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Lavoro in coppie e problem solving

| Francesco Diodato | , , | Tempo di lettura: 4 min.
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I vantaggi dello studio in coppie

Il lavoro in coppie è, a mio avviso, particolarmente indicato per attività di problem solving perché:

  • ogni studente e studentessa dispone di più tempo per argomentare le proprie idee e per chiedere delucidazioni ai compagni sulle loro;
  • i più timidi possono partecipare senza la paura di fare una brutta figura.

In aggiunta, nel lavoro in coppia la classe impara:

  • a lavorare autonomamente;
  • ad autovalutarsi;
  • ad apprezzare diversi stili di apprendimento e intelligenze (si tratta, in realtà, di due teorie controverse);
  • ad apprezzare diversi punti di vista.

A differenza dei primi due punti, gli ultimi quattro sono ravvisabili anche nel lavoro in gruppo (tre o più studenti). Nel lavoro in gruppo, tuttavia, c’è il rischio di venire esclusi e, inoltre, sottrarsi alle proprie responsabilità diventa più agevole. Esistono degli espedienti per scongiurare tali preoccupazioni, ma produrrebbero, a mio avviso, un’interazione artificiale che limiterebbe l’autonomia degli studenti.

Malgrado queste riflessioni, in determinate situazioni potrebbe essere più produttivo formare uno o più gruppi di tre componenti. Per esempio, per equilibrare una coppia in cui è presente uno studente che è solito monopolizzare la discussione; o per fare in modo che chi vuole partecipare abbia la possibilità di farlo nonostante la presenza di uno studente che tende a isolarsi. Quest’ultima circostanza mi è capitata con uno studente affetto, presumibilmente, da Disturbi dello Spettro Autistico.

Infine, è inevitabile formare un gruppo di tre in classi con un numero dispari di componenti.

Tipi di coppie
Esistono due tipi di coppie: flessibili e fisse. Nel primo caso i componenti delle coppie cambiano una o più volte durante un’attività; nel secondo, la coppia lavora insieme per tutta la durata di un’attività.

Nelle attività di problem solving, le coppie flessibili sono le più adatte: lavorare con più compagni aiuta a esaminare un problema da più prospettive e ad avere un quadro sempre più nitido. È consigliabile, tuttavia, dare inizio al lavoro in coppia solo dopo una fase di lavoro individuale, in modo che i discenti abbiano l’opportunità di sfruttare al massimo le proprie risorse individuali.

Le coppie fisse potrebbero essere l’alternativa migliore in attività in cui si vuole dare l’opportunità di vivere in anticipo certe esperienze: parlando sempre con lo stesso compagno, gli studenti e le studentesse possono approfondire maggiormente. Potrebbero, per esempio, esercitarsi in vista di un’interrogazione (lo studente-insegnante fa le domande e l’altro risponde) o di un’intervista. Con questo tipo di attività, potranno acquisire sicurezza e rendersi più facilmente conto di eventuali lacune. Se entrambi gli studenti hanno la necessità di esercitarsi in entrambi i ruoli e hanno una sola lezione per farlo, si può ricorrere alle coppie flessibili anche in questo caso.

Quando interrompere le attività
È importante che non ci siano tempi morti: se uno studente non è occupato, si annoia; se si annoia, potrebbe comportarsi in modo inappropriato e la lezione diventare caotica. Quando una coppia non ha più nulla da dirsi, sarebbe meglio cambiare immediatamente la formazione di tutte le coppie o, a seconda dei casi, dichiarare terminata l’attività.

L’importanza di cambiare regolarmente la formazione delle coppie
I membri delle coppie non andrebbero cambiati solo durante un’attività, ma anche a ogni cambio di attività. Il fatto di variare le coppie più volte durante una lezione produce ulteriori benefici:

  • la classe diventa più coesa;
  • la motivazione resta alta;
  • il numero di comportamenti inappropriati diminuisce;
  • la creazione di un rapporto di dipendenza tra studenti è più facilmente evitabile.

Costruire i presupposti per il lavoro in coppia: i rompighiaccio
È importante che all’inizio della prima lezione di una classe appena formata il docente svolga un’attività di rompighiaccio. Il rompighiaccio è un’attività in cui gli studenti iniziano a conoscersi e imparano i nomi: spesso ciò non avviene spontaneamente. In questo modo, nei successivi lavori in coppia impiegheranno più energie.

Quando gli studenti non sono abituati a lavorare in coppia
Gli studenti non abituati a lavorare in coppia potrebbero sentirsi disorientati da questa improvvisa autonomia e agire in modo non consono. Per questa ragione, all’inizio si potrebbero proporre attività brevi. Inoltre, le regole devono essere chiare e bisogna intervenire in modo deciso in caso di trasgressione, adottando il sistema delle conseguenze (per un approfondimento, rinvio alle pp. 105-107 di questo articolo).

Vedere il bicchiere mezzo pieno
L’eventuale presenza di studenti che, nonostante tutto, non si danno da fare non dovrebbe far desistere dall’adozione di una modalità di lavoro in coppia: è opportuno focalizzare l’attenzione anche su coloro che invece lavorano con profitto. In ogni caso, tornare alle lezioni in plenum non è la soluzione: l’eventuale compostezza degli studenti durante la spiegazione dell’insegnante non ne prova necessariamente la partecipazione mentale.

  • Francesco Diodato, glottodidatta, è considerato il massimo esperto in Giappone di didattica dell’italiano come lingua straniera. È professore associato presso il Dipartimento di Lingua Italiana della Kyoto Sangyo University. È inoltre coinvolto nella supervisione di progetti di ricerca e di collaborazione internazionale con atenei italiani e in percorsi di formazione glottodidattica. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente i fattori interni allo studente (la motivazione, le convinzioni, l’ansia, ecc.), lo sviluppo dell’autonomia dei discenti, la neurodidattica, la didattica dell’italiano a studenti universitari, l’apprendimento attivo, l’apprendimento collaborativo, il costruttivismo, la gestione della classe, il lavoro in coppia, l’acquisizione della seconda lingua, la formazione dei docenti.

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