iniziamo la nostra attività di Body Percussion!

L’insegnante farà alzare i ragazzi e spostare i banchi ai bordi dell’aula in modo che ci sia spazio al centro, dopo quindi li disporrà su più righe.
Poi si metterà di fronte a loro, schiena alla lavagna.

PRIMA FASE
All’inizio conterà fino a quattro ad alta voce e “a tempo” (cioè con la stessa velocità con la quale colpirà sulla cattedra), così i ragazzi capiranno la velocità con la quale dovranno sia scandire le sillabe della Filastrocca che eseguire i gesti della Body Percussion.
Poi, continuando a “dare il tempo” con la mano sulla cattedra, reciterà la Filastrocca con i ragazzi scandendo una sillaba per ogni colpo sulla cattedra.

I ragazzi invece, ad ogni colpo sulla cattedra, pronunceranno la sillaba della Filastrocca mentre, contemporaneamente, eseguiranno i gesti della Body Percussion indicati dalle sillabe onomatopeiche (quelle blu).

 

SECONDA FASE
Quando ragazzi e insegnante avranno preso confidenza con la Body Percussion non ci sarà più bisogno didare il tempo sulla cattedra“. 
Per far capire la velocità basterà che l’insegnante conti fino a quattro prima dell’attività: questo sarà sufficiente a “dare il tempo”.

Dopo aver contato l’insegnante potrà iniziare a recitare la Filastrocca eseguendo i gesti della Body Percussion insieme ai suoi studenti.

 


Tempo al Tempo è la guida Teorico-Pratica per la Scuola Primaria, scritta da Renzo Canafoglia, che guida alunne, alunni e insegnanti a suonare, usando il proprio corpo come uno strumento a percussione, con attività cooperative e inclusive motivanti. La metodologia permette di agire allo stesso tempo sia in ambito musicale sia in ambito motorio. 
Sfoglia i testi cliccando sull’immagine qui sotto.

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Leggere per crescere

L’ambiente, la bellezza e il prendersi cura

In questo articolo parleremo del terzo pilastro su cui si basa la didattica della lettura in Parole segrete: LEGGERE PER CRESCERE.
È il percorso attraverso il quale la pagina scritta diventa stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontare opinioni e punti di vista, a riflettere su noi stessi e sui valori che orientano le nostre scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini” detentori di un pensiero libero, critico e creativo.

 

LE LIFE SKILLS
Risale a più di 20 anni fa il primo faro acceso sull’importanza delle life skills. Nel 1993 infatti, per la prima volta il Dipartimento di Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimarca quanto sia fondamentale lo sviluppo di tali abilità nel percorso di crescita di ogni individuo, “soprattutto nelle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti”.

L’OMS identifica il nucleo fondamentale delle life skills, in 10 competenze raggruppate secondo 3 macroaree:
– Emotive: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress.
– Relazionali – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci.
– Cognitive – risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo.

Sempre secondo l’OMS la fascia di età adatta per cominciare ad apprendere tali competenze si colloca tra i 6 e16 anni, periodo in cui i comportamenti sono ancora modificabili. Sempre secondo l’OMS le life skills vanno allenate: quale ambiente migliore per l’insegnamento delle life skills se non la scuola? A scuola si insegna alle bambine e ai bambini a saper collaborare con gli altri, a pensare in modo critico, a creare e mantenere buone relazioni, a stabilire e riconoscere obiettivi e valutare il proprio apprendimento. Competenze che sono fondamentali per sviluppare una corretta socialità.

Entrare nel testo a livello riflessivo significa ricavare spunti da condividere e approfondire, spunti per pensare, spunti per crescere. Per questo nella sezione del libro di testo “Crescere leggendo”, ho inserito letture che fungono da stimolo per riflettere su ciascuna delle life skills principali, attraverso attività pratiche cooperative vicine ai bambini e alle bambine, attività che permettano loro di trasformare le riflessioni in “comportamenti”.


LA CURA
Prendersi cura” è un’espressione bellissima e potente. È un sinonimo di “avere a cuore”. Ma, che cosa significa in concreto questa espressione? Per coglierne d’istinto il significato profondo basta pensare a qualcosa che ci è caro, persona, animale o oggetto che sia.

Quand’è che questa espressione si traduce in azione?
Succede quando siamo in grado di comprendere i bisogni e le necessità proprie e degli altri, cercando di occuparcene, facendo del nostro meglio. Si traduce nella volontà di assumersi l’impegno e la responsabilità nel conservare, custodire, proteggere ciò che amiamo, ciò che è prezioso per noi e per chi ci sta intorno. Prende vita attraverso il riguardo, l’attenzione e l’impegno costante con l’obiettivo di generare benessere e armonia. Ci si prende cura di qualcosa che si ama.

Per questo, nella sezione denominata PRENDESI CURA ho sviluppato un percorso di letture legato anche agli obiettivi dell’agenda 2030, che conduce i bambini, a porsi domande, a conoscere, a prendere iniziative per far sì che, anche nel proprio piccolo, si impari a fare la propria parte. A piccoli passi verso il cambiamento. Che è responsabilità di ciascuno di noi.

STEM E PARI OPPORTUNITÀ
“Stem” è un acronimo che sta per Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, cioè tutto quel gruppo di materie che afferisce all’area scientifica delle discipline scolastiche e, come ricordato dal PNRR, Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, riveste una grande importanza per la crescita della persona durante gli anni scolastici, oltre ad avere un’importante ricaduta sullo sviluppo del Paese.

Dunque, è molto importante che, fin da bambini, si capisca il valore di queste discipline, con un focus che parte delle bambine, spesso (e non per causa loro) poco orientate al mondo delle STEM.

Nella sezione del libro dedicate alle letture STEM ho voluto stimolare questo tipo di pensiero, mettendo in evidenza le figure di donne che hanno contribuito con la competenza, la tenacia, lo studio a scoperte straordinarie, in grado di cambiare il corso della scienza, dell’astrofisica, delle tecnologie, della medicina.

I brani e le attività proposti in tutte le sezioni del sussidiario sono stati scelti con l’attenzione ai contenuti, alle autrici e alle protagoniste femminili, al linguaggio rispettoso della parità di genere, obiettivo imprescindibile di ciascun insegnante e, soprattutto, di ciascun autore o autrice di testi destinati alle bambine e ai bambini. Una corretta costruzione dei rapporti maschio femmina, uno sguardo rispettoso della disabilità passa anche attraverso le letture, le immagini, la scelta degli esercizi su cui studiano, riflettono, imparano i nostri alunni. Tutto ciò per un’autrice, e per la casa editrice che concretizza la sua voce, rappresenta una grande responsabilità. È giunto il tempo di agire.

L’AMBIENTE E LA BELLEZZA
Se impariamo a respirare la bellezza fin da bambini, non potremo diventare “brutte persone” da adulti. Questo è il mio convincimento profondo, per questo nella sezione del libro dedicata all’armonia delle stagioni ogni dipinto, ogni fotografia, ogni testo è orientato ad avvicinare i bambini alla bellezza.

Bellezza che apre gli occhi sul mondo, perché la bellezza si trova ovunque, basta solo saperla vedere. E, insieme all’emozione del bello, e al rispetto che genera, un allenamento creativo, per trasformare ancora una volta le emozioni in parole, scritte, ascoltate, raccontate ma anche in comportamenti rispettosi della meraviglia che ci circonda.

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Leggere per emozionarsi

La lettura gratis per consumatori felici di storie

In questo secondo articolo, parleremo del secondo pilastro su cui si basa la nostra didattica della lettura: leggere per emozionarsi.

È il percorso attraverso il quale prendiamo per mano i nostri alunni e alunne aiutandoli a costruire un legame d’amore con la pagina scritta, un percorso propedeutico alla formazione di lettori affezionati, per diventare dei veri “consumatori felici di storie”.

PAROLE CHIAVE: EMOZIONE, LETTURA E LIBERTÀ
Siamo tutti diversi, abbiamo interessi diversi. Chi ama il brivido e chi le storie a lieto fine, chi l’avventura, la natura, la scienza, chi la cucina e chi lo sport… a ciascuno il proprio libro! Il mondo della lettura è come una tavola imbandita con ogni sorta di piatti pronti che aspettano solo noi. Ecco alcuni consigli utili per facilitare il compito dell’insegnante, che ho inserito, insieme ad altri, nella guida che accompagna il sussidiario dei linguaggi Parole segrete:

  • Non dimentichiamo mai che l’imposizione raramente orienta verso scelte autonome e consapevoli. “Vuoi che faccia questo, ebbene, farò esattamente il contrario …” nessuno può essere costretto a leggere ciò che non gli piace!
  • Un libro si può anche abbandonare a metà… non è giusto obbligare il lettore ad arrivare fino alla fine (come quando mamma costringe Paolino a finire la minestra di zucca perché DEVE imparare a mangiare tutto, mentre il papà mangia altro perché proprio la minestra di zucca non gli va giù…).
  • Il senso del dovere va bene, ma la lettura non deve essere una fatica. E poi, certe volte è difficile per il lettore impaziente resistere senza balzi in avanti, opponendosi al desiderio di saltare qualche pagina. A tornare indietro c’è sempre tempo…
  • Riguardiamo un film che ci è piaciuto tanto e rigiochiamo lo stesso gioco, rivogliamo il gelato al pistacchio perché solo quello ci piace; quindi… rileggere e riscoprire uno stesso libro, rivivere sensazioni, a caccia di tesori nascosti tra le pagine – che magari prima ci erano sfuggiti – è davvero stimolante oltre che rassicurante.
  • Spiluccare. Fantastico. Liberi di assaggiare il libro, un po’ di qua un po’ di là, giusto per sentire gusti diversi e far cantare le papille (o deprimerle, a seconda del sapore).
  • Mangiarsi le unghie perché il protagonista sta per cadere in un’imboscata e noi lettori sappiamo già che cosa lo aspetta e non possiamo fermarlo; sentire l’amarezza del nostro eroe convinto di essere stato tradito; ridere sotto i baffi perché quel simpatico truffatore l’ha fatta franca. Emozioni … e dite poco?

 

E per i bambini e le bambine?

Nel sussidiario dei linguaggi “Parole segrete” ho voluto rendere tangibile ciò che faccio regolarmente con i mei alunni e alunne: offrire letture GRATIS.

Nella sezione “EMOZIONARSI LEGGENDO” ho inserito proposte nelle quali non troverà nessun tipo di lavoro da eseguire sul testo. L’unico compito sarà quello di “emozionarsi”, testando, attraverso l’EMOZIONOMETRO, il livello cui è giunta la sua emozione.

Lettura libera, dunque, lettura emozionale, un modo semplice per far comprendere ai bambini che leggere è davvero un privilegio, un cesto di emozioni in libertà, una possibilità di crescere, di ritrovarsi, di farsi compagnia. Una volta che avrà capito questo, noi insegnanti potremo tirare un sospiro di sollievo e, perché no, anche di soddisfazione…

Amico libro, viaggiatore di bocca buona. Te ne stai dovunque, con la sabbia tra le pagine o sul sedile di un aereo (nonostante la fifa), al finestrino di un treno, aperto sul letto, mentre caschi dal sonno, o magari in bagno… Giusto perché non ti tiri mai indietro, quando si tratta di farci compagnia…

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Leggere per imparare

Escape room, gioco di squadra, logica, comprensione competente

La lettura è il veicolo fondamentale attraverso il quale, a scuola, raggiungiamo il cuore dei nostri alunni e delle nostre alunne. È il mezzo grazie al quale si forma il loro sapere disciplinare ma è anche uno strumento per costruire la loro identità, per accrescere la loro cultura, per permettere loro di identificarsi in storie e racconti, sviluppando capacità di riflessione e confronto e sperimentando il valore delle emozioni.

Per quanto riguarda la Lettura, il percorso che ho sviluppato come insegnante e che ho riprodotto nel sussidiario dei linguaggi Parole segrete si articola su tre pilastri, tutti ugualmente indispensabili.

1) LEGGERE PER IMPARARE: pensando la lettura come veicolo strettamente connesso a qualunque tipo di apprendimento, un veicolo che sottende finalità formative imprescindibili:

– migliora le competenze linguistiche;
– accresce la capacità di organizzare ed esprimere il proprio pensiero;
– sviluppa capacità critiche;
– veicola gli apprendimenti, permettendone la comprensione e l’interiorizzazione.

2) LEGGERE PER CRESCERE: utilizzando la pagina scritta come stimolo ad approfondire, a discutere, a confrontarsi, a riflettere su se stessi e sui valori che orientano le proprie scelte in un percorso diretto alla formazione di “cittadini”, mediante attività propedeutiche allo sviluppo di un pensiero libero, critico e creativo.

3) LEGGERE PER EMOZIONARSI: creando un legame con la pagina scritta propedeutico alla formazione di lettori affezionati, “consumatori felici di storie”.

In questo primo articolo analizzeremo insieme in che cosa si sostanzia il percorso LEGGERE PER IMPARARE, che si basa sulle parole chiave: escape room, logica, analisi, comprensione.


ESCAPE ROOM E LOGICA
Un’escape room, o gioco di fuga dal vivo, è un gioco di logica nel quale i partecipanti, rinchiusi in una stanza allestita a tema, devono cercare una via d’uscita rintracciando indizi e risolvendo una serie di enigmi, puzzle, problemi che mettono alla prova la capacità di utilizzare conoscenze e abilità in modo creativo. È una situazione in cui non si sviluppano abilità fisiche ma la logica e l’intuito. Per poter completare con successo il percorso, e dunque trovare la via di fuga, i partecipanti devono collaborare tra loro.

Collaborazione e spirito di gruppo (e dunque abilità sociali quali Cooperative Learning e strategie di squadra) oltre all’attivazione della capacità di problem solving, sono le caratteristiche principali di questa attività altamente inclusiva. Intuizione, attenzione ai particolari, abilità matematiche, creatività, logica: ogni componente la squadra può offrire un diverso e costruttivo contributo al raggiungimento dell’obiettivo finale. Un’attività che si rivela un’ottima opportunità didattica realizzata attraverso la mediazione del gaming.

Nel sussidiario “Parole segrete”, ogni escape room è un ambiente creato appositamente per indirizzare l’alunno e la classe “squadra” alla scoperta della tipologia o del genere testuale attraverso la scoperta dei “segreti” che si nascondono nella pagina scritta.

Le escape room digitali accompagnano il percorso fornendo la possibilità di interagire sperimentando media differenti: il cartaceo e il virtuale.

 

ANALISI E COMPRENSIONE
È molto importante che i nostri alunni e alunne si approccino al testo scritto in modo non superficiale, cercando, passo dopo passo, livello dopo livello, di penetrane il significato profondo, poiché è la comprensione competente di ciò che leggiamo a renderci cittadini a tutti gli effetti, divenendo così in grado di distinguere una comunicazione vera da una falsa, un’emozione, un messaggio, un contenuto.

E allora quali sono i livelli, i gradini che i bambini e le bambine devono conoscere e sperimentare per poter “dare dignità” alla parola scritta? Molto interessante e di facile comprensione risulta la metafora della tavola imbandita.

leggere per imparare immagine
Ecco come nel sussidiario dei linguaggi “Parole segrete” ho declinato ciò che svolgo ogni giorno nella mia attività didattica:
Ogni brano sarà affiancato da esercizi studiati ad hoc per rendere questa comprensione sempre più significativa, fornendogli un metodo che potrà riutilizzare anche durante le prove INVALSI.

Naturalmente sarà utile permettere ai bambini e alle bambine di testare le proprie competenze attraverso l’autovalutazione, l’unica sfidante, motivante e veramente costruttiva. Le diciture, espresse nella modalità che ritroveranno in pagella, permetteranno loro di prendere visione dei loro progressi, dei punti fi forza e dei punti su cui dovranno ancora lavorare.

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Debate: la valutazione

Giudicare e valutare il dibattito

GIUDICARE E VALUTARE UN DIBATTITO
“Bravi. Interessante dibattito!” Questa è l’espressione più comune con la quale si dichiara chiuso un dibattito e si invita l’uditorio ad un applauso collettivo quale segno di riconoscimento per lo sforzo compiuto. Ma dietro quelle semplici parole si nasconde un mondo molto complesso che è quello della valutazione.

La parola italiana “valutare” indica un insieme delicato di operazioni che hanno oggetti, attori e scopi diversi. Ciò vuol dire prendere in considerazione alcune questioni di fondo: cosa si valuta? Chi valuta? Con quale obiettivo?

Per rispondere a queste domande dobbiamo innanzitutto partire da una distinzione sostanziale tra Dibattito Curricolare e Dibattito competitivo poiché la valutazione si svolge su due piani paralleli e differenti: il percorso didattico e la disputa. Con il prima si valutano le abilità sviluppate dagli studenti, con il secondo la performance e porta a designare una squadra vincitrice. Ciascuna azione fa riferimento a differenti parametri di valutazione e a differenti soggetti coinvolti.

Cercheremo di chiarire questi aspetti seguendo i due diversi piani di sviluppo.

COSA SI VALUTA?

  1. Nel dibattito curricolare

A scuola si finisce per studiare solo quello che viene valutato. Per esempio, se l’insegnante nelle verifiche tiene conto solo della grammatica, gli studenti e le studentesse studieranno soltanto le regole di grammatica. Se nelle verifiche di storia si chiederanno fatti e date, gli studenti focalizzeranno l’attenzione solo su quelle. Il dibattito richiede però abilità molto complesse, che coinvolgono strutture e funzioni del linguaggio, abilità logiche, padronanza dei contenuti, abilità relazionali.

Affinché la valutazione sia efficace e formativa, si presuppongono le seguenti fasi:

1) declinazione di obiettivi cognitivi ben definiti; 2) pianificazione di attività didattiche volte al conseguimento di tali obiettivi; 3) valutazione in itinere per monitorare la progressiva acquisizione degli obiettivi programmati.

Le prove saranno, come in ogni percorso, sia diagnostiche, sia formative che sommative, ovvero iniziali, in itinere e finali. In questo contesto è possibile prevedere prove o valutazioni che siano espressamente focalizzate sui contenuti, sulle funzioni della lingua, sulla capacità di lavorare in team, sulle abilità comunicative.

Esempi di obiettivi cognitivi per studenti della scuola del primo ciclo, focalizzati sulle competenze orali, possono essere:

  1. Formulare frasi complete;
  2. Utilizzare consapevolmente connettivi logici;
  3. Disporre in sequenze logiche le idee;
  4. Formulare un’introduzione al discorso;
  5. Formulare una conclusione;
  6. Proporre idee all’interno del gruppo di lavoro.

Una chiara lista di obiettivi cognitivi aiuta il/la docente a comporre una checklist di valutazione che lo guiderà in tutte le fasi di sviluppo dei suoi studenti. Si partirà da una prima fase diagnostica per verificare i livelli di partenza della classe e si giungerà ad una valutazione sommativa al fine di accertare le competenze acquisite. Il percorso di sviluppo abbraccerà l’intero anno scolastico.

Un esempio di checklist potrebbe essere la seguente:

INDICATORI

X

1. Ha formulato frasi complete

   

2. Utilizza connettori logici

   

3. Ha formulato l’introduzione

   

4. Ha formulato la conclusione

   

5. Cita le fonti

   

6. Mantiene un contatto visivo

   

La checklist proposta potrà essere cambiata e adattata all’attività svolta in classe, all’età degli studenti e soprattutto agli obiettivi fissati in sede di programmazione.

  1. Nel dibattito competitivo

La valutazione in questo caso si concentra solo sul dibattito e questo impone un significativo cambio di prospettiva. Si tratta di stabilire quali siano le questioni importanti su cui valutare l’intero dibattito.
I parametri utilizzati nel modello World School Debate sono sostanzialmente tre: il contenuto, lo stile e la strategia[1].
In teoria il massimo punteggio che viene assegnato ad ogni intervento principale è 100, invece per la replica finale 50. Tuttavia, nella pratica anche a livello internazionale si attribuisce un massimo di 80 punti per gli interventi principali e 40 per i discorsi di replica.

Ciascun punteggio complessivo viene ripartito in una scala di valori come riportato nelle seguenti tabelle:

DISCORSO COSTRUTTIVO

Contenuto

Stile

Strategia

Totale

Eccellente

32

32

16

80

Ottimo

31

31

16

78

Superiore alla media

30

30

15

75

Nella media

28

28

14

70

Inferiore alla media

26

26

13

65

Migliorabile

23

23

12

60

DISCORSO DI REPLICA

Contenuto

Stile

Strategia

Totale

Eccellente

16

16

8

40

Buono

15

15

8

38

Nella media

14

14

7

35

Migliorabile

13

13

4

30

Esaminiamo sinteticamente il significato di ciascun parametro:

Contenuto: riguarda la qualità e la quantità delle informazioni, dei ragionamenti e delle prove presentati durante i discorsi. Secondo questi criteri si valuta sia l’argomentazione, sia la confutazione. Infine, quando si parla di qualità si fa riferimento alla rilevanza, alla ragionevolezza e all’accettabilità di fonti e informazioni.

Stile: è il modo con cui gli oratori espongono il discorso. Attiene alla postura, alla gestualità, allo sguardo e alla voce utilizzati nel corso del dibattito. Se ne valuta la funzionalità e la coerenza rispetto al contenuto. Non rientrano nei parametri di valutazione eventuali influssi dialettali.

Strategia: fa riferimento a due aree principali. La prima riguarda il rispetto delle tempistiche, del ruolo e della struttura dell’intervento. La seconda riguarda la coerenza e coesione tra i diversi interventi.

CHI VALUTA?

  1. Nel dibattito curricolare

Gli atti di cui si compone la valutazione non sono mai unidirezionali, non dipendono tutti necessariamente dall’insegnante, ma possono assumere la forma di autovalutazione o di valutazione fra pari.
Esiste quindi una valutazione formativa svolta dal docente. Una prerogativa fondamentale affinché il docente stesso possa rendersi conto dell’efficacia della propria azione didattica e al tempo stesso dei progressi fatti dagli alunni e delle alunne.
Esiste anche una valutazione formativa svolta dal singolo studente. Infatti, le stesse checklist di valutazione utilizzate dal docente possono essere compilate dagli studenti per svolgere una significativa riflessione sulle eventuali difficoltà o sullo sviluppo delle proprie abilità.
Un’accurata distinzione tra il percorso formativo e la gara di dibattito eviterà di danneggiare gli allievi più fragili e soprattutto di alimentare l’idea che il Debate sia adatto solo a studenti che hanno una predisposizione naturale all’eloquenza. Invece monitorare e valorizzare i progressi di ciascuno significa far passare l’idea che tutti possono migliorare rispetto ai propri livelli di partenza, indipendentemente dalla possibilità di vincere o perdere una gara di dibattito.

  1. Nel dibattito competitivo

Nel dibattito competitivo è la giuria che decreta la squadra vincitrice. Alla giuria possono prendere parte sia i docenti, sia gli studenti. In ogni caso, vista la delicatezza e la complessità di questo ruolo è necessario che tutti i componenti siano consapevoli dei criteri di valutazione e sappiano come applicarli. Un utile suggerimento è quello di prendere nota dello svolgimento del dibattito: trascrivere, anche in modo abbreviato, quanto vene detto in fase dibattimentale, consente al giudice di avere riferimenti precisi sui ragionamenti, prove, esempi e citazioni.

Non esiste un modo univoco per trascrivere il dibattito, questo dipende dalle capacità di sintesi e di memorizzazione di ciascun giudice. Generalmente si divide un ampio foglio formato A3 in 6 colonne e in ciascuna colonna si riportano gli interventi dei 3 oratori PRO e dei 3 oratori CONTRO. Questa modalità permette un’accurata ricostruzione della linea argomentativa della squadra e al tempo stesso un confronto immediato tra i vari interventi.

QUALE OBIETTIVO?
Rispondere a questa domanda vuol dire riconoscere all’attività di dibattito tutta la sua funzione educativa e formativa. Infatti, sia nel Debate curricolare sia nel Debate competitivo l’obiettivo principale da perseguire è la crescita e lo sviluppo dei nostri studenti. Per questo motivo al termine di ogni attività curricolare o competitiva è opportuno che il docente fornisca una “restituzione del giudizio agli studenti.

La restituzione è quindi un feedback che viene espresso a conclusione dell’attività o della gara. Dai consigli che il docente saprà dare agli studenti dipenderanno i progressi successivi. Questo mette chiaramente in luce come la garanzia di miglioramento dipende dalla qualità del messaggio trasmesso. Giudizi superficiali, generici o molto critici, potrebbero demotivare gli allievi verso un progressivo miglioramento e un crescente entusiasmo nel Debate, poiché non viene loro riconosciuto l’impegno speso nelle attività.

Alcuni utili suggerimenti, forniti da Shute[2], utili da tenere a mente in fase di restituzione, possono essere così sintetizzati:

1. Si eviti la lode o il biasimo dello studente: il giudizio deve riguardare non la persona, ma il compito da lui svolto. Si dovrà quindi spiegare il motivo per cui si ritiene valido o meno un discorso.

2. Le informazioni devono essere specifiche, comprensibili e non generiche. Utilissimi sono i riferimenti al materiale introdotto durante il dibattito, questo aiuta ad esemplificare i giudizi o a fornire suggerimenti più circostanziati.

3. Il feedback deve focalizzarsi sull’apprendimento prima che sulla prestazione. Questo vuol dire far comprendere a che punto del percorso di apprendimento sono gli studenti e come devono procedere.

4. Si eviti il confronto con gli altri oratori o con l’altra squadra. La comparazione tra gli oratori non è adatta al fine educativo che la restituzione persegue. Spesso è proprio il tipo di giudizio che demotiva gli studenti e limita possibili miglioramenti.
La grande sfida per la scuola italiana è proprio l’adozione del dibattito come vera e propria metodologia didattica per l’apprendimento cooperativo. In quest’ottica il dibattito come laboratorio potrebbe affiancare la lezione frontale per un tempo addirittura superiore al 50%.
In questo modo potranno essere promosse abilità e competenze atte a sviluppare una conoscenza critica e consapevole. La stessa valutazione svolgerà un ruolo chiave per la promozione dell’apprendimento, unitamente alla scoperta e all’ascolto di sé.

BIBLIOGRAFIA
California High School Speech Association, Speaking Across the Curriculum, IDEA Press
Snider Alfred, Many Sides Debate Across the Curriculum, IBEABTE Press
Snider Alfred, Sparking Debate, How to create a debate Program, IDEBATE Press
Manuele De Conti – Matteo Giangrande, Debate. Pratica, Teoria e Pedagogia, Editore Pearson
Christopher Sanchez, Il Debate nelle scuole, Editore Pearson

SITOGRAFIA
Better Debate Manual, http://betterdebatemanual.wixsite.com/better
The noisy classroom, http://noisyclassroom.com/
Ministero dell’istruzione e del merito, https://www.debateitalia.it 

[1] World Schools Debating Championships (WSDC). Regolamento

[2] Shute, J. V. (2008). Focus on formative Feedback. Review of Educational research, 78, 153-189.

Debate passo dopo passo

Le tre fasi per metterlo in pratica in classe

IL DEBATE PASSO PASSO: UN PROCEDIMENTO NATURALE

A dibattere s’impara solo dibattendo. Sara è un’ottima insegnante della scuola secondaria di Primo grado. Durante un corso di formazione sul Debate chiese: “Le attività sono belle e coinvolgenti, ma da dove cominciare per muovere i primi passi nel mondo del Debate? Di quante ore avrò bisogno?”

In realtà Sara conosceva perfettamente la risposta a questa domanda, ma l’aveva posta lo stesso per evidenziare un grosso problema della scuola: il tempo e la connessione delle attività con le discipline che vengono insegnate.

Per avviare le studentesse e gli studenti al Debate è fondamentale seguire un processo graduale e naturale. Soprattutto impostare un vero e proprio percorso di sviluppo. Non si può pensare di proporre il dibattito argomentativo solo una o due volte nel corso dell’anno scolastico. Dibattere deve essere una pratica costante, in grado di rivoluzionare il nostro modo di fare didattica. Partiamo da un presupposto fondamentale: tutto può essere oggetto di discussione, quindi, qualsiasi cosa accada nel corso della giornata scolastica può essere un pretesto per argomentare e dibattere. Da questo punto di vista, l’insegnante svolge un ruolo chiave fondamentale per favorire il coinvolgimento di tutti gli studenti e metterli in condizioni di comunicare e di esprimere fin dai primi momenti le loro idee.

Possiamo quindi ipotizzare un cammino che in linea di massima porterà alla realizzazione di un dibattito nell’arco di due ore:

  • FASE INIZIALE: L’ESPLORAZIONE

Si decide il topic da analizzare: generico per i più giovani, specifico per i più grandi. Il topic assume la forma di mozione e se ne parla tutti insieme. Attraverso una serie di domande, l’insegnante cerca di coinvolgere tutti nella discussione, anche i più timidi. Questa prima fase non è finalizzata alla costruzione del dibattito vero e proprio, ma ha lo scopo di analizzare il tema affrontato, strutturare l’esperienza, renderla oggettiva usando come mezzo di comunicazione privilegiato la lingua orale.

  • FASE INTERMEDIA: L’ARGOMENTAZIONE

In questo processo che va dalla presa di coscienza dell’esperienza soggettiva a oggettiva, viene introdotto un altro mezzo: la scrittura. Gli studenti e le studentesse, in piccolo gruppo, approfondiscono ed elaborano i discorsi, con l’obiettivo prevalente dell’organizzazione logica del pensiero. Gli studenti più grandi possono ampliare il loro orizzonte integrando delle letture sull’argomento.

  • FASE FINALE: IL DIBATTITO

Gli studenti, organizzati in squadre PRO o CONTRO, sostengono le proprie idee, ascoltano la controparte e confutano le idee degli altri nel pieno rispetto di regole stabilite nel protocollo. In questa terza fase, accanto alla lingua orale viene potenziato l’ascolto e il pensiero critico.

Vediamo nel dettaglio come mettere in pratica ciascuna di queste fasi.

 

FASE INIZIALE: L’ESPLORAZIONE

– Viene scritta la mozione alla lavagna (o il topic per i più piccoli) e, attraverso un brainstorming collettivo, si analizzano i termini. È fondamentale che gli studenti e le studentesse conoscano il significato delle parole e soprattutto colgano i rapporti tra gli elementi contenuti nella mozione.

– Sulla lavagna, divisa in due parti, si registrano tutte le idee a favore della mozione sul lato sinistro e tutte le idee contro la mozione sul lato destro. L’obiettivo è quello di esplorare la mozione in tutte le sue possibilità e al tempo stesso far prendere coscienza agli studenti del loro “vissuto”. È fondamentale che in questa fase gli alunni non si schierino dalla parte del PRO o dalla parte del CONTRO per evitare atteggiamenti di chiusura e quindi radicalizzazioni delle proprie idee.

– raggruppamento e schematizzazione alla lavagna delle idee emerse in fase di brainstorming: si individueranno 3 argomenti a sostegno del pro e 3 argomenti a sostegno del contro.

In questa fase la discussione, guidata dal docente, porterà gli studenti a riflettere sulle ragioni e le connessioni logiche emerse. Il mezzo di comunicazione privilegiato è l’oralità. Questa fase iniziale durerà più o meno a lungo a seconda dell’età della classe. Sarà necessario creare un clima di “confidenza ordinata” nel quale tutti parlino spontaneamente, ascoltino e cerchino di spiegare: non è richiesto nessun rigore logico nell’esposizione delle idee, ma il coinvolgimento di tutti quanti.

 

FASE INTERMEDIA: L’ARGOMENTAZIONE

A conclusione del brainstorming, la classe viene divisa in 6 gruppi (3 gruppi svilupperanno le argomentazioni PRO e 3 gruppi le argomentazioni CONTRO) e in modo casuale si assegna a ciascun gruppo l’approfondimento e lo sviluppo di un solo argomento tra quelli registrati alla lavagna.

All’interno del piccolo gruppo gli studenti hanno la possibilità di razionalizzare quanto è stato detto e verbalizzarlo in uno schema logico. Prima di procedere a questa operazione, gli studenti più grandi possono approfondire il tema con ulteriori materiali da leggere, soprattutto se si tratta di un argomento che esula dal loro vissuto personale. Queste letture extra possono essere fornite direttamente dal docente oppure cercate su Internet dagli studenti. In ogni caso questa è la fase dell’organizzazione logica del pensiero.

Ma come organizzare un discorso persuasivo? Uno degli obiettivi cruciali di questa fase è far acquisire agli alunni l’abilità di distinguere le ragioni e le evidenze (prove ed esempi) a supporto della posizione nel dibattito e presentarle alla giuria in maniera razionale e coerente.

Una procedura che consente di strutturare l’argomento è il cosiddetto metodo AREL, acronimo di Asserzione, Ragionamento, Evidenza, Link-back. È giusto dire che esistono anche altre strutture finalizzate allo stesso scopo, ma questo metodo sembra essere efficace per chi muove i primi passi nella pratica del Debate.

Il metodo AREL

ASSERZIONE: è una breve frase, viene assunta come tesi che verrà dimostrata attraverso il discorso. È una formula sintetica ed efficace che anticipa il contenuto del discorso. Nell’esperienza pratica, coincide con l’affermazione emersa in fase brainstorming, registrata sulla lavagna e che è assegnata alla squadra. Eventualmente quell’affermazione può essere migliorata per renderla più efficace.

RAGIONAMENTO: è la “spiegazione” con la quale si dimostra che l’asserzione è vera. Risponde alla domanda “perché?” Nella risposta si devono poter cogliere i passaggi logici che ne spiegano la validità. È il cuore di tutto il ragionamento: gli studenti devono comprendere che le cose non vanno solo affermate, ma è necessario spiegare il motivo per cui quell’affermazione è vera.

EVIDENZA: è indispensabile per rendere più robusto il discorso. Infatti, non è sufficiente affermare un’idea e dimostrane la validità con il ragionamento, ma servono anche degli esempi che confermano quanto detto. È chiaro che se gli studenti più piccoli potranno attingere al loro vissuto e riportare esempi di cui hanno avuto una diretta testimonianza, i più grandi potranno citare studi, ricerche scientifiche, affermazioni autorevoli di esperti nel settore d’indagine.

LINK-BACK: è la conclusione logica dell’argomentazione. Serve a ricollegare quanto detto alla strategia complessiva; serve anche a ribadire i principi ideali, i valori presentati durante il discorso argomentativo.

Per guidare gli studenti ad una elaborazione efficace del discorso potrebbe essere utile fornire uno schema, una tabella già organizzata in queste 4 sezioni (le righe) e 2 colonne: nella colonna a sinistra scriveremo l’acronimo AREL, nella colonna a destra gli studenti scriveranno il loro ragionamento. In questo modo anche gli studenti meno sicuri avranno una guida utile per sviluppare il loro discorso.

Dopo aver composto il proprio discorso, tutti i 3 gruppi di lavoro Pro si potranno incontrare e confrontare i 3 discorsi per classificarli dal più al meno convincente; la stessa cosa verrà fatta dai CONTRO. All’interno dei vari gruppi si decide chi esporrà i discorsi e ci si prepara al dibattito vero e proprio.

 

FASE FINALE: IL DIBATTITO

Il protocollo è l’insieme delle regole che si applicano in un dibattito. Va precisato che esistono diversi protocolli, ciascuno con caratteristiche proprie, adatto a soddisfare gli obiettivi formativi che il docente si prefiggere di raggiungere. Le variabili possono individuarsi in:

– numero di studenti coinvolti, che può variare da un minimo di 3 per squadra a tutta la classe contemporaneamente, attribuendo ruoli specifici;

– tempi di preparazione, che possono andare da un minimo di 1 ora fino a qualche settimana per la preparazione su temi più complessi;

– tempo concesso per ogni intervento, dai 2-4 minuti per la scuola del Primo Ciclo fino agli 8 minuti per quella del Secondo Ciclo.

– Fasi e ruoli all’interno del dibattito, che possono essere diversificati e adattati all’età e agli obiettivi.

Di seguito si propone il protocollo classico del World Schools Debate adattato alle scuole del Primo Ciclo:articolo debate 1

Chiaramente su questo modello base il docente può intervenire variando il tempo degli interventi, il numero degli oratori.

Vediamo infine il ruolo di ciascun oratore e quindi il flusso dei discorsi.
articolo debate 2

Come si evince da una rapida lettura della tabella, la confutazione è un elemento fondamentale del dibattito: se non c’è confutazione, non c’è confronto. Il rischio è che le due squadre facciano dei monologhi senza incontrarsi mai. È proprio con la confutazione che si attivano le abilità di ascolto e si sviluppano le capacità critiche.

Sarà sufficiente chiedere agli alunni e alle alunne di aprire il loro discorso con l’affermazione “Non sono d’accordo perché…”. Anche solo quest’onere indurrà gli alunni ad ascoltare con attenzione quello che viene affermato dall’altra squadra per cercare eventuali incoerenze nei loro discorsi.

Infine, un ultimo consiglio: durante le prime esperienze di dibattito si suggerisce di dare 5 minuti di tempo ad entrambe le squadre per elaborare la replica finale. Infatti, la replica richiede una capacità di sintesi e di efficacia difficili da gestire, soprattutto per i più giovani. Addirittura, nella Scuola Primaria sarebbe auspicabile che il docente stesso riassuma le posizioni prima della replica e guidi in questo modo le squadre all’elaborazione di un’arringa migliore.

Buon dibattito!