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Tag: didattica

Le skills del futuro: il ruolo della formazione

Trattare di soft skills vuol dire guardare al sistema formativo collocato in contesti ampi, nazionali ed europei, che superano la dimensione dell’azione didattica del singolo istituto scolastico. Proprio le raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea chiedono alla scuola di favorire la maturazione della personalità dei ragazzi in vista di un loro futuro produttivo e creativo. Le ragioni di una apertura al territorio, di una programmazione partecipata considerano lo sviluppo delle competenze trasversali come asse fondamentale per la realizzazione personale e per avere un ruolo attivo nella società, attraverso un apprendimento incentrato verso attitudini e abilità utili per la vita.

Si tratta di lavorare su attitudini personali e competenze trasversali attraverso un apprendimento permanente, fondamentale per la realizzazione individuale, l’inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una cittadinanza attiva. La terminologia riguardante le skills presenta una gamma ampia di riferimenti, spesso utilizzati come sinonimi. Si parla di General Skills (abilità generali), Basic Skills (abilità di base), Essential Skills (abilità essenziali), Life Skills (abilità di vita).

Il disagio, l’ansia, la pressione che comportano la valutazione e la possibilità di prestazioni in linea con le attese dei contesti scolastici e familiari, possono trovare una risposta proprio in quelle Skill cha aiutano gli studenti a migliorare la vita e il benessere psico sociale.

Tra le life skills rientrano la comunicazione efficace, la gestione delle emozioni, la capacità di prendere decisioni. L’asse di riferimento è dato dalla salute in senso ampio, intesa come consapevolezza di sé e orientamento al futuro, come possibilità  di affrontare le sfide della quotidianità e l’essere capaci di definire orizzonti significativi. L’OMS riconosce la priorità di competenze che possono essere raggruppate secondo tre aree. In quella emotiva rientrano la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni e la gestione dello stress. In quella di tipo relazionale si ritrovano l’empatia, la comunicazione efficace e le relazioni positive. Dell’area cognitiva fanno parte la capacità di risolvere problemi, il pensiero critico e la creatività.

Volendo differenziare si può trattare delle life skills come possibilità di migliorare la propria vita nella direzione di una accresciuta consapevolezza, mentre le soft skills si riferiscono alle abilità sociali e comportamentali, come la capacità di lavorare in team.

A scuola diventano così obiettivi fondamentali lo sviluppo della creatività, la tensione a un sempre maggiore equilibrio, la tolleranza come gestione dello stress, la capacità di prendere decisioni e di negoziare. Un elenco possibile delle soft skill mette al primo posto l’autonomia, come capacità di risolvere compiti assegnati, la fiducia in se stessi, l’adattabilità a nuove situazioni, il problem solving, lo spirito d’iniziativa e la capacità di gestire le informazioni.

I cittadini del futuro di quali capacità dovranno innanzitutto essere dotati? Quale incidenza avrà nella formazione lo scenario dei cambiamenti nel modo del lavoro? Le ricerche dicono che nel 2030 i giovani faranno un lavoro che non esiste ancora. Non siamo in grado di prevedere le competenze di cui le persone avranno bisogno nei prossimi decenni. La psicologia e le neuroscienze indicano come fondamentale la flessibilità cognitiva, la capacità di adattarsi a nuovi compiti per cambiare strategie di pensiero in risposta a nuove situazioni. Spetta alla scuola esercitare questa competenza in ogni curriculum formativo, rispettando le esigenze e l’età degli alunni.

Le ricerche di settore individuano l’ambito delle abilità digitali come settore di competenze richiesta a partire dalla formazione di base per l’importanza dell’utilizzo del computer e delle tecnologie dell’informazione ma, al tempo stesso, emerge la necessità di lavorare su strategie di apprendimento che permettano di affrontare problemi inediti, legati in prospettiva all’intelligenza artificiale, con capacità di analisi e creative. Tra le competenze ritenute fondamentali uno spazio significativo ha assunto la resilienza come strategia e skill che le situazioni difficili e i cambiamenti della vita pongono agli individui per far fronte a crisi e difficoltà. Si tratta di una capacità dinamica che spinge a riorganizzare il proprio vissuto in maniera positiva, in risposta alle emergenze che la vita presenta, nei vari aspetti di problematicità e imprevedibilità, nei confronti di se stessi, degli altri, del mondo. In un orizzonte con sempre nuove competenze, resta fermo che scuola e famiglia sono garanti e responsabili di preparare il futuro nella consapevolezza dell’importanza di tre direzioni che vanno considerate struttura portante della formazione: l’inclusione sociale, l’empatia, il rispetto dei valori umani.

L’importanza dell’ “imparare facendo” nella Scuola Primaria

“John Dewey, filosofo e pedagogista americano, (20 ottobre 1859 – 1º giugno 1952) è stato uno degli antesignani dell’imparare facendo. Secondo Dewey l’esperienza diretta è di fondamentale importanza per creare le basi dell’apprendimento: “l’educazione non è una preparazione per la vita; l’educazione è la vita stessa” (Dewey, 1897).

Secondo Dewey, è indispensabile che gli studenti vengano coinvolti attivamente nel processo di apprendimento poiché è solo prendendo parte ad attività pratiche e risolvendo problemi reali che si sviluppano abilità cognitive, emotive e sociali.

L’apprendimento attraverso l’esperienza diventa quindi un elemento indispensabile poiché consente di acquisire competenze, conoscenze e abilità che vanno ben al di là della semplice memorizzazione di contenuti teorici.

Insomma, un pioniere anche della didattica per competenze.


Ma perché oggi è più che mai importante insegnare riscoprendo l’esperienza diretta?
Perché viviamo in una società sempre più pervasa dalla tecnologia e dall’automazione, nella quale il valore delle competenze pratiche rischia di perdersi.

Come ci insegna Dewey, è attraverso le attività esperienziali che si forniscono a bambine e bambini gli strumenti per strutturare un apprendimento profondo e significativo. Creare progetti, sperimentare, costruire, sono operazioni che allenano la creatività, favoriscono lo sviluppo delle capacità di problem-solving, guidano nella comprensione dei fenomeni e nella risoluzione di problemi, toccandoli “con mano”.

Partecipare ad attività pratiche e/o manuali inoltre consente a bambine e bambini di sperimentare la progettualità e il senso di soddisfazione che deriva dal completamento di un progetto. Farlo in gruppo incoraggia la collaborazione e la comunicazione tra bambine e bambini. Condividere idee, risorse e responsabilità all’interno di un gruppo aiuta a sviluppare capacità sociali fondamentali come l’ascolto, la negoziazione e il rispetto delle opinioni altrui, quelle che noi chiamiamo life skills.

Nel Sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE, ampio spazio è dato a questo aspetto. A tal proposito, nella sezione CRESCERE INSIEME bambine e bambini trovano letture e attività cooperative, idonee a creare stimoli di tipo esperienziale.

Anche in ambito artistico, le attività manuali e pratiche offrono a tutte e a tutti la libertà di esprimere e coltivare la creatività. Attraverso la pittura, il disegno, la scultura e l’artigianato, bambine e bambini possono esplorare diverse forme d’arte e sviluppare il proprio stile. Questo processo di espressione personale è essenziale per lo sviluppo dell’identità e della fiducia in se stessi.

È con questo scopo che al Sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE è allegato un fascicolo dedicato all’arte che offre un’ampia panoramica di attività finalizzate proprio a questo obiettivo.

Come nasce un sussidiario dei linguaggi?

Un sussidiario dei linguaggi è un meraviglioso lavoro di squadra.
È un’impresa, un’avventura dove tutto è perfettamente pianificato e ogni cosa concorre a creare uno strumento che da un lato ha l’obiettivo di aiutare il bambino e la bambina a crescere nell’amore per la lettura e dall’altro si pone lo scopo di agevolare il lavoro dell’insegnante in questo bellissimo compito.

Un sussidiario dei linguaggi ha una fase di gestazione nella quale autori e redazione condividono idee e pensieri, facendo emergere l’idea di fondo che guiderà tutto il percorso: la lettura come veicolo di apprendimento, la lettura come sviluppo della passione per la parola scritta, la lettura come volano per la scrittura, la lettura come “casa” delle regole di grammatica.

In questa fase si definiscono le tipologie di allegati che andranno a completare, in modo coerente, il percorso che le insegnanti avranno a disposizione per orientare la  loro scelta.

l punti nodali sono la comprensione del messaggio scritto e l’analisi di tipologie che compongono l’universo letterario, come si evince dagli obiettivi delle Indicazioni Nazionali:

“Leggere testi (narrativi, descrittivi, informativi) cogliendo l’argomento di cui si parla e individuando le informazioni principali e le loro relazioni. – Comprendere testi di tipo diverso, continui e non continui, in vista di scopi pratici, di intrattenimento e di svago. – Leggere semplici e brevi testi letterari, sia poetici sia narrativi, mostrando di saperne cogliere il senso globale. – Leggere semplici testi di divulgazione per ricavarne informazioni utili ad ampliare conoscenze su temi noti.”

 

All’interno del percorso l’autrice o l’autore individua temi sui quali vuole accendere un faro: la parità di genere, l’ambiente, le relazioni, le life skills, le stagioni, le emozioni, le Steam.

Nel caso del sussidiario dei linguaggi PAROLE SEGRETE tutte queste tematiche vengono affrontate grazie a letture stimolo e attività pratiche create ad hoc.

Per fare tutto questo l’autore legge e seleziona libri e libri e libri dai quali estrarre i brani su cui i bambini lavoreranno sia all’interno delle tipologie testuali sia nelle sezioni tematiche.

Ad esempio, se l’autore o l’autrice sta predisponendo la sezione relativa alla descrizione, dovrà individuare testi tratti dalla miglior narrativa italiana e straniera dai quali si possano estrapolare descrizioni che rispondano alle caratteristiche da analizzare: animali, persone, cose, ambienti, da vedersi sotto una luce oggettiva o soggettiva, con caratteristiche statiche o dinamiche o magari con sequenze dialogiche creando per ciascuna di essere i relativi esercizi legati alla comprensione e alla trasposizione in produzione scritta.

Lo stesso viene fatto per tutte le sezioni: testo poetico, narrativo con i suoi generi, argomentativo, regolativo.

Come si evince, la scelta dei brani diventa un punto qualificante per poter offrire ai bambini esempi di bella scrittura che possano condurli a sviluppare l’amore per il bello e la passione per la parola scritta.

Questo, per le insegnanti che stanno scegliendo il libro di testo, rappresenta un punto nodale insieme alle modalità con cui vengono costruiti gli esercizi di comprensione che guidano a riflettere su tutte le componenti del testo, compresa quella grammaticale, e aiutano il bambino a “valorizzare” il contenuto, imparando ad interrogarlo in modalità più approfondite, le stesse che troverà nelle Prove Invalsi.

Ogni pagina del sussidiario e dei suoi allegati viene poi analizzata insieme alla redazione, studiata graficamente attraverso  font e spaziature idonee a rendere il testo assolutamente inclusivo.

Nel lavoro di squadra rivestono un ruolo importantissimo gli illustratori e le illustratrici che permettono di dare vita a quello che sarà un libro per bambini e bambine. Il loro estro rende gradevole e accattivate ogni pagina, pensata per far gioire anche gli occhi, per regalare il bello di cui i bambini hanno diritto.

I grafici assemblano il lavoro rendendolo coerente e scorrevole mentre molte persone leggono, rileggono, ricontrollano affinché non sfugga nulla. E, nonostante questo, a volte qualche refuso sfugge. Ma è comprensibile, il corso, tra quarta e quinta, tra libro di lettura e allegati vanta quasi 1000 pagine.

Infine la copertina, qualcosa che deve evocare la gioia di poter crescere e imparare in compagnia di un bel libro.

Alla fine di questo gioco di squadra entrano a pieno diritto le maestre che, con attenzione e competenza (e tanta pazienza), analizzano i volumi per decidere quale sarà il più adatto alla loro classe.

A loro va, naturalmente l’augurio di una buona scelta, naturalmente targata Raffaello!

Vuoi conoscere tutti i sussidiari dei linguaggi per la Scuola Primaria di Raffaello Scuola?

Scopri di più nella pagina dedicata

Perché maestra/o?

I perché che aiutano a crescere e sviluppare il pensiero critico, anche in inglese.

Quando le bambine e i bambini raggiungono una certa età (intorno ai due o tre anni) iniziano a voler conoscere il “perché?” di ogni piccola cosa. “Perché la luna brilla in cielo?”, “Perché devo mangiare le verdure?”, “Perché non posso guardare la TV?” e via discorrendo.

A questa età le capacità cognitive delle bambine e i bambini si sviluppano rapidamente, iniziano a imparare a fare collegamenti tra causa ed effetto e sono desiderose e desiderosi di scoprire tutto ciò che riguarda il “come funziona” il mondo, il che porta a un numero spesso esasperante di domande che rivolgono ai genitori o agli/alle insegnanti.

Tuttavia, con il crescere, questo livello di domande costanti inizia a diminuire, fino a quando i “perché” cessano del tutto. Ma…perché smettiamo di voler sapere il perché?

Spesso a scuola le bambine e i bambini vengono premiati per avere la risposta giusta, non per aver posto una buona domanda. Frequentemente l’enfasi è posta sulla memorizzazione e sui test, e quindi le bambine e i bambini imparano rapidamente che, per avere successo nel mondo scolastico, non vale la pena perdere tempo o sprecare energie per affrontare una determinata materia in maniera approfondita. Sanno che gli adulti attorno a loro cercano di far loro imparare le risposte “giuste” e che si attengono quindi al programma prescritto.

Perché fare domande è importante?

Fare molte domande è segno di creatività, un’abilità importante per affrontare le difficoltà della vita. Incoraggiando i nostri studenti e le nostre studentesse a fare più domande, possiamo affinare le loro abilità cognitive in molti modi come per esempio:

  • motivarli a cercare le conoscenze che corrispondono ai loro interessi e possono quindi favorire l’amore per l’apprendimento per tutta la vita.
  • aiutarli a creare collegamenti trasversali e interdisciplinari tra le informazioni.
  • mettere in discussione idee preconcette e dare loro la fiducia necessaria per proporre le proprie opinioni.

Nel prossimo webinar Ask why! Domandare per crescere e sviluppare il pensiero critico, anche in lingua inglese, di mercoledì 10 aprile 2024, ore 17.00, fornirò alcuni suggerimenti per far in modo che gli alunni e le alunne pongano più domande in classe perché l’apprendimento è gioia di esplorare e senza dubbio la curiosità potenzia l’apprendimento, anche in lingua inglese.

In questo incontro ci chiediamo come possiamo supportare i/le nostri/e bambini/e nell’attivare e sviluppare il loro pensiero critico e il ragionamento fornendo strumenti ed attività pratiche per condurre nuove esperienze didattiche in lingua inglese.

Don’t miss it! #savethedate

Mariana Laxague

 

ENGLISH VERSION

Why is asking questions important?

When children reach a certain age (around two or three years old) they start asking “Why?” for every little thing. “Why does the moon shine in the sky?”, “Why do I have to eat vegetables?”, “Why can’t I watch TV?” and so on.

At this age, childrens’ cognitive skills develop rapidly, they begin to learn to make connections between cause and effect, and they are eager and eager to find out everything about how the world “works”, which leads to an often exasperating number of questions for weary parents or teachers.

However, as we grow older, this level of constant questioning begins to diminish, until the “why” questions cease altogether. But…why do we stop wanting to know why?

Often in schools, children are rewarded for having the right answer, not for asking a good question. Emphasis is placed on memorization and testing, and so children quickly learn that, to succeed in education, it is not worth wasting time or energy to tackle a particular subject in depth. They know that most grown-ups are trying to get them to learn the “right” answers, and so they will stick to the prescribed program.

Why is asking questions important?

Asking lots of questions is a sign of creativity, an important skill for coping with life’s difficulties. By encouraging children to ask more questions, we can hone their cognitive skills in many ways such as:

  • motivating them to seek knowledge that matches their interests and can thus foster a lifelong love of learning.
  • helping them make cross-curricular and interdisciplinary connections among information.
  • challenge preconceived ideas and give them the confidence to put forward their own opinions.

In the upcoming webinar Ask why! Domandare per crescere e sviluppare il pensiero critico, anche in lingua inglese, on Wednesday, April 10, 2024 at 5:00 p.m., I will provide some suggestions for getting pupils to ask more questions in the classroom because exploring and learning can be pure joy and no doubt curiosity enhances learning, also in English.

Ask why

In this meeting, we ask how we can support our children in activating and developing their critical thinking and reasoning by providing practical tools and activities for conducting new educational experiences in English.

Don’t miss it! #savethedate

Mariana Laxague

Scuola a 360°

Una rubrica senza confini che si arricchisce ogni giorno con la linfa di chi vive la scuola

Raffaello Scuola, sempre più, vuole essere a fianco di educatrici, docenti, bambine e bambini, alunni e alunne, ma anche di genitori, dirigenti scolastici e perché no professionisti che a vario titolo ruotano e interagiscono con il mondo della scuola.

Ecco allora la necessità di far nascere la nuova rubrica Scuola a 360°. Una rubrica semplice ed efficace, coordinata da personale altamente qualificato e dedicata e alla scuola di ogni ordine e grado, dal sistema integrato 0-6 alla scuola primaria per arrivare alla secondaria di secondo grado.

Scuola a 360° sarà un pozzo a cui attingere normative, riflessioni, suggerimenti, articoli divulgativi e scientifici, materiali e molto altro ancora. Verranno organizzate tavole rotonde per trattare tematiche che rispondano ai bisogni del momento, quali: osservazione, documentazione, progettazione, abilità, competenze, valutazione, contesti di apprendimento, educazione affettiva, sviluppo cognitivo, sviluppo emotivo, INVALSI, didattica integrata, individualizzata, personalizzata, ma anche tematiche più specifiche come possono essere quelle legate alla comprensione del testo, alla riflessione linguistica, alla motivazione allo studio, all’innovazione didattica o tecnologica, come le STEAM o all’intelligenza artificiale.. Ancora, la rubrica permetterà di condividere bisogni emersi durante le formazioni, durante la stesura di progetti fatti con le scuole e di generare un’alleanza per sostenere il grande valore educativo-didattico che oggi la scuola è tenuta a dare.

Con Scuola a 360° si vuole offrire l’opportunità di generare una vera e propria alleanza educativa fra coloro che nella quotidianità si occupano di alunni e alunne, di studentesse e studenti, con chi si occupa di figli e figlie che vivono il contesto scuola, con chi studia, sperimenta, ricerca ciò che può sorreggere gli apprendimenti ma anche il benessere di chi educa e di chi è educato e l’editoria, che sempre più vuole essere strumento che facilita e sorregge il prezioso lavoro di ciascuno.

Scuola a 360° vuole occuparsi dello sviluppo fisico, psichico ed emotivo mettendo al centro la persona, la didattica, le competenze e le sfide educative. Vuole essere una rubrica aperta, che raccoglie bisogni ma anche riflessioni, una rubrica che non ha confini e che si arricchisce ogni giorno con la linfa di chi vive la scuola.

Molte sono le difficoltà che si incontrano nella scuola, molte sono le sfaccettature e molte le normative che si devono, non solo conoscere, ma anche applicare. Raffaello Scuola vuole fornire strumenti efficaci alla gestione consapevole e professionale di un gruppo di bambini e bambine di una classe non trascurando quelle che oggi sono le necessità principali: l’inclusione, l’innovazione, il benessere, l’orientamento, il contrastare l’abbandono scolastico e l’agire in modo consapevole in ogni singola situazione.

Essere educatrice, educatore, docente, genitore, dirigente, editore, significa essere prima di tutto persona che si dedica a una professione, a un ruolo, non è sufficiente e non è professionale fare l’educatrice e l’educatore, la docente, il genitore, l’editore perché non è funzionale al mondo scuola.

Come può dunque una formazione, un libro di testo accompagnare un docente, un alunno o un genitore se non è costruito da una riflessione comune? Quanto influenza gli apprendimenti il sentire alleati gli adulti che ruotano attorno a una bambina? Quanto influenza l’educazione, l’istruzione il sentire alleati studiosi, editori, professionisti di varie discipline?

La scuola non può bastarsi, se fatta solo di chi insegna e di chi apprende, non può crescere se non c’è confronto, non può vivere se non c’è alleanza, studio e motivazione.

Possono cambiare le normative che la regolano, possono cambiare i voti, i giudizi, le materie, ma se alla base c’è una rete che filtra ciò che è funzionale alla crescita di ciascun protagonista e ciò che non lo è, possiamo ancora sperare in una scuola vera, che insegna la vita dove ciascuno può scrivere una pagina del libro più meraviglioso che c’è.

L’apprendimento basato sulle sfide per una didattica STEAM efficace

Le tre fasi: coinvolgimento, indagine e azione.

Durante le riunioni scolastiche, gli insegnanti si preoccupano principalmente del completamento del programma, e dedicano uno spazio marginale alla definizione di strategie per lo sviluppo delle competenze chiave di apprendimento degli studenti, le uniche in grado di preparare i nostri giovani alle sfide di un mondo in continuo cambiamento, caratterizzato da professioni emergenti, tecnologie inesplorate e problemi, ad oggi, imprevedibili. Una realtà tanto complessa, inoltre, non può essere affrontata da una scuola che da anni fonda le proprie basi organizzative sulla suddivisione delle discipline di insegnamento; dovremmo piuttosto cogliere le opportunità provenienti dalla didattica STEAM, capace di integrare e contaminare abilità provenienti da discipline diverse – non solo di area scientifica – intrecciando teoria e pratica per lo sviluppo di nuove competenze, anche trasversali (Linee guida STEM, nota MIM 4588 del 24/10/23).

L’approccio STEAM consente di coinvolgere attivamente gli studenti in esperienze autentiche, fornendo loro un modo diverso di interrogare il mondo, basato sulle connessioni tra le discipline di studio, sull’investigazione dei fenomeni, sulla risoluzione di problemi reali.

Come introdurre in modo pratico ed efficace l’approccio STEAM nelle nostre scuole? Un valido quadro di riferimento ci viene offerto dal Challenge-Based-Learning (CBL), l’apprendimento basato sulle sfide, uno strumento didattico che integra l’apprendimento attivo, il lavoro di squadra e sfide autentiche, al fine di sviluppare negli studenti le competenze per il 21° secolo, necessarie a risolvere i problemi che affronteranno nel corso della vita. A differenza di quanto abitualmente viene richiesto agli studenti con i tradizionali esercizi – in cui applicare conoscenze già note per un loro consolidamento- il CBL sfida lo studente con la proposta di problemi autentici, in cui le nuove conoscenze sono il risultato di un processo personale di indagine e scoperta sostenuto dal docente e dal gruppo di lavoro.

In vista dell’avvio delle azioni didattiche e formative finanziate con le risorse dell’investimento ‘Nuove competenze e nuovi linguaggi’, la scuola italiana non dovrebbe promuovere modelli di apprendimento che rimandano al futuro lavorativo la verifica della conoscenza nella risoluzione dei problemi, ma modelli in cui è il problema stesso a diventare strumento di apprendimento.

IL CBL, grazie alla proposta di problemi sfidanti, rappresenta uno dei framework che meglio risponde alle attuali esigenze di sviluppare e rafforzare le competenze degli studenti nell’ambito della didattica STEAM.

Come applicare concretamente il CBL nei nostri contesti scolastici? L’apprendimento basato sulle sfide comprende tre fasi interconnesse fra loro: coinvolgimento, indagine e azione.

Fase 1: COINVOLGIMENTO

Per il docente la prima fase rappresenta il momento più difficile della progettazione, perché dovrà concentrare la propria attenzione sulla definizione di una sfida che sia realmente significativa per gli studenti, ovvero in grado di mobilitare quella motivazione intrinseca che risulta essere il volano più efficace per l’apprendimento.

Si parte dalla presentazione di una Grande Idea, ovvero di un tema di ampio respiro, un problema a livello globale che offre diverse opportunità di indagine come, ad esempio, uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

La Grande Idea stimola nel gruppo classe una serie di interrogativi riferiti al contesto territoriale, agli interessi personali e della comunità. Sono le cosiddette domande essenziali, che agganciano il macro tema al mondo dello studente e lo coinvolgono in prima persona in una situazione avvertita come problematica.

La fase di coinvolgimento si conclude con l’identificazione di una sfida, definita sapientemente dal docente in modo da trasformare le domande essenziali emerse in un concreto invito all’azione.

A titolo esemplificativo, si riporta il testo di una sfida utilizzata con una classe in un CBL avente come macro tema l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, riguardante la vita sulla Terra:

Il Sindaco di […] conferisce al vostro studio associato di esperti il compito di monitorare le variazioni di temperatura in diverse aree della città e di ideare un dispositivo destinato a garantire il benessere delle piante, particolarmente minacciate dalle attuali condizioni climatiche. Purtroppo, le risorse finanziarie disponibili sono limitate, considerando l’ampia estensione del territorio comunale, e il vostro team dovrà formulare una soluzione con costi contenuti, utilizzando anche materiali di riciclo.

Da sottolineare il carattere inclusivo del CBL nel momento in cui la sfida viene rivolta ad uno “studio associato di esperti “, richiamo evidente alla possibilità di coinvolgere nei gruppi di lavoro in cui verrà suddivisa la classe, un team di studenti con diversi talenti, personalità e punti di forza, trasformando così ogni alunno in un attore protagonista dell’intero processo di apprendimento.

 

Fase 2: INDAGINE

Nella fase di indagine lo studente intraprende un viaggio verso la conoscenza a partire da una serie di domande guida formulate dall’insegnante. Queste domande sono ordinate in base alle priorità del percorso conoscitivo progettato dal docente per il gruppo classe, ma ciascun alunno, seppur guidato da questo essenziale strumento di indagine, potrà godere di una certa libertà d’azione nel personale processo di apprendimento. Potrà infatti sfruttare una serie di risorse (libri di testo, video, pagine web) e attività guida (esperimenti, simulazioni, giochi) messe a disposizione dal docente per giungere alle prime conclusioni condivise con il proprio gruppo.

A titolo esemplificativo, riprendendo la sfida lanciata nella fase precedente, alcune possibili domande guida potrebbero essere: come funziona un sensore di temperatura? Come si effettua la registrazione di dati in un archivio elettronico? Sai usare un foglio di calcolo per trasformare i dati in grafici? Come creare un sistema di segnalazione di allarme a distanza?

Come risorsa per rispondere a questi interrogativi suggeriamo il libro “Laboratorio sperimentale STEAM” edito dalla Raffaello e le attività guida 4 e 5 della sezione 4 dedicata alla robotica educativa.

Scopri il Laboratorio Sperimentale STEAM, del corso Techno-logics per la SS1, con l’intervista a Gianni Monti!

Fase 3: AZIONE

Dopo aver completato la fase di indagine, ogni gruppo identifica e implementa una singola soluzione per la sfida, che dovrà essere prima sperimentata e poi condivisa con un pubblico autentico sotto forma di brochure informativa, pagina web, progetto di miglioramento, app mobile, dispositivo elettronico etc.

Si può facilmente ipotizzare che durante la fase di sperimentazione possano emergere nuovi interrogativi, che potrebbero richiedere ulteriori ricerche e riportare gli studenti alla fase di indagine.

La fase di azione rappresenta un momento fondamentale per riflettere sul proprio operato, perché il gruppo riceve una serie di feedback, sia dalla sperimentazione del proprio artefatto cognitivo che dalla presentazione al pubblico. Queste risposte possono fornire ottimi spunti per l’autovalutazione e, in particolare, per determinare il proprio impatto sulla sfida.

Dall’analisi delle tre fasi è evidente che il docente dovrà adoperarsi per creare contesti di apprendimento in cui lo studente si senta libero di osare e di fallire con la creatività. Nel CBL il come arrivare alla soluzione, ha valore tanto quanto la soluzione stessa. L’obiettivo della sfida non è raggiungere ad una verità assoluta, bensì sviluppare un’opinione personale e individuare possibili soluzioni a problemi reali.

Durante il percorso, ogni fase può essere documentata attraverso relazioni e presentazioni che rappresentano evidenze nel personale viaggio nella conoscenza. La documentazione prodotta può fornire importanti elementi di valutazione per il docente.

Il CBL si configura come un efficace strumento didattico per promuovere l’indagine dei fenomeni da vari punti di vista, consentendo agli studenti di identificare le naturali connessioni tra le diverse aree del sapere, caratteristiche dell’approccio STEAM.

Sta arrivando la Primavera!

Il diritto alla Primavera

In questo tempo di clima impazzito, speriamo ci rimanga la Primavera.
La Primavera è la stagione della rinascita, è il momento in cui tutte le energie spingono verso la vita. Nascono nuovi profumi, nuove foglie, nuovi suoni, nuovi colori.

È molto importante, soprattutto per i bambini e le bambine che vivono in città, che le maestre affrontino questo argomento.
È bello immaginare la classe come una specie di stanza multisensoriale in cui si possano evocare le sensazioni che l’arrivo della bella stagione suscita in noi.
Facciamo ascoltare ai nostri alunni il cinguettio degli uccelli (in rete si può trovare senza difficoltà), portiamo a scuola dei giacinti e facciamo sentire loro il profumo intenso che emanano.

Proiettiamo alla LIM video time-laps (anche questi si trovano facilmente in rete) in cui in breve tempo si possa vedere lo sbocciare di un fiore o lo srotolarsi di una foglia. Guardiamo documentari di nidi che si riempiono di piccoli che escono dall’uovo.

Al termine di queste operazioni, recuperiamo le EMOZIONI, chiudendo gli occhi. Guidiamo i bambini e le bambine ad evocare le sensazioni che hanno provato. Corrediamo il tutto con qualche bella poesia. Niente come una poesia si sposa bene con la Primavera!

Scopri di più sul sussidiario dei linguaggi Parole segrete che ti proporrà una selezione di poesie dedicata ai piccoli e grandi lettori.

Buona Primavera!

It’s time to move and learn!

Il corpo e il movimento come strumenti di apprendimento (e di divertimento) della lingua inglese.

“Everything in the universe has a rhythm, everything dances.”

Questa meravigliosa affermazione di Maya Angelou si applica perfettamente a qualsiasi lezione di inglese.

Quindi, perché non esplorare “la danza” della conoscenza in classe e “muoversi al ritmo” dell’apprendimento?

Gli studenti della scuola primaria imparano meglio attraverso il gioco e il movimento perché permette loro di comprendere la lingua in modo naturale e interattivo. Il metodo di insegnamento TPR prevede l’uso del movimento fisico e della gestualità per aiutare i bambini e le bambine ad associare parole e frasi alle azioni, in modo che l’apprendimento della lingua diventi significativo. Fare collegamenti tra i movimenti del corpo e gli elementi lessicali aiuta i bambini e le bambine a trattenere le nuove informazioni perché dà significato e contesto.

Nel nuovo webinar It’s time to move and learn, daremo uno sguardo al metodo TPR, perché e come applicarlo nell’apprendimento delle lingue, nonché alle attività pratiche e pronte per l’uso tratte dal nuovo corso di inglese Hello World. Vedremo come possiamo far muovere e imparare i nostri bambini e bambine, ballare e ricordare, recitare e cantare, rendendo il loro percorso di apprendimento più coinvolgente!

Il percorso dell’apprendimento continuo non passa solo attraverso gli ambiti linguistici, ma attraversa anche ambiti sociali ed emotivi essenziali per la crescita di un bambino. Del resto, come affermava Aristotele circa 2400 anni fa, “Educare la mente senza educare il cuore non è affatto educazione”.

Con questo in mente, in questo webinar discuteremo dell’importanza di concentrarsi non solo sullo sviluppo degli aspetti cognitivi dei bambini (la mente), ma anche di altre qualità che ci rendono umani (il nostro cuore), in altre parole parleremo di SEL (Apprendimento sociale ed emotivo.)

Condividerò suggerimenti e idee su come le nostre lezioni di lingua possano essere inclusive potenziando l’intelligenza sociale ed emotiva dei nostri piccoli studenti e studentesse. Attraverso le attività suggerite, i bambini e le bambine potranno iniziare a identificare le proprie emozioni, imparare a gestire lo stress ed essere consapevoli che l’amore è universale tra tutti gli esseri viventi.

Siete tutti e tutte più che benvenuti a unirvi a me online mercoledì 20 marzo alle ore 17.00, per condividere opinioni e imparare gli uni dagli altri. Ci vediamo tutti e tutte lì!

Katerina Nikolla

 Move learn 1

 

ENGLISH VERSION

“Everything in the universe has a rhythm, everything dances.”

 This pearl of wisdom from Maya Angelou perfectly applies to any language classroom.

So, why not explore the “dance” of knowledge in the class and move to the “rhythm” of learning?

Primary school students learn best through play and movement because it allows them to understand language in a natural and interactive way. The TPR teaching method involves using physical movement and gestures to help children associate words and phrases with actions, so the language learning becomes more memorable. Making connections between body movements and lexical items helps children retain the new information because it gives meaning and context

In my new webinar, we are going to take a look at the TPR method, why and how to apply it in the language learning as well as practical, ready to use activities from the newly released Hello World coursebooks for students of primary school. Let’s see how we can make our kids move and learn, dance and remember, act and chant, making their learning journey more engaging!

The vibrant classroom is only a glimpse into the vast world which our little learners explore and discover every day and every moment. The path of continuous learning passes through not only linguistic fields but it also crosses essential social and emotional areas of a child’s growth After all, as Aristotle said some 2400 years ago, “Educating the mind without educating the heart is no education at all”.

With this in mind, in this webinar we will discuss the importance of not only focusing on developing the cognitive aspects of the children (minds) but also other qualities that make us human (our hearts), in other words, we will talk about SEL(Social and  Emotional Learning.)

I am going to share tips and ideas on how our language lessons can be inclusive by empowering the social and emotional intelligence of our little learners. Through the activities suggested, children may start identifying their emotions, learn how to handle stress and be aware that love is universal between all living.

You and your teacher fellows are more than welcome to join me online on Wednesday 20th of March, to share views and learn from each other. See you all there!

Katerina Nikolla

 Move learn 1

Il filo rosso della lettura

IL FILO ROSSO DELLA LETTURA
C’è un lungo e meraviglioso filo rosso che imbastisce i tessuti diversi ma tutti egualmente ricchi che compongono il patchwork del corso di letture per le classi 4° e 5° di Leggo PERCHÉ: è l’alta qualità dei testi.
Come qualunque filo, è aperto e lo si può riavvolgere a partire dall’uno o dall’altro capo. Proviamo a creare insieme il suo rocchetto.

L’ANTOLOGIA: DALLA LETTURA ALLA SCRITTURA
È il volume in cui la lettura passa da abilità strumentale a competenza testuale, per arrivare a essere capacità critica per l’affinamento del proprio gusto personale e chiudere infine il cerchio sulla scrittura.
Dopo l’avvio per il recupero delle conoscenze pregresse e della capacità funzionale di leggere e comprendere brani di registri e scopi diversi, in modo scorrevole e espressivo, si aprono le Unità sulle varie tipologie testuali.
Al loro interno v’è una doppia articolazione, facilmente leggibile sia da parte degli insegnanti, sia da parte della classe.
La sezione iniziale di ciascuna Unità di apprendimento, caratterizzata dal colore azzurro chiaro, serve per incontrare e conoscere testi diversi sul piano della struttura e del contenuto (le differenti tipologie). Conoscerle significa individuarne le caratteristiche e ritrovarle in brani analoghi, cogliendone anche i singoli elementi. In poche parole: analizzare il testo.
Ma conoscere significa anche comprendere il brano specifico: l’argomento, il lessico, le variabili narrative (ambiente, tempi, azioni, personaggi), i nessi logico-causali, le inferenze su più livelli.
Nelle letture antologiche, la sezione successiva dell’Unità, prosegue la proposta operativa di analisi e soprattutto di comprensione, ma nelle pagine a loro dedicate si affrontano temi di estrema rilevanza, riconoscibili dalle icone illustrate. I testi, infatti, toccano problematiche di grande attualità (emozioni e sentimenti, ambiente e natura, scoperte, vita sociale, inclusione, parità di genere) ma anche situazioni fortemente vicine al vissuto di bambini e bambine.
Il percorso di apprendimento conduce infine verso la capacità critica, attraverso la selezione di brani di più ampio respiro. Sono letture lunghe in chiusura di unità, nelle quali ciascuno coglie elementi in base a categorie soggettive, non guidate da un apparato operativo. Esse devono stimolare il confronto tra pari e l’argomentazione di un proprio commento all’adulto.
Il viaggio poi trova il proprio naturale epilogo nelle suggestioni di scrittura che vengono fornite, sia come attività collaterali rispetto ai brani presentati, nelle pagine stesse e nelle proposte operative presenti nella sezione dedicata alla composizione, sia come messa alla prova di quanto acquisito nella fase di analisi e comprensione.
Non basterebbe, tuttavia, una buona progettazione didattica per sostenere questo itinerario: ci vogliono testi di alto valore autoriale, che sappiano fornire occasioni ricche, ampie e variegate. Affinché l’analisi, la comprensione e lo sviluppo del senso critico prendano corpo, ci vuole, come dire, la materia prima letteraria, di cui nei volumi di Leggo perché c’è davvero ampia scelta.

 

Leggo perché…MI PIACE!
Il fascicolo che accompagna il corso, non è un qualunque “allegato”. Esso è un corpo importante del progetto. È in quelle pagine, infatti, che la lettura diventa piacere pieno.
I temi affrontati, tutti irrinunciabili sotto il profilo dell’Educazione Civica e dell’Educazione alle relazioni, sono un tesoretto di stralci di letteratura per bambini e bambine. Sono state operate scelte importanti nella vasta biblioteca Raffaello, scelte che portano al centro la formazione di futuri cittadini e cittadine consapevoli, non solo rispetto a questioni centrali nella società attuale, ma anche nei confronti della propria appartenenza culturale.
Ogni brano, distribuito per lunghezza su più pagine offre una narrazione distesa che permette di cogliere lo stile dell’autore o dell’autrice, le sue opzioni narrative, il linguaggio, la modalità di descrivere ambienti, situazioni e personaggi, le eventuali assonanze con il linguaggio poetico.
Insomma la ricchezza di repertorio diventa piacere di scoprire scritture diverse. Tale piacere della scoperta raggiunge però un maggiore grado di intensità grazie all’intervista allo scrittore o alla scrittrice.
Ciascun testo, infatti, è accompagnato da una chiacchierata preliminare, che consente di entrare in familiarità con ciascuno di loro, per sentire dalla viva voce che cosa abbia portato alla genesi del libro da cui è ricavato lo stralcio o come si sia sviluppato nel tempo lo stile adottato, o da cosa proviene la scelta dei temi trattati nell’opera.
È un incontro “vero”, vicino. Ha la funzione di alimentare il piacere di leggere, come gioia di sperimentare una Letteratura per l’infanzia degna della “L” maiuscola che porta, dove risulta evidente la continuità tra vita e scrittura.
L’ascolto dei brani, letti da speakers professionisti, conduce infine, in modo inclusivo per chi ha disturbi specifici e per tutti i bisogni educativi speciali, fin nel cuore profondo della produzione autoriale: il testo diventa voce espressiva ed emozionale, che trascina, avvolge, stuzzica e affascina, generando un autentico piacere letterario.

Che cosa può esserci di più ambizioso?

Vuoi scoprire il nuovo sussidiario dei linguaggi di Raffaello Scuola? Scoprilo sulla pagina dedicata.

Ti racconto che ci tengo.

Includere attraverso una storia, fin dai primi giorni di scuola

Il senso vivo della storia 
La storia di Verdeprato è l’ambiente narrativo che fa da sfondo all’omonimo corso di letture e di apprendimento della letto-scrittura. Si tratta di un volumetto agile e maneggevole per l’insegnante, che contiene una storia illustrata adatta a bambini e bambine che si incontrano e formano un nuovo gruppo, in classe prima, per collaborare e crescere insieme. 

C’è un personaggio centrale, la Papera Piumina, che, fin da quando è nell’uovo, entra a fare parte di un gruppo (assolutamente scanzonato e divertente) che si prende cura di lei. Al suo fianco, infatti, l’Ape Anita, Elio il Millepiedi, il Grillo Ivano, Otto il Bombo e la Lumaca Ulla accolgono, proteggono e aiutano Piumina a ritrovare il proprio habitat naturale, dove infine la lasciano libera.

È un racconto in cui il vero e unico grande protagonista è il gruppo intero che collabora, mettendo a disposizione le proprie capacità per il perseguimento di un obiettivo comune. Questo non coincide semplicemente con l’epilogo della storia, bensì consiste nel prendersi cura della fragilità di un loro membro. Piumetta, infatti, è a tutti gli effetti “una di loro” e come tale i cinque amici la vivono. 

La storia di Verdeprato è quindi un “manifesto narrativo dell’inclusione” sia verso chi manifesta bisogni speciali, sia verso la colorata diversità che caratterizza ognuno dei personaggi, esattamente come ciascun alunno o alunna della classe che si è appena formata. 

Il percorso che il gruppo affronta è un costante intreccio di relazioni, di accettazione, amicizia, aiuto reciproco, al quale si aggiungono sempre nuove figure.

Grazie alla potenza esemplificativa della narrazione, compagni e compagne di classe si immedesimano in loro e imparano a prendersi cura l’uno dell’altro, assumendo come ulteriore e reale esempio quotidiano l’atteggiamento testimoniato dall’insegnante nei loro confronti, attenta a ciascuno e ciascuna e al gruppo nella sua complessità.

Il racconto originale che Giuditta Campello ha composto per Verdeprato piacerà a tutti i bambini e le bambine e costituirà un validissimo sfondo integratore di apprendimenti, per partire tutti insieme in classe prima. 

 

La ricchezza della storia 
Ai bambini e alle bambine piace imparare. Sono curiosi, interessati, ricettivi. Inoltre, quando si racconta, si suscitano emozioni che permettono di ancorare in modo più radicato e significativo molte informazioni e conoscenze in modo semplice, diretto e più comprensibile.

Per questo, dentro a La storia di Verdeprato, oltre agli insegnamenti di base inerenti alla lettura e alla scrittura, compaiono anche molti possibili approfondimenti disciplinari. Vi sono quelli che strizzano l’occhio alla matematica (le uova della Merla Marta, le zampe di Elio, la numerosità delle formiche, …); quelli di carattere scientifico, come l’alternarsi del giorno e della notte, la presenza di tanti diversi animali, il loro habitat e le abitudini di vita, la deposizione e la cova delle uova come inizio del ciclo vitale, la composizione delle nuvole e gli agenti atmosferici; le progressioni narrative, fatte di successioni e contemporaneità; i percorsi in base ai riferimenti topologici e spaziali.

Non ultima, vi è un’evidente traccia trasversale inerente alle life skills. Ogni personaggio chiave o occasionale, infatti, aggiunge qualcosa al racconto, mettendo a disposizione conoscenze, abilità e competenze in uno sforzo corale per raggiungere la meta e l’obiettivo.

La lettura di Verdeprato diventa quindi “un’esperienza globale e complessiva di senso”, immersiva e significativa, piacevole e rassicurante, che guida e conduce agli apprendimenti, portando con sé tutti e tutte, insegnanti compresi!

 

Lessico e comprensione 
La lettura della storia costituisce un’occasione irrinunciabile per coltivare l’arricchimento lessicale. Il linguaggio dell’autrice, infatti, è limpido e scorrevole ma nient’affatto banale. Lavorare su tale aspetto, significa quindi avviare alunni e alunne alla comprensione del testo. L’acquisizione di nuovi vocaboli può avvenire, infatti, attraverso la costruzione guidata di semplici inferenze a partire dall’ascolto (con un percorso “dal testo al significato”) o, viceversa, attraverso la spiegazione/definizione da parte della maestra o del maestro (con un percorso “dal significato al testo”). 

La bella storia offre tante occasioni per lavorare sulla ricostruzione dei passaggi fondamentali di ogni capitolo, portando in luce gli aspetti di successione temporale, di caratterizzazione dei personaggi, di implicazioni di causa-conseguenza, di connessione logica. La comprensione del testo in forma leggera e guidata, passa attraverso quegli snodi e diviene un momento che consente, alla fine di ogni episodio della breve avventura, di capire un racconto ricco e articolato, grazie alla mediazione dell’insegnante che stimola la classe. Il suo intervento, in questo caso, può rimanere prevalentemente orale. Viene data così a tutti la possibilità di esprimere se stessi, farsi capire, pronunciare correttamente parole, comporre frasi e allo stesso tempo di imparare a ascoltare gli altri, i pari e gli adulti. Si crea in aula la situazione vivificante del circle time, funzionale ed efficace per lo sviluppo dei pensieri e del linguaggio chiari e della comunicazione efficace.

Vuoi scoprire il nuovo Corso per il Triennio dedicato alla Scuola PrimariaScoprilo sulla pagina dedicata

La storia del metodo è scritta dall’autrice di libri per ragazzi Giuditta Campello
Guarda il video e scopri tutti i dettagli del progetto 👇

The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?

Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

Ebbene sì, l’apprendimento è anche una questione di emozioni. Può capitare che il clima emotivo in aula non sia del tutto positivo limitando così il desiderio dei bambini e delle bambine di interagire e di apprendere. A volte, gli insegnanti vengono sopraffatti da pensieri e difficoltà che possono condizionare le loro reazioni al comportamento degli studenti e delle studentesse. Risulta fondamentale, quindi, che sia gli insegnanti che gli allievi ed allieve posseggano gli strumenti adeguati a gestire le proprie emozioni.

Cos’è l’apprendimento sociale ed emotivo?
L’apprendimento socio-emotivo (SEL) si riferisce all’educazione ai sentimenti, un approccio che consente di gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, di migliorare le relazioni con gli altri.

L’apprendimento socio-emotivo è spesso suddiviso in cinque competenze principali:

  • Consapevolezza di sé: essere in grado di identificare e comprendere le proprie emozioni
  • Autogestione: essere in grado di gestire le proprie emozioni e i propri comportamenti
  • Consapevolezza sociale: essere in grado di comprendere le opinioni degli altri
  • Abilità relazionali: capacità di instaurare relazioni positive con gli altri
  • Processo decisionale responsabile: la capacità di prendere decisioni ponderate e ben informate.

Sappiamo bene che le emozioni incidono sull’apprendimento e che lo stress può ridurre notevolmente il rendimento scolastico; risulta importante sviluppare competenze per gestire in modo proattivo le emozioni negative e per favorire il successo dei nostri allievi e delle nostre allieve.

Per avere un miglior rendimento scolastico le bambine e i bambini hanno bisogno di poter contare sulle proprie abilità interpersonali e intrapersonali. In definitiva, perché è importante inserire nelle lezioni di inglese attività di apprendimento socio-emotivo? Perché la collaborazione, l’interazione e la comunicazione sono al centro della didattica L2.

Se siete curiosi/e e volete conoscere più da vicino l’approccio SEL, vi aspetto mercoledì 13 marzo 2024 alle ore 16:30 nel webinar The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?  Sviluppare le competenze sociali ed emotive nella lezione di inglese.

In questo incontro faremo riferimento ad alcuni aspetti sociali ed emotivi fondamentali utili non solo per affrontare con successo il percorso scolastico dei bambini, ma anche per supportare il benessere nella vita scolastica di tutti – insegnanti compresi. Durante l’incontro e attraverso le attività tratte dal nuovo ministeriale Hello World, forniremo esempi concreti e pratici di come inserire tale approccio nella lezione di inglese.

Non mancate! #savethedate Link al webinar

11 The Social and Emotional approach

Mariana Laxague
Scopri il progetto Hello World

 

The Social and Emotional Learning Approach. Why and How?

We all know that learning is a matter of emotions. Often the emotional environment in the classroom is not positive, thus limiting children’s will to interact and learn. Sometimes, teachers are overwhelmed with thoughts and difficulties that influence our reaction to our pupils’ behavior. In short, both teachers and children must have the tools to manage emotions efficiently.

What is social and emotional learning?

Social-emotional learning (SEL) refers to education about feelings, an approach that allows people to manage their emotions and thus improve relationships with others.

Social-emotional learning is often broken down into 5 main skills:

  • Self awareness – being able to identify and understand one’s emotions
  • Self management – being able to manage one’s emotions and behaviors
  • Social awareness – being able to understand other people’s views
  • Relationship skills – the ability to have positive relationships with others
  • Responsible decision making – the ability to make well-informed decisions

Over the past few decades, our horizons of how to optimize learning has broadened, and academic research has acknowledged that emotions matter. Stress can significantly reduce academic performance and therefore it becomes essential to develop skills to effectively manage negative emotions to make students able to succeed.

To perform better at school, children need life skills such as interpersonal and intrapersonal skills. So, why include social-emotional learning activities in the primary English classroom? Because interaction, communication and cooperation are at the center of L2 teaching.

If you are curious and want to learn more about the SEL approach, I’ll see you on Wednesday 13 March 2024 at 4.30 pm in the webinar The Social and Emotional Learning Approach. Why and How? Develop social and emotional skills in the primary English class.

In this meeting we will refer to some fundamental social and emotional aspects useful not only for successfully tackling children’s school career, but also for supporting everyone’s well-being in the school life – including teachers. During the webinar and through the activities taken from the new Hello World ministerial course, we will provide concrete and practical examples of how to include this approach in the primary English class.

Do not miss! #savethedate Link al webinar

11 The Social and Emotional approach

Mariana Laxague
Scopri il progetto Hello World

L’inclusione è un viaggio. I care.

“I care”, mi prendo cura di te, ti ho a cuore, ho a cuore le tue emozioni. Creo una relazione con te come persona e con il tuo sentire. È da questa relazione “di cura” che scaturisce l’apprendimento.

Care colleghe, questo è il messaggio con cui voglio iniziare questa riflessione. Arriva dalla scuola di Barbiana, la scuola di Don Milani, arriva fino ai giorni nostri, forte e chiaro, potente e moderno: la cultura rende eguali e dà dignità all’uomo. 

Il piacere di sapere rende liberi.

Il messaggio di Don Milani, sviluppato e sperimentato a metà del secolo scorso, ci inchioda a una domanda: in che cosa consiste l’INCLUSIONE nella scuola di oggi? 
È un argomento di cui si parla moltissimo. Infatti, molti sono i progetti che la mettono al centro. Ma, se riflettiamo sul fatto che includere significa consentire a ciascuna bambina o bambino, ragazza o ragazzo, una partecipazione attiva alla vita di classe, rispettando le esigenze di tutti, organizzando l’apprendimento, in modo da dare la possibilità a ciascuno di realizzare il meglio di sé, viene da chiederci: “È davvero così nelle nostre scuole, oberate di burocrazia?

Oggi gli alunni svantaggiati socialmente e culturalmente vengono collocati nella categoria dei BES (Bisogni Educativi Speciali) quando non chiamati direttamente “i BES”, con un termine umiliante oltre che ghettizzante.

Se però allarghiamo lo sguardo ci rendiamo conto che ogni alunna e ogni alunno è portatore di un bisogno educativo specifico poiché ciascuno di essi necessita di attenzione, stimoli e, a volte, di supporto individualizzato. Dunque, è indispensabile che come educatori, siamo formati per comprendere e rispettare le differenze, siano esse di natura culturale, linguistica, di abilità, di sensibilità, di emozioni.

È indispensabile altresì che operiamo le scelte didattiche giuste, efficaci per bambine e bambini e il più possibile semplici nell’attuazione.

Dalla mia esperienza didattica, la metodologia principe per praticare l’inclusione è il lavoro di gruppo, sia strutturato in cooperative learning, sia libero o realizzato in forma di peer to peer. È nel gruppo infatti che ci sia aiuta, è nel gruppo che si diventa “PARI”, è nel gruppo che si gettano i semi delle life skills, garanzia di una convivenza armoniosa.

Un’altra strategia, non meno importante, è la creazione di proposte didattiche flessibili, materiali e strumenti, supporti tecnologici in grado di essere rimodulati ed adattati alle esigenze e alle caratteristiche di alunni e alunne “portatori e portatrici di storie” tutte diverse tra loro.

Legato al tema imprescindibile delle emozioni, che condiziona tutto l’apprendimento, è indispensabile la creazione di “ponti” tra docenti e genitori. Nella mia esperienza una comunicazione aperta e continua permette di individuare tempestivamente eventuali difficoltà o necessità specifiche degli studenti. In questo modo, la scuola diventa un luogo in cui la comunità educativa lavora insieme per il benessere di tutte le bambini e tutti i bambini.

Creare un ambiente inclusivo non solo migliora l’esperienza di apprendimento degli studenti, ma contribuisce anche a costruire una società più aperta, più rispettosa, più giusta. 

Su queste basi si fonda il sussidiario dei linguaggi “PAROLE SEGRETE”, attraverso un filo affettivo che lega tutte le proposte: si chiama PRENDERSI CURA, INCLUDERE. Un viaggio didattico per offrire alle colleghe e ai colleghi uno strumento che, partendo dalle emozioni, possa contribuire alla realizzazione di un percorso completamente inclusivo.

Concludo con la riflessione di un altro mentore dell’inclusione: Mario Lodi

Io penso che per gli educatori autentici niente è impossibile: se noi offriamo ai bambini una scuola capace di trasformare le diversità in valori positivi, può avvenire il cambiamento della società al suo interno. Soltanto così i bambini d’oggi, che la società ha formato a sua immagine secondo le regole attuali fondate sul consumismo e la competizione, possono diventare cittadini responsabili, motivati, educati.”

Dunque… avanti tutta! 

I care.